• Non ci sono risultati.

Gli ostacoli alla crescita competitiva e sostenibile e alla coesione

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 46-53)

1.2. Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna

1.2.3. Gli ostacoli alla crescita competitiva e sostenibile e alla coesione

Tavola 1. Livello e andamento dell’export nel 2006.

Valore export in milioni di €

Variazione sul 2005

Valori pro capite in €

Emilia-Romagna 41.262,2 +10,5 9.853,5

Veneto 43.823,7 +7,8 9.248,8

Lombardia 93.019,5 +9,0 9.817,2

Piemonte 34.693,6 +8,4 7.990,7

Nord Ovest 132.478,6 +8,5 8.518,9

Nord Est 101.736,5 +9,6 9.149,6

Centro 51.317,6 +13,4 4.532,8

Resto Italia 36.048,2 +6,8 1.736,4

Italia 321.580,8 +9,4 5.473,6

Fonte: elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati Istat.

Alcuni indicatori testimoniano significativamente il rafforzamento competitivo dell’Emilia-Romagna:

• il consolidamento della posizione sull’export rispetto all’Italia, con una quota giunta nel 2006 al 12,8 per cento del totale, una posizione terza in assoluto tra le Regioni; ma considerando il rapporto tra esportazioni e concentrazione demografica, tale dato posiziona l’Emilia-Romagna al primo posto davanti alla Lombardia, con un valore di esportazioni procapite pari a quasi a 10.000,00 Euro (esattamente 9.853);

Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna 47

Tavola 2. Evoluzione dell’export dal 2001 al 2005 in base al contenuto tecnologico.

Variazione 2005-2001 Incidenza sul totale 2005

Valori pro capite in €

Emilia-Romagna Italia

Emilia-Romagna Italia

Emilia-Romagna Italia Prodotti di alta tecnologia +28,6 -2,9 10,8 14,4 989,0 724,3 Prodotti specializzati +17,3 +10,3 38,9 27,7 3.466,6 1.383,7 Prodotti standard +8,1 +2,9 19,4 15,4 1.688,7 769,9 Prodotti tradizionali in

evoluzione +10,0 +13,6 21,7 27,1 1.921,8 1.392,8

Prodotti tradizionali +1,9 +5,7 7,4 13,8 644,8 676,0 Fonte: elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati Istat.

• il forte aumento del valore unitario delle esportazioni, ottenuto rapportando il valore con le quantità espresse in peso; l’Emilia-Romagna è risultata accrescere tale indicatore in misura molto più rilevante delle altre regioni;

• la crescita più sostenuta della media delle esportazioni a medio-alta e alta tecnologia;

• l’aumento dell’occupazione, anche nell’industria manifatturiera; ultimamente si parla solo di produttività senza considerare se gli andamenti della produttività si accompagnano ad aumenti o decrementi dell’occupazione; paradossalmente, l’industria dell’Emilia-Romagna ha visto diminuire la sua produttività in misura maggiore rispetto a regioni che hanno registrato peggiori performances occupazionali;

• l’attrattività migratoria, cioè l’afflusso di risorse umane sul territorio regionale in cerca di occupazione e di servizi di qualità; oltre al flusso di stranieri, più o meno allineato proporzionalmente alle altre regioni industrializzate, è il flusso migratorio interno, in particolare dalle regioni del Sud a registrare un andamento eccezionale; nel 2004 oltre l’Emilia-Romagna ha assorbito addirittura il 43 per cento dell’emigrazione netta interna.

Grafico 1. Saldi migratori interni (fatto 100 il valore complessivo delle regioni considerate) – Regioni 2004.

Fonte: Istat

Saldo migratorio interno (fatto 100 il valore complessivo delle regioni considerate), 2006

5%

16%

13%

44%

22%

Piemonte Lombardia Veneto

Emilia-Romagna Toscana

Grafico 2. Saldi migratori interno, esterno e totale – Regioni 2004.

Tasso migrazione interna, esterna e totale (area), 2006

3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

0,0 2,0 4,0 6,0

Migrazione Interna

Migrazione esterna

Piemonte Lombardia Veneto

Emilia-Romagna Toscana

Fonte: Istat

Tavola 3. Saldo migratorio totale.

