FIGURE ANTITETICHE DI RECLUSIONE: HUNGER (2008) DI STEVE MCQUEEN E THE WRESTLER (2008) DI DARREN
II.1. HUNGER: SCOMPOSIZIONE IN SEQUENZE
II.1.3 IL PERCORSO SACRIFICALE
La parola che si fa carne richiama inevitabilmente il passo evangelico di Giovanni “E il Verbo si fece carne”131, passo biblico che più di ogni altro descrive il mistero dell’Incarnazione. Pressoché impossibile, difatti, non ravvisare nella rappresentazione concepita da McQueen alcuni tratti che, nel martirio deliberatamente sopportato da Bobby Sands per l’indipendenza della cattolica Irlanda, riecheggiano la figura di Cristo. Naturalmente siamo lontani dal ritratto smaccatamente eroico o dal vittimismo lacrimoso: l’intero film rifugge la semplificazione agiografica, ponendo al centro della vicenda di Bobby tutta la problematicità di una scelta autodistruttiva.132 Del resto è lo stesso McQueen, consapevole dei rischi insiti nella materia rappresentata, a chiarire i termini della questione: “In Hunger non c’è un concetto semplicistico di ‘eroe’ o ‘martire’ o ‘vittima’. Il mio intento è provocare un dibattito nel pubblico e sfidare i nostri principi morali attraverso un film”133
. Una deliberata rinuncia alla beatificazione del protagonista perfettamente riconosciuta
131 Gv 1,14-15. Non pare affatto fortuito che, nel lungo dialogo col sacerdote, Bobby faccia riferimento
proprio alle Lettere di San Giovanni, nelle quali si afferma che Gesù Cristo è venuto nella carne.
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Nel più volte menzionato dialogo tra Bobby e il sacerdote, la questione del martirio è affrontata direttamente ed è associata dal religioso all’autodistruzione - “Io ho sostenuto il primo sciopero della fame perché si trattava di una protesta, non dell’immolazione di qualcuno che si rifiuta di negoziare, che cerca solo la resa totale della Thatcher. È una cosa ridicola, Bobby, è distruttivo” - e al desiderio di gloria terrena - “Mi viene da pensare che tu voglia scrivere il tuo nome sui libri di storia”.
dalla critica de «Il Manifesto» Cristina Piccino: “Non siamo davanti al santino anche quando nel finale Sands somiglia a Cristo o ai morti di aids nelle prime fotografie dello stesso periodo”134
.
Ciononostante, il modello dell’imitatio Christi è stato riscontrato chiaramente da molti commentatori: se Alberto Pezzotta parla di “agnello sacrificale”135
e Adriano De Grandis di “calvario cristologico”136,
Mariapaola Pierini, ancora una volta sulle pagine di «Segnocinema», scrive:
“La lunga agonia di Bobby Sands, che morì dopo sessantasei giorni di sciopero della fame diventa, nel film di Steve McQueen, più che l’emblema di un atto politico, una declinazione cinematografica del martirio. Fassbender, agli occhi del regista, è una sorta di cristo moderno, e i rimandi all’iconografia cattolica della sofferenza sono frequenti e per nulla dissimulati”137
.
E, spingendosi ancora più avanti nella lettura religiosa, Fabio Ferzetti, critico cinematografico de «Il Messaggero», afferma:
“Il più bel film politico dell'anno, e forse del decennio, è anche il
134 Cristina Piccino, Hunger, «Il Manifesto», 16/5/2008. 135 Alberto Pezzotta, Hunger, cit., p. 60.
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Adriano De Grandis, Hunger, cit., p. 39.
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più grande film religioso dell’anno, e forse del decennio (…) diciamo religioso perché McQueen è un artista prima che un cineasta, e usa i mezzi del cinema senza lasciarsi influenzare dalle sue forme consolidate. Dunque scavalca le convenzioni, sceneggiatura in testa, per mobilitare i nostri sensi e la nostra mente con una potenza, una capacità di penetrazione, paradossalmente una chiarezza ignote ai film di fattura classica. Tanto più che mette in scena un martirio, letteralmente. E lo fa con la forza e la consapevolezza dell’arte religiosa, che interroga la materia (materia inerte e materia vivente, in primis il corpo umano) per rendere intellegibile un’esperienza che è insieme fisica e interiore”138.
In effetti il percorso sacrificale di Bobby Sands, pur evitando la semplificazione agiografica, è indubbiamente connotato in chiave cristologica: fin dalla sua prima apparizione nella scena della tosatura,139 a torso nudo con un panno intorno alla vita, barba e capelli lunghi e maltrattato dalle guardie carcerarie, Bobby richiama con forza la figura di Cristo. E nel corso del film la componente religiosa non farà che crescere: il suo ruolo di guida spirituale si delineerà nella scena della messa - nella quale rimpiazza di fatto la funzione pastorale del sacerdote - e in quella
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Fabio Ferzetti, Hunger, «Il Messaggero», 26/4/2012.
immediatamente successiva lo vedremo arrotolarsi una sigaretta con una pagina della Bibbia (l’apparente blasfemia del gesto testimonia indirettamente la sua intimità con le Sacre Scritture). Se le percosse e le umiliazioni subite da Bobby durante la prigionia hanno un significato manifestamente politico, le modalità con le quali vengono messe in scena possiedono un sapore inconfondibilmente trascendentale: l’inquadratura che chiude la scena della perquisizione corporale, durante la quale egli ha ricevuto una punizione particolarmente severa, lo riprende in primo piano con una marcata angolazione dall’alto (plongée) che ne trasfigura la sofferenza in direzione estatica e mistica.
Ma è nella seconda parte del film, quella scandita dalle due sequenze Visita del sacerdote e Lo sciopero a oltranza di Bobby, che l’analogia si avvicina al parallelismo, con Bobby che evoca esplicitamente l’esempio di Cristo (“Gesù aveva spina dorsale, ma guardi i suoi discepoli, tutti i suoi discepoli!”), proponendosi implicitamente come suo epigono contemporaneo (“Ha bisogno della rivoluzione, del soldato politico per dare impulso alla sua vita, darle una direzione”, rinfaccia al sacerdote). Ed è con la rievocazione della corsa campestre fatta da ragazzino, rievocazione che assume chiaramente il senso della parabola, che la vocazione al martirio in nome della giustizia si precisa definitivamente (“Ma io sapevo di aver fatto la cosa giusta con quel puledro. Ed ero pronto ad essere punito per tutti”).
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Fissata verbalmente la traccia dell’imitatio nella prima sequenza, la conformità tra il percorso sacrificale di Bobby e quello di Cristo si sposta, nella seconda, sul piano prettamente iconografico, accumulando evidenti riferimenti alla Passione. Piaghe da cui escono sangue e siero, impronte lasciate sulle lenzuola, la deposizione dopo il bagno, la madre in preghiera accanto al figlio morente e il trasporto del corpo nel furgone parcheggiato in fondo al corridoio del carcere: tappe di una Via Crucis che, pur non riproducendo pedissequamente gli episodi evangelici della Passio Christi, fanno del martirio di Bobby Sands una testimonianza contemporanea di sacrificio della propria vita in nome della libertà morale.140 Un uomo in carne e ossa, certo, ma anche un simbolo di immensa levatura spirituale.