2. Il crowdfunding per il portico di San Luca
2.5. Il crowdfunding in campo artistico-culturale
Il macro-settore della cultura e della creatività è caratterizzato da un costante fabbisogno di finanziamenti, in un contesto dove il divario tra gli attori che lo compongono è molto ampio e dove si osserva una progressiva contrazione dei finanziamenti pubblici (D’Amato e Miconi, 2012). Si osserva una crescente concentrazione della produzione e della distribuzione nelle mani di un numero ristretto di grandi aziende multinazionali, specialmente in settori quali l’industria cinematografica e discografica, dominati dalle cosiddette major. Questo processo di concentrazione ha determinato sicuramente dei vantaggi per quanto riguarda il reperimento delle risorse necessarie per sostenere le nuove produzioni. Le grandi imprese sono infatti in grado di finanziare progetti originali e innovativi in virtù dei flussi di ricavi derivanti dalle hit, ovvero da quei prodotti che si sono già ampiamente affermati sul mercato, e che di conseguenza presentano meno rischi. Questa ristretta cerchia di colossi multinazionali si contrappone, o meglio si integra, ad un ampio sottobosco di imprese di piccole dimensioni, indipendenti, che allo stesso tempo collaborano e competono con le major per soddisfare segmenti di nicchia del mercato e per lanciare proposte innovative e alternative a quelle predominanti (Hesmondhalgh, 2015). Se dal piano delle organizzazioni di produzioni ci si sposta a quello degli artisti si osserva una dinamica del tutto analoga. Da un lato ci sono star di fama internazionale che non hanno problemi nel sostenere economicamente la propria arte, mentre dall’altro esiste una grande quantità di artisti e creativi, molti dei quali indipendenti o esordienti che si affacciano sul mercato, che faticano a trovare le risorse necessarie per finanziare le loro produzioni (Bricall, Matus e Sala, 2011).
Di conseguenza emerge la necessità di esplorare nuove forme e nuove modalità di reperimento delle risorse. In questo quadro si inserisce il crowdfunding, che nel settore delle produzioni artistiche e creative si è recentemente affermato come valido strumento di raccolta fondi. Grazie ad esso, un gran numero di progetti indipendenti e innovativi è riuscito a trovare spazio e autonomia al di fuori dei tradizionali circuiti dell’industria culturale. Come si è detto, il crowdfunding è particolarmente adatto per finanziare iniziative di carattere artistico e creativo,
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come la realizzazione di album musicali, produzioni cinematografiche o la pubblicazione di libri. Molto spesso i sostenitori che contribuiscono ottengono in cambio una ricompensa, che può consistere nel ricevere il prodotto in anteprima oppure in un riconoscimento speciale, come essere menzionato nei ringraziamenti (Bricall, Matus e Sala, 2011). In questo modo il crowdfunding diventa uno strumento capace di offrire un’alternativa alle modalità tradizionali di produzione e distribuzione nel campo delle arti, dei media e dell’editoria, favorendo l’autonomia creativa degli artisti (D’Amato e Miconi, 2012).
Tutto ciò determina un cambiamento di paradigma nel sistema di produzione della creatività. Il crowdfunding permette agli artisti di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza dover necessariamente passare attraverso la mediazione di editori, etichette discografiche e case di produzione cinematografiche, guadagnando maggiore indipendenza. Allo stesso tempo, il baricentro decisionale sull’allocazione delle risorse a disposizione degli artisti per produrre le loro opere si sposta verso il pubblico, che ha la possibilità di selezionare quali sono i progetti che più di altri meritano di vedere la luce (Bricall, Matus e Sala, 2011).
Un’altra declinazione del crowdfunding in ambito culturale consiste nel raccogliere fondi per finanziare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico. Come evidenzia Muñoz Bolaños (2015), il crowdfunding può essere un utile strumento per finanziare operazioni di restauro. Secondo l’UNESCO, il problema della tutela e della conservazione dei beni culturali
interessa in modo particolare le cosiddette source nations25 dell’Europa mediterranea,
soprattutto Italia, Spagna, Grecia e Portogallo (Muñoz Bolaños, 2015; Casini, 2016). Si tratta di paesi che detengono un gran numero di siti e beni di interesse artistico-culturale, che molto spesso rappresentano un fattore importante per attrarre flussi turistici in entrata, con la conseguente generazione di ricavi e sviluppo economico. Tuttavia, tali paesi stanno attraversando un periodo di seria difficoltà, che sta mettendo a serio rischio la loro capacità di mantenere un adeguato livello di tutela e conservazione del loro patrimonio. In quest’ottica il crowdfunding può rappresentare una possibile soluzione, andando a integrare, grazie a un gran numero di piccole donazioni, i pochi fondi che le pubbliche amministrazioni sono in grado di stanziare per queste finalità.
Sebbene si tratti di una modalità nuova di raccolta fondi, sono già numerosi i progetti di crowdfunding culturale che si sono conclusi con successo. Dai casi presi in considerazione
25 Con il termine source nations ci si riferisce a quei paesi in cui l’offerta di beni culturali supera la domanda, in
contrapposizione alle market nations, quali ad esempio i paesi scandinavi, dove avviene il contrario (Merryman, citato da Casini, 2016).
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emerge come siano due le principali finalità che animano i progetti di crowdfunding nel campo dei beni culturali: da un lato le acquisizioni, dall’altro la conservazione e il restauro di monumenti e opere d’arte.
