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III. Riferimenti teorici in ambito affettivo-relazionale

III.2. Gli assunti di base e le regole dello psicodramma moreninano

III.2.1. La relazione intersoggettiva come strumento terapeutico

E' chiaro che l'intersoggettività è una caratteristica terapeutica trasversale ad ogni dimensione del metodo psicodrammatico, e che può essere considerata un vero e proprio strumento terapeutico come lo è il transfert nella psicanalisi.

Il punto è se sia possibile nello psicodramma con la coppia - come anche negli interventi individuali che per altro hanno in comune molti aspetti, in primo luogo l'assenza del gruppo – impostare e mantenere la relazione intersoggettiva sfuggendo alla relazione

interdipendente che è una costante della maggior parte delle terapie individuali e di coppia.

Tale ipotesi implica una seconda questione: le tensioni transferali, indubbiamente più forti nello psicodramma individuale e di coppia che nello psicodramma di gruppo, possono ed in che modo ostacolare l'obiettivo di instaurare un rapporto intersoggettivo tra terapeuta e pazienti?

Le tensioni transferali non sono eliminabili ma nemmeno da demonizzare, anzi.

Durante il lavoro del protagonista vengono clinicamente valorizzate, rispetto ai personaggi del teatro interno, con il vantaggio di una declinazione transferale in azione.

Nello psicodramma individuale, il ruolo del controtransfert assume una posizione particolare di “cerniera tra paziente e terapeuta”, diventa uno strumento fondamentale perché, in assenza di un gruppo, manca la percezione dei transfert trasversali trasmessi dai membri del gruppo, che viene supplita dal controtransfert del Direttore che -auspicabilmente, conosce i proprio meccanismi transferali e riconosce i sentimenti che ne derivano - può dare una interpretazione particolarmente ricca di sfumature e di risvolti psicologici del transfert del paziente, attraverso i suoi doppi o alle sue interpretazioni dei vari personaggi, mantenendosi in una situazione intersoggettiva.

Posto che le dinamiche transferali sono ineliminabili ma nello psicodramma individuale anche un prezioso strumento di lavoro, pur nel rispetto dei capisaldi dell'approccio psicodrammatico, mi propongo di esplorare la dimensione intersoggettiva e la sua compatibilità in un lavoro in cui non ci sia un gruppo ma una coppia.

L'intersoggettività è una regola che si operativizza nelle consegne, che costruisce relazioni umane fondate sullo sviluppo e sulla valorizzazione dell'individualità di ciascuno nel rispetto e nell'esaltazione della straordinarietà della relazione umana.

Per citare le parole stesse di Jacob e Zerka Moreno:

“Nel gruppo di psicodramma ognuno è stimolato ad esprimere al meglio la propria singolare unicità e straordinarietà, attraverso qualsiasi forma espressiva, avendo a disposizione mediamente un egual tempo e spazio di performance […] il soggetto, deve agire la sua verità così come la avverte e percepisce, in modo del tutto soggettivo, a prescindere da quanto distorta essa appaia allo spettatore” (Moreno 1987)

Marco Greco (2009) offre una chiara definizione di cosa si intende per rapporto intersoggettivo in psicodramma, un rapporto che dipende:

“da un modo di concepire la relazione, di cui il direttore si fa modello all'interno di un gruppo di psicodramma o nel rapporto terapeuta/paziente. Prima ancora che relazione fra persone, parlo di relazione intersoggettiva come prospettiva relazionale fantasmizzata dal soggetto, immaginata come possibilità, desiderata come via d'uscita, rispetto ad una modalità autoreferenziale che favorisce la chiusura e il non ascolto”

Ma il potenziale ed il potere dell'intersoggettività va oltre alla circolarità comunicativa e all'emergere della verità soggettiva di ciascuno.

