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Il mercato del lavoro

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 76-79)

2. il grado di specializzazione delle industrie rispetto al contesto nazionale

2.2. Scenario economico nazionale

2.2.4. Il mercato del lavoro

Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel secondo trimestre 2007 l’offerta di lavoro si è ridotta, rispetto al secondo trimestre 2006, dello 0,4 per cento (-98 mila unità) e le forze di lavoro si sono attestate a quota 24 milioni e 710 mila. Il tasso di attività della popolazione da 15 a 64 anni è sceso di mezzo punto rispetto a un anno prima, portandosi al 62,5 per cento. Gli occupati sono risultati 23 milioni 298 mila, +111 mila unità, con un incremento tendenziale dello 0,5 per cento. L’occupazione straniera è cresciuta di 129 mila unità. La variazione dell’occupazione è apparsa sensibilmente differente nelle ripartizioni geografiche considerate, evidenziando un risultato negativo solo nel Mezzogiorno. In particolare è stata pari a +1,0 per cento nel Nord-ovest, +0,2 per cento nel Nord-est, +2,0 per cento al Centro e -0,9 per cento al Sud. La variazione tendenziale dell’occupazione è stata pari a -6,6 per cento in agricoltura, a +1,5 per cento nell’industria in senso stretto, a +4,3 per cento nelle costruzioni e a solo +0,1 per cento nel settore dei i servizi.

La crescita dell’occupazione nel secondo trimestre 2007, rispetto ad un anno prima, sintetizza la crescita delle posizioni lavorative dipendenti, salite di 140.000 unità (+0,8 per cento), ed la discesa di quelle indipendenti, diminuite di 29.000 unità (-0,5 per cento). Alla crescita dell’occupazione dipendente ha contribuito in misura particolare l’incremento del lavoro dipendente a termine, a tempo pieno, ma soprattutto a tempo parziale (con un aumento di 47 mila unità, +10,1 per cento). Al contrario la riduzione degli occupati indipendenti è stata determinata dalla flessione del 4,2 per cento di quelli a tempo parziale (-32 mila unità). L’incidenza dei lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti è aumentata ancora passando dal 13,0 per cento del secondo trimestre 2006 al 13,4 per cento dello stesso trimestre del 2007.

Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è rimasto invariato rispetto a un anno prima, risultando ancora pari al 58,9 per cento. Le persone in cerca di occupazione (pari a 1 milione 412 mila) sono diminuite del 12,9 per cento, sullo stesso trimestre del 2006. La diminuzione è stata sensibilmente inferiore solo nel Nord-ovest -3,8 per cento, mentre è risultata del 12,1 per cento nel Nord Est e più marcata al Centro e al Sud (-14,3 per cento). Alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione si è affiancato un sensibile incremento degli inattivi, tra i 15 e i 64 ani di età, pari all’1,8 per cento, determinato dagli incrementi del 3,3 per cento nel Centro e del 3,1 per cento nel Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 5,7 per cento (3,4 per cento al Nord-ovest, 2,9 per cento al Nord-est, 4,8 per cento al Centro e 10,6 per cento nel Mezzogiorno), in sensibile riduzione rispetto al 6,5 per cento del secondo trimestre 2006.

Le previsioni più recenti indicano per l’occupazione nel 2007 (espressa in unità di lavoro standard) un aumento compreso tra lo 0,7 per cento e lo 0,8 per cento. Il prospettato rallentamento dell’attività nel corso del 2008 porta a indicare un incremento atteso dell’occupazione di minore ampiezza, con valori nella gamma tra +0,4 per cento e +0,8 per cento. Il tasso di disoccupazione atteso tenderà a ridursi ancora o a stabilizzarsi, tanto che le stime ne indicano valori compresi tra il 5,9 per cento e il 6,5 per cento per il 2007 e tra il 5,7 per cento e il 6,5 per cento per il 2008. Il Governo, a settembre, ha indicato per il 2007 un tasso di disoccupazione al 6,0 per cento, prospettando una sua ulteriore riduzione al 5,7 per cento nel 2008.

