• Non ci sono risultati.

I GANGLI DELLA BASE:

Nel documento APPUNTI DI NEUROFISIOLOGIA (pagine 186-200)

IL FASCIO PIRAMIDALE

I GANGLI DELLA BASE:

i gangli della base rappresentano una stazione FONDAMENTALE per la corretta funzionalità del sistema del SEPOC, in particolare possiamo dire che LE FIBRE CHE ORIGINANO DA QUESTO SISTEMA CONVERGONO AL CAUDATO DEI GANGLI DELLA BASE oltre che a varie strutture sottocorticali. Da questa stazione intermedia originano poi fasci quali:

FASCIO RUBROSPINALE.

FASCIO NIGROSTRAIALE.

FASCI RETICOLOSPINALI.

Che si portano poi a livello dei motoneuroni alfa e gamma del midollo spinale con funzione prevalentemente inibitoria.

Sicuramente tra le funzioni più significative del SEPOC ricordiamo quella di TRASFORMARE UNA SEQUENZA VISIVA IN UNA SEQUENZA MOTORIA:

si riconoscono posizione e identità dell'oggetto.

viene tutto posto sotto il vaglio della corteccia.

la corteccia, invia lo stimolo allo striato.

RISPETTO AL CERVELLETTO, che fa parte in modo molto significativo dei sistemi di moto, i GANGLI DELLA BASE PRESENTANO UN RUOLO DIFFERENTE:

I GANGLI DELLA BASE si interfacciano con la corteccia e ricevono uno stimolo di natura

relativa alla realtà che ci circonda.

IL CERVELLETTO riceve informazioni dalla periferia mentre si sta eseguendo il

movimento, riceve infatti costantemente afferenze relative alla sensibilità neuromuscolare dalla periferia.

Il ruolo dei gangli della base emerge molto bene nel movimento al buio o ad occhi chiusi dove LA MANCANZA DI ILLUMINAZIONE RENDE IL MOVIMENTO MOLTO MENO FLUIDO.

EFFERENZE DEI NUCLEI DELLA BASE:

le EFFERENZE DAI NUCLEI DELLA BASE relative al movimento sono veicolate all'ANSA RETICOLARE che si divide, come sappiamo, in due branche:

ASCENDENTE CHE si porta AL TALAMO e da qui alla CORTECCIA in un circuito

circolare stabilizzante.

DISCENDENTE CHE si porta invece ALLA RETICOLARE e quindi direttamente ai

sistemi di moto inferiori.

QUINDI IL SISTEMA PRESENTA UNA DOPPIA EFFERENZA la cui coordinazione è indispensabile da un lato per la preparazione all'atto motorio in senso corticale, dall'altro per la preparazione in senso tonico, tramite la reticolare, delle strutture muscolari.

NUCLEI TALAMICI COINVOLTI:

I nuclei talamici coinvolti nella circuiteria dei gangli della base sono numerosi. NUCLEI DI RIPROIEZIONE MOTORIA:

si tratta di un gruppo di nuclei quali: VA.

VL. VM.

sono nuclei CARDINE DELLA REGOLAZIONE MOTORIA:

sono nuclei specifici di riproiezione motoria coinvolti anche nella via cerebello talamo corticale.

Questi nuclei presentano chiaramente funzioni differenti, infatti:

il VA principalmente si porta alle aree premotorie, a seguito di lesioni di quest'area, infatti,

il paziente presenta problemi legati alla pianificazione del movimento.

Il VL principalmente si porta alle aree motorie, a seguito di lesioni di quest'area si manifestano problemi motori dal punto di vista esecutivo in relazione al piano motore elaborato a monte.

IL CENTROMEDIANO E I NUCLEI INTRALAMINARI DEL TALAMO:

sono nuclei che intervengono per altre funzioni, sicuramente sono coinvolti nei cicli sonno veglia e nella discriminazione tra dolore e nocicezione e sono strettamente correlati al sistema limbico; anche il nucleo CENTROMEDIANO PROIETTA e COMUNICA CON I GANGLI DELLA BASE, si spiegano in questo modo le manifestazioni motorie legate all'emozione che generalmente stimola una ipercinesia.

LA CIRCUITERIA DEI NUCLEI DELLA BASE:

per quanto riguarda la circuiteria di questo complesso sistema di nuclei possiamo identificare fondamentalmente quattro grosse vie:

funzioni scheletromotorie associate a due circuiti.

