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L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 158-161)

2. il grado di specializzazione delle industrie rispetto al contesto nazionale

3.6. Industria delle costruzioni

3.12.2. L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero

I primi nove mesi del 2007 hanno evidenziato un andamento non privo di ombre e comunque meno dinamico rispetto a quanto registrato nell’industria.

Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo gennaio-settembre si è chiuso per l’artigianato manifatturiero dell’Emilia-Romagna con una crescita media della produzione dello 0,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta era apparso in crescita dell’1,3 per cento. L’andamento trimestrale è stato caratterizzato da un esordio positivo (+1,9 per cento), che è stato quasi annullato dalla flessione registrata nel trimestre successivo (-1,2 per cento), cui è seguita un’estate senza variazioni significative. In Italia è stata invece rilevata una diminuzione dello 0,5 per cento, dopo la stazionarietà registrata nei primi nove mesi del 2006. La piccola impresa manifatturiera artigiana non è riuscita a stare in sostanza al passo dell’industria. Tra le principali cause di questo andamento c’è, a nostro avviso, la strutturale scarsa propensione al commercio estero del settore - solo il 7,0 per cento delle imprese artigiane ha esportato contro il 28,4 per cento dell’industria – che nei primi nove mesi del 2007 è risultato essere tra i più forti sostegni alla crescita economica.

Al moderato aumento della produzione si è contrapposto il deludente andamento delle vendite, scese dello 0,8 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2006, che a loro volta avevano registrato un incremento dell’1,4 per cento.

Crescita zero per la domanda, a fronte del modesto incremento dell’1,0 per cento riscontrato nei primi nove mesi del 2006. Al buon esordio del primo trimestre (+2,3 per cento la crescita tendenziale), sono seguiti sei mesi caratterizzati da una diminuzione media superiore all’1 per cento.

L’export artigiano ha evidenziato una crescita dell’1,4 per cento. Di questo discreto andamento, tuttavia meno brillante rispetto a quanto emerso nei primi nove mesi del 2006, ne ha però beneficiato solo una quota limitata di imprese esportatrici (7,0 per cento). Come accennato precedentemente, la piccola impresa incontra non poche difficoltà ad operare sui mercati esteri, a causa di oneri e problematiche non sempre affrontabili, a causa della relativa scarsa capitalizzazione.

Per quanto concerne il periodo assicurato dal portafoglio ordini, si registra un leggero regresso (da 2,6 a 2,4 giorni), testimone anch’esso di una situazione congiunturale priva di grandi spunti di ripresa.

La rilevazione della Confartigianato, relativa in questo caso alla prima metà dell’anno e alla totalità delle imprese artigiane, non ha evidenziato grandi progressi. E’ stata registrata una moderata crescita di produzione/domanda (+0,5 per cento) e lo stesso è avvenuto per il fatturato, il cui incremento dello 0,7 per cento è per altro risultato inferiore all’inflazione. L’occupazione è tuttavia salita dello 0,3 per cento, ma

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si è ridotta la propensione all’investimento, passata dal 20,1 all’11,1 per cento, andamento questo che stride con la tendenza espansiva rilevata dall’indagine annuale di Confindustria. In ambito manifatturiero, l’indagine Confartigianato ha registrato una situazione meglio intonata rispetto a quella evidenziata dall’indagine del sistema camerale, ma tuttavia con ritmi di crescita moderati. Produzione e fatturato sono aumentati rispettivamente dell’1,6 e 1,7 per cento. Per la domanda l’incremento è risultato più attenuato (+1,3 per cento). L’occupazione è cresciuta dell’1,3 per cento, ma è diminuita, sia pure leggermente, la propensione ad investire.

3.12.3. Il credito

I Consorzi fidi hanno di fatto soppiantato l’attività di Artigiancassa, da quando la Regione Emilia-Romagna ha sospeso i finanziamenti alla Cassa artigiana. Le domande di finanziamento presentate sono infatti risultate appena due nella prima metà del 2007, per un importo di 60.000 euro.

Nel 2007 le domande di finanziamento contemplate dalla Legge regionale 3/1999 sugli incentivi all’artigianato e successivi regolamenti sono passate attraverso i Consorzi fidi Artigiancredit, come previsto dal Regolamento di attuazione. In questo modo l’attività dei Consorzi ha ricevuto una notevole spinta. Nei primi nove mesi del 2007 i finanziamenti deliberati sono stati 10.356 contro i 10.278 dell’analogo periodo del 2006 (+0,8 per cento), mentre i relativi importi sono cresciuti da 501 milioni e 434 mila euro a oltre 657 milioni, per una variazione positiva del 31,0 per cento.

