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LA CORTE STRAORDINARIA D'ASSISE DELLA SPEZIA E I REATI DI COLLABORAZIONISMO

3. Le parti del procedimento

3.2. Il Pubblico Ministero

Anche presso la Corte Straordinaria di Assise della Spezia era istituito un ufficio di Pubblico Ministero del quale potevano essere chiamati a far parte anche avvocati di illibata condotta morale, di ineccepibili precedenti .politici e di provata capacità, scelti fra quelli designati dal Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale.

Il PM aveva un ampio spazio di autonomia per acquisire il materiale probatorio per condurre le istruzioni preliminari e sommarie.

Si avvaleva della polizia giudiziaria per ricercare il colpevole e trovare tutte le informazioni e i materiali utili ma aveva un rilievo notevole nella fase istruttoria, infatti dopo aver svolto le indagini preliminari, poteva decidere autonomamente se concludere il procedimento con l’archiviazione o inviare gli atti al Presidente del tribunale per il dibattimento.

Nei circa due anni di vita della CAS, furono ben 94 i procedimenti terminati in fase istruttoria con l’archiviazione.

Grafico 13 – Procedimenti totali

Nelle buste numero 49 e 50 della CAS spezzina, troviamo i fascicoli di 58 denunciati nel 1945, di altri 36 nel 1946 che non arrivarono davanti alla Corte; non si ha documentazione per il 1947.

In questi incartamenti troviamo le denunce, i verbali di istruzione sommaria, ma altre volte anche solo la decisione del Pubblico Ministero in un foglietto scritto a penna, dove si motivava, a mio avviso, frettolosamente e utilizzando perlopiù la solita frase, la decisione presa: “Visto che non risulta nessun elemento positivo a suo

carico per poter promuovere l’azione penale in ordine all’art 5 DLL 27/07/1944 per il reato di collaborazionismo con il nemico invasore, né sono pervenute né esistono denunce a carico di …. si dispone l’archiviazione”, sotto di questa il timbro e la firma

del PM.

Porto come esempio di un procedimento terminato davanti al pubblico ministero, il caso di Maria Sarassi209, denunciata di aver collaborato col nemico

invasore.

La signora era impiegata presso l’arsenale Militare della Spezia alle dipendenze dei tedeschi ed il suo lavoro consisteva nel fare le presenze degli operai, i permessi di entrata e di uscita, infortuni e paghe; solo saltuariamente, per la sua conoscenza della lingua tedesca, veniva adibita come interprete per accompagnare gli occupanti in visita ai reparti e per questo suo ruolo venne accusata di collaborazionismo.

Il PM ascoltò numerosi testimoni a suo discarico che la descrissero come una persona gentile che si impegnava per aiutare gli operai sopratutto quando i capi tedeschi molto severi andavano a fare un giro in officina. Alcuni dei dipendenti che lavoravano nei reparti testimoniarono come si fosse sempre impegnata a difendere il loro operato.

Maria Sarassi venne descritta come una persona seria ed onesta anche dai vicini di casa di Casano che raccontarono come si fosse avesse contribuito al rilascio degli ostaggi di un rastrellamento, riuscendo a intercedere utilizzando la lingua del nemico per la liberazione di 4 giovani ragazzi.

I proprietari di un frantoio di Casano riferirono, durante l 'istruzione sommaria di come l'imputata avesse ingannato i tedeschi nascondendogli la presenza di olio nella cantina e impedendone così l'esportazione abusiva.

Il Pubblico Ministero, dopo aver sentito i testimoni senza giuramento e l'imputata, ritenne di poter archiviare il caso, per mancanza di elementi positivi a suo carico per poter promuovere azione penale in ordine all'art. 5 del DLL 27 luglio 1944.

Un altro caso che mi è sembrato degno di nota è quello di Luigi Ternelli210,

meccanico ai cantieri di Muggiano che venne denunciato per aver minacciato un compagno sul lavoro con un’arma, di aver parlato di squadre di azione e di essersi scontrato con un collega perché ascoltava radio Londra.

I denuncianti erano colleghi di lavoro dell'accusato e testimoniarono sul suo carattere borioso e di come esaltasse il fascismo in ogni suo discorso. Il suo entrare ed uscire facilmente dal cantiere ogni ora del giorno, aveva portato a destare dei sospetti 210 Archivio di Stato di Genova, CAS della Spezia - Busta 50

nei suoi confronti. Ternelli era stato arrestato il 25 aprile 1945 nella sua abitazione e portato nelle locali carceri dove fu interrogato. Il denunciato, dichiarò di non aver mai fatto parte delle BN, ne della GNR, di non essere squadrista e di essere autorizzato a portare le armi.

Il Pubblico Ministero nella fase istruttoria arrivò alla conclusione che gli addebiti che si muovevano nei confronti dell'accusato non rientravano nel reato di collaborazionismo ma semplicemente erano motivati da antipatia nei confronti di quel soggetto presuntuoso ed arrogante. Vennero sentiti molti testimoni che rassicurarono il PM sul fatto che l’accusato non avrebbe mai fatto male a nessuno. Si concluse con l'ordine di scarcerazione non ritenendo opportuno promuovere l’azione penale.