Funzioni oculomotorie associate ai FEF: frontal eye fields essenziali per il controllo del

fuoco e del campo visivo.

Funzioni associative.

Funzioni limbiche.

QUESTI CIRCUITI sono divisi e abbastanza indipendenti, segregati tra loro: si tratta di unità funzionali organizzate in CLUSTERS DI NEURONI.

I GANGLI DELLA BASE:

si tratta di nuclei situati in profondità rispetto alla corteccia, lateralmente al talamo, composto dei seguenti nuclei:

1. PUTAMEN di derivazione telencefalica. 2. CAUDATO di derivazione telencefalica.

3. GLOBUS PALLIDUS di derivazione diencefalica e diviso in: 1. interno.

2. Esterno.

4. NUCLEO SUBTALAMICO di Luys di natura diencefalica. 5. SUBSTANZIA NIGRA suddivisibile in:

1. pars compacta. 2. Pars reticolare.

6. NUCLEO ACCUMBENS di derivazione telencefalica.

Questi nuclei vengono spesso raggruppati a costituire delle unità funzionali significative, per esempio:

caudato e putamen costituiscono lo STRIATO, principale nucleo capace di ricevere

afferenze dalla corteccia.

LO STRIATO:

questo nucleo viene definito in questo modo in quanto risulta costituito di ammassi cellulari tra loro separati da cordoni si sostanza bianca. Complessivamente tale nucleo presenta due popolazioni cellulari distinte:

COLINERGICA: che rappresentano il pool

neuronale di proiezione, in uscita dal nucleo striato. Tali neuroni si collocano nell'80% della superficie del nucleo striato che viene detta MATRICE.

GABAERGICA: che rappresenta invece il

pool interneuronale, cioè che non esce dal nucleo striato. Tali neuroni si collocano principalmente in regioni rotondeggianti del nucleo dette STRIOSOMI che rappresentano non più del 20% della struttura.

I neuroni dello striato sono detti NEURONI SPINOSI, si tratta di neuroni DI DIMENSIONI ESTREMAMENTE CONSIDEREVOLI: paragonabili alle cellule del Purkinje e poco più piccoli dei motoneuroni alfa (che sono i neuroni più grandi in assoluto); presentano questo nome in quanto sono molto ricchi di spine.

GLOBO PALLIDO:

si tratta di un nucleo prettamente GABAERGICO suddivisibile in due regioni:

INTERNA piccola e mediale: contiene i NEURONI DI PROIEZIONE che si portano

all'esterno della circuiteria dei gangli della base in senso stretto.

ESTERNA grande e laterale che prende rapporto con il nucleo subtalamico che a sua volta

CORPO SUBTALAMICO:

nucleo GLUTAMMATERGICO, quindi eccitatorio, ventrale ai tre nuclei sopra descritti. SUBSTANZIA NIGRA:

di origine mesencefalica risulta costituita di diverse componenti:

PARS COMPACTA: costituita da piccoli neuroni che producono dopamina.

PARS RETICOLATA: costituita di neuroni GABAERGICI rappresenta con il globus

pallidus interno LA VIA PREFERENZIALE DI USCITA DAL SISTEMA DEI GANGLI DELLA BASE.

Lo schema di funzionamento generale dei nuclei della base può essere riassunto quindi in questo modo:

IL CIRCUITO MOTORIO:

Il circuito motorio sicuramente è il circuito maggiormente interessato a problemi di natura patologica e gioca un ruolo fondamentale nel controllo della attività di movimento. Il circuito motorio si estrinseca tramite due vie, diretta e indiretta.

LA VIA DIRETTA:

la via diretta presenta una azione di DISINIBIZIONE rispetto alla attività TALAMICA:

STIMOLO CORTICALE deriva in questo caso dalle aree:

corteccia motoria supplementare cioè l'area 6.

corteccia somatosensoriale cioè le aree 1, 2 e 3.

corteccia motrice primaria cioè l'area 4.

corteccia premotoria cioè l'area 6.

lo stimolo corticale si porta allo STRIATO in particolare al PUTAMEN.

globus pallidus interno.

Pars reticolata della substanzia nigra.

Che normalmente hanno una azione inibente rispetto alla attività talamica.