Per restare in tema di finanziamenti, sono disponibili dati di Bankitalia relativi alle “quasi società non finanziarie artigiane”. Questo aggregato identifica quelle unità produttive che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto oltre alle imprese individuali con oltre cinque addetti. Giova sottolineare che a fine settembre 2007 erano attive in regione oltre 32.000 società di persone artigiane sulle quasi 149.000 imprese totali. A fine giugno 2007 i relativi impieghi bancari sono ammontati in Emilia-Romagna a circa 3.989 milioni di euro, in aumento del 2,0 per cento rispetto alla situazione in essere a fine giugno 2006. Nel Paese l’incremento è risultato leggermente superiore (+3,7 per cento). Al di là del moderato incremento regionale, resta tuttavia un miglioramento rispetto al trend espansivo dell’1,3 per cento rilevato nei dodici mesi precedenti. Da sottolineare, infine, il forte sbilanciamento tra somme impiegate e depositate. A fine giugno 2007 per ogni 100 euro depositati, le “quasi società non finanziarie artigiane” ne hanno ricevuti circa 462 come impieghi, in diminuzione rispetto al trend di lungo periodo. Nel Paese il corrispondente rapporto è stato di 100 a 417, e anche in questo caso il rapporto è risultato inferiore al trend. Le somme depositate in Emilia-Romagna dalle “quasi società non finanziarie artigiane”

sono ammontate a poco più di 863 milioni di euro, vale a dire il 13,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il forte aumento della liquidità è apparso largamente superiore a quello medio generale (+1,8 per cento), oltre che in netto miglioramento rispetto al trend espansivo del 6,2 per cento rilevato nei dodici mesi precedenti.

Per quanto concerne i finanziamenti agevolati destinati agli investimenti, i dati Bankitalia relativi a tutto il settore, hanno rilevato a fine giugno 2007 una diminuzione tendenziale del 12,4 per cento (+5,1 per cento in Italia), più contenuta di circa cinque punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti.

Il nuovo ridimensionamento del credito agevolato ha riguardato gran parte dei settori – la diminuzione media è stata del 7,6 per cento – ma nell’artigianato ha assunto nuovamente una intensità maggiore. Se spostiamo l’osservazione ai finanziamenti erogati nella prima metà del 2007, si ha una situazione meglio intonata. L’importo è ammontato a oltre 38 milioni di euro, vale a dire il 13,2 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2006. Nel Paese le erogazioni hanno superato di poco i 504 milioni di euro, superando del 27,1 per cento le somme erogate nel primo semestre 2006.

3.12.4. La consistenza delle imprese

La compagine imprenditoriale si articolava a fine settembre 2007 su 148.802 imprese, vale a dire lo 0,7 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2006. La crescita è da attribuire soprattutto all’ennesimo aumento del settore delle costruzioni (+3,3 per cento), che sta riflettendo l’esigenza delle imprese edili di avere rapporti preferibilmente con soggetti autonomi anziché alle dipendenze, fenomeno questo che si sta diffondendo specialmente tra gli operatori stranieri. Se dal computo delle imprese, togliessimo le attività edili emergerebbe una diminuzione dell’1,1 per cento. Negli altri rami di attività hanno prevalso le diminuzioni, come nel caso dei settori manifatturiero (-0,5 per cento), commerciale (-2,8 per cento),

alberghi e pubblici esercizi (-10,7 per cento), trasporti, magazzinaggio ecc. (-4,4 per cento) e “altri servizi pubblici, sociali e personali” (-0,5 per cento). In ambito manifatturiero è da sottolineare la nuova flessione, pari al 4,5 per cento, riscontrata nelle imprese tessili. Un altro comparto della moda, quale l’industria delle pelli-cuoio-calzature ha accusato una diminuzione dell’1,9 per cento. Nell’ambito della confezione di vestiario e pellicce c’è stata invece una crescita dello 0,5 per cento, che ha reso meno amaro il bilancio negativo dell’intero sistema moda (-1,8 per cento). Le lavorazioni metalmeccaniche si sono articolate su 17.623 imprese, vale a dire lo 0,1 per cento in meno rispetto alla situazione di settembre 2006.

Non tutti i rami di attività sono apparsi in diminuzione. Oltre alle costruzioni, come descritto precedentemente, sono emersi aumenti nelle imprese agricole e nelle attività immobiliari, noleggio, informatica, ecc.. L’incremento di quest’ultimo settore, forte di 6.463 imprese attive sulle 148.802 totali, è dipeso dalla vivacità dei comparti dell’”informatica e attività connesse” e delle “altre attività professionali e imprenditoriali”, gruppo quest’ultimo piuttosto eterogeneo, visto che comprende, tra gli altri, servizi di pulizia, studi legali, consulenze amministrativo-gestionale, commercialisti, ecc..

L’incidenza delle imprese artigiane sul totale delle imprese iscritte al Registro imprese si è mantenuta relativamente alta, in virtù di una percentuale attestata al 34,5 per cento, a fronte della media nazionale del 28,6 per cento. I settori con la maggiore densità di imprese artigiane sono nuovamente risultati le

“altre attività dei servizi”, che comprendono tra gli altri barbieri, parrucchieri, estetisti, ecc. (91,2 per cento), i trasporti terrestri (89,9 per cento), le industrie del legno, escluso i mobili (85,3 per cento) ed edili (84,5 per cento). Tutti i rimanenti settori hanno evidenziato percentuali inferiori all’80 per cento.

Il maggiore spessore di imprese artigiane mostrato dall’Emilia-Romagna trova una ulteriore conferma se si rapporta la consistenza delle imprese artigiane alla popolazione residente. In questo caso l’Emilia-Romagna primeggia in ambito nazionale con una incidenza di 352 imprese ogni 10.000 abitanti, praticamente la stessa di settembre 2006, precedendo Marche (340), Valle d’Aosta (338) e Toscana (325). L’ultimo posto è occupato dalla Campania con 131 imprese ogni 10.000 abitanti. La media nazionale è di 250 imprese ogni 10.000 abitanti.

Fig. 3.12.1. Imprese artigiane ogni 10.000 abitanti. Situazione al 30 settembre 2007.

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Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere e Istat.

3.13. Cooperazione

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