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Il preludio al D-Day

4.1 Le grandi conferenze e il Secondo Fronte

Anche se risulta difficile stabilire un inizio della progettazione dell’operazione

Overlord, si può ritenere che la prima tappa di questo lungo percorso sia la

conferenza di Casablanca nel gennaio del 1943, dove i capi militari anglo- americani si incontrano per discutere le principali linee guida e le priorità strategiche della guerra da attuare contro l’Asse.309 La conferenza è caratterizzata

soprattutto: dalla salda posizione di Roosevelt sulla “resa incondizionata” che sarebbe stata imposta alle potenze nemiche, dalle decisioni operative prese riguardo alla guerra nel Mediterraneo e dal programma di bombardamenti strategici da effettuare.

L’ultimatum imposto alla Germania, lanciato senza che il presidente americano abbia consultato l’alleato britannico, dà risposte a parecchi interrogativi: mostra difatti a Mosca che gli angloamericani non sono intenzionati a concludere una pace separata. Rispetto all’accordo concluso con la Francia di Vichy il 22 novembre del 1942, gli Alleati sono intenzionati a far capire che l’epoca dei compromessi è finita, rifiutandosi apertamente, una volta per tutte, di trattare con quelle che sono: l’emanazione del fascismo italiano, del militarismo giapponese e del nazismo tedesco. Alla fine della guerra, di conseguenza, le tre grandi potenze avrebbero deciso delle sorti della Germania, escludendola da ogni negoziato.310

Per ciò che riguarda la guerra in Africa, anche allora, i britannici riescono a far prevalere i loro punti di vista sulla conduzione della guerra, spingendo gli Stati Uniti ad aderire al progetto di offensiva massiccia in Nord-Africa con una conseguente invasione della penisola italiana, in modo da far uscire una volta per tutte il regime fascista dalla guerra. Almeno per il momento gli inglesi riescono a

309 Cartier,La seconda guerra mondiale, Vol. 2, p. 122. 310 Wieviorka, Lo sbarco in Normandia, p. 30.

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convincere gli statunitensi a rimandare a oltranza il possibile sbarco sulle coste francesi.311

Durante questa prima conferenza, dunque, l’intesa fra Stati Uniti e Gran Bretagna viene perfezionata, gli inglesi, almeno per il momento, mantengono una sorta di superiorità decisionale, conquistandosi il diritto di negoziare l’entrata in guerra della Turchia, ottenendo che l’Italia sia il prossimo teatro delle operazioni e infine che a capo del COSSAC (Chief of Staff Supreme Allied Commander) vi sia un generale britannico.312 Nell’aprile 1943 il Generale di corpo d’armata britannico

Frederick Morgan viene nominato capo di Stato Maggiore del COSSAC, con la responsabilità di elaborare in via preliminare i particolari tecnici dell’invasione.

Pochi mesi dopo, nella conferenza di Washington nel maggio del 1943, denominata in codice Trident, viene finalmente stabilito, dopo un lungo e acceso dibattito, che nella primavera del 1944 sarebbe stata lanciata l’invasione dell’Europa Nord-occidentale, in codice operazione Overlord.313

Quale sia l’origine di questo nome, il perché venga scelto per designare la più grande offensiva di tutta la Seconda guerra mondiale e la sua origine sono racchiusi in uno dei pochi aneddoti divertenti della storia di questa grande operazione. La vicenda risale all’inizio del 1943 e si svolse al primo Quartier Generale a Londra, dove era iniziata la stesura del primo piano d’invasione. L’operazione avrebbe dovuto avere un nome in codice con il quale essa sarebbe stata chiamata fino ai vertici dell’Alto Comando Alleato e che sarebbe rimasta impressa nei libri di storia negli anni a venire. Il comandante in capo, l’allora Generale Morgan, decise da buon inglese di attingere al database dei codici e quindi si rivolge all’Inter Services Security Bureau, l’organizzazione incaricata di assegnare tutti i nomi in codice a ogni singola operazione che si svolgeva e che si sarebbe svolta nel globo. L’ufficio, però, come unico nome propose, dato che era l’ultimo rimasto a disposizione, Mothball ovvero naftalina.314 Il Generale Morgan sottopose

il fatto al Primo Ministro britannico, il quale andò su tutte le furie e finì per

311 Gilbert,La grande storia della Seconda Guerra Mondiale, pp. 454-455. 312 Wieviorka, Lo sbarco in Normandia, p. 31.

313 Weinberg, Un mondo in armi. Storia globale della seconda guerra mondiale, p. 686. 314 Collins, D-Day. La storia segreta, p. 3.

