• Non ci sono risultati.

Il nominativo pro vocativo in ittita

4.4. Strutture peculiari dell’ittita

4.4.2 Il costrutto appositivo

Un sintagma nominale appositivo richiede, in ittita, l’accordo di caso con il sintagma da cui è dipendente, solitamente costituito da un pronome.

Qualora un sintagma vocativale, ad esempio, sia coreferente con un pronome con cui non condivide la funzione sintattica, il sintagma vocativale concorderà in caso con quest’ultimo, anziché presentare la forma di vocativo, dando luogo a una costruzione propria della lingua ittita, chiamata appositional direct address, secondo la terminologia di Hoffner e Melchert (2008: 245). Il costrutto appositivo (appositive construction) è comunque osservabile per qualsiasi caso, come dimostrano le frasi seguenti:

1) nu zik mKupanta-DLAMA-aš UL šakti

E tu.NOM. Kupanta-Kurunta.NOM. non sapere.IND.PRES.2SG. ‘E non lo sai tu, Kupanta-Kurunta?’

(nominativo appositivo dipendente dal pronome al nominativo; KBo 5.13 I 13-14);

2) tuk⸗ma⸗aš ANA mKupanta-DLAMA

Tu.DAT.-CONG.-PRON.3SG.NOM. prep.DAT. Kupanta-Kurunta

AMA-aš ešta

madre.NOM. essere.IND.PRET.3SG.

‘Ma a te, (a) Kupanta-Kurunta, lei era madre’ (dativo appositivo; KUB 6.44+ I 8);

3) nu tuk mKupanta-DLAMA-an ANA mMašḫuiluṷa

E tu.ACC. Kupanta-Kurunta.ACC. prep.DAT. Mašḫuiluṷa

DUMU-anni [piḫḫun]

figlio.DAT. dare.IND.PRET.1SG.

‘E ho dato te, (cioè) Kupanta-Kurunta, a Mašḫuiluṷa come figlio’ (accusativo appositivo; KUB 6.41+ I 29);

4) katta⸗ma tuel ŠA mKupanta-DLAMA DUMU.MEŠ-KA […]

Poi tu.GEN. prep.GEN. Kupanta-Kurunta figlio-PLUR.-tuo […]

ašandu

essere.IMP.3PL.

‘Poi lascia che i tuoi bambini, (cioè di) Kupanta-Kurunta, […] siano (genitivo appositivo; KBo 5. 13 II 11-12);

5) kuṷat⸗pat⸗ṷa […(?) z]ik DKumarbiš

Perché-Part.ENF.-Part.DISC.DIR. tu.NOM. Kumarbi.NOM.

DUMU.LU.U19. LUUTTI idaluṷanni šanḫiš[kiši]

umanità male.DAT. perseguitare.IND.PRES.2SG.

‘Perché tu, Kumarbi, perseguiti l’umanità nel male?’ (nominativo appositivo; KUB 33.103 II 9-10);

6) tuk DKumarbin

‘Te, Kumarbi’

(accusativo appositivo; KUB 33.103 II 11);

7) [nep]išas GIŠIG appa tuk⸗pat

Cielo.GEN. porta di nuovo tu.DAT.-Part.ENF.

DUTU-i ḫa[škanzi]

Dio del sole.DAT. aprire.IND.PRES.3PL.

‘La porta del cielo aprono di nuovo a te, dio del sole’ (dativo appositivo; KUB 31.127 I 29)290;

8) nu tuel šiunaš uddanta natta

E tu.GEN. dio.GEN. parola.STRUM. non

SIG5-aḫḫat

prosperare.IND.PRET.1SG.

‘Ed io non mi sono arricchito grazie alle tue parole, o dio?’ (genitivo appositivo; KUB 30.10 obv. 18 (OH/MS)291;

9) nu⸗an zik⸗pat šarliškiši

E-PRON.ACC.3SG. tu.NOM.-part.enfatica far prevalere.IND.PRES.2SG.

DUTU-uš šuṷaru mayanza DUMUDNIN.GAL

Dio del sole.NOM. bene.AVV. crescere.PART.NOM.SG. figlio di Ningal ‘E proprio lo fai vincere, dio del sole, ben cresciuto figlio di Ningal’

(nominativo appositivo; KUB XXXI 127 I 9)292;

Come osserva Güterbock: «from the nom. used in apposition to the pronoun of the 2nd person – be it represented by zik or inherent in the verb form – to the voc. function of the nom. form is only a short step»293. Lo studioso vuole sottolineare proprio la labilità del

290

Esempi 1-7 tratti da Güterbock (1945: 252).

291 Hoffner-Melchert (2008: 245). 292 Güterbock (1945: 253). 293 Güterbock (1945: 253).

confine tra un nominativo appositivo in contesto allocutivo e un vero e proprio nominativo usato in luogo di un vocativo.