Si è arrestata la discesa dell’occupazione nelle grandi imprese. Nei primi nove mesi del 2007, al netto della Cig, l’indice dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese di industria, edilizia e servizi ha segnato un lieve incremento tendenziale dello 0,6 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2006. Questa variazione aggregata è la risultante di un andamento divergente nell’industria, che registra una lieve diminuzione (-0,3 per cento) e nei servizi, che mettono a segno un buon aumento (+1,2 per cento). In particolare l’occupazione alle dipendenze al netto Cig è rimasta invariata, sia nelle grandi imprese manifatturiere, sia nelle grandi imprese delle costruzioni (-0,1 per cento). La fase positiva del mercato del

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lavoro non si è tradotta in un’accelerazione della dinamica salariale. Da gennaio ad ottobre 2007, le retribuzioni orarie contrattuali sono risultate in aumento del 2,3 per cento sull’analogo periodo del 2006.

2.2.5. I settori

Il momento più incerto e di decelerazione della fase di espansione congiunturale in corso si è riflessa parzialmente nei dati riferiti all’industria. Da gennaio a settembre, la crescita del fatturato industriale, sull’analogo periodo del 2006, è stata del 6,3 per cento, positiva e comunque solo di poco inferiore a quella dello scorso anno. Occorre rilevare però che l’incremento del fatturato sui mercati esteri è risultato marcato (+11,6 per cento) e in linea con quello dello scorso anno, mentre l’aumento del fatturato nazionale (+4,2 per cento) è apparso inferiore a quello delle esportazioni e in sensibile decelerazione rispetto all’anno passato. Sempre nei primi nove mesi dell’anno, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare un incremento della stessa ampiezza (+6,6 per cento). Si tratta di risultati che testimoniano di variazioni reali positive del fatturato, anche tenuto conto dei sensibili incrementi dei prezzi alla produzione dell’industria

L’andamento della produzione industriale sintetizza una delle questioni chiave alla base delle prospettive di sviluppo del paese. Considerando il dato grezzo, l’indice della produzione industriale, a base 2000, riferito al 2006 si trovava a quota 98,1, evidenziando una diminuzione della produzione industriale nella media del periodo 2001-2006. Nei primi nove mesi del 2006, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’indice grezzo della produzione industriale ha fatto segnare un incremento dell’1,2 per cento, variazione che si riduce a solo lo 0,9 per cento se si considera il dato corretto per i giorni lavorativi. Nello stesso periodo l’indice della sola produzione manifatturiera nazionale è salito dell’1,6 per cento. Ai responsabili economici nazionali dovrebbe porsi chiaramente il tema della “questione industriale” italiana. Delle numerose cause che la originano, molte non dipendono dagli aspetti del sistema industriale nazionale, ma sono da attribuire ai caratteri del più ampio sistema paese e alla sua mancanza di competitività.

Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2007, l’indice grezzo della produzione industriale dovrebbe mettere a segno un buon incremento tendenziale, pari all’1,7 per cento, tale da permettere di chiudere l’anno con un aumento della produzione dell’1,3 per cento.

Secondo Prometeia, nella media dell’anno corrente, l’indice generale della produzione industriale risulterà superiore di solo lo 0,5 per cento a quello riferito allo scorso anno. L’istituto bolognese non ritiene sussistano le condizioni per prospettare un miglioramento della debole fase congiunturale dell’industria italiana nel corso del 2008, quando l’incremento della produzione non andrà oltre lo 0,8 per cento.

La fase congiunturale positiva dell’attività industriale ha superato in culmine e l’espansione prosegue, ma con una decelerazione del ritmo di crescita. Questa tendenza è messa in luce particolarmente dall’andamento del processo di acquisizione ordini per l’industria, che nei primi nove mesi del 2007 ha sì garantito un aumento complessivo degli ordini del 6,2 per cento, ma, rispetto alla tendenza espressa nello stesso periodo dello scorso anno, questo risultato costituisce un marcato rallentamento, ben superiore a quello riferito al fatturato. La crescita è stata trainata dalla forte espansione degli ordini esteri, risultati in aumento anno su anno del 11,7 per cento, in lieve rallentamento rispetto allo scorso anno, mentre la crescita degli ordini nazionali è risultata del 3,3 per cento, pari a solo un terzo di quella riferita ai primi nove mesi del 2006.

Secondo l'indagine Isae, l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive si è mantenuto su livelli elevati nel periodo tra gennaio e giugno 2007, poi ha avviato una tendenza negativa, scendendo su livelli inferiori. In media nel periodo da gennaio a novembre l’indice del clima di fiducia delle imprese è risultato pari a 94,6, leggermente al di sotto del valore di 95,8 riferito allo stesso periodo del 2006. Il cedimento del grado di fiducia è giustificato dal lievissimo peggioramento dei giudizi delle imprese riguardo alla consistenza del portafoglio ordini (l’indice passa da -1,7 a -2,0), da un appesantimento delle valutazioni riferite all’accumulazione di scorte di magazzino (l’indice passa da 4,6 a 6,4) e da una valutazione leggermente meno positiva delle attese di produzione (l’indice passa da 19,0 a 17,1), che si sono comunque mantenute su valori elevati.

