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I DOCUMENTI E LA DATAZIONE DELLA MAPPAMUND

Fra Mauro, registrato come converso del convento di San Michele nel 1409, vi passò tutta la vita, come dimostrano alcuni atti notarili e i registri contabili del convento.35 36 Come già ricordato, cinquantanni più tardi, il 20 ottobre 1459 tutte le sue mappe, i suoi libri e i suoi scritti vennero trasferiti al convento di San Giovanni della Giudecca, in una cassa chiusa da un lucchetto.37 Il fatto che l'abate Gherardo scrivesse di «copie di mapamondi, disegni e scripture» dimostra con certezza che l’opera complessiva di Fra Mauro fosse relativamente cospicua e comprendesse, oltre a opere cartografiche, anche trattati o, più semplicemente, raccolte cosmografiche scritte.

35 M. Kemp, The Science o f Art. Optical Themes in Western Art from Bruneileschi to Seurat, New Haven, Yale University Press, 1990.

36 Si vedano i docc. 1-9 in appendice. Nel registro del 1453-1460 Fra Mauro è citato non solo per la sua attività di cosmografo, ma anche come riscossore di prebende e affitti per il monastero. Stando al registro di Maffeo Gherardo, Mauro si occupava anche delle relazioni economiche di San Michele con Venezia. Si legge ad esempio alla c. 42r del Registro di Entrata e Uscita, San Michele di Murano (1453-1460): «L’officio con scripto dio auer adì sopradetto che ser Alvise Sandeli me mando contadi in monede ducati 10 [...] paga de marz 1446 in monede d. 186 per el prò de Ossoduro paga de setembre 1445 portali Frate Mauro converso».

37 Ivi, c. Il (si veda la trascrizione nella nota 6). Questo fatto suggeriva a Roberto Almagià l’ipotesi che Fra Mauro fosse morto tra il mese di maggio del 1459, quando Gherardo annotò di avere avuto otto ducati da Fra Mauro, e il mese di ottobre 1459. Ritengo tuttavia possibile avanzare anche l’ipotesi che Fra Mauro non fosse morto nel 1459, ma che in quell’anno, per ragioni a noi ignote, si fosse trasferito con le sue carte a San Giovanni della Giudecca e che fosse poi morto nel 1464, quando i suoi «mapamondi, desegni et scripture» furono riportati a San Michele da Murano, il 25 ottobre 1464.

Capitolo I

Ne! novero delle opere mandate temporaneamente al monastero di San Giovanni d e lla Giudecca non facevano parte la mappamundi veneziana, incorniciata e poi esposta in una sala attigua alla sacrestia della chiesa di San Michele nell’agosto 1460 e quella p e r la corte portoghese, preparata tra l'8 febbraio 1457 e il 24 aprile 1459 e inviata in Portogallo tramite il patrizio veneto Stefano Trevisan il 24 aprile 1459.38 Vi fa c e v a invece probabilmente parte una carta, segnata Borgiano V, oggi conservata a lla Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma, e una carta a grande scala dei possedim enti del monastero camaldolese di San Michele di Leme in Istria.39 Se il 26 agosto 1 4 6 0 segna dunque con certezza la data in cui il mappamondo venne definitivam ente incorniciato, la data della sua composizione resta tuttora un problema irrisolto dal p u n to di vista documentale.

Nella storiografia si trovano due ipotesi principali di datazione: la prima, formulata d a Placido Zurla, sostiene che Fra Mauro disegnò la mappamundi tra il 1457 e il 1459, in contemporanea a quella per la corte portoghese; la seconda, di Roberto Alm agià, indica che Fra Mauro disegnò la carta della Biblioteca Marciana prima del 1453 e, p iù precisamente, tra il 1446 e il 1453, in modo indipendente e circa dieci anni prima d i quella per Alfonso V. Alla luce di ricerche recenti sulla rappresentazione del paradiso terrestre dipinta nell’angolo inferiore sinistro della mappamundi, attribuita al m iniatore veneziano Leonardo Bellini (c. 1423-25-posf 1484), è possibile rivedere la proposta d i datazione di Almagià, con una nuova ipotesi che distingue tra due parti d e lla

mappamundi disegnate in anni diversi: mentre la parte della mappamundi d ip in ta

all’interno della cornice circolare e, nella parte esterna, la rappresentazione dei n o v e cieli, del mondo sublunare e dei circoli astronomici, vennero verosimilmente com piute tra il 1446 e il 1453 o, in ogni caso a partire da materiali geografici e storici elaborati in

