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P D uhem , Le système du monde: histoire des doctrines cosmologiques de Platon à

Adi 21 hoctubre 1457 che io ho dado contadi a frar Mauro per pagar uno scriptor a laurado ouer scripto su il mapa|mundi zorni 17 a raxon da soldi 12 al zomo monta L

F. M elis , Di alcune figure di operatori economici fiorentini attivi nel Portogallo nel XV secolo, in / mercanti italiani nell’Europa medievale e rinascimentale, a cura di L Frangioni, con

5 P D uhem , Le système du monde: histoire des doctrines cosmologiques de Platon à

Copernic, Paris, Libr. scientifique A. Hermann, 1913-1917, 5 volumi (ripubblicata Paris : Hermann, 1954-1965, 10 volumi). Si tratta di un’opera che, se in parte criticabile per un’impostazione e un’interpretazione filosofica generale tacciata di anacronismo, è stata certamente fondativa e seminale nello studio della scienza medievale. Cfr A. C. Crombie, Intuizioni storiche della scienza medievale, in in Federico II e le scienze, a cura di P. Tourbert e A. Paravicìni Bagliani, Palermo, Sellerio, 1994, pp. 15-24 (p. 22).

6 E. Grant, Le orìgini medievali della scienza moderna. Il contesto religioso, istituzionale e intellettuale, Torino, Einaudi, 2001; A. C. Crom bie, Styles of Scientific Thinking in the

European Tradition, London, G. Duckworth, 1994; A. Blair - A. Grafton, Reassessing Humanism and Science, «Journal of the History of Ideas» LUI, n. 4, 1992, pp. 535-540; Science in the Middle Ages, edited by David C. Lindberg, Chicago, University of Chicago Press, 1978; P. O. Kristeller, Renaissance Thought and Its Sources, edited by Michael Mooney, New York, Columbia University Press, 1979 (soprattutto il capitolo 5); M. L. Colish, Medieval Foundations of the Western Intellectual Tradition, 400-1400, New Haven, Yale Univesity Press, 1997, pp. 319-326.

7 Cfr. Cieli e terre nei secoli Xl-XII. Orizzonti, percezioni, rapporti. Atti della tredicesima Settimana internazionale di studio, Mendola, 22-26 agosto 1995, Milano, Vita e pensiero,

Capitolo III

culturali meno eruditi, nei quali non si parlava latino, si compì in modo significativo all'interno dell'ordine domenicano a ll’inizio del Trecento. L'opera scientifica dei domenicani, esem plare in figure come Alberto Magno (1206-1280) e Tommaso d’Aquino (1223-1274), come vedremo citati in modo esteso e spesso in forma letterale da Fra Mauro, ebbe infatti attraverso la predicazione un tramite efficace verso i laici, diffondendosi anche presso un pubblico meno dotto di quello degli

studia, costituendo un sapere comunemente acquisito.* 8 A partire dalla fine del XIII

secolo, la pratica omiletica domenicana, basata sul sermo modemus, si distinse da pratiche om iletiche precedenti anche nel fatto che i predicatori iniziarono a mostrare ai fedeli le coincidenze tra la parola divina e una parte del sapere profano, soprattutto nelle prediche sul Genesi. II sermone «moderno», basato su un thema (un versetto scritturale tratto dalla liturgia del giorno), si oppone all'antica omelia patrìstica, che spiegava l'insiem e dei passi della Bibbia letti durante la funzione religiosa. Le regole di questa nuova predicazione vennero fissate da una lunga serie di Artes, elaborate dal XII al XV secolo.9 È la struttura stessa del sermo modemus a determinare una pratica di predicazione nella quale la sacra scrittura viene spiegata attraverso il costante riferim ento non solo alla teologia e alla morale, ma anche alla natura, alla storia e alla scienza profana.10 Consapevoli delle difficoltà incontrate dai laici nella comprensione dei temi più controversi delia fede, nelle proprie prediche i domenicani

1998, in articolare i saggi di R. Gr ég o ir e, Semantica del cielo e della terra nell'esegesi biblica medievale, pp. 3-29; A.-D. vo n d en Br in c k e n, Mappe del Medio Evo: mappe del cielo e delia terra, pp. 51-73; J. Verger, d e l et terre dans renseignement des ‘artes’, pp. 111-133; M. L.

