LA TUTELA DEI DIRITTI IDENTITARI NELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE SUPREMA CANADESE
1. Big M Drug Mart Ltd e la prospettiva tocquevilliana della Corte Suprema Canadese
1.1. Il superamento del “legalismo tabulare” come premessa dell’assessment diversity
Il ridimensionamento dell’istanza legislativa si coniuga ad una vera e propria prospettiva filosofica dell’interpretazione giudiziale della Corte che, in senso poundiano, travolge il tenore fonografico dell’approccio giurisprudenziale precedente e pone i fondamenti per l’attuazione di una concezione non meramente procedurale del rule of law. Oltre ad Hunter v. Southam e Oakes, la geografia della giurisprudenza anti-‐legalistica può essere tracciata a partire
257 Ibidem, p. 355.
258 Secondo Roscoe Pound, è essenziale opporre una giurisprudenza dei risultati (Wirchlichkeitjurisprudenz) ad una giurisprudenza dei concetti (Begriffsjurisprudenz), il filosofo giusrealista fa risalire la matrice teorica di tale distinzione a Jhering.
259 R. Pound, Mechanical Jurisprudence, in “Columbia Law Review”, 8, 1908, tr.it., Giurisprudenza
meccanica in Il diritto come profezia, Il realismo americano: antologia di scritti, S. Castiglione, C.
dalla pronuncia Morgentaler II e attraverso l’esegesi delle discontinuità presenti tra questa decisione e Morgentaler I. Anche in questo caso, sebbene l’oggetto del procedimento, per certi aspetti, sia estrinseco rispetto al tema dell’assessment diversity, la decisione dà il polso della funzione pivotale assunta dalla Corte Suprema canadese nella tutela di diritti soggettivi e nel dispiegamento della loro effettiva costituzionalizzazione.
Morgentaler era un medico che, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso aveva pubblicamente dichiarato di aver praticato 5000 aborti nella convinzione che la possibilità di accedere a tale soluzione in forma medicalizzata, senza rischi per la salute della donna, integrasse un diritto ascrivibile alla previsione costituzionale stabilita dall’art. 7 della Canadian Charter. In ragione di tale condotta, il professionista era stato condannato a diciotto mesi di reclusione per la violazione dell’art. 251 del codice penale canadese che incriminava l’aborto effettuato in violazione dei prescritti parametri procedimentali. Tra questi, figuravano l’approvazione della richiesta di sottoporsi ad un intervento abortivo da parte della “therapeutic abortion committee”, il conseguente rilascio da parte di tale organo di un certificato nel quale veniva attestato che la prosecuzione della gravidanza costituiva un pericolo per la vita o per la salute della donna, nondimeno, la condizione costituita dal ricovero in strutture ospedaliere accreditate dal Canadian Council on Hospital Accreditation e approvate dal Ministero della salute di ciascuno stato. L’esperimento di tale procedura, tuttavia, era di per sé molto rischioso, in quanto comportava una tempistica che, spesso, finiva per sopravanzavare i primi tre mesi di gravidanza. Gli elementi di fatto del primo e del secondo Morgentaler sono pressoché assimilabili ma il segno, il tempo di elaborazione e il tenore delle due decisioni sono completamente diversi. Opposto è anche l’orientamento di Dickson che, nel 1976, era membro della Corte e, nel 1988, da Chief Justice, consegna la Corte Suprema canadese al ruolo di maggiore istituzione del paese. In Morgentaler I, il giudice, nella fase prodromica alla formulazione del suo giudizio, scriveva:
“Rifiuto di riconoscere ogni principio di diritto che possa consentire ad una persona di violare la legge perché nella sua prospettiva la legge è entrata in conflitto con qualche valore sociale più alto (…). Ogni sistema giudiziale razionale che sia degno di questo nome deve operare con un corpo di regole determinate o determinabili. Così, quando il Parlamento, il braccio legislativo, ha chiaramente emanato e approvato la legge, ritengo che sia opera delle Corti dare
effetto alla volontà del corpo legislativo, in modo da non frustrare quella volontà con il facile riconoscimento di istanze soggettivistiche che nascono da una concezione antagonistica dei bisogni sociali”260.