38 La data 26 agosto 1460 si legge in un’iscrizione sul retro della mappamundi; già ricordata d a Placido Zurla è stata rinvenuta recentemente durante lo spostamento della bacheca lignea c h e racchiude la mappamundi: «Mc c c c lx adì xxvi | agosto fo chonplido questo | lavor». Per la spedizione della mappamundi in Portogallo, cfr. Entrata e Uscita, San Michele di Murano, (1453-1460) c. 125v.

39 Per la carta Borgiano V si veda la nota 11. La carta dei possedimenti di San Michele di L e m e , ancora conservata (in cattive condizioni) a San Michele di Murano intorno alla metà d e l Settecento, è stata stampata nel 1756 nel tomo VII degli Annales Camaldulenses con il titolo d i Tabula hanc topographie | comitatus, divi Michaelis Lemni \ in Hìstrìa camaldolensi abbatiae divi. Mathiae prope. Murìanvm, Venetiarum Adiecti | a Mauro monache et cosmographo \ inlustri

| medio. Recurr. secuio XV (elaboratami ne. ulterius. temporis. iniurìa. vitiaretur aere, incidit

curavi!: Maurus. L’originale è andato perduto. Nel 1751 Placido Zurla scriveva ad Abbondio Collina de! ritrovamento delfriginale e delle sue pessime condizioni di conservazione. Da qui la decisione di trarne una copia a stampa (Roma, Biblioteca Nazionale, Fondi minori, S. Gregorio, cod. 1161/96, cari., sec. XVII-XVIIl). Si veda G. Ma r in e lli, Saggio di cartografia veneta, Venezia, R. Deputazione veneta di storia patria, 1881, pi (ristampa facsimile Bologna, Forni,

1988); R. Alm ag ià, Presentazione, in II Mappamondo di Fra Mauro, cit., p. 5 e p. 10 n. 3.

Censimento, descrizione delle fonti e datazione

questi anni, la rappresentazione del paradiso terrestre, nell’angolo sinistro in basso nella parte esterna, venne aggiunta in seguito, verosimilmente dopo il 1455.40

È importante sottolineare che, al di fuori della nota riportata sul retro della mappamundi che segna il 20 agosto 1460 quale termine ante quem dell’opera, nessun documento fino ad ora ritrovato consente di datare la mappamundi della Biblioteca Marciana con certezza. Allo stato attuale della ricerca, pur ammettendo l’impossibilità di una soluzione definitiva, l’analisi degli argomenti che sostengono l’ultima ipotesi citata mi pare indichino in questa soluzione quella più plausibile. Anche se la differenza tra le tre ipotesi di datazione si risolve in pochissimi anni, le implicazioni connesse alla scelta dell’una o dell’altra ipotesi storiografica sono rilevanti al fine della corretta valutazione della carta. Negli undici anni intercorsi tra il 1448 e il 1459 l’insieme di conoscenze cosmografiche disponibili in Occidente, derivate sia dall’espansione portoghese lungo la costa africana, e in particolare dalle navigazioni di Alvise Cadamosto verso Capo Verde, sia dalle nuove conoscenze letterarie, legate soprattutto alla traduzione e diffusione in latino della Geographia di Stradone terminata ufficialmente nel 1458 da Guarino Veronese e da Gregorio Tifemate, era cambiato in modo ragguardevole.41 Sul versante strettamente storico-politico, importanti avvenimenti, in primis la caduta di Costantinopoli e il bando per una nuova crociata voluta e mai realizzata dai tre papi che si succedettero tra il 1453 e il 1459 (Niccolò V, Callisto III e Pio II), modificarono in modo tangibile i confini del mondo cristiano e musulmano.

