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Le Piccole e Medie Imprese: definizione e inquadramento

In Italia le Piccole Medie Imprese sono una realtà molto importante in quanto rappresentano il cuore pulsante della nostra economia figurando come la quasi totalità delle imprese nazionali, soprattutto manifatturiere, e conquistando un ruolo fondamentale per quanto concerne l’occupazione, la formazione del Pil e l’export.

Prima di dare una definizione di Piccole e Medie Imprese appare opportuno ricordare che cosa si intende per impresa. Si considera impresa ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica professionalmente organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.

Le imprese possono essere classificate dal punto di vista dimensionale secondo criteri quantitativi o qualitativi. I criteri quantitativi hanno il vantaggio di favorire un’oggettiva qualificazione delle imprese ma riescono meno a cogliere le loro reali caratteristiche creando, così, raggruppamenti eterogenei di imprese.

Per la classificazione quantitativa si fa riferimento alla nozione di piccola e media impresa ricavata dalla Raccomandazione n. 2003/361/CE del 6 maggio 2003 emanata dalla Comunità Europea, che dà vita ad una definizione uniforme di PMI per evitare incoerenze sia a livello nazionale che comunitario, recepita in Italia il 18 aprile 2005 con il Decreto del Ministero delle Attività produttive che identifica le PMI in imprese con meno di 250 dipendenti, il cui fatturato non superi i 50 milioni di euro o che abbia un totale di bilancio non superiore a 43 milioni di euro. La Raccomandazione scende nello specifico individuando per ciascuna classe i relativi valori soglia:

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• Per microimpresa si intende un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro;

• per piccola impresa si intende un'impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro;

• per media impresa si intende un’impresa che occupa meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro.

Il criterio del numero degli occupati si impone come criterio principale; tuttavia l'introduzione di un criterio finanziario costituisce il complemento necessario per apprezzare la vera importanza di un'impresa, i suoi risultati e la sua situazione rispetto ai concorrenti. Non è però auspicabile prendere in considerazione come criterio finanziario solo il fatturato, dato che il fatturato delle imprese nel settore del commercio e della distribuzione è normalmente più elevato di quello del settore manifatturiero. Il criterio del fatturato deve, quindi, essere considerato unitamente a quello del totale di bilancio, che riflette l'insieme degli averi di un'impresa, ed uno dei due criteri può essere superato59. Per valutare meglio la realtà economica delle PMI ed escludere dalla definizione i gruppi di imprese, il cui potere economico supera quello di una PMI, in virtù del tipo di rapporto che si può stabilire tra un’impresa e un’altra, è necessario distinguere i vari tipi di imprese per avere un’immagine realistica della situazione economica ed escludere, così, quelle che non sono vere e proprie PMI. Tali imprese si distinguono in:

59 Gazzetta Ufficiale dell’U.E. RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE del 6 maggio 2003 relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese 2003/361/CE, art.2.

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• autonome: se l’impresa è completamente indipendente o ha una o più partecipazioni di minoranza (ciascuna inferiore al 25 %) con altre imprese, purché questi investitori non siano collegati tra loro;

• associate: se la partecipazione con altre imprese arriva almeno al 25 %, ma non supera il 50 %;

• collegate: se la partecipazione con altre imprese supera il tetto del 50 %60.

Se alla data di chiusura dei conti, un'impresa, appura di aver superato le soglie degli occupati o le soglie finanziarie nel primo esercizio rimane tutto invariato, ma se il superamento si verifica per due esercizi consecutivi la stessa perde o acquisisce la qualifica di media, piccola o microimpresa.

Per quanto riguarda il calcolo dei tre parametri si procede in modo diverso a seconda del tipo di impresa che si sta analizzando: per le imprese autonome si utilizzano solo il numero dei dipendenti e i dati finanziari contenuti nei conti annuali; per quanto riguarda le imprese associate, vengono utilizzati oltre i dati finanziari e degli occupati dell’impresa analizzata, anche una proporzione pari alla percentuale di quota o di diritto di voto, degli occupati e degli elementi finanziari dell’impresa associata; infine per le imprese collegate si utilizza il 100% dei dati di tutte le imprese collegate.

Per meglio comprendere la complessità organizzativa delle PMI è opportuno fare rifermento anche ai parametri qualitativi che consistono in: uno stretto legame famiglia- impresa, uno spiccato accentramento della gestione nella persona dell’imprenditore e infine la presenza in ambiti competitivi ristretti. Per quanto riguarda il primo aspetto, ovvero lo stretto legame famiglia-impresa, la relazione si concretizza in genere in una forma di sovrapposizione che può essere totale se tutte le risorse umane e di capitali di

