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La Spezia sotto la Repubblica Sociale Italiana

STORIE E PROBLEMATICHE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ALLA SPEZIA

1.3 La Spezia sotto la Repubblica Sociale Italiana

103Arrigo Petacco, op.cit.

104 Archivio di Stato La Spezia, Gabinetto della Prefettura, Occupazione tedesca, Comunicazione del prefetto

Binna, busta 164. fasc.n.d.

105Riccardo Borrini, op.cit. 106Ibidem.

È importante evidenziare come il territorio spezzino, si trovasse nelle zone che erano considerate, tramite decreto del Fuhrer, “Zone restanti del territorio occupato” e quindi i tedeschi si preoccuparono di creare una struttura “mista”, formata da prefetti italiani diretti dall’amministrazione tedesca.

L’amministrazione però all’inizio rimase nelle mani dei comandi militari tedeschi che gestivano l’Arsenale e quindi avevano il controllo diretto sulle ricchezze e le risorse della città; solo con la ricostruzione della Repubblica sociale si ripresentò la possibilità di un controllo fascista sul territorio.

Alla Spezia, il Partito Fascista Repubblicano si costituì il 25 Settembre, attorno a una guida “tripartitica” composta da Augusto Bertozzi107, eletto commissario

federale, Gioachino Porra108 e Domenico De Barbieri109 .

Si trattava di fascisti che non avevano mai ricoperto ruoli di prestigio durante il ventennio, difatti verranno considerati i responsabili della lentezza dell’ evoluzione politica, poiché non avevano ascendenza sulle masse.

Questa mancanza di autorità e prestigio delle alte cariche statali e la mancanza di una chiarezza nei rapporti coi tedeschi favorirono in provincia il fenomeno dell’“attendismo”, cioè il rimanere a guardare senza prendere una decisione politica.

Infatti alla data 23 novembre del 1943, l’adesione al Partito Fascista Repubblicano aveva raggiunto quota 2276 iscritti, proveniente da ogni ceto sociale, un numero piuttosto esiguo se si confronta con il numero della popolazione in Provincia110

.

107Augusto Bertozzi, nacque alla Spezia nel 1898 da una famiglia di modeste condizioni economiche. Partecipò

alla I guerra mondiale, dove venne decorato con medaglia di bronzo al valor militare. Alla fine della guerra tornò nel lunense e si iscrisse al locale partito Fascista. Nonostante gli fossero attribuiti titoli come la "Sciarpa Littorio" e il "Legionario fiumano " venne espulso dal partito e riammesso solo nel 1929. Fu assistente al prefetto e dopo il 25 luglio divenne Commissario Federale della locale Federazione Fascista repubblicana il 23 novembre del 1943. Nelle sue funzioni dimostrò una certa subordinazione nei confronti del nemico invasore. Morì il 26 luglio del 44 in un incidente stradale.

108Gioacchino Porra, nacque a Piovene Rocchetta (Vicenza) e fu segretario dell’unione agricoltori. Venne

ricordato come membro della guida tripartitica durante la formazione del fascismo repubblicano alla Spezia.

109 Domenico De Barbieri fu segretario del gruppo universitario fascista e ricoprì alcune cariche, in incarichi

inerenti a questioni sul lavoro e sulla disoccupazione, in seno al PNF.

110 Archivio di Stato di La Spezia, Gabinetto Prefettura, lettera del questore al capo Provincia del 23 novembre

Un problema che afflisse il capo della provincia, che da ottobre era diventato Francesco “Franz” Turchi111, fu la renitenza alla leva e lo sbandamento.

Al 13 dicembre 1943, gli iscritti alla leva nella città della Spezia erano 697, di cui si presentarono alle armi per chiamata solo 50 (di cui 36 si presentarono per chiamata e 15 furono fermati e accompagnati al distretto militare dai militari dell’arma dei carabinieri), gli arruolati in marina furono invece 168, gli arruolati nella MVSN 78. Chi non si presentò risultava sfollato negli altri comuni112

.

La situazione però risultò più chiara il 18 dicembre. Quando il prefetto comunicò al distretto militare di Apuania i dati degli arruolamenti delle classi 23-24- 25, dove è riportato che sui 1664 iscritti alle liste se ne presentarono 288, che in 15 sono arruolati in altre armi, che gli esonerati furono 90 e i non presentati furono il numero impietoso di 1249113 Il numero poi calerà a 948 visto gli arruolati volontari

nella X° MAS nella Legione MVSN, e nella legione Milmart.

La situazione è confusa, oltre alla renitenza e allo sbandamento, si ebbe anche una “poca chiarezza” e uno smembramento degli apparati statali difatti le sedi adibite per la chiamata alla leva e gli uffici militari provinciali .per lo più inagibili, non riuscirono a comunicare.

