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3. Atonement

3.2. Riferimenti intertestuali novecenteschi

3.2.2. Il Modernismo in Atonement

Atonement nasce come un romanzo modernista: è l’evoluzione del racconto che Briony

ha inviato alla rivista Horizon, intitolato Two Figures by a Fountain. La storia non viene pubblicata e la giovane autrice riceve una lettera che motiva tale decisione. La sua scrittura riesce a catturare i flussi di coscienza dei singoli personaggi ma richiama in maniera eccessiva lo stile di Virginia Woolf: “However, we wondered whether it owed a little too much to the techniques of Mrs. Woolf” (Atonement, p. 312). Ma il vero punto debole del racconto è l’assenza di una spina dorsale secondo Cyril Connolly, l’editore della rivista, che ha scritto personalmente la lettera. McEwan inserisce figure appartenenti alla realtà, fra cui proprio quella di Connolly (1903- 1974), celebre critico letterario britannico, compagno di Orwell alla St. Cyprian’s School di Eastbourne. Fondatore della rivista Horizon nel 1940 insieme a Peter Watson, Connolly collaborò con numerosi periodici, fra cui The Observer e il Sunday

Times. Una delle sue prime recensioni per il New Statesman riguarda il romanzo The Hotel di Elizabeth Bowen (1899-1973), scrittrice irlandese citata a sua volta nell’opera

di McEwan. Nella lettera rivolta a Briony, Connolly specifica che la Bowen è stata “one of your avid readers” (Atonement, p. 314), sebbene abbia espresso delle riserve sulla sua prosa. La critica che Connolly muove nei confronti di Briony è l’eccessiva osservazione dei dettagli, il suo soffermarsi troppo a lungo sui punti di vista dei personaggi anziché procedere con l’evoluzione degli eventi. Le consiglia, infatti, di fornire descrizioni meno accurate e di avanzare con il racconto:

[…] but then move on to create some tension, some light and shade within the narrative itself. Your most sophisticated readers might be well up on the latest Bergsonian theories of consciousness, but I’m sure they retain a childlike desire to be told a story, to be held in suspense, to know what happens (Atonement, p. 314).

Briony riceve delle critiche per uno stile che considerava attuale e all’avanguardia, in grado di rappresentare “l’incertezza della moderna sensibilità”40. Come una vera

modernista, crede che ormai sia impossibile delineare dei personaggi-tipo ben definiti: “the age of clear answers was over. So was the age of characters and plots” (Atonement, p. 281). Mentre Connolly critica Two Figures per l’assenza della “backbone of a story”, Briony è orgogliosa della struttura del racconto e della precisione geometrica che è riuscita a riprodurre. Il suo interesse si rivolge verso le sensazioni e i pensieri dei personaggi: la trama ormai è un macchinario arrugginito che non funziona più. “The novel of the future would be unlike anything in the past” (Atonement, p. 282) pensa Briony, secondo la quale l’autore moderno deve essere in grado di esprimere la precarietà del tempo presente attraverso un’analisi introspettiva dei personaggi da lui creati, e che soltanto tramite l’arte si possano comunicare al pubblico i cambiamenti in corso. Come è stato notato da alcuni critici, la lettera esprime le idee di Connolly, il quale era dichiaratamente contrario alla nuova forma di scrittura adottata da Virginia Woolf e non condivideva le idee che circolavano all’intero del Bloomsbury Group. Proprio nel passaggio in cui Briony riflette sulla recente evoluzione del romanzo, l’autore specifica l’influenza de Le onde di Virginia Woolf sul percorso poetico della giovane scrittrice. E, in effetti, Two Figures deve molto al testo della Woolf, in particolare alla maniera di soffermarsi sulle sensazioni dei personaggi e sul loro modo di interpretare la realtà. Sebbene la struttura tripartita di Atonement somigli a To the Lighthouse, The Waves esercita un’influenza maggiore

sulla novella di Briony poiché in entrambi i testi la trama ha un’importanza secondaria rispetto all’introspezione psicologica.