Meneghetti, Cielo e terra nel romanzo cortese, pp. 179-195; P. Dinzelbacher, Voli celesti e

contemplazione del mondo nella letteraura estatico-visionaria del Medioevo, pp. 215-259; P.

Tornea, Rappresentazioni e funzioni del cielo della terra nelle fonti agiograftche del Medioevo

occidentale, pp. 311-349.

8 L. Gar g an, Lo studio teologico e la biblioteca dei domenicani a Padova nel Tre e

Quattrocento, Padova, Antenore, 1971; L. Pelleg r in i, ƒ manoscritti dei predicatori: i

domenicani dell’Italia mediana e / codici della loro predicazione (secc. XIII-XV), Roma, Istituto

storico domenicano, 1999, in particolare il cap. Il, ‘I libri dei predicatori’, pp. 77-146 e il cap. Ili, ‘Domus pro armario: conventi e biblioteche domenicane nell’Italia mediana’, pp. 147-187. 9 Cfr. Th. M. Ch a r la n d, Artes praedicandi. Contribution à l’histoire de la rhétorique au Moyen Âge, Paris-Ottawa 1936; C. Delc o r n o, Giordano da Pisa e l'antica predicazione volgare,

Firenze, Olschki, 1975, soprattutto la Parte II, Retorica del sermone volgare, pp. 83-236. Sulle accezioni medievali del termine «moderno», cfr. E. Gilso n, Le Moyen Âge comme «saeculum modemum», in Concetto, storia, miti e immagini del Medio Evo, a cura di Vittore Branca,

Firenze, Sansoni, 1973, pp. 1-10.

10 Cfr. L. Pe lle g r in i, Introduzione, in / manoscritti dei predicatori... cit, pp. 15-24; De l'homélie au sermon: histoire de la prédication médiévale: actes du colloque internationale de Louvain-la-Neuve (9-11 juillet 1992), édités par J. Hamesse et X. Hermand, Louvain-la-

Neuve, Université catholique de Louvain, Institut d'etudes medievales, 1993. Per cogliere le origini storiche, documentali e culturali dei sermoni (generalmente scritti in latino), delle prediche (orali, generalmente in volgare) e delle reportationes (trascrizioni ex pulpito delle prediche) è molto utile anche l’opera di H. Ma r tin, Le métier de prédicateur à la fin du Moyen

Il cosmo di un monaco di metà Quattrocento

ricorsero di frequente ai dati dell'esperienza sensibile e del reale più vicini ai fedeli. A questo proposito, vi sono tracce letterarie significative che attestano come la descrizione a volte anche minuziosa e analitica, óe\Yimago mundi e della struttura cosmografica del mondo non raramente occorresse nella predicazione. In particolare, nelle prediche del frate domenicano Giordano da Pisa ( f 1310) vi è un assiduo riferimento all 'imago mundi e alla cosmografia. Giordano da Pisa fu lettore nello studio conventuale fiorentino di Santa Maria Novella negli anni 1302-1307. Il fatto che le sue prediche siano state accuratamente reportate dimostra che fu predicatore celebre e molto seguito; le reportationes della sua predicazione fiorentina si devono a gruppi di fedeli, che includevano anche notai, il che ne permise una diffusione notevolissima.11 La trascrizione delle prediche in volgare di Fra Giordano, colte ex pulpito e non riordinate dall'autore per la pubblica diffusione, costituisce la prima silloge di predicazione al popolo pervenuta in lingua volgare nella storia della lingua italiana.12 Nelle prime prediche che nel 1304 Fra Giordano dedicò al Genesi,

l'imago mundi vi e chiaramente evocata, quasi descritta:

