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3. Atonement

3.3. Riferimenti intertestuali settecenteschi: tra gotico e romance

Atonement è un capolavoro metaletterario in cui la letteratura svolge il ruolo di

protagonista. Oltre a disseminare riferimenti intertestuali lungo tutta la narrazione, McEwan crea un legame fra i suoi personaggi e la letteratura stessa.

Briony è un’autrice in erba che dedica le proprie energie alla scrittura: tutta la sua vita di adolescente ruota attorno alle storie che legge al punto di essere influenzata da esse nell’interpretazione della realtà. Come apprendiamo nella conclusione, Briony è divenuta una scrittrice di successo e si è impegnata a scrivere la storia dell’espiazione di una colpa che ha irrimediabilmente cambiato la sua vita e quella dei suoi familiari. Il romanzo si basa dunque anche sulla difficoltà di scrivere e, in questo caso, di assolvere i propri peccati tramite tale atto. Come afferma Brian Finney: “I read this novel as a work of fiction that is from beginning to end concerned with the making of fiction”45. Ma la fiction, come Briony stessa si renderà conto, non è un mezzo tanto

potente da permettere l’espiazione assoluta delle colpe. Briony diventa personaggio a sua volta, e le azioni narrate si fondono con la realtà, annullando la linea che divide il mondo reale da quello fittizio. È il lettore a determinare il giudizio finale e, nel caso di Atonement, a lui spetta decidere se l’autrice è riuscita ad espiare i propri errori.

Il refrain letterario è presente in tutta l’opera ed esercita una forte influenza non solo sulla protagonista ma anche sugli altri personaggi. Robbie e Cecilia, ad esempio, si sono entrambi laureati a Cambridge in letteratura. Robbie è fermamente convinto che tali studi lo renderanno un medico migliore, in grado di esaminare in maniera più approfondita la natura umana. Laureatosi a pieni voti, il giovane è un lettore attento e appassionato: nella sua libreria compaiono le opere di Jane Austen, T. S. Eliot, Joseph Conrad, D. H. Lawrence, Wilfred Owen e W. H. Auden. Le sue conoscenze variano dai novelist più recenti ai pionieri del romanzo inglese, quali Samuel Richardson e Henry Fielding. È proprio su questi autori che Robbie e Cecilia disquisiscono durante uno dei loro incontri: la giovane donna racconta di procedere lentamente nella lettura di Clarissa, or, the History of a Young Lady (1748) di Richardson, che trova un romanzo piatto e poco emozionante, a differenza della prosa di Fielding, decisamente più vivace a suo parere.

Attraverso la creazione di personaggi-lettori, McEwan vuole porre l’accento sull’importanza di un pubblico critico attivo, che svolge il lavoro esegetico in maniera autonoma. L’autore domanda ai propri lettori uno sforzo che non veniva invece richiesto dai romanzieri del passato. Richardson, ad esempio, imponeva un insegnamento da seguire e non invitava il pubblico a sviluppare un pensiero critico. Al contrario, le opere di Fielding pretendono impegno ed un certo sforzo interpretativo. Tramite Robbie e Cecilia, McEwan esprime il proprio punto di vista in merito alla questione: egli si dissocia da quegli scrittori che narravano le avventure di giovani donne sfortunate e vittime di approfittatori dispotici per fornire, infine, una morale imprescindibile. Secondo lo scrittore britannico, il pubblico del romanzo contemporaneo non deve subire gli insegnamenti dell’autore/creatore, ma deve essere lui l’ultimo interprete dell’opera, l’esegeta, colui che ne determina il significato finale. Con questo non significa che l’autore voglia abbandonare il lettore. È certo però che, inserendo elementi carichi di significato, induce il proprio pubblico ad intraprendere un percorso esegetico piuttosto che un altro.