2002 2003 2004 2005 2006

Piemonte 7,3 12,5 16,0 5,2 4,8

Lombardia 8,2 15,3 14,6 8,0 6,3

Veneto 10,2 14,1 11,0 7,4 6,4

Emilia-Romagna 13,9 15,5 18,9 10,5 9,9

Toscana 8,6 17,8 11,1 8,6 7,4

ITALIA 6,1 10,6 9,6 5,2 6,2

Fonte: Istat

In sostanza ci troviamo di fronte ad un sistema che esporta sempre più beni e servizi ad alto valore aggiunto e contenuto di conoscenza, e che attira sul mercato del lavoro sempre più persone anche da fuori regione. Nonostante questi andamenti, che segnalano competitività e attrattività del sistema regionale, la crescita dell’economia regionale, benché nel medio periodo migliore della media italiana e di molte delle principali regioni, non si presenta particolarmente sostenuta, perlomeno ai ritmi che ci si potrebbero attendere.

Uno dei primi problemi posti negli ultimi anni è quello della produttività. In una ricerca che è stata realizzata lo scorso anno sul livello di eccellenza delle imprese regionali, accanto al riscontro di un elevato numero di imprese rientranti in una definizione di eccellenza (quasi il 40 per cento), era anche emerso che rispetto alle altre imprese italiane rientranti in quello stesso gruppo, le imprese emiliano-romagnole primeggiavano in termini di dinamicità (quindi, di innovazione, internazionalizzazione, investimenti), ma risultavano lievemente al di sotto della media in termini di redditività e di efficienza.

Tavola 4. Valore aggiunto, occupazione e produttività implicita.

Valore aggiunto Occupazione Produttività 1995-2000 2000-2003 1995-2000 2000-2003 1995-2000 2000-2003

Nord-Ovest +0,6 -1,3 -0,4 -0,6 +1,1 -0,7

Nord Est +1,4 -0,9 +0,6 -0,1 +0,7 -0,9

Emilia-Romagna +1,4 -0,6 +0,7 +0,3 +0,7 -0,9

Italia +1,1 -0,5 +0,1 -0,1 +1,0 -0,4

Fonte: Istat

Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna 49

Si parla della produttività che non cresce; ma come sostenuto in un recente intervento da Innocenzo Cipolletta, come si può misurare la produttività in una economia dell’innovazione e del cambiamento?

Legarla alle quantità materiali prodotte è sempre più difficile, ma le imprese stesse attribuiscono il giusto valore alla vera fonte di competitività che è quella creativa e innovativa?

E’ probabile che la dimensione medio-piccola non consenta sempre di ottenere il massimo beneficio dal contenuto innovativo dei prodotti e dei servizi, che pure abbiamo motivo di ritenere che sia molto consistente.

Al tempo stesso, è possibile che, in un sistema di piccole e medie imprese, non tutti i fattori esterni con cui esse interagiscono contribuiscano adeguatamente alla crescita virtuosa del sistema, cioè alla competitività, alla coesione e alla sostenibilità. Si può tentare una rapida disamina di alcuni fattori che influiscono più o meno direttamente sulla crescita nelle sue componenti virtuose indicate dalla Commissione Europea, e vedere come esse agiscono in Emilia-Romagna.

A questo proposito si può considerare l’impatto di alcuni fattori di sistema che possono agire positivamente o negativamente sulle dinamiche competitive, di coesione e di sostenibilità e quindi sulla crescita. Si tratta di fattori esterni di vario genere, determinati dal mercato, dal contesto sociale, dalle politiche pubbliche.

In particolare, si possono indicare i seguenti fattori.

L’aumento del costo della vita, ma soprattutto della rendita fondiaria e immobiliare (fortemente aumentata negli ultimi anni) penalizzano la competitività delle imprese e minano la coesione sociale; i costi delle abitazioni e in generale delle superfici e degli immobili sono particolarmente elevati e questo incide particolarmente sulle piccole attività produttive e commerciali, oltre che sulle famiglie.

I settori dei servizi che supportano le imprese di produzione e di distribuzione sono fondamentali per la competitività, ma in questo ambito i margini di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia sono particolarmente elevati. Ricerche promosse dalla Regione hanno consentito di osservare, ad esempio che l’efficienza della logistica industriale presenta ampissimi margini di miglioramento; circa il 40 per cento dei movimenti attualmente con furgoni scarichi, con notevole impatto sui costi, ma in particolare sulla sostenibilità ambientale e sula sicurezza. Nelle public utilities, l’Emilia-Romagna, come gran parte dell’Italia, si trova con costi più alti rispetto agli altri paesi europei. L’ambito in cui nei prossimi anni certamente ci saranno, anche col supporto delle politiche nazionali e regionali, importanti sviluppi è senz’altro quello dell’energia, in termini di miglioramento dell’efficienza, di sostituzione delle fonti, di maggiore autonomia della regione.