Lo intendimento dell’Angelo e come una tavola che v'e dipinta la figura interamente con nobili colori. Questa tavola c'incominciamo a scrivere noi, e a dipignere quando incominciamo ad avere intendimento, ed insino che ci viviamo, sempre ci arroghiamo; ma noi non compiamo di scriverla tutta, ne di dipignerla interamente, perocch’e si grande questa tavola, che non si può mai compiere di dipignerla in questo mondo; si e grande, e si e copiosa, si che ci sono a porre tanti colori, ch'e una maraviglia. Tutti quelli, che si pongono in questa vita, son nulla, sono una vile particella. Ma l’Angelo è perfetto in questa nobilitade; imperocché l’Angelo hae in se uno mondo intero come questo colla terra, e col mare, e con gli animali, e co’ cieli, e con tutte le creature...13 Se solo I' «Angelo», commenta a un certo punto Fra Giordano, ha nella sua mente tutto l'universo, il riferimento a un’immagine cosmografica reale, che mostrava l’orcfo

m undi e le sue sfere, mi sembra tuttavia indubitabile. Nella predica xxxv «della pena

delle dim onia» l’analisi teologica è introdotta da una lunga disquisizione sul terzo elem ento del mondo sublunare, l’aria, nei suoi rapporti con il quarto elemento, il

11 C. Delcorno, Società e pubblico nella predicazione giordaniana, in Giordano da Pisa e l ’antica predicazione volgare, Firenze, Olschki, 1975, pp. 29-80. In generale sulla pratica della reportatio, cfr. l’intero volume «Medioevo e Rinascimento», III 1989, Dal pulpito alla navata. La predicazione medievale nella sua ricezione da parte degli ascoltatori (secc. XIII-XV), in

particolare i contributi di R. Rusconi, Reportatio, pp. 7-35; J. Ham esse, La méthode du travati des réportateurs, pp. 51-68; L. J. Bataillon O.P., Sermons rédigés, sermons réportés (XIII6

siede), pp. 69-86; C. Vaso li, Arte della memoria e predicazione, pp. 301-322.

12 Ricca la bibliografia su Giordano da Pisa. Cfr. C. Delcorno, Giordano da Pisa e l’antica predicazione volgare, Firenze, Olschki, 1975 e la Presentazione, Introduzione e gli Apparati in Giordano da Pisa, Sul terzo capitolo del Genesi, a cura di C. March ioni; prefazione di C. Delcorno, Firenze, Olschki, 1992.

13 Giordano da Pis a, Predica xxm. In prinicipio creavit Deus caelum, et terram, in Prediche sulla Genesi recitate in Firenze nel 1304 dal beato f. Giordano da Rivalto dell’Ordine dei

Capitolo HI

fuoco, nelle sue divisioni e proprietà naturali; è un’analisi condotta secondo lo stile, i contenuti e, soprattutto, usando il linguaggio della philosophia naturalis del tempo:

Abbiamo a dire stasera della pena delle dimonia; e questo si divide in duo parti; perocché la pena loro è quanto a duo cose, cioè, quanto al luogo, e quanto alla pena. Quanto al luogo pongono i Santi tre Inferni, e tre luoghi delle dimonia, ma dua spezialemente. I due dicono, che sono in questa vita, cioè, in questa aire; onde l’Inferno delle dimonia in questa aria, dicono i Santi, ch’è in certa parte dell'aria. Questa aria, secondo che dicono i Santi, è partita per molte qualitadi, ed è molto diversificata; e pongonne principalemente tre. L’una è quella di sopra ch’è congiunta coll’elimento del fuoco. L’altra è questa bassa, che è appo noi; l’altra si è nel mezzo tra queste dua. La prima parte dell’aria di sopra, sì dicono, che è caldissima, perocché è infuocata dallo elimento del fuoco. E quella parte dell’aria, che più saccosta all’elimento del fuoco sì è tutta focosa, ed incesa, e molto lucente, ed è molta questa parte. L’aire di sotto, ch’è appo noi, si è anche molto chiara per la riverberazione della luce del sole, che si ripiega e ribatte per lo splendore de’ monti, e delle valli. Ma l’aire di mezzo, dicono, che è freddissima, ed è oscura, ed è si fredda che chi ci fosse, in nullo modo potrebbe sostenere. E la ragione della sua freddura, e della sua tenebra, si è questa, perocch’ella è scostata molto dall’aire di sopra; e quella riverberazione, che si fa in questa aire della luce del sole, che si ripiega per la quale questa aire è calda, e più lucente non va insino a quella, ma va poco su. Onde però la luce del sole, veniendo per Tire, non si ripiega in quella, ma passa pur oltre; però non virtudi di scaldarla nè etiandio d’alluminarla bene, e però rimane fredda, ed oscura... 14