McEwan fornisce informazioni rilevanti fin da prima dell’incipit del romanzo, precisamente nell’epigrafe. Si tratta di una citazione di Northanger Abbey (1818), una tra le opere meno note di Jane Austen, pubblicata postuma. L’estratto è il seguente:

“Dear Miss Morland, consider the dreadful nature of the suspicions you have entertained. What have you been judging from? Remember the country and the age in which we live. Remember that we are English: that we are Christians. Consult your own understanding, your own sense of the probable, your own observation of what is passing around you. Does our education prepare us for such atrocities? Do our laws connive at them? Could they be perpetrated without being known in a country like this, where social and literary intercourse is on such a footing, where every man is surrounded by a neighbourhood of voluntary spies, and where roads and newspapers lay everything open? Dearest Miss Morland, what ideas have you been admitting? They had reached the end of the gallery; and with tears of shame she ran off to her own room46.

Ora, anche un lettore che non conosce il romanzo della Austen comprende che l’opera che sta per leggere è fondata su una serie di sospetti ed errori che influenzano le vite dei protagonisti. Ciò che non sa è che quegli errori risulteranno fatali per alcuni di loro. A differenza della Austen, McEwan si spinge oltre, non salva la propria eroina ma la lascia in balìa delle sue fantasie.

Northanger Abbey è un’evidente parodia del romanzo gotico, in auge fra la

seconda metà del Settecento e i primi dell’Ottocento. La protagonista, Catherine Morland, viene descritta come un’anti-eroina, che si lascia influenzare dai romanzi gotici che tanto la appassionano al punto di confondere la realtà con la finzione. Il trasferimento nell’abbazia di Northanger, che Catherine immagina tetra e spaventosa come i castelli dei suoi romanzi preferiti, la spinge a fantasticare sul possibile omicidio di Mrs Tilney, morta nove anni prima. La giovane si rende conto che la sua fervida immaginazione la spinge a credere che un uomo innocente, il Generale Tilney, sia un assassino. A differenza di Briony, Catherine non muove accuse nei confronti di nessuno e non sconvolge le esistenze degli altri personaggi. In un’intervista, McEwan parla dell’influenza del personaggio di Catherine sulla genesi di quello di Briony:

Catherine Morland, the heroine of Jane Austen’s Northanger Abbey, was a girl so full of the delights of Gothic fiction that she causes havoc around her when she imagines a perfectly innocent man to be capable of the most terrible things. For many, many years I’ve been thinking how I might devise a hero or heroine who could echo that process in Catherine Morland, but then go a step further and look at, not the crime, but the process of atonement, and do it in writing – do it through storytelling, I should say47.

McEwan definisce Atonement il suo romanzo “alla Jane Austen”. I riferimenti alla scrittrice inglese richiamano la simile ambientazione – la country house – le differenze di classe, gli amori contrastati e la presenza di figure femminili forti. Ma, in effetti, McEwan fa uno “step further” poiché presenta una realtà più complessa: delinea le caratteristiche di una nuova era, fatta di incertezze e non priva di crudeltà. A soli tredici anni, Briony è in grado di cambiare i destini dei propri cari, accusa un innocente facendolo finire in carcere, mentre il reale colpevole continua a vivere libero e a condurre una vita agiata. Non solo, la vittima diventa sua moglie, escludendo ogni possibilità che possa testimoniare contro di lui. Le parole di Henry Tilney riportate nell’epigrafe sembrano perdere valore: “La nostra cultura ci può portare forse a queste atrocità? E le nostre leggi chiudono forse gli occhi su tali colpe?”. Tali ideali sembrano essere scomparsi nell’Inghilterra del primo dopoguerra: McEwan inserisce nel proprio romanzo ingiustizie e violenze, quali lo stupro, l’ingiusta detenzione e, infine, le atrocità causate da una nuova guerra, che annienta ogni speranza. Lo stupro, in particolare, assume una nuova accezione. Se in passato condannava ed emarginava la

vittima, ora le fornisce una possibilità di riscatto: Lola approfitta del danno subito e sposa il proprio carnefice. Questo evento sembra anticipare l’atteggiamento indulgente nei confronti del sesso che ha caratterizzato la fine del XX secolo.