Placido Zurla datava la mappamundi tra il 1457 e il 1459 soprattutto sulla base dello studio dei limiti cronologici dei toponimi rappresentati sulla costa occidentale dell’Africa:

Nello stesso anno 1456 [i portoghesi] videro, e denominarono il Capo Rosso, il Rio di S. Anna, e di S. Domenico, ed arrivarono fino al Rio Grande, all 11® di lat. aH’incirca. (...)

40 Sull’attribuzione del paradiso terrestre a Leonardo Bellini, cfr. S. Marcon, Il Mappamondo di Fra Mauro e Leonardo Bellini, in Per l ’arte da Venezia all'Europa. Studi in onore di Giuseppe Maria Pilo, a cura di M. Piantoni e L. de Rossi, Venezia, Edizioni della Laguna, 2001, pp. 103- 108; A. Cattaneo, God in His World. Leonardo Bellini llluminator of thè Earthly Paradise in Fra Mauro's Mappamundi, «Imago Mundi» 55, 2003, pp. 97-102.

41 La traduzione della Geographia di Strabone venne ufficialmente affidata nel 1453 da Niccolò V a Guarino Veronese (libri l-X) e a Gregorio Tifemate (libri XI-XVII), sulla base di un manoscritto greco fatto copiare a Costantinopoli e portato in Italia da Ciriaco d’Ancona e materialmente diviso in due per consentirne la traduzione separata (Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, XXVIII 15, libri l-X; Eton, Eton College Library, ms. 141, libri X-XVII). Guarino terminò la traduzione di tutti i libri della Geographia il 13 luglio 1458, dedicandola non solo a Niccolò V (nel frattempo morto) ma anche a Iacopo Antonio Marcello che ne fece dono a Renato d’Angiò. Per la storia della traduzione della Geographia, si veda A. Diller, The Textual tradition of Strabo's Geography, Amsterdam, Adolf M. Hakkert, 1975, pp. 119-29; A. Diller- P . O. Kristeller, Strabo, in Catalogus Translationum et Commentariorum. Medieval and Renaissance Latin Translations and Commentaries: Annotated Usts and Guides, Washington, The Catholic University of America Press, 1960-1986, voi. 2, 1971, pp. 225-33; S. Gentile, Firenze e la scoperta dell’America, cit., schede 89-91, pp. 183-191.

Capitolo I

Dunque (...) che io non dubito stabilire, almeno quanto al compimento di essa, contemporanea a quella fatta per il Re Alfonso, cioè dal 1457 al 1459.42

L'ipotesi di Zurfa si è rivelata molto influente: salvo rare eccezioni, nella letteratura la

mappamundi è tuttora generalmente datata 1459.43 Questa ipotesi di datazione ha una

variante, che risale aH’ambasciatore e storico portoghese Manuel F. de Barros e Sousa, Visconte di Santarém (1791-1856) e allo storico Armando Cortesào, secondo i quali tra il 1457 e il 1459 Fra Mauro preparò due mappamondi, copiando quello veneziano da quello disegnato per la corte portoghese. Quest’ultimo sarebbe quindi da ritenersi una sorta di archetipo, poi andato perduto a seguito dell'unificazione delle corone portoghese e spagnola nel 1581, quando molti beni librari vennero trasferiti nelle biblioteche spagnole; oppure a causa del terremoto e dell'Incendio che devastarono Lisbona nel 1755.44 Rispetto all’ipotesi di Zurla, la differenza è minima; tuttavia, l’analisi di questo dettaglio consente di cogliere un aspetto rilevante della produzione cartografica di Fra Mauro e, più in generale, della produzione cartografica antica.45

Ritenere che la mappamundi per la corte portoghese rappresentasse una sorta di opera prima nel novero di quelle disegnate da Fra Mauro, dalla quale vennero tratte copie, risulta poco sostenibile alla luce dell’analisi delle modalità di disegno della carta per la corte portoghese, così come le descrive Maffeo Gherardo nel suo registro contabile. L'abate annota infatti spese per pentoli e scriptori, pagati a giornate di lavoro, che lavorarono alla mappamundi circa una sessantina di giorni. Scrive Maffeo Gherardo:

Adì 8 febrier contadi prò Lio Roso per nome del magnifico Signor de Portogai per pagar