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L’impatto delle politiche industriali recenti e future

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 61-64)

2. il grado di specializzazione delle industrie rispetto al contesto nazionale

1.2.5 L’impatto delle politiche industriali recenti e future

Le politiche regionali degli ultimi anni si sono concentrate, per quanto di loro competenza sul miglioramento dei fattori di sistema che definiscono l’ambiente per la produttività e per la crescita, cioè di migliorare alcuni dei fattori esterni sopra citati. Questo vuol dire: sistema di accesso al credito, sistema di servizi per l’internazionalizzazione, rete degli sportelli unici per le imprese, rete telematica, sistema energetico e sistema della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico.

Negli ultimi anni, soprattutto con il secondo Programma Triennale che ha visto anche un asse dedicato al primo Programma per la Ricerca Industriale e il Trasferimento Tecnologico, e nel prossimo futuro, anche con il supporto del Programma Operativo “Competitività e Occupazione” del FESR, c’è stata una particolare attenzione al tema della ricerca, dell’innovazione, dell’economia della conoscenza, materia in cui le regioni, a seguito dei primi passi del decentramento amministrativo, hanno acquisito competenza diretta, anche se in forma concorrente con il livello centrale.

Il tema dello sviluppo di una dimensione regionale dell’economia della conoscenza, fortemente sostenuto dalla Commissione Europea, risulta particolarmente innovativo e ricco di potenzialità non solo per la competitività, ma anche per la sostenibilità e per la coesione sociale; in sostanza, questo può rappresentare uno dei veicoli principali per promuovere e sostenere il nuovo modello di crescita appropriato ad una società avanzata.

Tradizionalmente, il tema della ricerca è stato considerato un tema da sviluppare a livello nazionale o persino sovrannazionale, trascurando l’importanza della costruzione di reti sistematiche e continue di collaborazione tra diverse strutture di ricerca e tra queste e il mondo delle imprese in un ambito di contiguità territoriale. Si parlava certamente di collaborazione tra ricerca e industria, riferendosi in genere alle grandi imprese, dotate esse stesse di elevate strutture interne di ricerca e sviluppo.

Il sistema regionale di innovazione deve invece prendere in esame la complessità dei soggetti che interagiscono ai fini dell’innovazione, anche quelli di piccola dimensione con poca attività di ricerca e sviluppo formalizzata e persino quelli che fanno innovazione senza ricerca, cercando di costruire una dimensione di cluster all’interno del processo di produzione di conoscenza utile all’innovazione, costruendo quindi reti, comunità, rapporti di collaborazione, circuiti di diffusione e di trasferimento di conoscenze, generazione di nuovi stimoli e idee. La dimensione regionale è indubbiamente quella più adeguata a costruire tali condizioni, che richiedono tra l’altro un sistema di governance efficace e continuo.

La valutazione di primo impatto fatta realizzare dalla Regione sulle politiche regionali ha consentito, per quanto concerne le misure del PRRIITT, di verificare alcuni principali esiti molto importanti. Le imprese che sono riuscite a presentare con successo progetti di ricerca e sviluppo ottenendo il contributo regionale:

• sono mediamente molto più giovani rispetto a quelle rientranti in un campione di controllo adeguatamente costruito, sia come inizio di attività, che come avvio dell’attività di ricerca;

• presenta indicatori di maggiore dinamicità in termini di fatturato, esportazioni, investimenti e addetti;

• sono più propense a collaborare con gli attori della R&S, ad affidare commesse di ricerca all’esterno, a partecipare a progetti i ricerca europei;

• lavorando prevalentemente in settori produttori di tecnologia e per altre imprese, presenta una posizione di mercato più autonoma e meno dipendente da un cliente principale;

• appaiono più intenzionate a rafforzare l’attività di ricerca, sviluppo e innovazione.

La stessa analisi, nonché l’attività di monitoraggio svolta direttamente dalla Regione per quanto riguarda invece l’intervento regionale per lo sviluppo della rete regionale della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico, costituita dai laboratori e dai centri per l’innovazione, evidenzia che è stato avviato un processo importante di avvicinamento della ricerca all’industria, ma che è necessario gestire ancora questo processo. I risultati sono positivi in termini di qualità scientifica e di esiti tecnologici delle attività sostenute, ma l’organizzazione efficace di queste attività è ancora da completarsi con ulteriori interventi regionali, peraltro già in corso di attuazione o di elaborazione.

In termini di mobilitazione di risorse umane e di strutture, i risultati sono senz’altro rilevanti. Le imprese che hanno realizzato i progetti di ricerca e sviluppo, hanno mediamente assunto due giovani neolaureati in materie scientifiche e tecnologiche destinandoli rafforzare le attività di ricerca e sviluppo. Tra i 152 progetti realizzati con il primo bando, a consuntivo sono stati assunti 285 giovani laureati, di cui già 143 con contratti a tempo indeterminato. Questo rappresenta senz’altro un risultato molto importante, anche perché protagonisti di questi progetti sono state spesso imprese medio piccole. Le collaborazioni con Università ed enti di ricerca effettivamente realizzate sono state 194 per un valore economico di 7,5 milioni di Euro, ed anche questo rappresenta una novità importante, con effetti estremamente positivi sulla competitività delle imprese. Ed infine, da questi progetti sono scaturiti, oltre ai vari prototipi, 99 depositi brevettuali, quindi un importante ricorso alla tutela della proprietà intellettuale.