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esclamare: «Se non riescono a tirar fuori un nome in codice più decente per il nostro sbarco, ne

troverò uno io… Overlord. Ecco come lo chiameremo.» 315

Durante la conferenza Churchill oscilla costantemente tra un fermo appoggio teorico all’operazione oltre Manica e la preoccupazione di sfruttare appieno le opportunità nel teatro del Mediterraneo. Il presentimento che una nuova battaglia in Europa Nord-occidentale avrebbe comportato incidenti sbalorditivi se lo sbarco fosse fallito o se le truppe, una volta giunte a riva, si fossero trovate coinvolte in una lunga campagna simile ai combattimenti della Prima guerra mondiale, gli sovvengono in modo ricorrente. Nel complesso l’incontro ai vertici si conclude con un consenso da entrambe le parti: Londra si sarebbe impegnata con fermezza a favore dello sbarco in Francia, riducendo allo stesso modo le forze navali nel Mediterraneo, ma con la condizione che lo sbarco sarebbe stato posticipato. Questo non poteva che deludere i sovietici che speravano invece in uno sbarco già alla fine del 1943, per vari giorni si teme anche, sulla falsa riga del patto Ribbentrop-Molotov, a un possibile armistizio russo-tedesco.316

La conferenza di Québec, nome in codice Quadrant, si svolge dal 17 al 24 agosto 1943 e vede protagonisti Mackenzie King, Primo Ministro canadese, Roosevelt e Churchill. Durante l’incontro, gli Alleati si accordano per la prima volta in modo concreto per iniziare l’effettiva pianificazione dell’invasione della Francia, concordando l’attuazione di uno sbarco di supporto nel Sud della Francia, che poi prenderà il nome di operazione Anvil.317 Si discute anche

dell’aumento dei bombardamenti aerei sulla Germania e della dislocazione delle forze americane in Gran Bretagna. Churchill persiste nel considerare privilegiato il teatro di operazioni del Mediterraneo, come già a Casablanca, ritenendo inoltre che l’offensiva per aprire un “secondo fronte” sarebbe stata più appropriata nei Balcani.318 Nella remota eventualità che l’operazione Overlord, non potesse essere

lanciata, si sarebbero aggiornati i piani per Jupiter, un progetto più datato e a lungo uno dei preferiti di Churchill, per uno sbarco degli Alleati in Norvegia.319

A differenza degli inglesi, gli americani dispongono di relativamente pochi strumenti per esercitare un’efficace azione diplomatica, la Gran Bretagna, alla testa

315 Ivi, p. 5.

316 Wieviorka, Lo sbarco in Normandia, p. 32. 317 Ivi, p. 32.

318 Cartier, La seconda guerra mondiale, Vol. 2, pp. 186-187.

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di un grande impero, ha da secoli l’abitudine di negoziare sul piano internazionale. Inoltre bisogna far presente che seppur avente possedimenti coloniali immensi, lo sforzo bellico inglese, per quanto cospicuo, comprende un’area non troppo vasta a differenza di quella degli americani, che occupa, oltre al contesto europeo e africano, anche quello del Pacifico.320

Durante gli incontri, infine, si dibatte a lungo della situazione italiana, la ferma volontà di entrambe le potenze è quella di “tirare fuori l’Italia dalla guerra”, e farlo in modo diretto e senza spunti di trattativa. Viene dunque concesso al Generale Eisenhower di intraprendere negoziati con il governo italiano per una resa senza condizioni.321 Uno dei principali punti da elaborare rimane quello di

coordinare lo sforzo americano e britannico con quello dell’Unione Sovietica, la quale aveva rifiutato di farsi rappresentare a Casablanca, non mostrando interesse nel prendere parte alle conferenze di Washington e Québec. Le cose iniziano a cambiare dopo la conferenza canadese: Stalin si è accorto, difatti, che per sconfiggere le armate tedesche è fondamentale partecipare all’operazione Overlord.