The Waves (1931) è l’opera più sperimentale dell’autrice: nove interludi

descrittivi si inseriscono fra i soliloqui dei sei personaggi principali, Bernard, Susan, Rhoda, Neville, Jinny, e Louis. Il romanzo ha una struttura geometrica ben definita: i monologhi dei personaggi si alternano in maniera equa fra loro. Tale modello ricorda difatti l’andamento regolare, ma al tempo stesso imprevedibile, delle onde. Allo stesso modo in Two Figures si alternano i punti di vista di Briony, Robbie e Cecilia, insieme alle rappresentazioni del paesaggio circostante. Proprio come in The Waves, anche se in maniera più superficiale, la prima sezione di Atonement si svolge nell’arco di una sola giornata. Le descrizioni degli ambienti e di come la luce li trasforma richiama lo stile della Woolf: Cecilia vede che “the south-east aspect of the French windows had permitted parallelograms of morning sunlight to advance across the powder-blue carpet” (Atonement, p. 20). Le immagini della luce che prima avanza e poi si dirada, e del sole che delinea le forme degli interni, sono tutti aspetti che si rifanno alle tecniche stilistiche adottate dalla Woolf. Tuttavia, Two Figures si presenta come la forma embrionale di un testo più profondo e articolato, costituito da una vera e propria trama, quasi a voler sottolineare una presa di posizione nei confronti del Modernismo ormai sorpassato. Non a caso McEwan sceglie il 1999 come anno di pubblicazione del romanzo finale di Briony, proprio a voler sottolineare la fine di un’epoca e il superamento di tecniche e stilemi ormai datati.

Un ipotesto che esercita una certa influenza su Atonement è Dusty Answer (1927) di Rosamond Lehmann (1901-1990). Il romanzo racconta la storia di Judith Earle, una giovane proveniente da una famiglia agiata che vive in una grande villa nella campagna del Buckinghamshire. Il romanzo contiene numerosi elementi che richiamano la vita dell’autrice ma la protagonista, a differenza sua, è figlia unica e trascorre molto tempo in solitudine vagabondeggiando nel giardino della villa. Gli unici amici che ha sono i cugini Fyfe, che vivono ai confini della sua abitazione; con loro instaura dei rapporti discontinui ma intensi. La storia prosegue con il passaggio verso l’età adulta, quando la protagonista si iscrive al Girton College di Cambridge, dove alcune amicizie sfociano in qualcosa di più, fra cui quella con Jennifer, una compagna di studi. Una volta pubblicato, il romanzo generò un certo scandalo per la

nei confronti della sfera sessuale, da alcuni definito “morboso” e “preoccupante”. Tale propensione non avrà certo sconvolto McEwan, il quale, all’inizio della propria carriera, veniva accusato di produrre una narrativa tetra e inquietante a tal punto da aggiudicarsi l’appellativo di “Macabre”. In effetti l’autore ha sempre dimostrato un forte interesse nei confronti della sessualità e dei rapporti carnali che mettono in evidenza gli aspetti più istintivi dell’umanità, come lo dimostrano le sue prime opere. Anche in Atonement non sono mancate queste tematiche che spesso sono affrontate dal punto di vista dei bambini e dei giovani ancora nella fase della sperimentazione.

Ma in che misura Dusty Answer esercita un’influenza sul testo di McEwan? Nella lettera di rifiuto inviata da Ciryl Connolly a Briony l’editore fa riferimento a Elizabeth Bowen, la quale è stata un’avida lettrice della sua storia sebbene l’abbia definita “troppo ricca e stucchevole”, ma al tempo stesso raffinata grazie allo stile di

Dusty Answer. E in effetti, come nel caso della Woolf, la tecnica di Lehmann è

individuabile attraverso le descrizioni dell’ambiente illuminato dal sole nei vari momenti della giornata. In Dusty Answer una serata estiva viene così descritta:

The sun came out below flushed clouds and all the treetops were lit up, sombrely floating and rocking in a dark gold wash of light. Across the river the fields looked rich and wistful, brimming with sun, cut with long violet shadows. The river ran a little wildly, scattered over with fierce, fire-opal flakes. But all was softening, flattening. The clouds were drifting away, the wind was quiet now; there would be an evening as still, as carved as death41.

L’attenzione per i dettagli della luce e dei colori è rintracciabile anche nell’opera di McEwan che, non a caso, riutilizza termini ed espressioni che compaiono nel testo della Lehmann. Non è una casualità infatti che il termine wash sia presente anche in

Atonement: “In the early evening, high-altitude clouds in the western sky formed a thin

yellow wash…” (Atonement, p. 78). McEwan è abile nel tratteggiare delle immagini che soltanto un pittore esperto sarebbe in grado di riprodurre. E come lui stesso dice: “A Fauvist dedicated to improbable colour might have imagined a landscape this way…” (Atonement, p. 78). E di nuovo, nella seconda parte, utilizza il termine wash: “He saw a receding wash of grey and blue fading in a haze towards the setting sun…” (Atonement, p. 194).

A differenza del romanzo della Lehmann in cui sia i personaggi che il lettore hanno una visione globale del paesaggio descritto, i protagonisti di Atonement possono soltanto scorgere l’ambiente che li circonda, che sia attraverso una finestra o un lucernario, e non hanno il controllo dell’intero spazio ma ne percepiscono soltanto una parte. Cecilia guarda attraverso le tende “framing a partial view of cloudless sky” (Atonement, p. 20), Briony assiste alla scena intorno alla fontana dalla finestra della nursery, mentre Robbie è steso nella vasca di casa sua al calar del sole e può assistere allo spettacolare paesaggio solo guardando attraverso il lucernario del bagno. Questa impossibilità di usufruire di una visione d’insieme è una tematica centrale in

Atonement, in cui le immagini non sono intere e sono filtrate attraverso degli oggetti

che talvolta impediscono di comprendere ciò che sta accadendo realmente.

