La morte e i sepolcri: una realtà composita
I. 4.3 – Grandi cimiteri europei: i casi di Parigi e Madrid
I due casi mostrano come il problema delle sepolture urbane sia stato affrontato in due realtà tra loro molto differenti.1 Parigi è, infatti, la
prima città europea nella quale si sviluppa l’Illuminismo, mentre Madrid è la capitale di un potente Stato guidato dai Borbone, nella quale giungerà da Napoli Carlo di Borbone, che elaborerà soluzioni atte a razionalizzare la presenza di sepolcreti nella città di Madrid.2
Parigi
Nel 1737-1738 è condotta a Parigi una inchiesta medica, volta ad indagare sulle malattie che colpiscono gli abitanti delle aree presso l’ossario o Cimitero dei Saints Innocents (Fig. 1): si giunge alla conclusione che le infezioni sono dettate e dal cimitero e dalla inadeguatezza dell’impianto fognario delle dimore circostanti, nelle quali mancano fogne, canali e servizi igienici. Nel 1745 sono pubblicate le Lettres sur les sépoltures
dans les Eglises, ove si auspica la interruzione delle sepolture ad sanctos
in nome della separazione tra vivi e defunti, che il mondo romano aveva sempre rispettato. Nei verbali della Procura Generale di Parigi, redatti nel 1760 a causa di una richiesta di ampliamento del cimitero parigino del Petit Luxemburg, si parla di miasmi che esalano da luoghi di sepoltura stretti tra mura di case sempre più alte, ove l’aria non circola. In seguito a tali preoccupanti dati si avvia una inchiesta su tutti i cimiteri parigini. La memoria dell’inchiesta è prologo ad un decreto emanato dal Parlamento di Parigi nel 1763, con cui si impone la chiusura dei cimiteri urbani, si vieta la pratica della sepoltura apud ecclesiam e si stabilisce l’apertura di ben otto grandi cimiteri extra moenia in terreni sgombri, puliti, recintati, concimati al fine di consentire una più agevole decomposizione dei corpi, che sarebbero stati inumati e avvolti in sudari, infine ammucchiati uno sull’altro.3 Il decreto del 1763 anticipa
l’Editto napoleonico del 1804: prevede, infatti, fosse comuni, ma anche
1 PortoGheSi, Presentazione, cit., p. 5 e sg. Per una ricca bibliografia sui cimiteri
di Parigi e Madrid rimando a Bertolaccini, Città e cimiteri, cit., p. 138 e sgg. e
a Sofía diéGuez Patao, Carmen GiMénez Serrano (a cura di), Arte y arquitectura
funeraria (XIX-XX). Arte e architettura funeraria. Funeral art and architecture. Dublin, Genova, Madrid, Torino, Electa, Madrid 2000.
2 PortoGheSi, Presentazione, cit., p. 5 e sg.
3 Bertolaccini, Città e cimiteri, cit., p. 16 e sg.
Fig. 1. Cimitero dei Saints Innocents a Parigi, 1739
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
sepolture particolari regolamentate dal pagamento di concessioni, cioè tombe individuali o familiari, identificate da lapide con epitaffio. Viene inoltre istituita una tassa esorbitante, al fine di scoraggiare coloro che ancora desiderino essere sepolti apud ecclesiam. Tale decreto conduce in Francia ad una concezione prettamente laica del cimitero, che si svilupperà ulteriormente nel secolo successivo: costituisce un luogo pubblico, un museo della memoria a cielo aperto, dove l’intervento dei ministri del culto è confinato ai ruoli di sorveglianza e protocollo, poiché la funzione religiosa, che si svolge in chiesa, costituisce soltanto l’ultimo degli atti funebri. Nel 1765 il Parlamento di Parigi proibisce nuovamente le inumazioni all’interno del recinto urbano, fatta eccezione per il clero e per coloro che possono elargire, quale titolo di concessione, imponenti somme di denaro.4 Nel 1769 Pierre Patte redige il progetto
per il cimitero di Parigi (Fig. 2), nel quale segue la tradizione dei Saints Innocents (Fig. 1), ancora attivi quando lui elabora il progetto: Patte circonda il suo cimitero di charnier, gallerie perimetrali al di sotto delle quali sono collocate distinte camere sepolcrali. La innovazione non consiste nello schema generale, che segue un semplice impianto quadrangolare cinto da portici e gallerie, con al centro una modesta cappella, ma nel programma funzionale: seguendo i moderni precetti igienisti basati sulla medicina ippocratica, le camere sepolcrali non possono ospitare più di 12 corpi e sono collocate in gallerie sotterranee ben ventilate.5 I visitatori transitano nella parte della struttura posta