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cui l’impresa necessita sono fornite dalla famiglia proprietaria e parziale quando l’impresa ha superato le dimensioni minime e la famiglia proprietaria si limita ad offrire parte delle risorse e delle competenze necessarie all’attività aziendale. Tale sovrapposizione può influenzare positivamente o negativamente i meccanismi di funzionamento, la capacità di risposta agli stimoli ambientali e i percorsi di sviluppo dell’impresa. Il secondo aspetto, caratterizzato dalla gestione dell’impresa, riguarda le decisioni sia di carattere operativo che strategico che dipendono dalle idee, capacità e competenze del solo imprenditore, o di un numero ristretto di soggetti che sono spesso membri della famiglia o hanno condiviso con l’imprenditore la storia dell’impresa o ricoprono ruoli strategici come il responsabile amministrativo. Ne deriva, pertanto, che l’imprenditore rappresenta il fulcro decisionale dell’attività imprenditoriale oltre che il propulsore di qualsiasi forma di innovazione strategica. Infine, per quanto riguarda il terzo aspetto ovvero il fatto che le PMI operano in ambiti competitivi ristretti, si intende che non perseguono contemporaneamente lo sviluppo lungo le diverse dimensioni dell’ambito competitivo. Tali comportamenti sono giustificati da caratteristiche strutturali delle PMI, quali la limitatezza delle risorse umane e finanziarie e rappresentano un organismo a sé stante, contraddistinto da condotte e sistemi di funzionamento.

Rispetto alle realtà di maggiori dimensioni le strutture organizzative delle piccole aziende si caratterizzano per la mancanza di tre principi fondamentali: il decentramento delle responsabilità ai livelli intermedi, la formalizzazione di compiti, responsabilità e procedure e la specializzazione delle competenze61. Tali peculiarità non sempre devono essere interpretate in negativo, spesso, infatti, la flessibilità e la mancanza di

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formalizzazione rappresentano un punto di forza perché consentono estrema rapidità d’azione e adattamento mentre in altri casi può essere un fattore limitativo62.

In altri casi le peculiarità delle PMI possono essere un fattore limitativo, infatti, la ridotta dimensione aziendale a causa della sua limitata disponibilità di risorse può frenare la capacità di innovazione di prodotto e di processo, di recepimento delle nuove tecnologie e di accrescimento dell’efficienza63, rendendole più vulnerabili ai cambiamenti del

contesto internazionale, perché le espone maggiormente alla concorrenza dei paesi emergenti e ne limita la possibilità di espansione sui mercati più dinamici64, essendosi sviluppata una competitività basata sulla capacità di innovare, esportare e connettersi a filiere produttive e commerciali sviluppate su scala mondiale. Capacità che quindi richiedono l’impiego di conoscenze avanzate e personale qualificato che spesso non è facile trovare nelle PMI, ma che sono più appannaggio delle grandi imprese65. Pertanto,

le PMI nel loro percorso verso l’evoluzione 4.0 potrebbero essere inghiottite da quelle aziende che meglio possono effettuare investimenti e migliorie tali da renderle più efficaci e produttive e di conseguenza più competitive, per cui le PMI in questo percorso non sono lasciate da sole, anzi il Governo ha un particolare occhio di riguardo per il loro sviluppo ed insieme alle attività svolte dalle associazioni cercano di guidarle per una continua evoluzione. Ad evidenziare la diffidenza all’introduzione delle tecnologie dell’industria 4.0 è stato, come già evidenziato nel precedente capitolo, il MISE-MET nel luglio 2018, che ha condotto un’analisi su un campione costituito da circa 23.700 dalla quale è emerso

62 CASTELLANI N., La misurazione della performance per le piccole medie imprese. Strumenti di misurazione e processi di controllo, G. Giappichelli Editore, Torino, 2012, 10.

63 PAGANO P., SCHIVARDI F., Firm size distribution and growth, Scandinavian Journal of Economics, n.105, 2003, 255.

64 ACCETTURO A., BASSANETTI A., BUGAMELLI M., FAIELLA I., FINALDI RUSSO P., FRANCO D., GIACOMELLI S., OMICCIOLI M., Il sistema industriale italiano tra globalizzazione e crisi, Questioni di Economia e finanza, n. 193, Banca d’Italia, 2013.

65SIGNORINI L.F., OMICCIOLI M., Economie locali e competizione globale: il localismo italiano di fronte a nuove sfide, Bologna, Il Mulino, 2005, 20-25.

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che nella prima fase di implementazione del Piano le PMI sono state meno propense all’introduzione, infatti come si evince dalla figura in basso (Figura 4.1), le microimprese che avevano implementato tecnologie 4.0 erano solo il 6%, il 18,4% le piccole imprese, il 35,5% le medie imprese e il 47,1% le grandi imprese, per un valore dell’8,4% sul totale dell’imprese.

Figura 4.1 Diffusione delle tecnologie 4.0, dettaglio per classe dimensionale.

Fonte: MET, La diffusione delle imprese 4.0 e le politiche: evidenze 2017, luglio 2018

Pertanto, su queste costatazioni hanno preso avvio le manovre del Governo che, attraverso gli incentivi ad esse indirizzati, cercano di aiutarle in questo percorso, creandogli un contesto favorevole che gli permetta di trarre beneficio da questa ondata di cambiamento, affinché possano aumentare le loro capacità di crescita e occupazione, rafforzando la produttività e la qualità del prodotto e del processo.

Per le PMI, le possibili soluzioni per aumentare le competitività e usufruire dei vantaggi delle nuove tecnologie sono la creazione di forme di partnership come le reti di impresa, il supporto svolto dalla consulenza, e le attività che le associazioni mettono in atto.

6% 18,40% 35,50% 47,10% 8,40% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50% da 1 a 9 da 10 a 49 da 50 a 250 oltre 250 Totale Imprese 4.0

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