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“Viviamo al riparo l'uno dell'altro”

(proverbio celtico)

Tutti parlano d'amore, nel bene o nel male. L'amore è sempre di moda nelle produzioni culturali di gran parte della terra da occidente ad oriente, da quando l'uomo è in grado di lasciare traccia dei suoi pensieri ha dipinto, rappresentato e scritto sull'amore pur variando i modelli culturali di riferimento attraverso le epoche e le culture.

Ma cos'è realmente l'amore?

Per secoli persone comuni e studioso hanno lottato per trovare definizioni soddisfacenti, spesso con esiti deludenti o riparando nell'affermazione che è un sentimento spirituale che sfugge ad ogni definizione.

In sintesi, le principali posizioni hanno visto osservatori distaccati che hanno ritenuto l'amore come un'alleanza reciprocamente vantaggiosa; osservatori idealisti che hanno considerato l'amore un romantico costume sociale, più presente a livello ideale e fuori dalla routine quotidiana che possibile nella vita di tutti i giorni; mentre, dal punto di vista di biologi ed antropologi l'amore è una strategia per garantire la trasmissione dei geni alla prole. Tuttavia nessuna delle definizioni di cui sopra è del tutto convincente, come anche è una via facile troppo facile, per evitare la fatica di trovare una risposta, definire l'amore come una forza misteriosa che va oltre la nostra comprensione.

Nel nostro contesto socioculturale, la relazione d'amore è, nella vita della maggior parte delle persone, la relazione emotiva fondamentale e, come tale, oggi più che mai, va compresa e sostenuta quando in difficoltà, per poterla vivere senza trascinare nelle sue crisi, nei suoi passaggi critici ed eventuali tracolli, tutta l'esistenza dei suoi protagonisti.

Questo “peso”, dato alla relazione d'amore, trova spiegazione nel fatto che viviamo sempre più nell'isolamento sociale, dove il partner assume su di sé, quasi in toto, il compito di soddisfare il bisogno di sostengo e presenza sociale dell'altro e viceversa. Le aspettative sono molto alte, come molto alti sono i bisogni che hanno bisogno di trovare soddisfazione entro la coppia, perché sempre meno sono presenti altri contesti socio-affettivi su cui contare.

Nella nostra epoca viviamo una pericolosa perdita di capitale sociale (Putnam 2000).

Stiamo assistendo ad un decremento dell'aiuto reciproco, della compassione e della fratellanza. La maggior parte delle persone non vivono più in comunità supportive vicino alle proprie famiglie d'origine, agli amici d'infanzia; lavoriamo muovendoci sempre di più come pendolari, abbiamo sempre meno tempo e opportunità di sviluppare relazioni intime.

Da questo punto di vista psicodramma e sociodramma, per loro natura, potrebbero essere strumenti preziosi per ricreare connessione tra le persone, per recuperare o per offrire modi nuovi, al passo con i tempi, per creare un nuovo “capitale sociale”.

In questa sede, tuttavia, proverò a fare ipotesi su come lo psicodramma possa essere anche uno strumento di supporto alla cura delle relazioni amorose nel momento in cui attraversano una crisi.

Spesso le coppie che incontro lamentano una solitudine relazionale frutto del fatto di vivere in una comunità composta da due persone.

Una ricerca del 2006 del National Scienze Foundation riferita alla realtà statunitense e il lavoro su solitudine e isolamento sociale effettuato nel Regno Unito mettono in luce che il numero di persone con cui ci si confida sta diminuendo rapidamente e un numero crescente di individui sente di non avere nessuno su cui fare affidamento (Jong-Gierveld, van Tilburg, Dykstra 2006).

In un tale clima socio-emotivo, i membri della coppia chiedono al proprio partner una connessione emotiva di enorme portata che tenti di compensare le carenze provenienti da un più ampio contesto relazionale.

Se un tempo le persone potevano contare sull'intera comunità del proprio quartiere o paese, oggi, in assenza di questa rete sociale, viene chiesto all'altro membro della coppia di sopperire a tale mancanza con la conseguenza di un evidente sovraccarico.

A ciò si aggiunge la profonda trasformazione del significato della coppia e del matrimonio nella civiltà occidentale negli ultimi sessant'anni.

Il senso del matrimonio, inteso come l’unione di due persone che si trovano a trascorrere il resto della loro vita insieme, è cambiato con il cambiare della società.

Dagli anni Cinquanta in poi, si è passati da una società definita rigidamente, in cui sposarsi era una tappa obbligatoria, a una società, quella odierna, dove non solo il matrimonio è visto come una delle scelte possibili ma anche, grazie al divorzio, non necessariamente una scelta per tutta la vita. Rimanere insieme, quando le cose non funzionano, per una coppia, non è più qualcosa di prestabilito, ma una sfida che richiede impegno e lavoro.

Ultimo ma non ultimo la nostra cultura popolare celebra l'amore romantico: film, drammi televisivi, soap opera, serie, romanzi, canzoni ci saturano di immagini, pensieri ed emozioni di un amore romantico proposto come la parte migliore delle relazioni, mentre i social network, i giornali, le riviste ed i notiziari riportano con fervore la ricerca senza fine di romanticismo ed amore tra attori e celebrità.

Secondo un indagine condotta in USA e Canada, le persone si pongono come obiettivo principale della vita l'avere una relaziona d'amore soddisfacente, obiettivo che si colloca ancora prima del successo economico e di una carriera professionale gratificante.

In sintesi, da un lato c'è un fortissimo investimento ed elevate aspettative nella coppia amorosa, in parte fomentato dalla cultura popolare, ma soprattutto reso urgente e vitale dal fatto che la coppia è diventata pressoché l'unico, se non il principale, contesto di protezione e possibilità di affidamento ad un altro essere umano; dall'altro sono venute a mancare le convenzioni sociali che spingevano a vedere la coppia in seno al matrimonio qualcosa di imprescindibile ma anche da tutelare per la vita.

Più aspettative e bisogni, da un lato, e meno vincoli sociali, dall'altro, aprono nuove sfide alla necessità umana e primordiale di stare insieme in modo nutriente.

In questa prospettiva la terapia di coppia può assumere un ruolo fondamentale per il benessere, la salute e la qualità della vita.

I pazienti spesso portano in terapia i loro problemi di relazione con il partner, ma il lavoro di ricostruzione o consolidamento del rapporto che si può fare col singolo è limitato.

Per il ricercatore Alan Gurman (1995), che ha dedicato la vita professionale alla coppia e alla famiglia, un problema di coppia portato in una terapia individuale, spesso si rivela predittivo di divorzio, il motivo è «che in un trattamento individuale, un terapeuta viene a conoscenza di una parte sola della storia...» e soprattutto lavora con solo uno dei due membri. Per lavorare sulla coppia, è necessario lavorare con la coppia.