LA TUTELA DEI DIRITTI IDENTITARI NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE SUPREMA CANADESE
5. Il Loyola case: laicità e pluralismo religioso
multiculturalismo alla mera discriminazione.
5. Il Loyola case: laicità e pluralismo religioso
I rilievi relativi a questo caso non nascono dall’interpretazione di una sentenza della Corte Suprema canadese, che, a tutt’oggi, le parti in causa e le voci più autorevoli del dibattito in materia di libertà religiosa sviluppatosi in Québec attendono, ma sono il frutto della problematizzazione delle prospettive presentate nel corso di tre giornate di studio sulla diversità religiosa organizzate dalla Facoltà di giurisprudenza della McGill University e dal Loyola
Institute, tenutesi a Montréal il 3, il 4 e il 5 ottobre del 2013322.
Per espressa disposizione costituzionale, gli stati canadesi possono supportare con fondi pubblici le "private denominational schools"323. Nel quadro di un
complessivo intento legislativo di “deconfessionalizzazione” del Québec, il Ministro dell’Istruzione ha introdotto nel regolamento di esecuzione della Legge in materia di istruzione una modifica tesa ad introdurre nel programma curriculare del primo biennio di scuola secondaria superiore, un insegnamento obbligatorio denominato “Ethique et Culture Religieuse”. Secondo i fini del programma ministeriale, la previsione di tale disciplina ha l'obiettivo di affermare la neutralità delle istituzioni scolastiche e di promuovere il benessere comune e il dialogo e, dunque, deve avere portata generale, estendendosi anche alle scuole di orientamento confessionale. Il 7 agosto del 2007, il Loyola High
School chiede al Ministro un’esenzione dall’applicazione dell’art. 22 del Règlement d’application de la Loi sur l’enseignement privé, ovvero chiede di non
attuare il Programme ÉCR, ma la domanda viene rigettata. Il 21 agosto del 2007 l’istituto gesuita reitera la richiesta di esonero attenendosi con maggiore aderenza al disposto della norma e proponendo un programma di insegnamento della materia “Ethique et Culture Religieuse” di carattere
322 Religious Freedom in Education, A Pluralism, Religion & Public Policy Symposium, McGill University, Montréal, Québec, October 3rd-‐5th, 2013.
323 “Nothing in this Charter abrogates or derogates from any rights or privileges guaranteed by or under the Constitution of Canada in respect of denominational, separate or dissentient schools”, s. 29, Canadian Charter of Rights and Freedoms.
“alternativo” ma inclusivo della prospettiva cattolica. Essendo di nuovo respinta l’esenzione, il Loyola High School, e Zucchi, padre di un allievo dell’istituto, adiscono la Cour Superière di Montréal, deducendo la violazione del diritto di libertà religiosa previsto dall’art. 3 della Carta dei diritti e delle libertà del Québec e dall’art. 2 della Carta Canadese. Secondo il giudice di primo grado, la controversia involge una disamina di carattere amministrativo ma anche un’analisi costituzionale che si radica nell’integrazione della violazione del diritto religioso. Riconoscendo la tesi difensiva di Loyola e Zucchi, la Corte sostiene che la valutazione dell’equipollenza tra il programma ministeriale e la proposta di variazione dell’insegnamento curriculare, avanzata dall’istituto confessionale, non spettava al Ministro e, che quindi, si configura un vizio derivante dal difetto nell’attività di controllo dell’organo amministrativo. Tuttavia, in conformità con l’orientamento seguito da Cherron in Multani, il giudice di primo grado ritiene che la dimensione costituzionale della controversia prevalga su quella amministrativa. In questa direzione, nel solco della prospettiva del Chief Justice, cita l’interpretazione dicksoniana dell’art. 1 della Canadian Charter, con il risultato che il ragionamento giudiziale sviluppato nella pronuncia sfocia nell’equiparazione del divieto assoluto del porto del kirpan affermato dalla Commission Scolaire de Marguerite Bourgeoys al provvedimento di diniego dell’esenzione emesso dal Ministro dell’Istruzione. Per il giudice di prime cure, tanto la prospettiva del diritto amministrativo che quella del diritto costituzionale consentono di affermare che vi è stata una violazione del diritto di libertà religiosa ai danni del Loyola High School e di Zucchi.