La pratica di spiegare alcuni aspetti del discorso teologico con esempi tratti dalla cosmografìa faceva dunque parte di un contesto culturale più complesso in cui alcuni aspetti del sacro venivano esemplificati attraverso il ricorso al profano, per facilitarne la comprensione e la memorizzazione.15 Il cosmo e i quattro elementi continuano a essere un topos della letteratura e della pratica omiletica anche nel Quattrocento. La predicazione basso medievale - una delle forme privilegiate di formazione, trasmissione e diffusione della cultura per i ceti che non avevano accesso a un’educazione di tipo scolastico - conobbe una forma di «deriva onirica espressa nell'inflazione di metafore che facevano appello alla fantasia e tendevano a

predicatori ora perla prima volta pubblicate, Firenze, per il Magheri, 1830, pp. 132-139 (pp.

136-137).

14 Giordanoda Pisa, Predica xxxv, In principio Deus creava caelum, et terram, in Prediche sulla Genesi recitate in Firenze nel 1304... c it, pp. 195-199 (pp. 195-196).

15 Ad esempio, un confratello di Fra Giordano, Domenico Cavalca (1270-1342), celebre predicatore e volgarizzatore domenicano a Pisa a partire dal 1320, nell’Esposizione del

simbolo degli Apostoli (scritta dopo il 1333), un’analisi dei principali articoli del Credo cristiano

in settantadue omelie, per spiegare le complesse gerarchie angeliche, le paragona alle gerarchie temporali: «Ma acciocché la loro distinzione e li loro offici meglio possiamo comprendere, veggiamolo per similitudine delli ministri d’un Signore e Imperador temporale. Che veggiamo, che alcuni sono immediatamente con lui, come sono cubiculari, assessori, e altri certi Conti, e Baroni, nelli quali più si posa, e con li quali tratta li suoi giudizi e secreti. E simili a questi sono gli ordini della prima gerarchia (...)». Cfr. Domenico Cavalca, Dell’ordine e del modo della creazione e in prima dell’opera del primo di, in La esposizione del simbolo degli Apostoli, Roma, nella stamperia di Marco Pagliarini, 1763, cap. xvm, pp. 424-425.

Il cosmo di un monaco di metà Quattrocento

trasformare l'immaginario terrestre in realtà spirituale».15 16 I predicatori utilizzavano frequentemente nei propri sermoni l'immagine dei quattro elementi, del cosmo e degli astri, dei cicli naturali, metafore che avevano la propria origine in secoli di esegesi allegorica della Sacra Scrittura. Lo sfruttam ento di queste metafore andava oltre la tradizione allegorica e simbolica per costituire un vero corpus dell'Immaginario cosmografico che raggiungeva una grande parte dei fedeli dell’Europa cristiana.17 Bernardino da Siena, all’inizio del Quattrocento, fa spesso ricorso nelle sue celebri prediche a fenomeni e esperienze del mondo naturale. Suffragati da teorie e da testi di scienza naturale, facendo leva sulle curiosità comuni all’esperienza quotidiana, le prediche includevano e discutevano in form a sem plificata ma, soprattutto, in volgare, nozioni di philosophia naturalis, con riferim enti diretti al «Lappamondo» (sic), ai quattro venti, ai quattro elem enti.18 San Bernardino faceva riferimento al Mappamondo, oggi andato perduto, che nel 1345 Am brogio Lorenzetti (1285-1348) aveva dipinto nella sala del Consiglio del Palazzo Comunale di Siena sotto l'affresco celeberrimo che raffigura Guidoriccio da Folignano, sulla parete opposta a quella con l’affresco della Maestà, entram bi di Simone Martini (1284-1344).19 In particolare il predicatore richiamava alla m ente dei fedeli l'immagine dell'Italia, associandola alla forma dell’utero, in una predica contro la sodomia. Bernardino imponeva airim m agine cosmografica della mappamundi di Lorenzetti una lettura «non geografica» che tuttavia non prescindeva dai contenuti geografici. Anzi, si poggiava sull’esaltazione delle capacità di ricordo che gli spettatori potevano avere delle form e