Un accenno particolare va fatto al terziario privato, legato al lavoro autonomo e alle professioni. Questa fitta rete di soggetti imprenditoriali e professionali svolge un ruolo fondamentale per il tecnologico e per l’innovazione o per assistere le imprese dal punto di vista legale e amministrativo. Si tratta dell’ambito economico che ha registrato i più alti tassi di crescita nel panorama regionale e che, negli ultimi anni sembra dare segnali di rafforzamento competitivo a anche verso l’estero. Tuttavia, non si può non evidenziare il problema della regolazione del mercato delle professioni in maniera compatibile con il contesto europeo; tema fondamentale sia nei servizi alle imprese che in quelli alle persone e quindi sia per la competitività, che per la coesione sociale.

Per quanto riguarda i rapporti tra la Pubblica Amministrazione e il sistema produttivo, c’è sicuramente un notevole spazio di miglioramento che deve conciliare efficienza, efficacia e risparmio. Molto si è investito in questi anni nello sviluppo della società dell’informazione e nella rete pubblica per l’e-government che ha visto diversi sviluppi applicativi in diversi ambiti;. è stato compiuto uno sforzo significativo in materia di autorizzazioni (sportello unico), per avvicinarsi agli standard europei su tempi di risposta ed efficacia. Quello della semplificazione amministrativa è comunque un tema fondamentale per una economia che deve favorire il dinamismo degli attori socioeconomici.

Il mercato finanziario regionale, misurato in termini di tassi di interesse e di sofferenze, risulta uno dei più efficienti d’Italia per quanto riguarda il rapporto con le imprese, anche quelle minori. Per quanto riguarda invece il sostegno dell’innovazione e il rapporto con alcune fasce sociali (lavoro atipico e precario), si pongono certamente problemi di accesso. Naturalmente vanno osservati, anche nel nostro contesto regionale gli elevati costi dei servizi bancari e finanziari a confronto con i paesi europei.

Altro fattore esterno sempre più essenziale per la competitività e la coesione sociale è quello della riduzione del digital divide. La Regione ha realizzato la rete a banda larga che a regime, con diverse tecnologie, coprirà l’intero territorio regionale e questo sarà naturalmente un elemento di competitività e di coesione.

Infine, va considerata l’efficienza del sistema regionale di innovazione, cioè il livello di circolazione delle informazioni e dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica, la sua traduzione in ricerca industriale e sviluppo per le imprese, in innovazione tecnologica, in nuove imprese di alta tecnologia, in

occupazione intellettuale e qualificata, che possa trainare nuova occupazione totale. Lo sviluppo di un sistema regionale di innovazione e della economia della conoscenza è centrale non solo per la competitività e occupazione, ma anche per promuovere investimenti privati per la sostenibilità. Mentre il tasso di innovazione è molto elevato, l’impegno nella ricerca e sviluppo risulta ancora insufficiente, benché sia fortemente aumentato, negli ultimi anni da parte delle imprese.

Altri due fattori di carattere generale vengono ultimamente molto considerati.

Il primo è quello della qualità della vita, che ha visto in genere le province emiliano-romagnole tra le prime classificate nelle classifiche elaborate ad esempio, dal Sole 24 ore. Negli ultimi anni si è però visto un progressivo abbassamento delle posizioni in classifica, a causa in particolare del peggioramento delle condizioni di sicurezza e dell’inquinamento.

Il secondo è quello che misura il grado di libertà economica, elaborato dal Centro “Luigi Einaudi”, che per la seconda volta vede l’Emilia-Romagna prima tra tutte le regioni italiane. Certamente, un buon grado di libertà economica è fondamentale in una fase in cui la competizione si basa sul dinamismo imprenditoriale e sull’innovazione continua.

Possiamo quindi considerare che a condizionare negativamente il processo di crescita virtuosa della regione sono da un lato, il tema dei costi di diversi costi di sistema derivanti in particolare dalla rendita e quindi da una difficile gestione del territorio, fortemente pressato da incremento demografico, produttivo e dalla richiesta continua di nuovi servizi; dall’altro, dal basso grado di efficienza di alcuni servizi, la logistica, le public utilities, diversi servizi di tipo professionale, e in questi ambiti è possibile intervenire con le politiche pubbliche, anche se non sempre o non solo a livello regionale. Gli ultimi due indicatori citati dicono che in Emilia-Romagna mediamente si può fare impresa in condizioni relativamente migliori che in altre parti d’Italia.

Le criticità che emergono sono in larga parte fenomeni derivanti da eccesso quantitativo di sviluppo (rendita, traffico, inquinamento, sicurezza) che vanno affrontate proprio per riallinearsi al modello di sviluppo indicato dall’Unione Europea.