GLOBUS PALLIDUS INTERNO e PARS RETICOLATA DELLA SUBSTANZIA NIGRA

bloccano la loro azione inibitoria.

L'attività TALAMICA risulta implementata.

In questo modo il circuito motoria risulta facilitato. LA VIA INDIRETTA:

la via indiretta ha un effetto OPPOSTO sui sistemi motori e interessa nuclei lievemente differenti rispetto alla precedente. In questo caso infatti:

il nucleo STRIATO, stimolato come in precedenza dalle aree corticali, invia uno stimolo

INIBITORIO al SEGMENTO ESTERNO DEL GLOBUS PALLIDUS.

Il SEGMENTO ESTERNO DEL GLOBUS PALLIDUS presenta azione INIBITORIA

GABAERGICA sul nucleo substalamico del Luys: a seguito della inibizione di derivazione striatale del globus palidus esterno, tale azione diminuisce.

IL NUCLEO SUBTALAMICO presenta AZIONE STIMOLATORIA

GLUTAMMATERGICA rispetto ai due nuclei efferenti al sistema dei gangli della base:

GLOBUS PALLIDUS INTERNO.

PARS RETICOLATA DELLA SUBSTANZIA NIGRA.

Che inibiscono la attività talamica.

In questo modo fondamentalmente viene ad ESSERE INIBITA LA ATTIVITÀ TALAMICA. LA VIA NIGROSTRIATALE:

la via nigrostriatale è una via coinvolta in un meccanismo di feedback interno al sistema dei gangli della base, possiamo dire che fondamentalmente:

afferenze inibitorie giungono dallo STRIATO alla SUBSTANZIA NIGRA COMPACTA.

Efferenze di natura DOPAMINERGICA giungono dalla SUBSTANZIA NIGRA

COMPACTA allo STRIATO.

La DOPAMINA presenta in questo caso una attività INIBENTE associata alla PRESENZA DI RECETTORI DI TIPO D2: la azione inibitoria di questi recettori andrebbe ad agire sulle strutture neuronali dello STRIATO portando ad una inibizione della sua attività. La substranzia nigra mantiene un suo stato di attivazione e funzionalità fintanto che il 20% della popolazione neronale sopravvive.

A prescindere da quale via si prenda in considerazione è importante sottolineare che tutto il sistema dei nuclei della base si basa su un sistema di DOPPIA INIBIZIONE: una doppia inibizione si traduce per l'ultimo anello della catena in una disinibizione ATTIVATORIA. Il principio su cui si basa questo tipo di funzione è UN PRINCIPIO DI ECONOMIA.

ESPERIENZE DI STIMOLAZIONE:

la stimolazione dello STRIATO produce INIBIZIONE:

del tono posturale.

Dei movimenti spontanei.

La stimolazione del PALLIDO genera INIBIZIONE DEL MOVIMENTO ma mantiene in

corticale.

LESIONI DEI NUCLEI DELLA BASE:

la lesione dei gangli della base presenta effetti molto differenti a seconda del nucleo specificamente coinvolto nella lesione, in particolare sono stati individuati degli specifici circuiti alterati per alcuni sintomi:

la lesione DEL PALLIDO genera di fatto:

ACINESIA

RIGIDITÀ

DISTONIA

la lesione BILATERALE DI CAUDATO E PUTAMEN genera invece:

IPERCINESIA.

IPERATTIVITÀ.

Nella realtà dei fatti, non è sempre possibile determinare dove si collochi una specifica lesione associata ad uno specifico comportamento, generalmente si inquadrano le patologie dei gangli della base sulla base della sintomatologia che le caratterizza:

MOVIMENTI ATETOSICI: sono determinati soprattutto da lesioni del CAUDATO, si

tratta di movimenti:

involontari.

Lenti e artitmici.

Spesso associati agli arti superiori.

MOVIMENTI COREICI associati a lesioni di PUTAMEN E CAUDATO, si tratta di

involontaria.

Rapidi e improvvisi.

Privi naturalmente di qualsiasi funzionalità. Nell'uomo i movimenti coreici possono presentare eziologia differente, in particolare:

COREA MAJOR o DI HUNTINGHTON: si tratta di una patologia genetica ad

espansione di triplette, ingravescente che porta, oltre che a problemi legati alla motilità distale, anche a demenza e problematiche simili.

