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Il dibattito sull’importanza del dissenso

Il XII congresso nazionale del Partito Comunista Italiano rappresenta un ulteriore momento di svolta imprescindibile per comprendere la parabola storica de Il

Manifesto. L’assise si svolge a Bologna dall’8 al 15 Febbraio 1969, in un frangente

di profonde tensioni internazionali e di crisi politica e sociale per l'Italia. Sul piano nazionale, i delegati affrontano il problema del fallimento conclamato del centrosinistra, che aveva portato ad acuire le diseguaglianze economiche del Paese, disattendendo quell’opera di riforma e di programmazione che era iniziata con in piani Giolitti e Pieraccini. Inoltre, il partito è chiamato a trovare risposte adeguate alle nuove spinte sociali, che arrivavano sia dal movimento studentesco, sia dalle lotte

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operaie, che si facevano progressivamente più forti ed unitarie. La strategia politica individuata, intorno alla quale vengono definiti gli obiettivi di azione del partito, fa perno, da una parte, su una nuova strategia di alleanza delle forze democratiche laiche e cattoliche, dall'altra, sull’attuazione di riforme antimonopolistiche e antiautoritarie, in alternativa a quelle promosse dal centrosinistra.

I grandi temi internazionali, affrontati nel corso del Congresso, hanno due riferimenti precisi: il Vietnam e la crisi cecoslovacca. In particolare, il tentativo, operato da Dubcek, di liberalizzare la società cecoslovacca evitando rotture drastiche con l'Unione Sovietica, per evitare crisi politiche come quella del 1956, giunge ad un epilogo negativo 20 agosto 1969, quando le truppe del Patto di Varsavia invadono il paese con i propri carri armati. La primavera di Praga pone nuovamente in discussione il problema dell'unità del movimento comunista internazionale e, soprattutto, della possibilità di esprimere un dissenso politico rispetto a Mosca. Il Partito Comunista Italiano, dopo un lungo e controverso dibattito che si articola in tutte le sezioni e le federazioni del territorio nazionale, giunge ad esprimere una posizione di esplicita condanna politica nei confronti dell'occupazione militare di Praga. La rivendicazione dell’autonomia di giudizio, si accompagna al riconoscimento, sulla base del pensiero di Palmiro Togliatti, del valore delle ricerche originali nella costruzione del socialismo e dell'indipendenza di ciascuna delle sezioni che formavano il movimento comunista internazionale. La formula “dell'unità nella diversità”, tuttavia, pur delineando una nuova concezione dell’internazionalismo, “non più venato di elementi mitici, ma affidato alla capacità critica e al rigore rivoluzionario”25, come lo definisce Enrico Berlinguer nelle conclusioni del suo intervento, non pone tuttavia in discussione i rapporti con il partito comunista sovietico. Nonostante l'ampia condivisione della linea formulata, il dibattito registra le voci di dissenso da parte di alcuni membri del Comitato Centrale. Si tratta di Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Luigi Pintor, e Massimo Caprara, i quali non solo esprimono posizioni di netto antisovietismo, ma rigettano anche l'ipotesi di

25 D.PUGLIESE,O.PUGLIESE, Da Gramsci a Berlinguer, La via italiana al socialismo attraverso i congressi del Partito Comunista Italiano, Intervento di Pietro Ingrao, Edizioni del Calendario, Venezia, 1985, pp. 211 e seg.

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costruzione di una nuova maggioranza parlamentare, dal momento che essi considerano che sia giunto il momento di fondare un’alternativa radicale al sistema attraverso l'egemonia della classe operaia. Inoltre, essi reclamano con forza un maggiore grado di democrazia all’interno del partito: proprio la questione del dissenso, ovvero della possibilità di manifestare il proprio disaccordo oppure la propria opposizione nei confronti dell’orientamento politico del partito, diventa il terreno di discussione principale che oppone i dissidenti alla dirigenza del Pci. “Il dado era tratto”26, scrive Rossanda nel ricordare i giorni di Bologna, i primi in cui ha l’assoluta certezza che la segreteria del partito fosse in errore. Si erano divisi i compiti programmando gli interventi per l’assise congressuale: Luigi Pintor si sarebbe occupato di denunciare l’immobilismo e l’autoritarismo del partito, a Natoli spettava la critica al moderatismo nella conduzione delle lotte sociali, mentre Rossanda serba per sé l’attacco sul legame con l’Urss.

Fui la prima di noi che salì al microfono ed esordii “Siamo qui riuniti mentre l’esercito di un paese che si dice socialista sta occupando un altro paese socialista”, e zac, tutta la delegazione sovietica, guidata da Ponomariov che aveva messo piede più di una volta nella mia casa di Milano, si alzò e uscì. La seguirono tutte le altre, salvo quella vietnamita – cosa cui demmo grandissimi significati finché non fu appurato che avevano un guasto alla traduzione simultanea. Dalla presidenza il silenzio fu glaciale, dalla sala venne un’ovazione.27

Nel proprio intervento, Rossanda analizza la situazione del campo comunista a livello internazionale a partire dal XX congresso, denunciando sia le divisioni esistenti tra i diversi paesi, sia il totale controllo operato dall’Unione Sovietica nei confronti dell’area di influenza socialista:

Il XX congresso (…) è andato verso la diversificazione dei redditi, la privatizzazione dei consumi, l’accentuazione degli stimoli materiali e dei modelli di vita mutuati dall’Occidente, e ha così impresso un’oscillazione permanente fra centralizzazione ed economica di mercato, burocrazia e tecnocrazia. Di qui (…) la crisi di crescita e gli squilibri interni del campo socialista; di qui la fragilità e i ritorni all’indietro dei timidi processi di liberalizzazione. La democrazia diventa possibile, l’autoritarismo e la censura perdono il loro senso, e questa era la verità del nuovo corso cecoslovacco, quando le masse proletarie e gli intellettuali tornano a mobilitarsi e a politicizzarsi, quando insomma la libertà politica trova la sua garanzia di classe nei

26R.ROSSANDA, La ragazza del secolo scorso, cit., p.368.