Nel romanzo della Austen i sospetti della sua anti-eroina non provocano alcun danno e la narrazione si conclude con un lieto fine. La scelta di non compiere particolari azzardi potrebbe apparire come una mancanza di coraggio da parte dell’autrice, ma non dobbiamo dimenticare che la scrittrice doveva fare i conti con il pubblico della prima metà del XIX secolo, decisamente diverso da quello a cui McEwan si rivolge. Il pubblico contemporaneo, ben più eterogeneo e colto rispetto a quello di due secoli fa, non solo pretende storie meno banali, ma è in possesso di uno spirito critico che gli permette di fare un’analisi più approfondita del testo.

Il personaggio di Briony ricorda una giovane Jane Austen che intraprese la strada della scrittura sin da piccola. Ci sono elementi in comune fra la protagonista di McEwan e la celebre autrice britannica. Ne sono un esempio le operette che la Austen soleva mettere in scena davanti ai propri familiari e il serio impegno con cui iniziò a dedicarsi alla scrittura sin dalla giovane età. Evocando Jane Austen, McEwan compie una scelta significativa sotto vari punti di vista: egli consacra l’intera opera della scrittrice, riconoscendola come figura di spicco all’interno del canone letterario britannico. Inoltre, scegliendo una citazione tratta da Northanger Abbey, vuole conferire maggiore prestigio ad un’opera che è stata a lungo sottovalutata e che ha ottenuto meno successo rispetto alle altre della stessa autrice. In un certo qual modo, McEwan rivendica la posizione di Jane Austen, che spesso è stata additata come una scrittrice di romanzi dai toni leggeri, indirizzati ad un pubblico prettamente femminile. Così facendo, l’autore si inserisce a sua volta nel canone letterario, dimostrando di conoscere a fondo i romanzieri della tradizione e legittimando il loro ruolo all’interno di essa. In questo contesto appare evidente l’impegno di McEwan nel dar voce alle donne. Sono numerose le figure femminili che hanno il ruolo di protagoniste nei suoi romanzi. In Chesil Beach (2007), la violinista Florence Mayhew è descritta come una giovane talentuosa, dalla personalità forte, ma debole per quanto riguarda l’incontro con l’altro sesso e con tutto ciò che le è sconosciuto. Anche in Sweet Tooth (2012) la protagonista, Serena Frome, è una laureata in matematica che finisce a far parte dell’MI5, l’ente per la sicurezza e il controspionaggio britannico. Nel caso di

Atonement, McEwan compie uno sforzo ulteriore: scrive un romanzo attraverso gli

Briony, proprio come Catherine, si comporta come un’eroina gotica. È convinta di essere testimone di una serie di episodi che, senza il suo intervento, potrebbero causare un disastro. In seguito alla scena intorno alla fontana, attribuisce a Robbie il ruolo di villain. Si convince che sia stato lui a costringere Cecilia a spogliarsi, e che le parole scritte nella lettera che le deve consegnare siano un chiaro segno di violenza. Infine, non può non essere lui il feroce maniaco che ha assalito la minorenne Lola nel parco. Ciò di cui non si rende conto Briony è che l’unica minaccia tangibile è la sua sessualità repressa. In questo caso, letteratura gotica, trauma e psicanalisi si fondono insieme, dando adito ad una serie di equivoci che portano al disastro. L’inibizione della fanciulla è causata sì dalla sua giovane età, ma soprattutto dalla società in cui vive, rigida e inflessibile, che tratta il sesso come un tabù. Estremamente influenzata da certi principi, Briony non accetta di essere attratta da un uomo che appartiene ad una classe inferiore alla sua. Per di più, il fatto che Robbie non ricambi il suo sentimento la induce a sviluppare un senso di vendetta nei suoi confronti. Tale impulso si accentua dopo aver preso consapevolezza dell’attrazione fra lui e Cecilia, e in seguito ad averli colti in flagrante nella biblioteca. L’assenza del padre contribuisce a rendere Briony una ragazzina rigida, influenzata dal pensiero della madre e dalla classe alto borghese di cui fa parte.