Vi furono anche casi nei quali si giunse alla scarcerazione dell'accusato ma con la restrizione della dimora obbligatoria ed il divieto di girare in città o frequentare locali nelle ore notturne 211.

Anche alcuni imputati accusati di collaborazionismo industriale, vennero scarcerati dal Pubblico Ministero.

Euclide Peri, titolare di una ditta edile che lavorava alle dipendenze dei tedeschi per la manutenzione della linea ferroviaria che collegava l'Arsenale a San Bartolomeo, venne denunciato per collaborazionismo industriale. Dopo l'8 settembre era stato costretto dal comando tedesco a continuare a lavorare pena la sua deportazione in Germania. Dapprima Peri aveva cercato di evitare di lavorare per i tedeschi ma alla fine preoccupato della propria incolumità personale, del futuro dei dipendenti e della sua costosa attrezzatura lasciata all'interno della Base Navale, era tornato al lavoro.

Il Pubblico Ministero ascoltò i numerosi testimoni, operai della sua ditta, che erano tutti concordi col dire che si trattava di persona degna e stimabile che aveva scelto di continuare a lavorare per il nemico per evitare il licenziamento di padri di famiglia. Il 28 settembre 1945, il PM ordinò l'archiviazione motivando la mancanza di volontarietà di Euclide Peri nel collaborare con il tedesco invasore. Tre furono i pubblici ministeri che si alternarono nell’incarico in quegli anni: Gaetano Squadroni, 211Archivio di Stato di Genova, CAS della Spezia, Busta 50 fascicolo n. 9 Fuimi Rinaldo.

Luigi Rinaldi e Piero De Filippi. Nel 1945 troviamo tra i Pubblici Ministeri, l'avvocato Stefanelli che non è presente nei procedimenti negli anni successivi. Per i procedimenti di archiviazioni di cui si parlava in precedenza è ricorrente la firma di Piarmigiani.

4.3. Il Presidente

Come già detto in precedenza, una delle maggiori novità introdotte dal decreto dell'aprile 1945, riguardava la composizione della Corte.

Le Corti straordinarie di Assise erano composte da un presidente e di quattro giudici popolari.

Fu Antonini Enrico, il presidente della corte straordinaria di assise per tutto il periodo della sua esistenza.

Antonini fu presidente del Tribunale della Spezia dal 1939 al 1960.

Ho trovato esaminando le varie sentenze solo pochi casi in cui la Corte venne presieduta da Domenico Bastreri.

Ricordiamo il caso di Bagnone Sergio212 ex milite della GNR. assolto per

amnistia in data 22 ottobre 1946 proprio da Bastreri.

Alla procura della Spezia arrivò una denuncia del CNL di Sarzana presentata dalla signora Maria Teresa Scattina che accusava Sergio Bagnone di aver prelevato il figlio, partigiano della Brigata Garibaldi, dalle carceri di La Spezia, dopo il rastrellamento dell'8 ottobre 1944 e fucilato il 1 novembre.

La pretura chiese ai carabinieri di fare delle indagini e ne derivò che l'imputato per evitare di essere deportato in Germania si era arruolato nella gnr e mandato nei cantieri di Muggiano. Mentre si trovava a fare servizio, nell'aprile di quell'anno, per ritiro posta a Sarzana fu disarmato da alcuni partigiani e riconosciuto Bruno Franceschini, non lo denunciò in nome della vecchia amicizia.

Bagnone si limitò, secondo le sue dichiarazioni a raccontare l'accaduto ai superiori. Il 7 ottobre 1944 Franceschini veniva catturato sui monti di Bolano durante 212Archivio di Stato di Genova, CAS della Spezia - Busta 46

un rastrellamento e fu condotto alle carceri giudiziarie dalle quali alcuni giorni dopo fu prelevato e giustiziato.

I testimoni tra i quali Maria Scattina, madre di Bruno, riteneva responsabile della morte del figlio proprio Bagnone visto che il figlio stesso aveva confidato alla madre di essere stato lui a disarmarlo e di avere paura di ritorsioni.

Dopo aver sentito la testimone sia in fase istruttoria che dibattimentale la Corte, sostenne l'esistenza di elementi seri per credere che Bagnone abbia in occasione della cattura riferito ai superiori di essere stato fermato proprio da Franceschini; le deposizioni a questo proposito sono significative come è significativa la circostanza che gli altri catturati furono portati tutti in Germania e solo lui nelle locali carceri.

In ogni caso non esiste nesso di casualità tra la cattura e la delazione del Bagnone, visto che Franceschini era stato catturato in occasione di un rastrellamento delle SS tedesche e delle BN, e che il suo prelevamento dal carcere per essere fucilato non è riconducibile all'odio del Franceschini ma una delle frequenti rappresaglie dell'invasore tedesco, infatti insieme al Franceschini vennero fucilate altre 4 persone. Detto ciò, il concorso del fatto in omicidio che costituirebbe causa obstativa all'applicazione del decreto presidenziale di amnistia non sussiste e il presidente Bastreri con sentenza del 22 ottobre 1946 dichiara il non doversi procedere perché il fatto costituisce delazione ma non omicidio.

Dopo il decreto del 26 aprile 1946 che introduceva tra le altre cose la figura di un secondo giudice addetto accanto al presidente, per la nostra Corte il nome ricorrente è quello di Gaetano Liguori.