Dusty Answer e Atonement sono entrambi testi postbellici, in cui la guerra non

è l’argomento principale, ma continua ad esercitare una forte influenza sugli eventi e sui protagonisti della narrazione. Nel caso del primo romanzo, la guerra si insinua negli incubi della protagonista, Judith, che vede apparire in sogno Charlie, uno dei cugini Fyfe rimasto ucciso in trincea. Il giovane si riavvicina al gruppo di amici con cui era solito passare del tempo ma piano piano inizia a svanire in “a dark misty solitude of night and water” ed urla “ringingly, in anguish: ‘Come back!’”. Questa esclamazione richiama un motivo ricorrente in Atonement: sono le stesse parole pronunciate da Cecilia per risvegliare Briony dagli incubi che aveva da bambina, e le medesime trascritte alla fine di ogni lettera indirizzata a Robbie in Francia, “I’ll wait for you. Come back”.

Un altro elemento rilevante che accomuna le due opere è l’ambiente totalmente femminile del Girton College di Cambridge. Sia Judith che Cecilia hanno vissuto in questo luogo protetto e isolato dal resto del mondo universitario e, in particolare, da quello maschile. McEwan riflette sul sistema educativo nel periodo che si frappone fra le due guerre mondiali, in cui vigeva un sistema misogino, che considerava l’educazione femminile un’inutile perdita di tempo. Emily Tallis incarna questo pensiero e considera addirittura fuorviante il periodo trascorso a Cambridge per Cecilia, tornata con un voto mediocre e con un’aria di superiorità nei confronti di chi la circonda. Emily “knew for a fact that the whole performance, women at the ‘Varsity, was childish really, at best an innocent lark, like girls’ rowing eight, a little posturing alongside their brothers dressed up in the solemnity of social progress” (Atonement,

dettaglio, come la storia fra Judith e Jennifer, Emily rispecchia quel modo di pensare ottuso e maschilista che non considera l’educazione universitaria un modo che permette alle donne di elevarsi. In una società di stampo ancora patriarcale, Emily spera che Cecilia trovi un marito quanto prima e che presto affronti la maternità: “She had no job or skill and still had a husband to find and motherhood to cofront” (Atonement, p. 65).

In conclusione, Briony è una modernista proprio come Elizabeth Bowen e Rosamond Lehmann, le quali appartenevano ad una generazione di scrittori uomini da cui non era facile emergere.

In un’intervista McEwan ha dichiarato: “I wanted to be like James in ‘What Maisie knew’: to use the full resources of an adult mentality remembering herself”42. What Maisie knew è un’opera di Henry James (1843-1916) pubblicata nel 1897, che

narra la storia di una bambina contesa e bistrattata dai genitori in seguito al loro divorzio. L’intera storia è narrata attraverso il punto di vista di Maisie, la quale è ancora troppo piccola per comprendere il mondo degli adulti e i sentimenti che li dominano; i genitori, Ida e Beale, iniziano nuove relazioni che, a loro volta, naufragano dopo poco tempo. James tocca delle tematiche moderne e ancora attuali, quali il divorzio, l’incapacità degli adulti di prendersi cura dei propri figli, tutti argomenti legati a quella che oggi definiamo “famiglia disfunzionale”.

McEwan riprende l’uso del punto di vista da James, il quale ci insegna che non si tratta di una semplice prospettiva ma di un modo di vedere le cose e di interpretare la realtà. McEwan sfrutta la focalizzazione multipla in Atonement presentandoci diversi punti di vista (Briony, Robbie, Cecilia e Emily) senza necessariamente utilizzare la prima persona per esprimere le sensazioni del singolo personaggio. In Briony convivono due visioni: la prima è quella del personaggio, ristretta, limitata a ciò che vede, l’altra è quella del narratore che racconta la storia a posteriori, a distanza di molti anni. McEwan eredita da James il modo di far compenetrare due mondi distanti come quello infantile e quello adulto. Secondo alcuni critici, il narratore di

What Maisie Knew suona fastidiosamente adulto e incapace di immergersi pienamente

nell’ottica di un bambino, mentre Briony appare come una figura assai complessa: rappresenta il pensiero comune della classe a cui appartiene e si lascia influenzare da