all’aria aperta e Patte adotta, al fine di identificare i singoli luoghi di sepoltura, cancellate che dividono lo spazio, consentendo, al contempo, il passaggio dell’aria. Ad ogni campata corrisponde una cappella di famiglia, ove i defunti sono ricordati attraverso medaglioni, busti e statue: il cimitero diventa un museo, come accade nel Camposanto di Pisa e come accadrà costantemente nella architettura funeraria dell’Ottocento. Al centro del recinto si erge una cappella per le cerimonie funebri, mentre all’ingresso trovano posto gli ambienti di sevizio, quali la camera mortuaria, la casa del custode, il magazzino per i carri e la stalla per i cavalli. Il progetto redatto nel 1769, applicazione delle affermazioni di Patte contenute nelle sue Mémoires,6 si sviluppa
4 Ibidem, p. 17. 5 Ibidem, p. 28. 6 Ibidem, pp. 41, 43. Fig. 2. P. Patte, Cimitero per la città
di Parigi, planimetria e particolari del portico perimetrale e del deposito mortuario, 1769
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
seguendo il concetto che sarà riproposto, alcuni anni più tardi, nella progettazione del Père Lachaise (Fig. 3, 20): edificare il corpo di fabbrica dei charnier mediante il preventivo acquisto delle singole campate dai privati. Sono evidenti le similitudini formali tra il cimitero di Patte (Fig. 2) e quello di Molina (Fig. 4): entrambi dispongono la cappella absidata al centro del recinto quadrangolare e collocano i locali di servizio sul fronte principale. Tuttavia, i due progetti presentano una sostanziale differenza relativa allo spazio dedicato ai defunti, che nel cimitero di Patte è contrapposto e distinto dallo spazio destinato ai viventi. Il suo progetto introduce, infatti, nuove tematiche nella definizione degli impianti cimiteriali, poiché l’attenzione si rivolge alla cappella, alle fosse e al sistema dei canali per lo smaltimento dei liquami.7
Nel 1775 l’arcivescovo di Tolosa redige una Carta Pastorale sul problema delle sepolture, ove ripercorre le antiche pratiche di inumazione e conclude con la definizione di regole e compiti per la nuova costruzione di cimiteri extra muros. La Carta Pastorale vieta sia ai laici sia agli ecclesiastici la sepoltura nelle chiese e, a maggior ragione, nella cattedrale di Tolosa. Consente agli ecclesiastici, tuttavia, di fruire di un’area adibita alle sepolture interna ai chiostri, mentre ai laici è consentito l’esclusivo accesso ai cimiteri lontani dai centri abitati. Infine, la Carta Pastorale vieta per sempre la inumazione nelle antiche aree sepolcrali, che ora vengono inserite nel tessuto urbano, al cui uso saranno quanto prima restituite. Statuisce, inoltre, che ai fini della collocazione dei nuovi cimiteri si cercherà un luogo ubicato a nord del centro abitato e in posizione elevata, affinché l’aria, proveniente da sud, spazzi via dal centro abitato le fetide esalazioni. Su tale luogo elevato si porrà una croce che lo renderà santo e, affinché non venga profanato, si proibiranno, in nome del rispetto della memoria di coloro che vi sono sepolti, fiere, mercati, giochi, assemblee profane, consumazione di cibo e bevande, svolgimento di attività e scarico di rifiuti. Agli ecclesiastici sarà riservato, all’interno di tale nuovo cimitero, uno spazio particolare per la loro sepoltura, costituito da un portico aperto almeno su due lati, sotto il quale saranno interrati. Tale diritto non potrà essere preteso o acquisito ad alcun titolo da altre persone.8
7 Ibidem, p. 28. 8 Ibidem, p. 17. Fig. 3. A. T. Brongniart, Cimitero del
Père Lachaise a Parigi, planimetria e otto vedute di dettaglio, 1812
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 76)
Fig. 4. M. Molina, Cimitero per la città di Madrid, planimetria, 1752
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Diretta conseguenza dello scritto dell’arcivescovo di Tolosa è la
Déclaration royale di Luigi XVI, emessa nel 1776 al fine di vietare
