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Il criterio del metus publicae potestatis.

Sommario: 1 Premessa 2 I criteri elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza per distinguere tra la fattispecie d

2. I criteri elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza per distinguere tra la fattispecie d

2.2 Il criterio del metus publicae potestatis.

Proprio per superare questi inconvenienti, parte della dottrina e della giurisprudenza prevalente, hanno individuato il discrimen tra concussione e corruzione nel c.d. metus publicae potestatis.

In base a tale criterio, la differenza tra i due reati risiede principalmente nella diversa posizione psicologica in cui trovano ad agire pubblico agente ed extraneus. E’ solo nella concussione, infatti, che il soggetto pubblico, essendo parte della pubblica amministrazione, è in grado di esercitare sul privato un condizionamento psicologico derivante dalla sua posizione

142 Meno nota, ma non meno degna di trattazione è la c.d. “teoria delle volontà” (A.

Spena, Il turpe mercato, cit., pg. 381 e ss.). Le critiche mosse al criterio dell’iniziativa hanno condotto la dottrina a spostare l’attenzione sulla volontà, elaborando la teoria in esame, secondo la quale la differenza tra concussione e corruzione risiederebbe nel fatto che solo nella seconda la volontà del privato può dirsi libera230.Va osservato, in ogni caso, che anche la teoria della volontà presenta diverse criticità: prima fra tutte, la visione assolutamente unilaterale che si rinviene nella pretesa di mettere fine alla “diatriba qualificatoria” tra concussione e

corruzione, basandosi esclusivamente sul comportamento del privato. Non è corretto ricostruire la responsabilità del pubblico agente, per concussione o per corruzione, quale mero riflesso di uno stato psichico del privato230. Se è vero, infatti, che ciascuno è penalmente responsabile delle proprie azioni, bisogna fare riferimento alla volontà di entrambi gli agenti del reato. (Cfr. Corte Cass., Sez. VI Pen., sentenza 19 gennaio 1998, n° 211708, secondo cui “in tema di distinzione tra i reati di

concussione e corruzione, elemento determinante è l’atteggiamento delle volontà rispettive del pubblico ufficiale e del privato e conseguentemente del tipo di rapporto che si instaura tra i due soggetti.”)

sovraordinata, riuscendo così ad incutere nel privato quel sentimento di soggezione, intimidazione e finanche timore di subire un danno ingiusto. Nel caso della corruzione invece i due protagonisti della vicenda si pongono su un piano di parità e concludono un vero e proprio patto finalizzato ad ottenere un risultato di reciproco vantaggio. Al riguardo è però necessaria una precisazione volta ad arginare l’eccessiva unilateralità del criterio in esame. È lecito alludere al metus quale situazione di condizionamento psicologico ingenerata nel privato, ma a condizione di tenere nel massimo conto che rileva non solo ciò che egli psicologicamente risente, ma anche ciò che il soggetto pubblico abusivamente compie nei suoi confronti. La circostanza che il privato rimanga psicologicamente scosso dalla richiesta del pubblico agente in sostanza non spiega ancora perché mai non gli si possa imputare come illecito il fatto di averla assecondata, né spiega per quale ragione al pubblico agente debba applicarsi la più grave pena di cui all’art. 317 c.p.143 . Il metus deve quindi essere

inteso come condizionamento della libertà morale del privato causato dall’abuso del funzionario. In caso contrario l’errore in cui si incorre consiste nel fondare la distinzione tra le due fattispecie di reato solo