Le politiche industriali possono agire su diverse esternalità al sistema produttivo, ma sicuramente le politiche per la promozione dell’economia della conoscenza attraverso la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico rappresentano forse il principale connettore tra le esigenze della competitività, della coesione e della sostenibilità.

Tavola 5. Fattori esterni che incidono sulla crescita.

Competitività Coesione Sostenibilità

Situazione in Emilia-Romagna

Aumento del costo della vita - - Alto

Livello della rendita immobiliare - - - Alta Efficienza/efficacia del mercato creditizio + + Media

Efficienza dei servizi + ++ Medio-bassa

Efficienza logistica + ++ Medio-bassa

Efficienza energetica + ++ Media

Riduzione del Digital divide + ++ Alta

Efficienza della P.A. + ++ + Medio-alta

Efficienza del sistema innovativo ++ + + Media

Grado di libertà economica ++ + Alto

Qualità della vita + + + Medio alta

Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna 51

La ricerca del Centro “Luigi Einaudi” sulla libertà economica

La ricerca del Centro “Luigi Einaudi” sulla libertà economica nelle regioni italiane, consente di confrontare, all’interno di questo indice composito, alcuni degli aspetti del contesto socioeconomico regionale coerenti con le problematiche sopra citate.

La libertà economica intesa come “l’assenza di coercizione o vincolo alla produzione, alla distribuzione o al consumo di beni e servizi al di là dei limiti necessari agli individui per preservare la libertà stessa” è misurabile con indici che hanno un limite perché analizzano soltanto alcuni aspetti della “vita economica” tralasciandone altri con la conseguenza che ne deve essere fatto un uso senza troppe forzature interpretative e strumentalizzazioni.

La libertà economica infatti non è un credo o un dogma ma qualcosa che necessita sempre di essere reinterpretata ed aggiornata in base al contesto al quale si fa riferimento.

L’esercizio di misurare la libertà economica, quindi, potrebbe far riflettere sul fatto che la stessa non sia un fine da raggiungere ma un mezzo per il progresso politico e sociale di una nazione o di una regione.

Il calcolo effettuato dal sulla libertà economica delle regioni italiane è stato realizzato per cogliere quelle peculiarità del contesto regionale italiano; è stato pensato facendo riferimento alla eterogeneità e disponibilità dei dati provenienti dalle Fonti istituzionali e tenendo conto di quelle che sono le caratteristiche economiche e sociali del paese; metodologicamente il peso associato ad ogni indicatore e il conseguente peso assegnato alle diverse componenti, o aree tematiche, considerate è puramente soggettivo ma permette di evidenziare i caratteri della libertà economica come da definizione.

Le variabili considerate sono valutate come sensibili alle sfumature che rapportano un contesto regionale ad un altro, in una nazione dove il ruolo delle istituzioni centrale è ancora forte relativamente all’autonomia delle amministrazioni centrali.

Le diverse aree tematiche sono state rese simili a quelle utilizzate per calcolare l’indice di libertà economica per gli stati, pur inserendo indicatori regionali specifici valutati come proxy migliori per effettuare una misurazione più corretta; le componenti sono sette e si distinguono in:

• Economia: l’area prende in considerazione alcuni elementi che contribuiscono allo sviluppo di una regione; a questa area è stato dato un peso elevato (25% sul totale dell’indice di libertà) sottolineando così l’importanza che la struttura economica di base ha nel favorire lo sviluppo e la libertà economica di un territorio;

• Peso della Pubblica amministrazione: il peso della PA mira a valutare l’ingerenza del settore pubblico nell’economia regionale, premiando quelle realtà dove la PA è meno pressante e tende a lasciare spazio alle altre realtà produttive; anche per questa componente si è deciso di dare un peso nell’indice di libertà economica pari al 25%;

• Finanza: gli indicatori di questa area analizzano l’accessibilità al credito nella regione; a questa area è stato assegnato un peso del 10% nel calcolo dell’indice finale;

• Infrastrutture: l’estensioni delle rete autostradale e di quella ferroviaria è considerata un importante fattore di crescita per lo sviluppo economico in quanto favorisce lo scambio di beni e servizi; gli indicatori valutano l’aspetto quantitativo delle reti, ma non quello qualitativo; il peso nell’indice di libertà economica di questa area tematica e del 10%;

• Lavoro: disoccupazione e lavoro irregolare sono i parametri di calcolo; minore risulta essere l’incidenza di queste variabili nel contesto regionale, maggiori sono le possibilità di sviluppo economico; a questa componente viene dato un peso nell’indice pari al 10%;

• Società: gli indicatori considerati in questa area possono essere messi in relazione con la dinamicità e la modernizzazione dell’economia; a tale area è stato assegnato un peso del 10% nel calcolo dell’indice finale;

• Istruzione ed accesso la mercato del lavoro: scolarizzazione e numero di laureati rappresentano un buon veicolo per lo sviluppo economico, così come la valutazione dell’efficacia del titolo di studio nella ricerca di un posto di lavoro permette di evidenziare le potenzialità delle economie regionali, a questa area tematica viene assegnato un peso del 10%.

