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Il passaggio da Industria 4.0 a Impresa 4.0

Il Piano Nazionale, con la Legge di Bilancio 2018, entra nella “seconda fase” e da Industria 4.0 si inizia a parlare di Impresa 4.0 espandendo gli incentivi non solo all’industria manifatturiera bensì a tutti i settori dell’economia, in modo da velocizzare l’ascesa verso un mondo sempre più competitivo, tecnologico e digitale e coinvolgere sempre più le PMI.

L’approvazione del “Piano Nazionale Impresa 4.0” da parte del Governo Renzi, fortemente voluto dai consorzi e dalle associazioni imprenditoriali, si è rivelata fondamentale per far crescere gli investimenti privati in tecnologia ed innovazione, evitando così che il Paese aumentasse il gap rispetto ai competitors internazionali e mantenendo alta l’attenzione su un tema molto delicato come la digitalizzazione. Con il passaggio di nome da Industria a Impresa 4.0, effettuato nel 2017, si è voluto inoltre sottolineare che, anche se la colonna portante dell’economia italiana è l’industria ed il comparto manifatturiero, la necessità di ammodernare un settore terziario ormai obsoleto, fondamentale per la crescita futura del Paese e ad alto potenziale digitale, non è un fattore da sottovalutare, visto le incredibili opportunità che il mondo dei servizi ha da offrire.

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La spinta a modificare il Piano si deve anche ai risultati dell’analisi condotta dal MISE- MET, nel periodo ottobre 2017-febbraio 2018, dalla quale si evince una diffusione delle tecnologie innovative che aumenta al crescere delle dimensioni aziendali, ad evidenza che le PMI erano state poco coinvolte dal Piano, sottolineando così una bassa propensione complessiva al cambiamento, poiché le PMI, nel nostro Paese, sono la realtà più diffusa.57 Con la Legge di Bilancio 2018, si è voluta dare continuità alla linea di finanziamenti ed aiuti intrapresi nel biennio 2016-2017, prorogando le misure introdotte nel 2017, ma apportando alcune innovazioni e allargando gli incentivi fiscali anche alla formazione digitale, con un credito d’imposta del 40% per le imprese che investono nella formazione dei dipendenti relativa alle tecnologie digitali58.

L’ambito su cui si vogliono puntare i riflettori è la formazione, infatti con la fase due del Piano si vuole credere ed investire nello sviluppo del capitale umano.

Per quanto riguarda la formazione dei lavoratori il Governo ha aumentato la spesa nel periodo 2018-2020 introducendo con la Legge di Bilancio 2018 un apposito incentivo: un credito d’imposta per la formazione 4.0, applicabile solo alle spese relative ai costi del personale per i corsi di formazione sulle tematiche previste, quali vendita e marketing, informatica, tecniche e tecnologie di produzione, con focus su almeno una tecnologia Industria 4.0 e pattuiti attraverso accordi sindacali. Tale misura consente alle imprese di qualificare le proprie risorse umane e di dotarsi delle competenze necessarie ad utilizzare e valutare le possibili applicazioni delle tecnologie digitali.

Nel settembre 2018, il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha confermato a parole i provvedimenti previsti dal Piano Calenda, ponendo l’accento sull’evoluzione del Piano Industria 4.0 verso Impresa 4.0 che era già stata fatta dalla precedente Legge di

57 MET, La diffusione delle imprese 4.0 e le politiche: evidenze 2017, luglio 2018, 3.

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Bilancio, affermando che avrebbero potenziato il tema della formazione. Poi, però, il Governo con il Def è intervenuto introducendo alcune limitazioni al Piano, definite da molti come un depotenziamento del piano stesso. Questa riformulazione non è stata gradita, soprattutto per la cancellazione degli incentivi sulla formazione 4.0, in quanto secondo l’opinione diffusa non si può pensare di implementare la tecnologia e avviare una rivoluzione digitale dell’impresa italiana con uno sguardo unidirezionale verso gli investimenti innovativi senza, al tempo stesso, coinvolgere altrettante risorse sulla formazione e la creazione di competenze specializzate. Pertanto, il Governo Conte a seguito delle pressioni esercitate da sindacati e dalle associazioni di imprese, che si sono ribellati alla decisione di eliminare la formazione 4.0, ha fatto un passo indietro e ha prorogato, in extremis con un emendamento, il credito d’imposta per la formazione 4.0 per tutto il 2019.

La proroga ha, infatti, consentito di continuare le azioni a sostegno della formazione in merito all’innovazione, con l’obiettivo di avere personale sempre più qualificato e studenti che escono da scuola con le competenze adeguate ad entrare a far parte del mondo del lavoro sempre più digitale. La formazione, infatti, è importante a tutti i livelli e toglierla sarebbe un errore, bisogna infatti intervenire sull’intero sistema scolastico per evitare di mettere sul mercato del lavoro giovani che non possiedono le competenze adeguate all’offerta portando così ad un aumento del tasso di disoccupazione.

Un’importante novità, in materia di credito d’imposta per la formazione 4.0, è stata introdotta dalla circolare n. 412088/2018 del MISE che ha dichiarato ammissibile fra le attività ammesse alla formazione anche quelle correlate ai corsi di formazione online, ovvero quelle attività di formazione in e-learning. La stessa circolare ha, inoltre, chiarito che il credito d’imposta è cumulabile, senza limitazioni, con i contributi ricevuti

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dall’impresa per i Piani formativi finanziati dai fondi interprofessionali che escludono dai costi ammissibili i costi del personale che partecipa alle attività di formazione.

Il Governo Conte, con la Legge di Bilancio 2019, ha ridimensionato notevolmente la parte del Piano Industria 4.0 relativa agli incentivi per l’acquisto di nuovi macchinari e software. Tra le novità più importanti ricordiamo che è stato cancellato tutto il superammortamento per l’acquisto di nuovi macchinari; l’iperammortamento è stato rimodulato in senso più favorevole alle PMI ed è stato ridotto al 175%, rispetto alla supervalutazione del 250% prevista dal Piano Calenda per l’acquisto di beni materiali, dispositivi e tecnologie che abilitano la trasformazione digitale imprese; scende anche l’agevolazione sull’acquisto di software dal 140% al 120%; il Bonus Ricerca e Sviluppo è stato prorogato fino al 2020; è stata abrogata l’ACE (aiuto alla crescita economica) a fronte della quale è stata introdotta una riduzione dell’Ires dal 24% al 15% sugli utili reinvestiti in ricerca e sviluppo, sull’acquisto di beni strumentali e sulle nuove assunzioni; infine è stata riconfermata la Nuova Sabatini.

Successivamente alla Legge di Bilancio 2019, è stato approvato nel giugno 2019 il Decreto crescita per rilanciare l’economia, con il quale tra le tante novità è stato reintrodotto il superammortamento fino alla fine del 2019 con possibilità per le imprese di fare acquisti fino a giugno 2020.

Pertanto, possiamo affermare che il mondo dell’Impresa 4.0 è ancora in continua evoluzione e si spera che possa essere sempre più ridotto il gap con gli altri competitors internazionali, perseguendo una politica di lungo termine in cui persone e macchine agiscano da alleate in quest’era di trasformazione digitale.

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QUARTO CAPITOLO

LE PICCOLE MEDIE IMPRESE