L’inchiesta trimestrale Isae evidenzia che il grado di utilizzo degli impianti industriali è risultato superiore a quello dello stesso trimestre dello scorso anno nel primo e secondo trimestre, ma inferiore nel terzo. Nella media del periodo da gennaio a settembre, il grado di utilizzo degli impianti industriali è risultato pari al 78,0 stabile rispetto al 77,9 riferito allo stesso periodo dello scorso anno.

Ancora in forte ripresa l’attività nel settore delle costruzioni in Italia, che ha finora smentito tutte le indicazioni relative ad un suo rallentamento. L'indice della produzione nel settore delle costruzioni, dato

grezzo, nei primi nove mesi del 2007, ha registrato un incremento del 7,2 per cento, che, tenendo conto dei giorni lavorativi, è risultato appena inferiore, +6,9 per cento .

L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore delle costruzioni (Isae) ha avuto un andamento sostanzialmente stabile durante i primi dieci mesi dell’anno in corso. In media l’indice è sceso a quota 91,7 da 91,9 riferito al periodo gennaio ottobre dell’anno precedente, un livello non toccato dal 2000. Considerando le serie componenti l’indice, al di là delle oscillazioni congiunturali, sono mediamente peggiorati i giudizi sui piani di costruzione, l’indice è sceso da -6,2 a -11,3, mentre è migliorato l’indice delle tendenze della manodopera, salito da -1,2 a +3,3, indice che esprime il saldo del numero di imprenditori che prevedono nei prossimi tre mesi un incremento o un decremento dell’occupazione presso la propria azienda

Nei primi nove mesi del 2007, sullo stesso periodo dell’anno precedente, le vendite complessive del commercio in Italia a prezzi correnti sono ancora aumentate, ma di solo lo 0,5 per cento. Si tratta di un sensibile ridimensionamento della crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in particolare tenuto conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e che da gennaio a settembre di quest’anno i prezzi al consumo (Nic), al netto dei tabacchi, sono aumentati dell’1,6 per cento. A conferma di una inversione di tendenza della fase ciclica della congiuntura del commercio, si rileva che, per forma distributiva, l’indice è salito di solo lo 0,7 per cento per la grande distribuzione ed in particolare del 2,0 per cento per gli hard discount, ma è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2 per cento) per imprese operanti su piccole superfici. Considerate poi per settore, le vendite sono aumentate dello 0,5 per cento per gli alimentari e dello 0,3 per cento i non alimentari.

L’indice del clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) era sceso già a dicembre dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno risultava ben al di sotto dei livelli della fine del 2006, ma durante tutto il resto dell’anno ha mostrato una positiva intonazione, con vere impennate ad agosto e novembre.

Se l’indice mensile è risultato sempre inferiore ai massimi toccati lo scorso anno, la media dell’indice, nei primi undici mesi del 2007, si è collocata a quota 110,2 rispetto ad un valore di 108,6 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella definizione di fiducia, nella media dell’anno, sono migliorati i giudizi sull’andamento corrente degli affari e in particolare le attese sul volume futuro delle vendite, mentre le valutazioni indicano un incremento delle giacenze.

Durante un positivo primo semestre, l’indice grezzo del clima di fiducia dei servizi di mercato (Isae) si è mantenuto lungamente sui valori massimi sperimentati dall’avvio della rilevazione, nel gennaio 2003.

Nella parte restante dell’anno in corso, l’indice ha mostrato un netto peggioramento, rispetto allo scorso anno, in particolare da agosto e soprattutto a novembre. Nei primi undici mesi dell’anno l’indice si è attestato in media a quota 28,9 in lieve peggioramento rispetto al livello di 29,4 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Per i sottosettori considerati, sempre nella media del periodo da gennaio a novembre 2007, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’indice del clima di fiducia è migliorato solamente per le imprese di servizi destinati alle famiglie, passando da 24,1 a 26,5, è peggiorato leggermente per le imprese di servizi destinati alle imprese, scendendo da 33,5 a 29,6, mentre è nettamente caduto l’indice riferito alle imprese dei servizi finanziari, ridottosi da11,1 a 2,2.

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