15 L. Bolzoni, Predicazione in volgare e uso delle immagini, da Giordano da Pisa a Bernardino da Siena, in Letteratura in forma di sermone: i rapporti tra predicazione e letteratura nei secoli XHI-XVI. Atti del Seminario di studi, Bologna 15-17 novembre 2001, a

cura di G. Auzzas, G. Baffetti, C. Delcorno, Firenze, Olschki, 2003, pp. 29-51 (pp. 32-34). 17 H. Ma r tin, De la métaphore au réel, in Le métier de prédicateur à la fin du Moyen Âge

1350-1520, cit., pp. 424-484 (per i quattro elementi, gli astri e il cosmo, pp. 428-30); J. Le

Goff, L'immaginario medievale, in Lo spazio letterario del medioevo, vol. IV, L'attualizzazione del testo, Roma, Salerno Editrice, 1998, pp. 1-42 (p. 20).

18 Bernardinoda Siena, Prediche volgari sul Campo di Siena 1427, 2 voli., Milano, Rusconi,

1989, voi. 2, pp. 1145-1146. Molto vasta la bibliografia su san Bernardino. Cfr. C. Delcorno, Nota bibliografica, in Bernardino d a Siena, Prediche volgari sul Campo di Siena 1427, cit.,

voi. 1, pp. 59-66 (edizione che costituisce un fondamentale strumento di lavoro, grazie ai suoi ricchi apparati). Imprescindibili anche i quattro volumi delia Enciclopedia bemardiniana, Centro promotore generale delle celebrazioni dei VI centenario delia nascita di san Bernardino da Siena, L'Aquila, 1981-85.

19 Le tracce concentriche lasciate dalla mappamundi «rotante» di Lorenzetti sul muro della Sala del Consiglio di Siena vennero rinvenute nel 1981 durante i lavori di restauro dell’affresco raffigurante Guidoriccio da Folignano dipinto da Simone Martini nel 1328; cfr. M.

Kupfer, The Lost Wheel Map of Ambrogio Lorenzetti, «The Art Bulletin» 78, n. 2 (June,

1996), pp. 286-310 (p. 286).

Capitolo III

geografiche della mappamundi che, reinterpretate, rendevano possibile l’associazone mnemonica con i precetti morali della sua predicazione.20

Giordano da Pisa e Bernardino da Siena interpretavano in forma allegorica rappresentazioni cosmografiche come il Mappamondo di Am brogio Lorenzetti perché si trattava di immagini di grande suggestione e, in più, esposte in luoghi pubblici. I predicatori ritenevano tali immagini molto efficaci nell’evocavare neirim m aginario dei fedeli il messaggio morale in una forma concreta e per questo più facilm ente interiorizzabile, rendendo visibile al pubblico, soprattutto cittadino, dei fedeli i precetti e le gerarchie che le prediche delineavano con le parole. A loro volta le nozioni derivate dalla philosophia naturalis del tempo, tradite in volgare dalle prediche, potevano plausibilmente guidare g li spettatori, soprattutto quelli analfabeti, nel decifrare la cosmografìa grazie alle informazioni che i predicatori trasmettevano, al di là dei significati allegorici che vi attribuivano, intuendone l’ordine e la struttura fisica. In altri termini, se il messaggio morale rimaneva lo scopo primario della pratica omiletica, la sua comunicazione anche attraverso le immagini cosmografiche non poteva prescindere dal soffermarsi e dal comprendere, anche in forme molto semplificate, i significati specifici in quanto imagines mundi.

