Il romanzo d’esordio, The Cement Garden, viene pubblicato nel 1978, e attira subito l’attenzione della critica, che aveva già avuto l’occasione di giudicare i primi esperimenti letterari dello scrittore. McEwan viene tacciato di essere un autore tetro e immorale per gli scenari lugubri e per l’insistente ripresa di tematiche quali la sessualità, l’incesto, e i disturbi psichici. I personaggi prediletti sono spesso i bambini e gli adolescenti, piccoli umani alla ricerca della propria identità. The Cement Garden prosegue sulle orme dei primi racconti delle raccolte First Love, Last Rites (1975) e In
Between the Sheets (1978), che contengono immagini scioccanti e macabre. I narratori
dei primi esperimenti letterari si distinguono per il distacco mantenuto di fronte alle situazioni che li vedono protagonisti. A differenza della produzione più matura, in cui si crea un rapporto maggiormente empatico fra i personaggi e i lettori, nelle prime opere di McEwan il pubblico rimane turbato di fronte all’impassibilità dei soggetti. È il caso di Jack, il narratore autodiegetico del primo romanzo, un adolescente ossessionato dalla masturbazione, e attratto dalla sorella maggiore, Julie. In seguito alla morte di entrambi i genitori, Julie si prende cura della casa e dei fratelli più piccoli, Sue e Tom. Si instaura un ménage familiare in cui le regole vengono abolite: tutti i personaggi iniziano a vivere in una condizione di passività, che li vede sempre più distanti fra loro nonostante condividano un segreto terrificante. Dopo la morte del padre, l’unica figura che esercita una certa autorità, la madre si ammala e muore di lì a poco. I bambini compiono un’azione che, ai loro occhi, sembra naturale: nascondono il cadavere della donna in un baule in cantina e lo ricoprono di cemento. Il cemento è l’elemento caratteristico del romanzo, com’è evidente fin dal titolo: grigio come l’ambientazione della periferia, dove si ergono enormi palazzi moderni ancora disabitati, fra i quali la casa della famiglia di Jack è l’unica a sopravvivere fra le macerie di quelle abbattute. Sempre sul cemento ancora fresco si accascia il padre
prima di morire, lasciandovi le proprie impronte, che Jack si premura di ricoprire come per cancellare l’accaduto.
Lo scenario desolante rimanda alla Waste Land eliotiana, con un evidente accenno nel quarto capitolo, in cui Jack vede Julie “turned away (from me) towards the waste land next door where great cluster of stinging nettles were dying of thirst”16.
In particolare, la descrizione del paesaggio arido sembra rimandare a “The Burial of the Dead”, il cui titolo si associa inevitabilmente alla sepoltura della madre. Persino i toni di “A Game of Chess” vengono rievocati nella descrizione della scena in cui Julie prende il sole in giardino indossando il suo “brilliant and luminescent” (The Cement
Garden, p. 43) bikini.
Il romanzo ricorda anche l’ambientazione distopica narrata nel best seller di William Golding, Lord of the Flies (1954). Tuttavia, come nota Malcolm, la storia di McEwan si distingue per la totale assenza di moralità, che si rispecchia nella scelta dell’ambientazione ordinaria ma inquietante. Vi sono anche echi di The Homecoming (1965) di Harold Pinter, in cui la Londra moderna è descritta con toni deprimenti e fa da sfondo a dinamiche familiari inquietanti.
La dimensione neogotica è visibile sin dall’incipit, in cui il narratore irrompe con la propria voce: “I did not kill my father, but I sometimes felt I had helped him on his way” (The Cement Garden, p. 9). Il gotico si confonde con la psicologia adolescenziale, con le differenze di genere e con la scoperta della sessualità. McEwan sceglie un’ambientazione contemporanea, la Gran Bretagna degli anni Settanta, ma non si risparmia dettagli lugubri che richiamano la letteratura gotica. Ne sono un esempio la cantina buia dove viene sepolta la madre, la descrizione degli uomini che consegnano il cemento “covered in a fine, pale dust which gave their faces a ghostly look” (The Cement Garden, p. 9), la scena in cui Jack tormenta Julie con i guanti del padre e i frequenti incubi del narratore.
Tramite una serie di immagini McEwan mette in risalto i contrasti fra passato e presente: la morte dei genitori, la scomparsa delle abitazioni nel quartiere ora sostituite da grandi palazzi, hanno lo scopo di mostrare che il nuovo non è sempre migliore del vecchio. Ne è prova il fatto che i fratelli non riescono a sopravvivere senza delle figure adulte di riferimento, difatti sprofondano in uno stato di apatia e malessere, in cui nonostante tutto sembrano crogiolarsi fino all’arrivo di Derek, il ragazzo di Julie.