143 Meno nota, ma non meno degna di trattazione è la c.d. “teoria delle volontà” (A.

Spena, Il turpe mercato, cit., pg. 381 e ss.). Le critiche mosse al criterio dell’iniziativa hanno condotto la dottrina a spostare l’attenzione sulla volontà, elaborando la teoria in esame, secondo la quale la differenza tra concussione e corruzione risiederebbe nel fatto che solo nella seconda la volontà del privato può dirsi libera230.Va osservato, in ogni caso, che anche la teoria della volontà presenta diverse criticità: prima fra tutte, la visione assolutamente unilaterale che si rinviene nella pretesa di mettere fine alla “diatriba qualificatoria” tra concussione e

corruzione, basandosi esclusivamente sul comportamento del privato. Non è corretto ricostruire la responsabilità del pubblico agente, per concussione o per corruzione, quale mero riflesso di uno stato psichico del privato230. Se è vero, infatti, che ciascuno è penalmente responsabile delle proprie azioni, bisogna fare riferimento alla volontà di entrambi gli agenti del reato. (Cfr. Corte Cass., Sez. VI Pen., sentenza 19 gennaio 1998, n° 211708, secondo cui “in tema di distinzione tra i reati di concussione e corruzione, elemento determinante è l’atteggiamento delle volontà rispettive del pubblico ufficiale e del privato e conseguentemente del tipo di rapporto che si instaura tra i due soggetti.”)

sulla descrizione dello stato psichico del privato, senza tenere nel debito conto il comportamento del pubblico agente. 144

Dunque solo nella concussione si perpetra un abuso ad opera del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, il quale costringe o induce alla illecita dazione. Nessun abuso si riscontra, invece, nella corruzione, dove le parti si determinano liberamente a commettere il reato. La struttura del delitto di concussione, in altre parole, si baserebbe su una sorta di evento implicito a carattere psicologico, causato dall’abuso dei poteri o della qualità del soggetto pubblico. Di conseguenza, si ribadisce, mentre nella corruzione privato e pubblica amministrazione agiscono su un piano di parità, nonché di libertà delle rispettive determinazioni, nella concussione si instaura tra le parti un rapporto asimmetrico, dove il pubblico agente si trova in una posizione di preminenza sul privato, essendo così in grado di condizionarne la volontà.

La Corte di Cassazione ha sempre mostrato una certa predilezione per il criterio del metus, prevedendo infatti che “ai fini della

individuazione degli elementi differenziali tra i reati di corruzione e di concussione, occorre avere riguardo al rapporto tra le volontà dei soggetti, che nella corruzione è paritario ed implica la libera convergenza delle medesime verso la realizzazione di un comune obiettivo illecito. Mentre nella concussione è caratterizzato dalla presenza di una volontà costrittiva o induttiva del pubblico ufficiale, condizionante la libera formazione di quella del privato, il quale si determina alla dazione, ovvero alla promessa, soggiacendo

144 F. Cingari, Il sistema dei delitti di corruzione, in F. Palazzo, Delitti contro la pubblica amministrazione, Napoli, 2011, pg. 190; T. Padovani, Il confine conteso. Metamorfosi e trasfigurazione. La nuova disciplina dei delitti di concussione e corruzione, in AP, n. 3, 2012, pg. 1311: “le due figure insistono l’una sull’altra e si sovrappongono come in un gioco di specchi. La scelta dell’una o dell’altra si riduce all’analisi di una condizione psicologica: metus succube da una parte, spontaneità partecipe dall’altra”; M. Romano, I Delitti contro la Pubblica Amministrazione. I delitti dei Pubblici Ufficiali, MILANO, 2013, pg. 161 e ss.

all’ingiusta pretesa del primo solo per evitare un pregiudizio maggiore”145 Ed ancora, “l’elemento distintivo del reato di

concussione rispetto a quello di corruzione non è tanto l’eventuale vantaggio che deriva al privato dalla accettazione della illecita proposta del pubblico ufficiale, quanto l’esistenza di una situazione idonea a determinare uno stato di soggezione psicologica del privato nei confronti del pubblico ufficiale, esercitata mediante l’abuso della sua qualità e dei suoi poteri”. Ciò che rileva, quindi, ai fini di una

corretta distinzione tra concussione e corruzione non è soltanto la situazione psicologica del privato, ma la condotta di oggettiva prevaricazione, sopraffazione o vessazione che il pubblico ufficiale pone in essere, al fine di premere ed incidere sulla volontà del privato, così da costringerlo o indurlo alla indebita dazione o promessa.