Quanto esposto sulle prediche trova applicazione anche per le rappresentazioni di soggetto religioso sulla creazione che rappresentavano Vimago mundi. Nel complesso monumentale del Duomo e del Camposanto di Pisa due opere sono a questo proposito significative: la cosiddetta Creazione del mondo dipinta da Piero di Puccio da Orvieto nel corridoio nord del Camposanto monumentale tra il 1389 e il 1391 e una vetrata del Duomo, ispirata al medesimo soggetto, realizzata dalla Bottega dei della Scarperia tra il 1453 e il 1454. [T aw . 1, 2] La più antica descrizione della Creazione si deve a Giorgio Vasari (1511-1574) che nelle Vite, attribuendola al pittore fiorentino Buonamico Buffalmacco (attivo a Firenze e Pisa tra il 1315 e il 1336), ne faceva una descrizione ammirata:

L'opere, dunque, di Buonamico essendo molto piaciute ai Pisani, gli fu fatto fare dall’Operaio di Camposanto quattro storie in fresco, dal principio del mondo insino alla fabbrica dell'arca di Noè, et intorno alle storie un ornamento nel quale fece il suo ritratto di naturale, cioè in un fregio, nel mezzo del quale e in su le quadrature sono alcune teste, fra le quali, come ho detto, si vede la sua con un capuccio, come a punto sta quello che di sopra si vede. E perché in questa opera è un Dio che con le braccia tiene

i cieli e gl'elementi, anzi la machina tutta dell'universo, Buonamico per dichiarare la sua storia con versi simili alle pitture di quell'età, scrisse a1 piedi in lettere maiuscole di sua

20 Per una discussione approfondita delle modalità e finalità di citazione del «lappamondo» di Lorenzetti e dei quattro elementi nelle prediche di san Bernardino, cfr. L. Bolzoni, La rete delle immagini Predicazione in volgare dalle origini a Bernardino da Siena, Torino, Einaudi,

2002, pp. 175-186; si veda anche F. Bruni, Boccaccio. L'invenzione della letteratura mezzana, Bologna, Il Mulino, 1990, pp. 78-83.

Il cosmo di un monaco di metà Quattrocento

mano, come si può anco vedere, questo sonetto, il quale per l'antichità sua e per la semplicità del dire di que' tempi, mi è paruto di mettere in questo luogo, come che forse, per mio avviso, non sia per molto piacere, se non se forse come cosa che fa fede di quanto sapevano gli uomini di quel secolo (segue il sonetto, ndr.) E per dire il vero, fu grand'animo quello di Buonamico a mettersi a far un Dio Padre grande cinque braccia, le gerarchie, i cieli, gli angeli, il zodiaco e tutte le cose superiori insino al cielo della luna, e poi l'elemento del fuoco, l'aria, la terra e finalmente il centro; e per riempire

i due angoli da basso fece in uno S. Agostino e nell'altro S. Tommaso d'Aquino.21

Attribuito dalla critica più recente a Piero di Puccio (attivo in Toscana tra il 1380 e il 1410), il grande affresco della Creazione (misura 715 x 810 cm) mostra Dio padre che sostiene fra le sue braccia le sfere del mondo sublunare, celeste e quelle delle immateriali delle gerarchie angeliche. La terra, al centro dell'Universo, divisa in Asia, Europa e Africa, è circondata dalle sfere degli elementi del mondo sublunare e dai nove cieli concentrici del mondo celeste (i prim i sette contenenti i pianeti, l'ottavo le stelle fisse, e il nono il Primo Mobile); segue l'Empireo costituito da luce intellettuale, pienezza d’intelligenza e di amore. N ell’Empireo i versi di Dante «la gloria di colui che tutto move | per l'universo penetra, e risplende | in una parte più e meno altrove»

(Paradiso, I, 1-3) ricordano che solo a Dio, motore primo e immobile dell'universo,

spetta di illuminare la creazione secondo la maggiore o la minore disposizione delle creature stesse ad accogliere la luce divina. Seguono una sfera con i segni zodiacali e, infine, le gerarchie angeliche; un sonetto in volgare, come vedremo, scritto in una fascetta nel bordo inferiore, spiega fim m agine; nei due angoli in basso, sant’Agostino e san Tommaso tengono aperto un libro, con iscrizioni in latino.22 L’affresco apre un ciclo di dipinti nel Camposanto con scene veterotestam entarie di cui fanno parte anche le Storie di Adamo e di Eva, le Storie di Caino e Abele, l'Arca di Noè e il

Diluvio. L’ideatore della composizione teologica è forse Francesco da Buti, noto

commentatore della Divina Commedia, a cui è stato attribuito anche il sonetto scritto sulla fascetta nel margine inferiore. L'im postazione iconografica sembrerebbe volta a