Tra le istituzioni artistiche di maggior prestigio a livello mondiale, il Museo del Louvre è stata una delle prime a riconoscere e a saper sfruttare le potenzialità del crowdfunding, come dimostrano alcuni episodi che hanno attirato l’attenzione dei media e degli accademici. Nel 2009 un collezionista privato parigino richiese al Governo francese il certificato di esportazione per Le Tre Grazie, dipinto realizzato dal pittore del rinascimento tedesco Lucas Cranach nel 1531. Valutata l’importanza storico-artistica dell’opera, il Governo decise di bloccare il certificato, dando avvio a un periodo di 30 mesi durante i quali raccogliere i 4 milioni di euro necessari per l’acquisizione dell’opera da parte del Louvre, per conto dello Stato francese. Nei primi mesi vennero raccolti 3 milioni, principalmente attraverso l’impiego di fondi governativi destinati alle acquisizioni e di finanziamenti privati derivanti da sponsorizzazioni. Per ottenere l’ultimo milione rimanente, il Museo decise di adottare una modalità diversa, lanciando la campagna di crowdfunding “Tous Mécènes”. Nel giro di un solo mese l’obiettivo venne raggiunto. Una volta concluso il progetto, il dipinto fu immediatamente esposto all’interno delle collezioni museali e, in segno di gratitudine nei confronti dei 7.200 sostenitori, furono installate all’interno del museo delle targhe contenenti i loro nomi (Gasperini, 2013; Anberrée et al., 2015). Negli anni seguenti il Louvre ha utilizzato nuovamente il crowdfunding per finanziare altri progetti, come l’acquisizione di alcuni pezzi appartenenti alla Discesa dalla Croce, gruppo di sculture gotiche in avorio risalente al XIII secolo. La campagna ebbe luogo nel 2013, sempre attraverso la già consolidata formula “Tous Mécènes”, e si concluse con la raccolta di 2,6 milioni di euro, che furono impiegati per finanziare l’acquisizione dei pezzi mancanti (Travallaee, 2014).
Il Louvre non è stato certo l’unico museo ad aver adottato il crowdfunding. Esemplare è il caso dell’Amsterdams Historisch Museum, che ha promosso una campagna collettiva di raccolta fondi per finanziare il restauro del quadro De Intocht van Napoleon te Amsterdam, dipinto nel 1813 dal pittore fiammingo Matthieu van Bree. Essendo rimasto per anni arrotolato e chiuso all’interno di un deposito, il dipinto risultava fortemente danneggiato. Per garantirne il restauro, il museo diede vita a una campagna di crowdfunding che permetteva ai sostenitori di restaurare ciascun centimetro quadrato della tela con una donazione di € 10. La formula ebbe grande successo: l’obiettivo iniziale di raccogliere € 42.600 venne ampiamente superato, fino ad arrivare a una cifra finale di € 51.349 raccolti. Analogamente a “Un passo per San Luca”, anche in questo caso le operazioni di restauro avvennero in maniera trasparente e aperta al pubblico,
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consentendo a chiunque di assistere ai lavori (Muñoz Bolaños, 2015). Molto simile al caso delle
Tre Grazie è stato invece il progetto dell’Ashmolean Museum di Oxford. Per scongiurare il
rischio che il Ritratto della signora Claus, dipinto dal pittore impressionista Edouard Manet, uscisse dai confini del Regno Unito, il museo diede avvio a una campagna di crowdfunding che nel giro di 8 mesi permise di raccogliere ben 10,3 milioni di euro necessari per acquistarlo (Muñoz Bolaños, 2015).
In Italia uno dei pionieri nell’adozione di questa tecnica di raccolta fondi è stato il Museo di Palazzo Madama di Torino, che nel 2013 ha avviato una campagna Acquista con noi un pezzo
di storia per finanziare l’acquisizione di un servizio da tè in porcellana di Meissen del XVIII
secolo, appartenuto alla famiglia torinese Taparelli d’Azeglio. Partendo da un obiettivo di € 80.000, il museo è riuscito a raccoglierne 92.200 grazie al contributo di 1.591 sostenitori (Barollo e Castrataro, 2013; Gasperini, 2013; Trivellin, 2014). Un altro caso interessante è stato quello della Galleria Estense di Modena, che nel 2013 ha scelto il crowdfunding per raccogliere le risorse necessarie alla costruzione di un nuovo basamento antisismico per il Busto di
Francesco I d’Este. Il capolavoro, realizzato da Gian Lorenzo Bernini, era rimasto chiuso a
seguito del terremoto che aveva colpito l’Emilia-Romagna l’anno precedente, ma, grazie a una duplice campagna di raccolta fondi condotta simultaneamente in Italia e negli Stati Uniti, è potuta essere nuovamente esposta al pubblico (Casciu, 2013; Gasperini, 2013; Leone, 2014). Dai casi presi in esame il crowdfunding appare uno strumento particolarmente adatto per cause che interessano un simbolo che riveste grande importanza per i cittadini. In ambito culturale questa dinamica si concretizza spesso in progetti finalizzati al restauro di monumenti celebri o all’acquisizione di opere d’arte di grande valore. Secondo Anberrée et al. (2015) il caso delle
Tre Grazie di Cranach è esemplare di come il successo di iniziative di questo tipo sia dovuto al
desiderio dei sostenitori di entrare a far parte di una comunità riunita intorno ad un’opera. Allo stesso tempo, il crowdfunding si presta anche a valutare il grado di interesse che beni e oggetti culturali riscuotono presso i fruitori. In questo senso, il crowdfunding potrebbe essere impiegato come strumento per ricavare una misura quantitativa del valore percepito di un prodotto culturale da parte del pubblico.