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4. Lo sviluppo progressivo dei diritti delle donne precedente alla

4.6. Il nuovo Millennio: un ulteriore passo avanti

Con l’inizio del nuovo millennio, si registra un passo ulteriore nello sviluppo della concezione dei diritti umani delle donne, tra cui infatti, si ricordano diverse istituzioni ONU che identificano la violenza contro le donne e domestica come una forma di tortura. In aggiunta, si ricorda anche nel 2004 l’inizio di una campagna a livello europeo, allo scopo di ridurre le violenze contro le donne e quelle domestiche, oltre all’azione del

184 MEYERSFELD B., Domestic Violence and International Law, Hart Publishing, 2012, p. 23 185 V. Supra, alla nota 182, p. 24

186 EDWARDS A., Violence against women under International Human Rights Law, Cambridge University

Press, New York, 2011, p. 10

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Consiglio d’Europa nel comprendere gradualmente la necessità di promulgare una convenzione legalmente vincolante188.

In questo periodo, infatti, sono anche istituiti altri due organi riguardanti i diritti umani che nella loro attività interessano anche le donne, tra cui si segnala la Commissione sui Diritti Umani, e la Commissione sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale, che hanno emanato commenti generali sulle violazioni dei diritti umani legate al genere, riconoscendo inoltre, lo stupro come forma di tortura, continuando quindi passo dopo passo progressivamente a contribuire allo sviluppo della materia contro la violenza sulle donne189.

Necessaria da citare nell’analisi della progressione della materia dei diritti umani che si studia, è anche l’azione da parte di un’organizzazione regionale quale la Commissione Africana per i diritti umani e dei popoli, che ha promosso nel 2003 il Protocollo per la Carta Africana sui diritti umani e dei popoli, per i diritti delle donne in Africa, brevemente detto Protocollo di Maputo190.

Il documento non è specifico solo al tema della violenza di genere ma copre una vasta gamma di diritti delle donne, attraverso un’attenzione particolare al ripudio delle pratiche nocive come le mutilazioni genitali femminili191. Questo, si differenzia dalla CEDAW e dalla Convenzione di Belém do Parà per il fatto che oltre a riconoscere i diritti della persona, specifica anche i doveri che gravano sugli individui, inclusa la famiglia, la società, lo Stato e la comunità internazionale192.

I lavori riguardanti il documento sono iniziati da parte di un gruppo di lavoro nel 1998, con anche la supervisione di un Relatore Speciale a controllare la progressiva realizzazione del trattato, che, infatti, richiede l’azione da parte degli Stati ad assumere le

188 MEYERSFELD B. C., Introductory note to the Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women and domestic violence, American Society of International Law, vol. 51,

n. 1, 2012, p. 3

189 EDWARDS A., Violence against women under International Human Rights Law, Cambridge University

Press, New York, 2011, p. 10

190 Protocollo di Maputo consultabile al sito http://www.achpr.org/instruments/women-protocol/ 191 UN WOMEN, Handbook for national action plans on violence against women, New York, 2012, p. 7 192 DEL VECCHIO A., La tutela dei diritti delle donne nelle convenzioni internazionali, in Atti del

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misure necessarie ad eliminare gli atti discriminatori e violenti contro le donne, inclusa la violenza domestica193.

Si cita a supporto del progressivo interesse assunto a livello globale nei confronti della violenza di genere, anche un documento inerente all’Asia Sud orientale, ovvero la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne nella regione ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico), del 2004, che incoraggia gli Stati ad eliminare tutte le forme di violenza contro le donne attraverso politiche e programmi specifici194.

Si ricorda ancora, l’istituzione della Commissione dei Diritti Umani, successivamente sostituita dal Consiglio dei Diritti Umani, che si è interessato sempre più all’argomento della violenza di genere, in particolare dal 2001, auspicando l’eliminazione della violenza domestica contro le donne all’interno della famiglia195. Questa concezione, inoltre, è stata seguita da molte altre risoluzioni e decisioni dell’ONU, tra cui si rammenta anche la Risoluzione 58/147 196 dell’Assemblea Generale sull’Eliminazione della Violenza Domestica contro le donne del 2004, che sottolinea la stretta connessione tra violenza domestica e discriminazione contro le donne. La Risoluzione riconosce, infatti, che la violenza domestica è un problema sociale e una manifestazione della disuguaglianza dei rapporti di potere tra uomini e donne, motivo per cui sottolinea la necessità di: ottenere l’uguaglianza di trattamento tra uomini e donne a partire dallo stipendio a pari responsabilità di lavoro; l’aumento di possibilità lavorative da parte delle donne, tramite maggiori diritti che possano tutelarle dalla discriminazione e dalla vulnerabilità ad essere vittime di violenze domestiche197.

A testimonianza ulteriore dell’aumento progressivo dell’interesse nei confronti della violenza di genere, si ricorda anche che nel 2005 la Commissione sui Diritti economici, sociali e culturali ha evidenziato come gli obblighi in capo agli Stati nel proteggere la famiglia includano l’assumere misure contro la violenza domestica e altre forme di

193 VESA, International and regional standards for protecting victims of domestic violence, Journal of

gender, social policy and the law, vol. 12, n. 2, 2011, p. 51

194 UN WOMEN, Handbook for national action plans on violence against women, New York, 2012, p. 8 195 MEYERSFELD B., Domestic Violence and International Law, Hart Publishing, 2012, p. 68

196 Risoluzione consultabile al sito http://www.worldlii.org/int/other/UNGARsn/2003/185.pdf 197 V. Supra, alla nota 193, p. 60

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violenza di genere diffuse all’interno dell’ambiente familiare198. In seguito a questo, inoltre, nel 2006 il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha pubblicato il suo primo report in materia di violenza contro le donne, e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una Risoluzione riguardante l’intensificazione degli sforzi per eliminare tutte le forme di violenza contro le donne, riaffermando l’attenzione internazionale nei confronti del tema199. Per di più in questo periodo sono state pubblicate diverse campagne da parte delle Nazioni Unite e alcune ONG, create per sensibilizzare la popolazione al tema della violenza contro donne, molte delle quali si focalizzavano sulle violenze durante i conflitti armati, poiché sono stati gli atti di violenza che hanno attratto una maggior copertura mediatica creando maggior scalpore rispetto agli atti di violenza contro le donne che avvengono quotidianamente200.