le sepolture nelle chiese e di individuare aree per gli erigendi nuovi cimiteri al di fuori della cinta muraria della città. Dal 1776 il cimitero sarà configurato esclusivamente quale spazio funzionale, entrando di diritto nel repertorio costruttivo e architettonico. Alla fine del Settecento la temperie culturale e sociale è segnata dalla violenza della Rivoluzione e dalle difficoltà in cui versa il cristianesimo, ma è animata dalla volontà di conferire nuova forma ai rituali di nascita, matrimonio e morte.9 Viene pertanto avviata una nuova stagione di
programmi e di piani destinati ai cimiteri extraurbani e all’affidamento- gestione dei terreni, delle sepolture e degli edifici cimiteriali, tema sul quale sorgeranno aspre polemiche tra pubbliche amministrazioni e autorità ecclesiastiche.10 L’edificio cimiteriale, se mal progettato,
può costituire un impedimento alla libera circolazione dell’aria, mentre una architettura ben concepita può, al contrario, favorirla: la forma, l’orientamento e l’esposizione ai venti dominanti diventano temi progettuali nella definizione architettonica dei moderni impianti cimiteriali. La eliminazione degli impedimenti si spinge, inizialmente, fino a vietare la presenza delle piante all’interno dei recinti cimiteriali, poiché nel tardo Settecento si riteneva che le fronde degli alberi ostacolassero il passaggio dell’aria e che le radici determinassero il mantenimento di una umidità pericolosa nel terreno. Il cimitero circolare proposto da Capron nel 1782 (Fig. 5) sembra, allora, la trascrizione della soluzione igienica ideale: di forma circolare e privo di vegetazione, il progetto riflette le sostanziali preoccupazioni della pratica edilizia per l’igiene pubblica, che determinano la impostazione delle piante circolari e ellittiche dei progetti destinati ad ospedali. La forma rotonda appare come soluzione ideale, nella quale non sono presenti angoli morti in cui possano crearsi sacche di aria stagnante.11
Inoltre, a tale motivazione di ordine igienico si unisce la natura simbolica, che ravvisa nel cerchio la figura assoluta e pura, in cui tutti i punti del perimetro hanno la medesima distanza dal centro: il cimitero circolare diviene una sorta di trascrizione progettuale del modello
9 Ibidem, p. 17 e sg.
10 Si veda il precedente paragrafo.
11 Bertolaccini, Città e cimiteri, cit., p. 28 e sg.
Fig. 5. Capron, Cimitero circolare per la città di Parigi, planimetria, 1782 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 29)
Fig. 6. J. Cambry, J. Molinos, Champ de Repos per la città di Parigi, planimetria, 1799
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
sociale ideale.12 La forma circolare presente nel progetto di Capron
(Fig. 5), come nelle elaborazioni di Cambry e Molinos (Fig. 6), Pierre Giraud (Fig. 7), nel cenotafio che Boullée dedica a Newton (Figg. 8, 9, 10) e nel cimitero di Chaux progettato da Ledoux (Figg. 11, 12), troverà ampia traduzione nella architettura funebre degli anni immediatamente successivi alla emanazione dell’Editto di Saint-Cloud.13 La perentoria
opposizione all’inserimento della vegetazione nei recinti cimiteriali, ritenuta un impedimento alla circolazione dell’aria e allo smaltimento dei liquami, è un pregiudizio fortemente radicato nel pensiero comune fino alla fine del Settecento. Soltanto allora sarà gradualmente superato e gli alberi torneranno a far parte della architettura cimiteriale, restituendo ad essa il carattere, proprio della tradizione funeraria latina, che vedeva nella natura e nella terra lavorata dall’aratro una metafora della morte, intesa quale ritorno alla madre terra, al fine di renderla ancora capace di generare nuova vita. Dalla architettura pura dei primi cimiteri privi di alberi, si arriva progressivamente ai timidi cipressi rappresentati da François-Victor Pérard de Montreuil nel 1775 (Fig. 13), quale ornamento per circondare tombe e cappelle sepolcrali, fino al cimitero disegnato da Jacques-Denis Antoine nel 1782 (Fig. 14), ove pioppi, platani, cipressi, riferimenti alla simbologia funeraria romana, si compaiono quale tema progettuale: intorno al recinto quadrato corre una galleria porticata, memoria dei charnier del Saints-Innocents,
12 Ibidem, p. 21. 13 Ibidem, p. 29. Fig. 7. P. Giraud, Cimitero circolare
per la città di Parigi, veduta, 1801 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri.
Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 19)
Fig. 8. E.-L. Boullée, Progetto per il cenotafio dedicato a Isaac Newton, prospetto, 1784
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 55)
Fig. 9. E.-L. Boullée, Progetto per il cenotafio dedicato a Isaac Newton, sezione con cielo stellato, 1784
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 55)
Fig. 10. E.-L. Boullée, Progetto per il cenotafio dedicato a Isaac Newton, sezione con sfera armillare, 1784 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 55)
Fig. 11. C.-N. Ledoux, Progetto per il Cimitero di Chaux, sezione, 1785 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
mentre, all’interno, natura e architettura si compenetrano attraverso geometrie, precise simmetrie e specularità. Il progetto di Antoine (Fig. 14) è decisamente distante dalle atmosfere che Rousseau descrive nel contemplare i giardini quali luoghi selvaggi, fonte di emozioni e curiosità, aperti verso l’infinito attraverso il moltiplicarsi continuo di viali e sentieri tortuosi, segnati da tombe, cippi, monumenti, templi, rovine, architetture che appaiono all’improvviso nella natura. Il cimitero di Jacques-Denis Antoine (Fig. 14), infatti, denuncia la conoscenza e lo studio del giardino rinascimentale italiano, che ebbe importante eco nella Francia del Settecento attraverso l’opera di André Le Nôtre. In particolare, Villa Lante a Bagnaia e Villa d’Este a Tivoli hanno verosimilmente fornito le geometrie dell’impianto, cioè il tema del cerchio inscritto nel quadrato, mentre l’intera composizione guarda al giardino geometrico del Palais Royal di Parigi. Il cimitero di Antoine (Fig. 14) costituisce, più che una sperimentazione sul tema del giardino nella architettura funebre, una piena applicazione delle nuove scoperte scientifiche, atte a risolvere i problemi di igiene e salubrità. Nel 1788, sei anni dopo il cimitero di Antoine, Quatremère de Quincy ripercorre nella Encyclopédie Méthodique la storia delle sepolture e propone il cimitero immerso nella natura quale possibile alternativa al cimitero- edificio, valorizzando la presenza dei cipressi. Da questo momento la architettura funebre si lega indissolubilmente al tema del giardino commemorativo: i cimiteri francesi sono Campi Elisi, spazi del riposo eterno, dove la natura sublimata può distogliere dai ricordi tristi.14
Il parco di Ermenonville vicino a Parigi costituisce, in tal senso, un precedente particolarmente significativo: boschi, prati, alture, dune di sabbia con ginestre e ginepri, laghi e corsi d’acqua, sono ordinatamente disposti in uno scenario rassicurante, ove le variegate forme della natura divengono leggi compositive e la natura incontaminata, idilliaca, è fonte di pensieri malinconici sulla vita e sulla morte, rifugio e luogo di meditazione, esperienza di vita e di letteratura. L’isola dei pioppi nel parco di Ermenonville, circondata dall’acqua e sede della sepoltura di Rousseau, diventa immediatamente un modello per le sepolture immerse nella natura e il culto laico dei morti trova qui una delle sue più elevate interpretazioni. Nostalgia e dolce malinconia coinvolgono
14 Ibidem, p. 30 e sg. Fig. 12. C.-N. Ledoux, Progetto per il
Cimitero di Chaux, planimetria, 1785 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 48)
Fig. 13. F.-V. Pérard de Montreuil, Progetto per un cimitero, planimetria, 1775
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
qui il visitatore in un paesaggio elegiaco, popolato dai busti di eccelsi pensatori quali, come Omero, Socrate, Epaminonda, Virgilio, e dei philosophes contemporanei, come Newton, Cartesio, Voltaire, Rousseau. Nella luce filtrata dagli alberi del parco di Ermenonville i monumenti funebri appaiono all’improvviso: il visitatore rimane colpito dalla visione inattesa di una sepoltura immersa nella natura, vivendo un incontro con la morte drammatico e intenso. Il dialogo tra il sepolcro e le bellezze della natura informerà la progettazione cimiteriale redatta nei primi anni dell’Ottocento, quando i jardins de cimetière concepiranno il cimitero pubblico quale parco, luogo di meditazione e di svago, ove le tombe, abbandonato l’anonimato dei grandi e scarni recinti settecenteschi, acquisteranno autonomia, manifestando un mutato rapporto con la morte, che abbandonerà la sfera privata, per divenire pubblica mediante la celebrazione del defunto. Anticipano pertanto un nuovo culto dei morti e un nuovo modo di concepire le sepolture nello scenario naturale, che vedrà massima espressione nella architettura cimiteriale dell’Ottocento.15
Il 26 settembre 1794 Joseph Fouché proclama, alla Società Popolare dei Mulini, la intenzione di sostituire i culti cattolici, che ritiene superstiziosi e ipocriti, con quelli della morale naturale e della Repubblica.16 Il suo programma di legge annuncia che tutti i morti
saranno condotti nel luogo della sepoltura comune coperti unicamente da un telo funebre, sul quale sarà dipinto il Sonno. Nel tragitto saranno accompagnati da un pubblico ufficiale, circondati dai rispettivi amici vestiti a lutto e da un gruppo dei loro compagni d’arme. Il luogo sarà lontano dalle abitazioni e ornato di alberi, all’ombra dei quali sarà innalzata una statua che rappresenta il Sonno. Ogni altro segno verrà distrutto e sulla porta di tale Campo si leggerà la iscrizione La morte
è un sonno eterno.17 Nel 1799 Jacques Cambry, amministratore del
Dipartimento della Senna, presenta una relazione nella quale traccia il quadro dei luoghi di inumazione parigini e descrive l’impianto del nuovo cimitero di 10 ettari, Champ de Repos (Fig. 6), che verrà allestito sulla collina di Montmartre. Cinto da un muro circolare alto quattro