“L'aspetto credo più rilevante della relazione intersoggettiva è la sua capacità, nella dimensione di un reciproco ascolto ed accoglimento, di disporre le persone in uno stato aperto (non competitivo ma semmai aggiuntivo) in cui viene esaltata la possibilità di percepire l'altro, di entrare in contatto intimo con la sua verità e quindi intimamente parteciparvi, farla propria, cioè introiettarla morenianamente: vederla con i propri occhi, mentre la propria verità è vista dagli occhi dell'altro. Infatti, anche la propria verità interiore, quando viene declinata attraverso l'azione, e la verbalizzazione psicodrammatiche viene vista dal protagonista attraverso gli occhi dell'altro e quindi riconosciuta da punti di vista diversi, interiorizzata con uno sfondo più ampio e più ricco, meno confusamente drammatico, più precisamente integrabile nella consapevolezza interiore ” (De Leonardis 2001)

In sintesi, lo stato di apertura delle persone prodotto dalla dimensione intersoggettiva, favorisce l'apertura al bisogno di alterità, al bisogno di altro da sé, al nuovo; un bisogno che organizza il sistema motivazionale di esplorazione e di conoscenza; il bisogno di scoperta, di invenzione di creazione di un mondo nuovo (De Leonardis 1994).

In questo processo, la coscienza si allarga, si arricchisce, combina nuove connessioni fra costrutti già esistenti, libera energie sensoriali, percettive ed affettive, rende esplicite nuove consapevolezze, ma soprattutto consente una visione più amplia del mondo in cui l'egoicità, spesso difensiva, viene superata.

L'esperienza del rapporto intersoggettivo, una volta abbracciata e gustata a pieno, può essere interiorizzata ed esportata nella realtà quotidiana con tutta la sua legittimazione, da un lato, e la sua apertura al nuovo, dall'altro, dimensioni che sono tra gli obiettivi universali di una riuscita terapia di coppia.

Da questa prospettiva l'intersoggettività contiene più di ogni assunto gli elementi sostanziali del cambiamento terapeutico.

Una dinamica collegata all'intersoggettività, che trovo molto interessante e utile rispetto al lavoro con le coppie, oltre che in ogni altro contesto, è il rapporto tra impulso / controllo / tempo messo in evidenza da Paolo Carriolo (2009).

Le regole dello psicodramma, veicolate dalle consegne del Direttore, portano al controllo dell'impulso ed alla sua espressione attraverso vie creative e non abituali con un guadagno per l'individuo e coloro i quali si relazionano con lui.

Evidentemente una conseguenza diretta dell'intersoggettività. L'intersoggettività, infatti, allena al controllo dell'impulso nel suo inserire l'elemento tempo all'interno dell'interazione relazionale, verbale o non verbale. Ma questo spazio temporale ha un ruolo fondamentale perché può aprire la possibilità all'apprendimento del fatto che la realtà ha più sfaccettature e più significati di quello che immediatamente, assecondando unicamente l'impulso, è impossibile da credere. In quello spazio di tempo, le opportunità possono essere colte nella misura in cui il soggetto è in grado di essere creativo, inventando modi nuovi e più adeguati di stare nella relazione con l'altro.

Il tempo frena l'impulso, offre uno spazio più largo per cogliere elementi nuovi ma implica anche la condizione dell'ascolto dell'altro, un ascolto autentico, in cui non sono ammessi giudizi e critiche, che può portare alla consapevolezza che la propria verità vale quanto quella degli altri e che nessuno, nemmeno il Direttore, la possiede in modo universale.

In questi termini, l'impulso è il “fraintendimento” della spontaneità, che non è impulsiva ma libera da ansia, ed è necessaria per trasformare l'impulso, attraverso il tempo, in un modo creativamente alternativo per essere più funzionalmente espresso.

L'impulso, attraverso lo scambio di binari dato dalla regola dell'intersoggettività, può, attraverso il tempo, accedere ai frutti della spontaneità/creatività, evitando la deriva dell'ansia con i sensi di colpa, se l'espressione dell'agito arreca danno diretto o indiretto a qualcuno o dall'ansia per le conseguenze dell'agito che fa sì che si produca una forma nociva di repressione che produce non di rado sintomi nevrotici o somatici.

L'intersoggettività appare quindi irrinunciabile, anche nella terapia di coppia con lo psicodramma. Vedremo quali forme ha assunto nella pratica clinica di Direttori di lungo corso e nella mia personale, e sperimentale, esperienza.

III.3. Psicodramma e Terapia Focalizzata sulle Emozioni: un buon