A partire da questa considerazione, Hahn ha ipotizzato che la tendenza all’uso del costrutto appositivo possa aver condotto al fenomeno di sostituzione di un vocativo con un nominativo, supponendo che le frasi in cui il pronome e il nome sono separati all’interno della frase, costituiscano una fase intermedia di transizione294.

Spesso, infatti, la stessa frase è stata interpretata come determinata dall’uno o all’altro fenomeno; l’esempio a seguire viene considerato un costrutto appositivo da Hahn e un vero caso di nominativo pro vocativo da Güterbock:

10) zik⸗pat genzuṷalaš DUTU-uš

Tu.NOM.-part.enfatica misericordioso.NOM dio del sole.NOM. ‘Tu sei misericordioso, dio del sole’

(KUB XXXI 127 I 7)295.

Questo tipo di frase, inoltre, è nominale, e dunque, può anche essere intesa come una frase affermativa del tipo: ‘Tu (sei) il dio del sole misericordioso’.

Prima ancora di discutere sul fatto che si possa parlare di un nominativo appositivo o di un caso di sostituzione, bisogna cercare di stabilire se la frase sia affermativa o allocutiva.

Si è visto che non sempre è possibile arrivare a una tale conclusione, ma, a volte, la funzione dell’aggettivo si rivela di grande aiuto nell’interpretazione.

Il valore predicativo o attributivo di un aggettivo è determinabile, in ittita, a seconda della posizione all’interno della frase: generalmente l’aggettivo attributivo precede il nome, mentre il predicativo lo segue296.

294

Hahn (1950: 237).

295

Güterbock (1945: 253); Hahn (1950: 237).

296

Ci sono poi alcune eccezioni a tale tendenza generale: - il participio in funzione attributiva segue il nome;

- i quantificatori ḫūmant- and dapiant- (‘tutto’, ‘intero’) seguono, di norma, il nome cui si riferiscono;

- gli aggettivi attributivi in -want- possono sia precedere che seguire il nome. Per ulteriori approfondimenti ed esempi si veda Hoffner-Melchert (2008: 271-272).

Se l’aggettivo è attributivo, come nell’esempio 10, non è risolutivo nell’individuazione del tipo di frase; essa potrebbe essere concepita in entrambi i seguenti modi:

a) ‘tu, misericordioso dio del sole!’ (frase allocutiva); b) ‘tu (sei) il misericordioso dio del sole (frase affermativa).

Se invece l’aggettivo fosse stato predicativo, la frase avrebbe dovuto essere senza dubbio allocutiva, sia con il verbo, sia senza:

c) ‘tu, dio del sole, misericordioso!’; d) ‘tu sei misericordioso, dio del sole!’.

In casi del genere, dunque, la posizione dell’aggettivo rispetto al nome può essere fondamentale per l’individuazione del contesto, primo passo necessario per l’interpretazione successiva.

Malgrado le difficoltà nel riconoscerli, il nominativo pro vocativo e l’appositional direct

address sono, ad ogni modo, due fenomeni distinti: quest’ultimo presuppone un rapporto

di dipendenza tra due sintagmi, uno dei quali funge da apposizione dell’altro e mostra come, diversamente da altre lingue indoeuropee, in cui nei contesti allocutivi l’accordo con il sintagma reggente non è sistematico297, in ittita viene tendenzialmente rispettato, a prescindere dal fatto che i due sintagmi svolgano la stessa funzione sintattica o siano solamente coreferenziali.

297 Si confrontino, ad esempio le seguenti frasi del latino e del rumeno in cui non c’è accordo tra

SN coreferenziali ma con diversa funzione sintattica:

a) Te (ACC), Catilina (VOC), duci…oportebat (Cic. Cat. I, I, 2). ‘era necessario che tu, Catilina, fossi condannato a morte’.

4.5 Conclusioni

Anche in ittita sono riconoscibili forme distinte di nominativo e di vocativo in alcune classi flessionali; è dimostrato, inoltre, da numerosi esempi, che l’impiego del nominativo in contesti allocutivi risulta attestato in questa lingua.

Esprimersi sulle diverse tipologie di sostituzione, soprattutto sui casi di mancato accordo, è però più complesso a causa di alcuni ostacoli, quali i sumerogrammi non complementati e le frasi nominali, dalle molteplici possibilità di interpretazione.

In aggiunta, il frequente uso del costrutto appositivo limita necessariamente i casi di mancato accordo tra sintagmi coreferenziali coordinati per asindeto, oltre a non permettere di comprendere se, in contesti vocativali, un nominativo nel sintagma dipendente sia da intendersi o meno come un fenomeno di sostituzione.

Nonostante le difficoltà presentate dalla lingua ittita, si riscontrano, comunque, interessanti costruzioni peculiari: oltre al costrutto appositivo, vi è anche il cosiddetto

casus absolutus, che rivela l’impiego di una forma ancora meno marcata rispetto a quella

normalmente usata come default, per esprimere una funzione predicativa, non argomentale.

Capitolo 5.