15 Ibidem, p. 32 e sg.
16 Si veda il precedente paragrafo, nonché Bertolaccini, Città e cimiteri, cit., p. 18.
17 Ibidem, p. 19. Fig. 14. J.-D. Antoine, Progetto per un
cimitero, planimetria, 1782
(foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
metri che avrebbe ospitato i colombari, vi si accede attraverso quattro ingressi distinti, dai nomi Infanzia, Giovinezza, Maturità, Vecchiaia. Il cimitero di Cambry, realizzato su progetto di Jacques Molinos, è percorso da viottoli dall’andamento sinuoso tracciati nei vasti spazi dedicati alla inumazione, mentre alcuni monumenti sepolcrali individuali emergono, isolati, nella fitta vegetazione. Vi è ammessa ogni forma di sepoltura e ogni pratica: tout être libre peut disposer de
ses ossements après sa mort, comme il dispose de ses actions pendant sa vie.18 Al centro del campo si eleva una grande piramide (Figg. 15,
16, 17), che ospita quattro forni crematori, unitamente alle ceneri degli uomini illustri.19 In linea con le scoperte scientifiche dell’epoca, infatti,
Cambry individua nella cremazione una risposta alle problematiche igieniche.20 Dedica inoltre attenzione al trasporto della salma, al rito
funebre e al corteo notturno di accompagnamento del feretro alla sepoltura. Il 3 maggio 1799 la amministrazione parigina approva il suo progetto e decreta che il cimitero venga costruito sulla collina di Montmartre, decreto che rimane tuttavia lettera morta, poiché gli eventi storico-politici arrestano il processo prima ancora dell’inizio.21
Nel 1801, su richiesta del Ministro degli Interni Lucien Bonaparte, l’Institut de France istituisce un premio per la stesura di un saggio sui riti funebri e sulla organizzazione delle sepolture nei cimiteri. Furono presentate ben 42 proposte, che dimostrano come, acquisita finalmente la pratica delle sepolture extra muros, rimanessero insoluti alcuni aspetti, quali la adozione o meno del rito cristiano nelle pratiche funebri, la forma di sepoltura da preferire e il tipo di struttura cimiteriale, così come l’ordine da seguire nel corteo funebre e gli abiti da indossare.
Appare centrale il tema della celebrazione dei riti legati alla morte: le 42 memorie cercano infatti di veicolare un nuovo sistema di valori, nel quale sono preminenti la devozione alla patria e alla famiglia,
18 Ibidem, p. 19.
19 Si veda il precedente paragrafo. 20 Si veda il precedente paragrafo.
21 Bertolaccini, Città e cimiteri, cit., p. 19.
Fig. 15. J. Cambry, J. Molinos, Champ de Repos per la città di Parigi, piramide-crematorio prospetto, 1799 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 18)
Fig. 16. J. Cambry, J. Molinos, Champ de Repos per la città di Parigi, piramide-crematorio sezione, 1799 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
Edizioni Kappa, Roma 2004, p. 18)
Fig. 17. J. Cambry, J. Molinos, Champ de Repos per la città di Parigi, veduta, 1799 (foto: tratta da Laura BERTOLACCINI,
Città e cimiteri. Dall’eredità medievale alla codificazione ottocentesca,
unitamente alle relazioni affettive tra il defunto e i propri cari. È ora specificamente tale aspetto privato della visita al cimitero, assente nelle precedenti elaborazioni, a divenire tema progettuale, nel quale si assiste