Tavola 6. Composizione dell’Indice di Libertà Economica.

Componenti aggregate Sottocomponenti

Economia 25%

Contributo allo sviluppo della regione e segnali di dinamicità dell'economia

Reddito pro-capite

Tasso cessazione imprese

Saldo Export-Import

Ricerca e Sviluppo

Pubblica Amministrazione 25%

Il peso della PA sull'economia regionale mira a valutare l'ingerenza del

settore pubblico Valore Aggiunto PA in % sul Totale

Addizionale Regionale IRPEF

Crediti verso la PA in % su Crediti Totali

Finanza 10%

Accessibilità al credito Tassi di interesse a breve

Copertura offerta dagli sportelli bancari

Infrastrutture 10%

L'estensione delle reti ferroviarie e stradali è valutata come fattore per lo sviluppo economico in quanto favorisce l'attività di scambio di beni e

servizi (valutazione quantitativa ma non qualitativa) Capacità del trasporto autostradale

Capacità del trasporto ferroviario

Mercato del lavoro 10%

Disoccupazione e lavoro irregolare sono valutate come freno allo sviluppo

economico Disoccupazione

Disoccupazione di lungo periodo

Disoccupazione giovanile

Disoccupazione femminile

Tasso di attività

Tasso di irregolarità lavorativa

Società 10%

Elementi che possono essere messi in relazione con la dinamicità e la

modernizzazione dell'economia % amministratori <30 anni

% amministratori donne

Posti letto per 1000 abitanti

Incidenza povertà relativa tra gli individui

Saldo migratorio

Istruzione e accesso al mercato del lavoro 10%

Scolarizzazione come motore dello sviluppo ed efficacia del titolo di studio

nella ricerca di lavoro Istruzione superiore

Istruzione universitaria

Accesso ala mercato del lavoro

Fonte: Centro Luigi Einaudi

Tavola 8. Indice di Libertà Economica 2006.

Emilia-Romagna 8,23

Trentino Alto Adige 8,17

Friuli Venezia Giulia 7,90

Piemonte 7,83

Toscana 7,82

Liguria 7,77

Lombardia 7,75

Veneto 7,64

Abruzzo 7,41

Umbria 7,27 10°

Marche 7,19 11°

Valle d'Aosta 7,18 12°

Innovazione, competitività e crescita in Emilia-Romagna 53

Lazio 7,15 13°

Molise 6,72 14°

Sardegna 6,46 15°

Basilicata 6,31 16°

Campania 6,22 17°

Calabria 6,07 18°

Puglia 6,02 19°

Sicilia 6,01 20°

Nord Ovest 7,77

Nord Est 7,95

Centro 7,37

Mezzogiorno 6,24

Fonte: Centro Luigi Einaudi

Tavola 7. Posizione dell’Emilia-Romagna e delle principali regioni nelle componenti dell’Indice di Libertà Economica

Economia

Peso della Pubblica Amministrazi one

Finanza Infrastrutture Mercato del

lavoro Società

Istruzione e accesso al mercato del lavoro

Piemonte 7,56 7,99 7,92 7,60 9,01 7,58 7,27

Lombardia 6,53 8,70 8,55 7,00 9,39 6,99 7,53

Veneto 6,75 8,53 7,85 6,97 9,03 6,82 7,49

Emilia-Romagna 7,76 (2°) 8,84 (2°) 8,66 (3°) 6,33 (12*) 9,70 (1°) 7,83 (1°) 8,28 (7°)

Toscana 6,91 8,54 8,71 6,65 8,93 7,43 7,83

Lazio 6,75 6,20 7,96 7,06 7,61 7,68 8,77

Totale

Nazionale 6,57 8,04 7,58 6,81 8,03 7,02 7,54

Nord Ovest 6,75 8,45 8,27 7,43 9,20 7,20 7,59

Nord Est 7,35 8,75 8,39 6,51 9,36 7,17 7,80

Centro 6,79 7,10 8,21 6,64 8,26 7,47 8,41

Mezzogiorno 5,44 7,65 5,42 6,40 5,12 6,27 6,50 Fonte: Centro Luigi Einaudi

Nel documento Rapporto 2007 ( 6.2mb (pagine 46-53)