Inoltre, dal 2008 in poi, il Consiglio di Sicurezza ha approvato alcune Risoluzioni in materia di violenza contro le donne durante i conflitti armati, descrivendo questi atti come attentati alla pace e alla sicurezza internazionali, che per questo è necessario debellare201. Tuttavia, nonostante questi sforzi, restano a livello di struttura architettonica dei diritti umani alcune carenze. Infatti, nel 2009 la Relatrice Speciale ha evidenziato la mancanza di indicatori di progresso internazionalmente riconosciuti, che evidenzino i progressi raggiunti a livello di prevenzione delle violenze contro le donne202, riscontrando a livello regionale: la Convenzione di Belém do Parà entrata in vigore nel 1995, che costituisce il primo strumento di diritti umani delle donne riguardante la violenza contro le donne come tema centrale203; e il Protocollo di Maputo che contiene diversi diritti specifici nei confronti della violenza contro le donne204; ma né in Asia, né in Medio Oriente si rileva la formazione di strumenti regionali vincolanti atti a criminalizzare gli atti di violenza contro le donne205.

198 EDWARDS A., Violence against women under International Human Rights Law, Cambridge University

Press, New York, 2011, p. 11

199 V. Supra, alla nota 198 200 V. Supra, alla nota 198 201 V. Supra, alla nota 198 202 V. Supra, alla nota 198 203 V. Supra, alla nota 198, p. 12 204 V. Supra, alla nota 198, p. 12 205 V. Supra, alla nota 198, p. 12

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Quindi si nota come il sistema internazionale dei diritti umani delle donne sia ancora in formazione, ed in transizione, con un rilevante sviluppo a partire da un sistema che escludeva interamente la questione delle violenze contro le donne dall’agenda degli impegni a livello internazionale, o che li affrontava in modo limitato, ad uno che ora riconosce l’eliminazione della violenza contro le donne come precondizione necessaria al raggiungimento degli altri diritti umani da parte delle donne206. Oltre a ciò si è anche riconosciuto che le cause strutturali del fenomeno sono legate all’ineguaglianza diffusa tra uomini e donne, che aumenta il rischio da parte delle donne a subire violenze, diseguaglianza promossa anche a livello statale dalla posizione di subordinarietà delle donne nella società207.

Si ricorda, ulteriormente, anche la Risoluzione ONU 61/143 del 2007208 che ha precisato come tradizioni, usi e costumi tra cui anche la religione, non possano essere pretesto di giustificazione nei confronti di violenze contro le donne209, seguita dalla campagna pluriennale lanciata nel 2008 dalle Nazioni Unite ‘UNiTE to End Violence against

Women’210 per la prevenzione e l’eliminazione della violenza contro le donne in tutte le

parti del mondo, che si rivolge a governi, istituzioni, Organizzazioni Non Governative, media, e società civile, con lo scopo di unire le forze contro un obiettivo comune, quale il dilagante fenomeno della violenza di genere211.

La lotta alla violenza di genere culmina, poi, nel 2010 con l’istituzione di UN Women212

, l’ente garante della parità di genere delle Nazioni Unite, che promuove l’empowerment delle donne, coadiuvato dalla creazione di UN Trust Fund to End Violence Against

Women (UN Trust Fund), meccanismo di finanziamento internazionale interamente

dedicato alla lotta della violenza di genere, che supporta iniziative a favore dell’empowerment economico e sociale femminile prevedendo supporti di vario tipo. Inoltre, a causa della scadenza dei Millennium Development Goals nel 2015, è stata

206 EDWARDS A., Violence against women under International Human Rights Law, Cambridge University

Press, New York, 2011, p. 12

207 V. Supra, alla nota 206

208 UN WOMEN, Handbook for national action plans on violence against women, New York, 2012, p. 6 209 MEYERSFELD B., Domestic Violence and International Law, Hart Publishing, 2012, p. 70

210 UNiTE to END VIOLENCE AGAINST WOMEN consultabile al sito

http://www.un.org/en/women/endviolence/

211 European Training and research Centre for Human Rights and Democracy, Manual on Human Rights

Education ‘Understanding Human Rights’, 2003, p. 191

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promossa l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile fino al 2030 (The 2030 Agenda for

Sustainable Development213), che contiene 17 nuovi obiettivi aggiornati, tra cui se ne trova uno riguardante la promozione dell’uguaglianza di genere.

Infine, si cita la recente risoluzione adottata nel 2014 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che invoca l’intensificazione degli sforzi per l’eliminazione della violenza contro le donne (A/RES/69/147)214, richiamando tutti gli Stati ad adottare misure nei confronti del supporto, la prevenzione e l’azione per migliorare le risposte al problema, con la particolare attenzione verso le donne che subiscono diversi tipi di discriminazione.