COREA MINOR o BALLO DI SAN VITO si tratta di una patologia molto meno grave

che spesso si inserisce nel quadro di una patologia reumatica (e assume il nome di corea di Sydenham) e presenta una durata di qualche settimana. Scompare generalmente senza lasciare reliquati di alcun genere.

EMIBALLISMO: si tratta di una patologia ipercinetica associata a lesione del nucleo

SUBTALAMICO, produce generalmente, essendo unitalerale, una rotazione del corpo associata a violenti e rapidi movimenti involontari.

PARKINSON: si tratta di una patologia legata a disfunzioni della SUBSTANZIA NIGRA

COMPACTA per cui fondamentalmente viene meno il circuito a feedback inibitorio nigrostriatale. Si assiste a:

IPERTONIA.

IPOCINESIA.

TREMORE caratteristico delle mani e della testa a RIPOSO.

Si pensa che la sintomatologia sia legata ad un INCREMENTO DELLA ATTIVITÀ DELLA VIA STRIATOPALLIDALE INDIRETTA che porta ad un incremento della attività di PALLIDO INTERNO E PARS RETICOLATA DELLA SUBSTRANZIA NIGRA.

PARKINSON

il parkinson è una malattia neurodegenerativa dalle molteplici cause, sicuramente è la maggiore causa nota di parkinsonianismo dove con tale termine si indicano tutte quelle patologie caratterizzate da tremore, rigidità, bradicinesia e instabilità posturale.

I SINTOMI:

il parkinson si caratterizza per la presenza di diverse disfunzioni di natura principalmente motoria ma anche cognitiva e comportamentale; sono note anche sintomatologie legate a disturbi del sensorio e disturbi del sonno, ma la frequenza è decisamente rara.

I SINTOMI MOTORI:

quatto sintomi sono considerati segnali cardine nella diagnosi di parkinson: tremore, rigidità, bradicinesia e instabilità motoria.

TREMORE: si tratta di tremori delle estremità distali caratterizzati da:

frequenza intorno ai 4-6 hertz.

massima espressione a riposo, nelle fasi cioè in cui l'arto non viene utilizzato.

si tratta di un tremore caratterizzato da movimenti di PRONOSUPINAZIONE.

nella realtà dei fatti il 30% dei pazienti non presentano immediatamente questo tipo di sintomatologia, tuttavia la stragrande maggioranza sviluppa tremori parkinsonani con lo sviluppo della patologia.

RIGIDITÀ sia articolare sia muscolare (caratterizzata da un incremento del tono muscolare). In associazione con dolori articolari, spesso presenti, è uno dei sintomi più precoci della patologia.

BRADICINESIA e ACINESIA: cioè rallentamento ed eventualmente perdita della capacità di movimento; si tratta di una disfunzione legata sia alla ESECUZIONE DEL MOVIMENTO che alla SUA PIANIFICAZIONE. Si tratta del sintomo maggiormente caratteristico della patologia.

INSTABILITÀ POSTURALE: manifestazione generalmente più tardiva si caratterizza per un calo dei riflessi posturali fino eventualmente alla perdita dell'equilibrio e la caduta.

Oltre a questi quattro sintomi fondamentali possiamo ricordare tra i sintomi motori:

SHUFFLING GATE: camminata a piccoli passi ristretti e ravvicinati, inoltre il paziente presenta difficoltà notevoli a fermarsi davanti ad un ostacolo.

CALO DEL MOVIMENTO DELLE BRACCIA.

TURNING “EN BLOCK”: il paziente anche durante i processi di rotazione mantiene collo e tronco rigidi, di conseguenza la rotazione richiede numerosi piccoli passi per essere eseguita.

CAMPTOCORMIA: il paziente cammina piegato in modo particolarmente evidente in avanti, nei casi più gravi può arrivare a formarsi un angolo retto tra il tronco e le gambe.

FESTINATION: una combinazione legata alla postura rivolta in avanti e i piccoli passi che porta inevitabilmente, a causa dello spostamento del baricentro, a eseguire passi sempre più rapidi per recuperare l'equilibrio e che generalmente si conclude con una caduta.

GAIT FREEZING: blocco completo del movimento che si traduce una acinesia della durata di circa 10 secondi o meno.

DISTONIA: dolorosa e forte contrazione muscolare soprattutto dei muscoli degli arti inferiori, molto spesso piede e anca.

AFFATICAMENTO.