Dal 19 al 30 ottobre dello stesso anno, le più alte sfere politiche Alleate e sovietiche si incontrano nella conferenza di Mosca. Gli americani vogliono la garanzia che le quattro potenze collaborino, in base alle loro capacità e possibilità, fino alla resa completa della Germania; inoltre auspicano un’alleanza post-guerra istituzionalizzata in un’organizzazione internazionale, che sarebbe poi divenuta le Nazioni Unite.322

Per quanto riguarda la Germania si puntualizza sulla necessità di forzarla a una resa incondizionata e di denazificare il Paese una volta terminata la guerra. Per ciò che concerne il suo futuro, non si giunge invece a un accordo: su i quali sarebbero stati i suoi confini, se il Paese sarebbe dovuto essere smembrato o sulle eventuali riparazioni da imporle.323 Secondo un generale accordo si stabilisce che

una volta finita la guerra, l’Austria sarebbe tornata a essere uno Stato indipendente, e ciò viene fatto anche per stimolare nell’opinione pubblica austrica, contraria in parte al regime nazista, un’idea di ribellione e di resistenza; pressando

320 Wieviorka, Lo sbarco in Normandia, p. 34.

321 Gilbert, La grande storia della Seconda Guerra Mondiale, p. 524. 322 Varsori,Storia Internazionale. Dal 1919 a Oggi, p. 129.

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inoltre la Germania sul fatto che, anche in caso di resa, le sarebbe stato impossibilitato di mantenere i territori conquistati durante i primi anni di guerra.

Si annuncia inoltre che i criminali di guerra sarebbero stati processati per le atrocità commesse durante il conflitto, si decide come punto conclusivo che le trattative di pace eventualmente proposte ai Paesi satelliti delle varie potenze, sarebbero dovute essere trasparenti in modo da evitare che i Paesi predominanti, la Germania in primis, si rifacciano sugli Sati minori. Sembra, infine, che la fondamentale divergenza militare tra gli Alleati si sia risolta. I capi militari americani e britannici tracciano ora, per sommi capi, i progetti dell’operazione

Overlord, che sarebbe stata pianificata poi nella primavera del 1944.324

Alla conferenza del Cairo, denominata Sextant, che ha luogo dal 22 al 26 novembre del 1943, gli americani e gli inglesi, insieme al rappresentante cinese Chiang Kai-shek, discutono ulteriormente delle questione delle priorità belliche e politiche da adottare. Ancora una volta i rappresentati dei due Stati Alleati si trovano in disaccordo; l’intenzione americana di rafforzare lo Stato cinese è vista di malo modo sia dagli inglesi che dai sovietici, i primi hanno paura che ciò causi troppi problemi con i vicini territori dell’India britannica, i secondi hanno paura di una possibile espansione dell’influenza cinese nelle zone dell’Asia centrale. Inoltre, ad arricchire già l’acceso dibattito, contribuisce la sempre presente volontà degli inglesi di attuare offensive concrete nel Mediterraneo.325 Queste problematiche e

queste indecisioni portano alla scelta di indire una nuova conferenza, che si sarebbe tenuta a Teheran dal 28 novembre al 1 dicembre.

La conferenza di Teheran, nome in codice Eureka, è la prima occasione nella quale si riuniscono i “Tre Grandi”: Stalin per l’Unione Sovietica, Roosevelt per gli Stati Uniti d’America e Churchill per la Gran Bretagna.326 Dal punto di vista

militare, nel novembre del 1943, la situazione è profondamente mutata. A est l’Unione Sovietica è a un passo dalla vittoria: l’Armata Rossa, dopo avere battuto i tedeschi a Stalingrado, ha inflitto alla Wehrmacht una pesante sconfitta a Kursk nel luglio dello stesso anno. Gli Alleati sono sbarcati con successo in Italia e hanno

324 Ivi, pp. 689-699. 325 Ivi, p. 705.

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iniziato l’avanzata verso nord. Il rovescio delle sorti della guerra modifica radicalmente le prospettive.327

In tale conferenza, caratterizzata da una sostanziale concordanza di idee e progetti tra Stalin e Roosevelt, in parziale contrapposizione con i piani di Churchill, i “Tre Grandi” si accordano: sull’appoggio ai partigiani di Tito in Jugoslavia, sulla data e sulle modalità esecutive dell’operazione Overlord, sulla necessità di dividere, dopo la guerra, il territorio della Germania in più Stati per prevenire il riformarsi della sua potenza militare, sull’invasione eventuale dal Sud della Francia e si delineano i confini della Polonia, con il consenso degli anglosassoni allo spostamento delle frontiere dell’URSS verso ovest.328

La prima sessione della conferenza è spesa in una carrellata generale sui problemi di strategia militare, in particolare viene discussa la necessità di effettuare entro nove mesi lo sbarco del contingente anglo-americano nella costa Nord- occidentale della Francia. Un tema molto trattato è l’opportunità di convincere la Turchia a intervenire nel conflitto a fianco degli Alleati. Churchill insiste anche nella necessità di giungere a occupare Roma, prima di distogliere truppe per uno sbarco sulle coste francesi del Mediterraneo.