42 B. FINNEY, “Briony’s Stand against Oblivion: The Making of Fiction in Ian McEwan’s

esso in ogni sua esperienza; allo stesso tempo, gli istinti che la guidano sono quelli di una ragazzina di tredici anni, incapace di comprendere il mondo adulto, ma influenzata profondamente da esso. Briony non riesce a distinguere fra ciò che sa e ciò che vede. Confessa a Lola in seguito alla sua aggressione “I’ve known him all my life. I saw him” (Atonement, p. 167), riferendosi a Robbie. E di nuovo, durante l’interrogatorio con la polizia le viene chiesto se effettivamente ha visto Robbie sul luogo dell’aggressione:

‘You saw him then.’ ‘I know it was him.’ ‘Let’s forget what you know. You’re saying you saw him.’ ‘Yes, I saw him.’ ‘Just as you see me.’ ‘Yes.’ ‘You saw him with your own eyes.’ ‘Yes. I saw him. I saw him’ (Atonement, p. 181).

La sua ingenuità, combinata al desiderio di conoscere e di interpretare ogni evento che accade intorno a lei, la spingono ad accusare Robbie. Nel mondo di una ragazzina inesperta, ma al tempo stesso autrice in erba, non esistono realtà che non possano essere comprese: “Everything must be interpretable, usable, dynamic, noncontingent; every detail must fit with her personal vision of a greater truth”43. McEwan si appropria

del punto di vista soggettivo di cui facevano ampio uso Henry James e i suoi contemporanei, inclusi Joseph Conrad (1857-1924) e Ford Madox Ford (1873-1939). La focalizzazione sottolinea l’impossibilità di presentare la realtà da un’unica angolazione oggettiva.

La protagonista di Atonement ha la tendenza a fornire una spiegazione per ogni evento che la coinvolge. La Briony bambina non accetta che vi siano realtà differenti rispetto alla sua: vive in un mondo che desidera perfetto, dove ogni cosa non può essere fuori posto; lo dimostra la sua camera ordinata, “a shrine to her controlling demon” (Atonement, p. 5), dove gli animali della fattoria sono tutti rivolti verso un’unica direzione, la sua. Tale dettaglio sembra voler ribadire l’egocentrismo di Briony, tutta concentrata su se stessa, sul suo modo di esperire la realtà, che sembra l’unico possibile. Briony è l’esempio che non è più possibile presentare il mondo attraverso la prospettiva di un unico narratore onnisciente. Anche in questo caso assistiamo ad una chiara presa di posizione da parte dell’autore che supera gli stilemi ottocenteschi, favorendo l’utilizzo della focalizzazione interna dei singoli personaggi.

McEwan si distanzia dal Modernismo e dalle idee promosse da Eliot, quali la scomparsa dell’autore: difatti, il romanziere inglese nasconde l’identità del creatore del romanzo per tutta la sua durata fino a svelarla proprio al termine di esso. Si tratta di una presa di posizione da parte dello scrittore che non crede nell’inutilità attribuita alla figura autoriale. Al termine del romanzo, Briony rivela la propria autorialità e dichiara di avere una malattia che presto la porterà a non ricordare più nulla del suo passato. Grazie all’opera che ha scritto, la propria immagine e quella dei suoi personaggi rimarranno sempre vivide e continueranno ad esistere anche dopo la loro scomparsa.

In conclusione, come sostiene Richard Robinson: “Atonement seems to ventriloquize modernism and then silence it […] pretends to be a modernist palimpsest that has undergone continual erasure”44. Al di sopra dello sbiadito palinsesto

modernista se ne inscrive uno dai tratti decisamente postmoderni. Difatti ci sono elementi facilmente ricollegabili alla corrente del Postmodernismo, fra cui la presenza di personaggi storici, quali Cyril Connolly e Elizabeth Bowen. Ma ciò che più conta è la presa di coscienza da parte del lettore che comprende di aver appena letto non solo una bella storia d’amore ma anche il lungo percorso di crescita di una scrittrice. Le incertezze che dominano la realtà postmoderna si fanno sempre più acute quando, nella quarta parte del romanzo, Briony confessa che il romanzo sarà pubblicato solo in seguito alla sua morte e a quella dei Marshall, quando tutti esisteranno soltanto come sue invenzioni. Briony svela il finale che ha voluto riservare ai due amanti morti a distanza di pochi mesi nel 1940: sopravvivono felici per il resto della loro vita, ma non c’è alcun accenno al perdono della ormai anziana scrittrice. Il problema che si è posta, come dice lei, è un altro: “how can a novelist achieve atonement when, with her absolute power of deciding outcomes, she is also God?” (Atonement, p. 71). Briony è quindi riuscita ad espiare le proprie colpe attraverso la scrittura del suo romanzo? Probabilmente no. Il ruolo del romanziere è simile a quello di Dio: non c’è nessuna entità superiore che possa perdonare i suoi errori. Il lettore rimane disorientato al termine del testo quando comprende che l’autore McEwan è riuscito a mettere in atto un espediente narrativo degno di un grande autore.