IPOMIMIA.

DIFFICOLTÀ A GIRARSI NEL LETTO O AD ALZARSI DA UNA POSIZIONE SEDUTA.

MICROGRAFIA.

MANCANZA DI COORDINAZIONE MOTORIA.

ACATISIA: un continuo e incessante bisogno di muoversi.

RIEMERSIONE DEI RIFLESSI PRIMITIVI. SINTOMI FONOLOGICI E DELLA DEGLUTIZIONE:

IPOFONIA per cui li paziente parla a voce molto bassa.

MONOTONIC SPEETCH: il discorso perde in prosodia e diviene noioso e ripetitivo.

FESTINATING SPEETCH: il discorso diviene eccessivamente rapido e poco comprensibile.

DROOLING: causato da una capacità di deglutizione che diviene, seppur raramente, troppo bassa.

DISFAGIA: incapacità di deglutire probabilmente associata ad una incapacità di innescare il riflesso di deglutizione o a disturbi della contrazione muscolare esofagea e laringea. Può portare a polmonite ab ingestis.

DISARTRIA.

SINTOMI DI NATURA NEUROLOGICA:

RALLENTAMENTO DEL TEMPO DI REAZIONE.

DISFUNZIONI ESECUTIVE legate sia alle relazioni sociali sia alla capacità di attenzione, al controllo degli impulsi e al definire le priorità.

PERDITA DI MEMORIA, soprattutto memorie di tipo procedurale.

CAUSE NON MOTORIE DI PERDITA DEL LINGUAGGIO: si hanno perdite sia nella espressione che nella ricettività relativa al linguaggio, con questo termine si include la perdità di fluidità verbale e disturbi cognitivi correlati soprattutto con la comprensione del contenuto emozionale e prosodico del linguaggio.

DEPRESSIONE: un paziente affetto da parkinson presenta il 31% di probabilità (il doppio circa rispetto alla restante parte della popolazione) di andare incontro a depressione. Un individuo depresso inoltre presenta maggiori probabilità di sviluppare parkinson durante l'età geriatrica.

APATIA.

ANSIA.

PROBLEMATICHE RELATIVE AL SONNO:

eccessiva sonnolenza durante il giorno.

insonnia caratterizzata generalmente per una frammentazione del sonno.

disturbi del sonno REM.

PROBLEMATICHE RELATIVE ALLA PERCEZIONE:

perdita della propriocezione soprattutto in relazione alla propria posizione nello spazio.

perdita del senso dell'OLFATTO.

DOLORE di derivazione generalmente muscolare o articolare.

PARESTESIA. ALTRI SINTOMI:

DERMATITE SEBORROICA.

INCONTINENZA.

COSTIPAZIONE E CALO DELLA MOTILITÀ GASTRICA: si manifesta precocemente con la formazione di corpi di Lewy a livello del sistema nervoso gastroenterico.

DIFETTI OFTALMOLOGICI in particolare in relazione a:

coordinazione del movimento della palpebra.

coordinazione dei movimenti oculari con un calo della convergenza ed eventualmente impossibilità di attuare movimento saccadici.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI:

di recente soprattutto si sono scoperte delle cause di natura genetica, il parkinson è in ogni caso una patologia eziologicamente molto varia:

CAUSE GENETICHE sicuramente coinvolte in alcuni casi anche se non moltissimi:

la causa più nota e associata è la mutazione della glucucerebrosidasi, coinvolta in altre patologie, ma la cui presenza incrementa di 5 volte le probabilità di andare incontro a parkinson.

recenti studi indicano come possibile causa anche la disfunzione di un gene coinvolto nella eziologia dell'alzheimer.

TOSSINE in particolare naturalmente in relazione ad individui geneticamente predisposti; le tossine che potrebbero essere responsabili di una tale patologia sembra siano in particolare CONTENUTE IN ALCUNI INSETTICIDI e PESTICIDI. Si pensa che alcuni metalli capaci di generare ROS possano essere associati alla patologia in questione.

TRAUMI CEREBRALI: sembra che i traumi cerebrali,

soprattutto di una certa entità, siano associati con un netto incremento (più di tre volte) di sviluppare parkinson.