L’analisi di Briony come eroina gotica passa inevitabilmente attraverso la sua prima opera, The Trials of Arabella. Il racconto narra la storia di Arabella, una giovane che si innamora perdutamente di un conte straniero, il quale la abbandona dopo che si è ammalata di colera. L’avventatezza è la causa della fine di ogni suo intercorso amoroso, ma il destino le dà un’altra possibilità facendole incontrare un medico in ristrettezze economiche. Quest’ultimo, in realtà, è un principe sotto mentite spoglie che ha deciso di dedicarsi ai più bisognosi. Il pensiero di Briony si racchiude nelle prime righe del romanzo, dove presenta la sua opera giovanile: “At some moments chilling, at others desperately sad, the play told a tale of the heart whose message, conveyed in a rhyming prologue, was that love which did not build a foundation on good sense was doomed” (Atonement, p. 1). La tredicenne mostra un forte spirito critico nei confronti della protagonista della sua storia, una donna che finisce sempre per essere abbandonata a causa dell’impulsività. L’autrice rappresenta gli ideali su cui è fondata la sua società, specialmente quelli della classe a cui appartiene: essa, infatti, ritiene che le relazioni debbano basarsi sul buon senso. La storia della sua eroina

approfittatore, Lovelace, che vuole impossessarsi della sua eredità. Ossessionato dal desiderio di possederla, l’uomo droga e violenta Clarissa con la speranza che, una volta persa la sua virtù, ella si decida a sposarlo. La donna si ammala per lo stress e, infine, muore in un ricovero a Londra. La sua fine tragica è ben diversa da quella che era spettata all’altra eroina di Richardson, Pamela, la cui virtù viene premiata proprio grazie al suo comportamento meritevole. Non è certo un caso, dunque, che Briony si sia ispirata alle protagoniste dello scrittore settecentesco: anche lei intende fornire ai propri lettori un insegnamento da seguire, specialmente al pubblico femminile.

Il nome della protagonista dell’operetta di Briony, Arabella, è probabilmente ispirato alla sorella maggiore di Clarissa, e sembra voler sottolineare le affinità con la scrittura di Richardson. Ma è decisamente più rilevante la relazione con un’altra opera della tradizione settecentesca inglese, The Female Quixote (1752) di Charlotte Lennox, parodia del celebre romanzo di Miguel de Cervantes (1547-1616), Don

Quijote de la Mancha (1615). Essa narra la storia di Arabella, una giovane cresciuta

isolata dalla realtà. La condizione in cui vive la spinge a rifugiarsi in un mondo immaginario, alimentato dai romances francesi che legge. La sua totale inesperienza la induce a confondere il mondo reale con quello fittizio, e ad interpretare ogni evento attraverso ciò che ha letto nei libri. Dopo una serie di episodi tragicomici, l’eroina si getta nel Tamigi, convinta di essere inseguita da dei molestatori. Si ammala e viene guarita da un dottore che le insegna a distinguere la letteratura dalla realtà, aprendole gli occhi sulle incongruenze su cui si fondano le trame dei suoi romanzi preferiti. Il personaggio di Arabella è costruito su quello di Don Chisciotte, la cui passione per la letteratura cavalleresca sfocia in una forma di delirio. Dal protagonista di Cervantes hanno origine numerosi personaggi letterari, fra cui Arabella della Lennox, a cui si ispira a sua volta Jane Austen con Catherine Morland di Northanger Abbey. Non può poi non essere menzionata Emma Bovary, che dà nome all’omonimo romanzo di Gustave Flaubert (1821-1880); anche Emma si aspetta di condurre un’esistenza avventurosa ed emozionante come quella dei romanzi di cui si nutre. Ad alcuni di essi vengono riservati dei finali tragici, ad altri invece la redenzione, che solitamente viene raggiunta grazie all’intervento di figure chiave. Il personaggio di Briony viene modulato sulle caratteristiche delle suddette figure. A differenza loro, tuttavia, l’eroina di McEwan è costretta a convivere con gli errori che ha commesso, una condizione decisamente più angosciosa.