16 I. MCEWAN, The Cement Garden, Vintage, London 2006, p. 43. D’ora in poi si cita questa edizione
Sarà lui a sospettare della presenza di un cadavere in cantina e a chiamare la polizia nella scena finale, in cui si consuma l’incesto fra i due fratelli maggiori.
Il secondo romanzo riprende temi già affrontati da McEwan, quali l’erotismo, il rapporto fra i sessi e l’incontro con l’altro. The Comfort of Strangers (1981) è ambientato in una città mai nominata, ma riconoscibile dalle chiare descrizioni che ne vengono fatte. È Venezia a fare da sfondo alle vicende che vedono protagonisti Colin e Mary, una coppia di turisti inglesi. La città lagunare viene presentata soltanto di notte e durante le prime ore del giorno per contribuire a creare un’atmosfera di inquietudine. La coppia, che si frequenta da sette anni, ormai assuefatta alla monotonia, ritrova una certa complicità grazie all’incontro con Robert e Caroline, due coniugi che risiedono in città. La loro conoscenza si trasforma in una lenta discesa agli inferi, che si conclude con l’efferato omicidio di Colin per mano di Robert, davanti allo sguardo impotente di Mary.
L’opera si presenta come una fitta rete di riferimenti intertestuali. Colin, che si lascia condurre per le calli veneziane da Robert, sembra richiamare l’immagine di Dante affiancato da Virgilio. Ma vi è un personaggio in particolare a cui McEwan pare essersi ispirato, Gustav Von Aschenbach, il protagonista di Der Tod in Venedig (1912). Considerando alla trama dell’opera di Thomas Mann si notano numerose similitudini sia nelle tematiche sia nell’intreccio. Gustav è un autore cinquantenne che compie un viaggio in Italia alla ricerca di nuovi stimoli. Proprio a Venezia, dove arriva per caso, si infatua di un ragazzo di quattordici anni, Tadzio. Lo segue durante tutto il periodo di permanenza nella città e inizia a nutrire una forte attrazione sessuale nei suoi confronti. Tematiche quali l’omosessualità, la perversione, sono infatti riprese da McEwan nel suo romanzo, e il personaggio di Robert sembra proprio costruito sull’immagine di Von Aschenbach. Omoerotismo e morte si confondono nelle vite dei due uomini, sebbene li attendano destini ben diversi: Gustav muore sulla spiaggia di Lido contemplando un’ultima volta la bellezza del giovane Tadzio; la sua morte appare legata agli istinti sessuali più reconditi al punto che egli diventa vittima di se stesso. Robert, invece, assume il ruolo del carnefice, macchinatore dell’incontro con Colin e Mary e dei tragici avvenimenti successivi.
L’Italia ha da sempre rappresentato la meta per eccellenza dei Grand Tour, tappa imprescindibile dell’educazione degli aristocratici prima e dei borghesi poi.
sinistro, che si distanzia dalle immagini armoniose di A Room with a View (1908) di Forster. La Venezia descritta da McEwan è simile a quella di “Don’t Look Now” (1971) di Daphne Du Maurier, short story dai toni macabri, o a quella descritta in The
Aspern Papers (1888) da Henry James. In tutte queste opere ricorrono temi simili,
quali l’ambiguità, la perdizione, la morte e l’omicidio17. Si rilevano delle somiglianze
anche con Betrayal (1978) di Harold Pinter, opera teatrale che si sviluppa a ritroso nel tempo. Anche qui si parla di intrecci amorosi, tradimenti, e la città di Venezia è la meta della vacanza dei protagonisti, Emma e Robert. Anche in quest’opera, poi, McEwan attinge al sottogenere gotico luoghi, personaggi, atmosfere: l’apparizione improvvisa di Robert nell’oscurità, il successivo raggiro della coppia, il cimitero sullo sfondo e, infine, la morte violenta di Colin.
Anche in The Comfort of Strangers i riferimenti intertestuali hanno uno scopo ben preciso, mettono cioè in risalto il distacco fra presente e passato e l’intrusione del male nel quotidiano. Il contrasto è ancor più evidente grazie all’ambientazione: la città ricca di turisti, di caffè affollati, nasconde al suo interno il male, incarnato, in questo caso, dal personaggio di Robert.