TRATTAMENTO DEL PARKINSON:

i trattamenti ad oggi in uso sono molti e molto diversi, sicuramente ricordiamo: L-DOPA:

si tratta di un precursore immediato della dopamina che oltrepassa, al contrario della dopamina stessa, la barriera ematoencefalica e raggiunge i neuroni della substanzia nigra compacta dove viene trasformata in DOPAMINA grazie alla DOPA decarbossilasi. Si tratta del trattamento in assoluto più utilizzato, presenta tuttavia degli effetti collaterali notevoli:

prima di raggiungere la sua sede d'azione raggiunge altre regioni dove può essere catabolizzata, solo l'1-5% della L-DOPA raggiunge effettivamente i neuroni dopaminergici. Lo smaltimento naturalmente provoca degli effetti collaterali considerevoli: per limitare questi effetti si tende a somministrare la dopamina in associazione a inibitori della DOPA decarbossilasi che, non attraversando la barriera ematoencefalica, possono prevenire la formazione di dopamina nel resto del corpo.

Alla lunga la L-DOPA genera degli effetti collaterali legati alla inibizione a feedback del sistema dopaminergico: la presenza di livelli elevati di dopamina di derivazione esogena genera una inibizione dei sistemi endogeni di produzione della stessa peggiorando la situazione.

AGONISTI DELLA DOPAMINA:

nonostante presentino degli effetti collaterali non dissimili dalla L-DOPA e presentino una efficacia inferiore, possono essere e sono molto utilizzati nelle prime fasi della malattia: utilizzando agonisti della dopamina si riduce notevolmente il rischio che si instaurino fenomeni di inibizione dei sistemi di produzione della dopamina. Effetto collaterale significativo di questi farmaci è quello di inibire la sensibilità dei recettori alla dopamina.

INIBITORI DELLA MONOAMINO OSSIDASI B:

A SINISTRA le vie dopaminergiche in una persona sana, a DESTRA le vie dopaminergiche di un paziente parkinsoniano.

la monoamino ossidasi B è l'enzima che si occupa della degradazione della dopamina secreta nella sinapsi dopaminergica, inibendo questo enzima, si incrementa la attività dopaminergica del sistema.

DEEP BRAIN STIMULATION:

Negli anni 60 si trattavano i tremori parkinsoniani eliminando con un elettrodo alcuni nuclei talamici: con questa operazione il soggetto veniva privato di tutto il controllo del tono,

quindi scompariva con la TALAMOTOMIA il tremore, ma il paziente andava incontro ad un IPOTONO SPINTO dovuto alla lesione dei nuclei VA, VL, VM. Nel corso di una serie di esperimenti si scoprì che era possibile inviare al talamo una serie di stimoli ad alta frequenza disattivando i neuroni stessi ed ESAURENDO I NEUROTRASMETTITORI, di fatto l'effetto è il medesimo di una talamotomia, ma in questo caso:

è possibile inserire un impianto di stimolazione che può essere attivato dal paziente in caso di necessità.

L'effetto è transitorio e il controllo del tono viene recuperato con il reinstaurarsi delle riserve di neurotrasmettitore.

La stimolazione prevede l'induzione di una frequenza di scarica di 130 al secondo per alcuni secondi e si parla, appunto, di DEEP BRAIN STIMULATION.

TENTATIVI DI TERAPIA:

negli ultimi anni si sono cercate altre soluzioni sperimentali, ricordiamo:

nelle scimmie sono stati tentati degli autotrapianti: si sono distrutti i neuroni artificialmente per poi rimpiazzarli con cellule di derivazione del glomo carotideo ricco di dopamina. Nelle scimmie funziona, non è ancora stato tentato nell'uomo.

si possono utilizzare anche autotrapianti da sistema nervoso surrenale.

prelievi effettuati da embrioni hanno, naturalmente, la peculiarità di non dare adito a rigetti in questo caso: materiale di derivazione abortiva trapiantato in sede sembra attecchire senza nessun problema.

IL CIRCUITO ASSOCIATIVO:

origina dalla corteccia, in particolare dalle aree:

prefrontale, dalle aree 9-10.

premotoria dall'area 6.

parietale posteriore, area 7.

Il circuito interessa in questo caso unicamente:

IL NUCLEO STRIATO che riceve afferenze corticali.

PALLIDUS INTERNO E PARTS RETICOLATA DELLA SUBSTANZIA NIGRA che

Nel documento APPUNTI DI NEUROFISIOLOGIA (pagine 186-200)