Nell’ambito della rete, invece, nei laboratori e nei centri creati, sono state attivate in tutto 353 partecipazioni, di cui 177 rappresentate da gruppi di ricerca dei dipartimenti universitari o degli enti di ricerca, e 176 da imprese, enti, associazioni e altre organizzazioni. Vi sono poi state 65 sponsorizzazioni e quasi 300 diverse manifestazioni di interesse, entrambe in prevalenza da parte delle imprese. La cosa più importante è che sono stati mobilitati, solo col primo anno di attività personale di ricerca per 1.629 unità (1.275 nei laboratori e 354 nei centri), tra personale strutturato nelle diverse funzioni, e forme flessibili (assegnisti, borsisti, co.co.pro), in gran parte attivate ad hoc per la realizzazione dei programmi finanziati.

Insomma, alcuni primi passi per sviluppare la comunità regionale della conoscenza e dell’innovazione, fondamentali per guidare il cambiamento e la crescita del nostro sistema regionale, sono stati compiuti.

Bisogna infine considerare l’aspetto del legame tra le politiche per la ricerca e sviluppo e la sostenibilità e la qualità della vita. Qui dobbiamo considerare in primo luogo che tra i laboratori di ricerca avviati ve ne sono due che si occupano della ricerca e dell’innovazione in campo energetico, tre che si occupano della ricerca relativa all’inquinamento (rifiuti, aria e acque), due che si occupano della ricerca nei materiali edilizi e nelle tecnologie edili con particolare attenzione al tema del risparmio energetico e della generazione di energia a fini domestici; a questi si possono aggiungere 1 centro per l’innovazione specificamente dedicato al tema delle tecnologie sostenibili in particolare nelle aree montane, e altri tre centri dedicati al tema dell’edilizia, che si occupano comunque di sostenibilità, risparmio energetico, sicurezza.

Ma dobbiamo anche considerare che numerosi progetti delle imprese presentano forti ricadute in termini di sostenibilità ambientale.

Su 529 progetti approvati e realizzati da imprese appartenenti ai più diversi settori, ma principalmente ai vari comparti meccanici, ben 113 presentano un esplicito risultato atteso riconducibile al tema della sostenibilità ambientale; in 58 casi c’è un obiettivo di risparmio ed efficienza energetica, in 16 di produzione ed utilizzo di energia da fonti rinnovabili, in 28 c’è un impatto sul ciclo dei rifiuti e sulla chiusura totale o parziale del ciclo attraverso il riutilizzo di scarti di lavorazione, in 26 casi c’è un impatto esplicito sull’inquinamento dell’aria, delle acque, del suolo, 17 in altri ambiti sempre legati alla sostenibilità, tra cui l’utilizzo di materiali compatibili, e tanti altri.

Altri 85 progetti, benché aventi obiettivi di tipo industriale e tecnologico più generale, presentano anche risultati con forti ricadute sulla sostenibilità ambientale. Anche in questo caso il numero ampiamente maggiore è quello relativo al risparmio e all’efficienza energetica, ma non mancano progetti sugli altri aspetti della sostenibilità.

Vanno aggiunti infine 34 progetti che afferiscono alla tematica della salute, 84 sulla qualità alimentare, di cui 48 che agiscono sul tema della sicurezza alimentare, 42 sul tema della sicurezza in senso stretto, altri 84 che introducono direttamente o indirettamente sistemi basati sulle tecnologie dell’informazione, che possono avere un notevole impatto sull’efficienza di molte attività.

Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna 63

Tavola 18. Ricadute di tipo extraeconomico dei progetti (sostenibilità e qualità della vita) Ricadute extraeconomiche dei progetti Numero

Progetti

di cui 1° bando

di cui 2° bando

Sviluppo sostenibile 198 80 118

finalità diretta 113 46 67

finalità indiretta 85 34 51

Società dell’informazione 84 31 53

finalità diretta 55 22 33

finalità indiretta 29 9 20

Salute 34 11 23

Alimentazione 86 21 65

sicurezza alimentare 48 12 36

Sicurezza 42 20 22

TOTALE 444 163 281

Fonte: Regione Emilia-Romagna

Quindi, oltre i quattro quinti dei progetti approvati presentano importanti ricadute extraeconomiche, afferenti al tema della sostenibilità e della qualità della vita. Lo sviluppo dell’economia della conoscenza può quindi costituire il collante per unire la sostenibilità e la qualità della vita, con la competitività e la coesione sociale. Lo sviluppo dell’innovazione e dell’economia della conoscenza dovrà quindi assumere un ruolo guida per stimolare una crescita più forte e coerente con gli indirizzi europei.

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 61-64)