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processi reali. Se questo è il nodo da risolvere, ne deriva che la stabilità del campo si realizzerà soltanto quando sia trovata un’uscita dai limiti delle società staliniane, non solo in un ritorno alla legalità o in una liberalizzazione dei modi di vita, ma in una generale processo di unificazione sociale e liberazione delle forze produttive, che ponga già nel cuore della fase socialista il problema del comunismo. Questa non è un’utopia, non è una fuga in avanti, è una precisa scelta politica del presente. Questo è del resto il senso in cui, ancora se mai con limiti oggettivi e soggettivi, si muove la rivoluzione culturale cinese.28

Luigi Pintor, che denuncia il fallimento delle riforme di struttura invocate dal Pci e la necessità di un nuovo programma politico fondato sulla “saldatura piena tra lotta operaia e lotta studentesca”29, giungendo a costruire “un tessuto di democrazia operaia di base, di tipo consiliare”.30 Aldo Natoli interviene il quarto giorno del congresso, sottolineando l’isolamento politico del partito e l’attenuazione del carattere eversivo della strategia delle riforme di struttura, che avevano impedito di comprendere come fosse in atto “una fase di acutizzazione della lotta di classe, in cui l’alto grado di coscienza e il livello avanzato delle lotte di grandi masse pongono ormai all’ordine del giorno problemi non solo rivendicativi, ma di trasformazioni strutturali del potere statale”.31

Le reazioni da parte della dirigenza del Pci sono molto articolate e, al fine di comprendere le dinamiche in atto all’interno del partito, vale sicuramente la pena soffermarsi sulle repliche di Pietro Ingrao e di Enrico Berlinguer. L’intervento del primo, nel quale si respingono le accuse mosse da Pintor, non lascia dubbi: Ingrao è vicino alle posizioni della maggioranza e si muove in un’ottica di confronto interno, lasciando scoperta, dal punto di vista della paternità politica, l’iniziativa dei futuri dirigenti de Il Manifesto. Per quanto riguarda l’intervento di Berlinguer, concordo con la lettura offerta da Antonio Lenzi32, il quale riscontra nelle parole del segretario

28 Intervento di R.ROSSANDA, XII congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, Editori Riuniti, Roma, 1969, pp. 422-426

29 Intervento di L.PINTOR, XII congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, cit., p. 77.

30 Ibidem.

31 Intervento di A. Natoli, XII congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, cit., pp.305-308. 32 A.LENZI, Il Manifesto tra dissenso e disciplina di partito, origine e sviluppo di un gruppo politico nel Pci, cit.

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un tentativo di compromesso tra le diverse anime del partito. Pur respingendo le accuse di autoritarismo e di aver assunto una posizione eccessivamente conciliante nei confronti dell’Unione Sovietica, Berlinguer apre ai dissidenti, ammettendo l’esistenza di “un travaglio che ha le sue radici tanto in contraddizioni e difficoltà oggettive nel mondo socialità, quando in errori”.33 La volontà di dialogo dimostrata dal vicesegretario, che “raccolse di passaggio più di un problema che avevamo sollevato, salvo quello dell’Urss”34, unitamente al forte senso di appartenenza che legava Natoli e gli altri al partito, motiva la decisione di rispondere positivamente al tentativo di conciliazione. Rossanda presenta un ordine del giorno, che viene votato all’unanimità al primo punto e con pochissimi voti contrari o di astensione a quelli successivi, sul quale spera di trovare un terreno di confronto con la segreteria.

L’attento ascolto delle conclusioni del compagno Berlinguer mi induce ora a chiedere alla presidenza di acquisire questo emendamento agli atti del congresso e non metterlo alla votazione, giacché la sua analisi mi sembra allargare ulteriormente un terreno fecondo di discussione e di riflessione anche per me stessa, che non è il caso di irrigidire, mi sembra, anche solo attraverso una contrapposizione di voto. Con lo stesso spirito intendo dichiarare che voterò il primo paragrafo della mozione e mi asterrò sul resto.35

Tuttavia, la rielezione di Natoli, Rossanda, Pintor e Massimo Caprara nel Comitato Centrale non è affatto scontata. Sono in molti ad opporsi. Armando Cossutta, nel presentare la lista di nomi che compongono il nuovo Comitato Centrale, dedica un passaggio molto significativo - soprattutto in considerazione della discussione che, da lì a qualche mese, si sarebbe aperta all’interno del partito - in merito alla libertà di opinione e all’espressione del dissenso interno.

Ogni compagno è libero di esprimere, nelle giuste sedi e occasioni, le sue opinioni politiche; è libero di farlo, innanzitutto, nel corso del dibattito congressuale, e non può essere né escluso né incluso tra i candidati al CC

33 Intervento di E.BERLINGUER, XII congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, cit., pp.749- 751.

34 R.ROSSANDA, La ragazza del secolo scorso, cit., p.369.

35 Mozione politica presentata da R.ROSSANDA, XII congresso del Partito Comunista Italiano. Atti e risoluzioni, cit. p. 791-792.

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e alla CCC per il solo fatto di aver dissentito. Ma all’indomani del congresso, è necessario che tutti i compagni partecipino lealmente all’applicazione e allo sviluppo della linea che è stata qui approvata.36