Alla seconda sessione partecipano anche i capi di Stato Maggiore. Sono presi in considerazione i problemi dei Balcani, ove le truppe partigiane del Maresciallo Tito impegnano numerose divisioni tedesche, l’aiuto da fornire a questi partigiani, la posizione che avrebbero assunto i bulgari in caso d’intervento della Turchia a fianco degli Alleati. Per Stalin tuttavia i problemi dei Balcani, della conquista di Roma e di altre operazioni militari Alleate nel Mediterraneo, l’entrata in guerra della Turchia sono secondari; quello che conta per lui è Overlord. Tutto questo avrebbe costituito un decisivo aiuto alle forze sovietiche impegnate sul fronte orientale dalle armate tedesche. La discussione si sviluppa fra le tesi di Churchill, che ritiene importante attaccare da sud le forze tedesche, visto che nell’area mediterranea sono già schierate numerose divisioni Alleate, e non lasciare queste inattive dedicandosi a un affrettato attacco in Francia settentrionale, e quelle di Stalin, che invece ritiene prioritario e urgente quest’ultimo. Churchill propone di affidare a un comitato tecnico la discussione sui dettagli delle operazioni da

327 Wieviorka, Lo sbarco in Normandia, p. 37. 328 Cartier,La seconda guerra mondiale, Vol. 2, p. 219.

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effettuare nel Mediterraneo e quelle eventuali diversive nei confronti di Overlord.329

Il giorno successivo gli esperti militari statunitensi e britannici, riunitisi nella mattinata, raccomandano di lanciare uno sbarco nel Nord della Francia nel mese di maggio e, come sostegno a questa operazione, lanciare parallelamente anche uno sbarco sulla costa meridionale.

Il 1º dicembre la conferenza ha termine. Si discute su come dividere la Germania dopo la guerra per impedire il suo risorgere come potenza europea e impedirne il riarmo. Viene inoltre dedicato molto spazio alla futura configurazione dello Stato della Polonia stabilendone il confine con la Germania lungo la linea dell’Oder-Neisse.330 Nella visione anglosassone, il crollo ipotetico del Reich

avrebbe aperto le porte a un’espansione sovietica in grado di ridisegnare la carta europea.

«Da un lato, il governo britannico vorrebbe rimandare a data da destinarsi l’apertura del secondo fronte, per aspettare che l’Armata Rossa avrà compiuto il lavoro essenziale e avrà distrutto la macchina bellica tedesca. Ma d’altro canto, se gli inglesi e gli americani, in attesa di “condizioni favorevoli”, ritardassero troppo l’apertura di un secondo fronte a ovest, rischierebbero di perdere il momento opportuno e di lasciare che l’Armata Rossa entri per prima a Berlino. Gli inglesi e gli americani temono molto un’eventualità del genere.» 331

La dichiarazione riassume abbastanza fedelmente il dilemma che attanaglia i dirigenti occidentali: i sovietici sono alleati o sono rivali? Sin dal 1941 Roosevelt aveva optato per la prima opzione, mettendosi perciò in un’ottica di breve e medio termine. Nell’immediato, gli Stati Uniti avrebbero dunque dovuto, nella misura del possibile, accordarle l’aiuto materiale necessario per far fronte ai tedeschi e, in un secondo momento, convincerla a partecipare alla guerra contro il Giappone. Inoltre, sapendo che l’URSS sarebbe divenuta dopo la guerra una potenza di primo piano, l’aiuto offerto durante il conflitto avrebbe posto le basi per una cooperazione internazionale capace di servire gli interessi americani dal

329 Weinberg,Un mondo in armi. Storia globale della seconda guerra mondiale, pp. 707-708. 330 Ivi, p. 710.

331 Ambasciatore sovietico a Londra, sulla questione dell’apertura del secondo fronte, al momento

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contesto internazionale, e dunque inserirla nel organizzazione delle Nazioni Unite, a quello economico, aprendo il mercato sovietico ai prodotti made in USA. 332