La Corte d’Appello del Québec capovolge la pronuncia accogliendo la tesi del Procuratore Generale che si incentra sulla validità del provvedimento ministeriale, sostenuta nel quadro dell’esercizio legittimo di un potere discrezionale non vincolato dal potere legislativo. L’orientamento del giudice di seconda istanza è molto chiaro nel ricalcare alcuni dei presupposti della posizione di Deschamps e di Abella in Multani circa l’ineliminabilità di un inquadramento della vicenda nei termini del diritto amministrativo ma, probabilmente in ragione della totale adesione a quell’opinione giudiziale, risulta meno nitido nell’escludere che vi sia stata una violazione del diritto
costituzionalmente garantito. La Corte d’Appello destituisce di rilevanza la questione sollevata dal Procuratore generale circa il difetto di legittimazione a costituirsi in giudizio del Loyola High School in qualità di persona morale, non prende in considerazione il profilo relativo alla sincerity of belief per giungere ad affermare che, se una violazione della libertà religiosa dei convenuti è stata integrata, l’infringment è sicuramente ascrivibile alla categoria del “trivial
impairment”.
Guardando al tenore e ai presupposti delle sentenze emesse dalle giurisdizioni inferiori non si può escludere che la Corte Suprema canadese si pronunci replicando Multani, ma più di ogni previsione di stampo meramente probabilistico può essere utile un riferimento agli ultimi orientamenti anti-‐ multiculturali che hanno preso corpo in Québec nell’anno 2013. La “neutralità” che compare nel programma ministeriale istitutivo dell’insegnamento di
Ethique et Culture Religieuse rischia di essere evocativa di una laicità di stampo
separatista o maggioritario, in quanto potrebbe assumere la veste della stessa neutralità che il Parti Québécois ha inteso rivendicare con la famosa Secular
Charter, divenuta l’8 novembre 2013 da mera “proposal” il cosiddetto "Bill" 60,
un disegno di legge che, per alcune categorie di dipendenti pubblici, prevedeva il divieto di indossare simboli religiosi324. Come si vedrà specificamente nella
terza parte del presente lavoro, l'iniziativa dei péquistes cade il 7 aprile 2014, dopo quattro mesi di dibattiti parlamentari. Invero, i due profili di “neutralità”, potrebbero sembrare totalmente eterogenei ma, avendo riguardo alla giurisprudenza canadese in materia di diversità religiosa fin qui ricostruita, non si può fare a meno di notare che la tutela del pluralismo religioso, anche a prezzo di un’impropria culturalizzazione del diritto religioso, si è sempre legata al carattere democratico e multiculturale dell’ordinamento, non al suo carattere neutrale. Il legislatore québecois ha sicuramente agito nel quadro del ridimensionamento dell’orientamento confessionale nel settore dell’istruzione, ma ci si può chiedere se l’istanza di deconfessionalizzazione non sia funzionale
324 "In the exercise of their functions, personnel members of public bodies must not wear objects such as headgear, clothing, jewelry or other adornments which, by their conspicuos nature, overtly indicate a religious affiliation", art. 5, Bill 60, National Assembly, "Charter
affirming the values of State secularism and religious neutrality and of equality between women and men, and providing a framework for accomodation requests", Quebec Official Publisher,
a promuovere un’idea di neutralità delle istituzioni scolastiche rispetto alla religione che gradualmente si possa giungere a pretendere dai fruitori o dai rappresentanti delle istituzioni. Sabato 4 ottobre 2013 a sostenere le ragioni del Loyola High School, non vi era soltanto il direttore Paul Donovan, ma anche autorevoli docenti della McGill University, gli stessi che nell’agosto 2013 avevano sottoscritto un “exemption” per prendere le distanze dalla Charte des
valeurs e per opporsi alla sua conversione in legge. Come si evidenzierà in
seguito, il tessuto multiculturale della società québécoise ha offerto una forte resistenza al Bill 60 e alla vacuità dei suoi presupposti. Nel seno della prospettiva del nostro ordinamento, è molto difficile rigettare il presupposto ideale che sottostà all’introduzione nella scuola pubblica di un insegnamento che non mira ad impartire dogmi o ad imporre un orientamento confessionale, ma che è volto ad affermare una prospettiva etica o filosofica della materia religiosa. Tuttavia, occorre domandarsi se l’estensione di tale previsione a istituti nei quali l’orientamento religioso costituisce l’indirizzo della formazione scolastica sia compatibile con la scelta degli studenti o dei genitori degli studenti. Parimenti ci si può interrogare sulla possibilità che l’esclusione di una prospettiva confessionale sull’ÉCR possa sovrastare sull’orientamento confessionale complessivo. Per dirla con le parole del giudice di primo grado, in un emblematico capovolgimento di ruoli, l’ordinamento québecois rischia di impersonare la Chiesa che costringe Galileo ad abiurare le sue teorie eliocentriche.