Nel quadro di questa prospettiva, Dickson si pronuncia contro l’assoluzione di Morgentaler, riflettendo una concezione diversa dal giudice Bora Laskin che riteneva spettasse alle Corti il bilanciamento tra gli interessi in conflitto, entro una logica opposta alla cristallizzazione legislativa della prevalenza del fine politico sulla tutela effettiva dei diritti soggettivi. La Corte Suprema canadese, nel primo Morgentaler e per il Dickson ‘normativista’ non era stata affatto chiamata a decidere, o anche ad intervenire, sulle questioni sollevate dall’acceso e continuo dibattito pubblico sull’aborto. Nel 1986, gli avvocati del medico confidano nell’assoluzione del loro assistito, dal momento che le Corti hanno ricevuto il mandato costituzionale di tutelare i diritti e le libertà fondamentali261. Nell’orizzonte teorico della decisione, si stagliano gli opposti
orientamenti di Bertha Wilson, il primo giudice donna della Corte Suprema, che sostiene che la legge sull’aborto del 1967 non costituisca uno strumento di tutela per le donne, e di McIntyre che, nel corso di tutto il suo mandato, promuove i canoni del formalismo giuridico e, in questa fase, si oppone ad un interpretazione evolutiva orientata a valorizzare la portata del processo di costituzionalizzazione dei diritti. Ancora oggi, alcuni celebri incisi del giudice ‘montesquieiano’ vengono citati nei contesti accademici canadesi a testimonianza della distanza che separa la visione normativista delle istituzioni giudiziarie da un assetto nel quale tutti i lettori dei quotidiani nazionali fruiscono dei testi delle sentenze garantiste della Corte Suprema. “Le Corti devono confinare loro stesse ai valori democratici così come sono chiaramente rinvenibili ed espressi nella Carta e limitarsi dall’imporre o creare valori che non hanno fondazione costituzionale”262. Si può ritenere che “per assenza di
fondazione costituzionale”, verosimilmente McIntyre intenda “assenza di
260 “Dickson draft judgement”, vol. 11, file 21 cit. in R. J. Sharpe, K. Roach, Brian Dickson, A
Judge’s Journey, cit., p. 11.
261 Si richiama di nuovo il testo dell’art. 24 della Carta, ma questa volta nella versione inglese originale: “Anyone whose rights or freedoms, as guaranteed by this Charter, have been infringed or denied may apply to a court of competent jurisdiction to obtain such remedy as the court considers appropriate and just in circumstances”, art. 24, Carta canadese dei diritti e delle libertà, 1982.
fondazione legislativa”, giacchè la sua opinion si pone in palese contrasto con la
Canadian Charter.
Relativamente alla gravosità del meccanismo procedurale previsto dalla legge sull’aborto, in Morgentaler II, Dickson afferma:
“Sebbene il mandato conferito alle Corti dalla Carta, generalmente parlando, non autorizzi il potere giudiziario a costituire rimedi per le inefficienze amministrative, quando un diritto fondamentale come la sicurezza della persona è stato violato dalle procedure e dalle istituzioni amministrative previste dalla legge stessa, le Corti hanno il potere di agire”263.
Viene riproposto l’orientamento garantistico di Big M Mart Drug Ltd che, nella valutazione della costituzionalità della legge, come si è visto, aveva privilegiato il profilo degli effetti sul fine perseguito dalla norma, affermandosi che “l’art. 251 è una legge che obbliga le donne a portare avanti una gravidanza contrariamente alle loro priorità e alle loro aspirazioni e che impone delle dilazioni considerevoli causative di crescenti traumi fisici e psicologici nelle gestanti, la cui condotta rientra nei criteri fissati”264. Si conclude che la
procedura prevista dalla legge ha violato sia la sicurezza della persona che i principi di giustizia fondamentale, e che, pertanto, deve essere abolita. I difetti procedurali della norma, in quanto incostituzionali, non potevano essere salvaguardati. “All or nothing”, e la Corte, dopo quindici mesi, si pronuncia “per il niente”, abrogando la legislazione federale in tema di aborto. E’ interessante notare che anche in questa decisione, a sostegno dell’incostituzionalità della legge, la difesa di Morgentaler invochi il parametro interpretativo della multiculturalità previsto dall’art. 27 Cost. L’art. 28 della Canadian Charter, come si è visto, fuori da ogni ridondanza rispetto alla previsione dell’art. 15, afferma l'eguaglianza sostanziale con riguardo al sesso, configurando una tutela costituzionale che ha il merito di anestetizzare l’interpretazione dell’istanza multiculturalista come veicolo di regresso rispetto al principio della parità di genere. L’ascrizione della difformità costituzionale della legge sull’aborto rispetto all’art. 7 della Carta entro il raggio di operatività dell’art. 27, in termini epistemologici, assume il carattere di un’evidente forzatura, ma è emblematica del fatto che il processo di superamento dell’istanza normativistica segna un
263 Ibidem, p. 62.
transito nell’ordinamento non soltanto per ciò che concerne l’accomodating
diversity, ma anche in relazione alla dimensione di effettività dell’uguaglianza di
genere. Infatti, il secondo Morgentaler si pone finalmente in continuità con il
Report della Commissione federale sulla condizione delle donne265, e nel
quadro della Canadian Charter, spazza orientamenti come quello promosso in
Bliss v. A.G. Canada. In questa pronuncia, la Corte Suprema canadese aveva
improvvidamente sostenuto una fondazione giusnaturalistica della disuguaglianza di genere affermando che il diniego dell’indennità di disoccupazione nei confronti delle donne incinte non equivalesse ad una discriminazione sessuale sulla base dell'argomento per cui ogni ineguaglianza in questo ambito non sarebbe creata dal legislatore ma dalla natura266.
L’oscillazione tra giusnaturalismo e normativismo configura una cornice teorica che, alla prova dei fatti, è risultata inefficace nella garanzia dell’uguaglianza sostanziale sia con riferimento al genere che in relazione al fattore culturale.
2. L’effetto garantistico dell’interpretazione soggettivistica del diritto di