Da alcuni studi locali, possiamo comunque attestare che gli arruolamenti delle classi '23-'24-'25 non superarono il 17% nel 1943 per poi migliorare nel '44 arrivando a un 34%114

.

Bisogna ricordare anche che molti ragazzi preferirono rimanere vicini ai propri famigliari, iscrivendosi al PFR e facendo parte delle organizzazioni fasciste.

Ci furono in questo primo periodo molte adesioni alla Guardia Nazionale Repubblicana, che non fu, almeno in provincia, una formazione fanatica e 111Francesco Turchi "Franz", nacque a Napoli ma il suo nome apparse nello spezzino in sostituzione del capo

della provincia Binna il 25 ottobre e si mobilitò per condurre la provincia sotto un comando militare tedesco ma con uno spazio amministrativo italiano. Svolse un ruolo di primo piano durante gli scioperi di gennaio e marzo 1944 attuando politiche repressive e acconsentendo a deportazioni di alcuni scioperanti in Germania, sotto pressione del comando tedesco. Rimase alla Spezia sino al 23 settembre quando fu sostituito dal ruolo di Capo della provincia dal giornalista Giovanni Appiani. Nelle carte della prefettura spezzina questo nome è molto ricorrente ma è difficile reperire prove sul ruolo di responsabilità delle stragi in provincia.

112Archivio di Stato della Spezia, gabinetto prefettura, relazione dei carabinieri sulla situazione reale, Busta 51,

fascicolo 1-4.

113Archivio di Stato della Spezia, gabinetto prefettura, lettera di Turchi in data 18 dicembre 1943, busta 51,

fascicolo 1-4.

114Archivio di Stato della Spezia, gabinetto prefettura, lettera di Turchi in data 18 dicembre 1943, busta 51,

“fascistissima”, la maggior parte dei suoi membri aveva la tessera del partito (requisito obbligatorio per fare parte della formazione) per eludere la chiamata alla leva.

La debolezza della GNR però si materializzò una volta impiegata nella guerra contro le bande partigiane, qui si verificarono al suo interno molti cambi di schieramenti e sbandamenti.

Un altra importante questione a cuore del prefetto Turchi fu sicuramente la riorganizzazione del settore industriale. Il 9 settembre vennero aboliti dallo stato italiano, gli ordini del Regio governo e l’ industria pesante si ritrovò senza lavoro. Il comando tedesco dichiarò subito che gli operai dovevano tornare al proprio posto continuando a ricevere paghe e stipendi, adoperandosi per il mantenimento dell’ordine pubblico.

Difatti il mantenimento dei posti di lavoro e il ripristino dei salari avrebbe evitato insurrezioni operaie e ulteriori sbandamenti.

Per ripristinare le normali attività venne creata una commissione tra la Banca d’Italia, che doveva investire nella ricostruzione industriale circa 500 milioni, e la Prefettura, che si adoperava a gestire la distribuzione di questi fondi115

.

Anche l’Oto Melara, l’industria di punta del panorama spezzino, dichiarò di aver bisogno di fondi116, e invitò la prefettura ad emanare un decreto con la quale la

Banca d’Italia della Spezia avrebbe sborsato 50 milioni di lire per pervenire ai pagamenti degli operai, e non licenziare personale.

La situazione, non migliorò, visto che nei mesi successivi, ci furono ulteriori licenziamenti, ciò scredito il PFR, che era considerato poco autoritario e di essere impotente nei confronti delle associazioni capitalistiche, che non venivano incontro agli operai.

Naturalmente furono i tedeschi ad avere il controllo totale dell’apparato industriale della città, soprattutto nell’Arsenale Marittimo, dove le mansioni alle ditte che si occupavano di lavori a navi, piattaforme e ormeggi, erano commissionate e gestite direttamente dal comando navale della Kriegs Marine.

Da gennaio la situazione si inasprì, i fascisti iniziarono ad essere colpiti dai primi attentati gappisti, in data 13, il maggiore della GNR di Sarzana e il segretario di 115Arrigo Petacco, op.cit.

partito furono freddati davanti alla chiesa della città117, il prefetto dovette prendere in

mano la situazione, facendo scarcerare gli indiziati e evitando una rappresaglia.

Anche il federale Bertozzi, sostenne che i fascisti, sconvolti dall’attentato allo squadrista Pietrapiana, avevano mantenuto la calma e si erano contenuti anche quando lo scoppio di una bomba su un tram diretto da Muggiano a Piazza Chiodo, aveva provocato la morte di operai e il ferimento di 20 marò118

.

Se prendiamo come esempio anche il resoconto della prefettura del mese di gennaio, dove si evince che la popolazione mantenne la calma e buoni rapporti con le autorità119 e quello del mese di marzo dove venne dichiarato, sempre dal Prefetto e

dalle autorità, che nonostante gli scioperi che colpirono tutta l’Italia e i tedeschi che di loro iniziativa provvidero allo smembramento del reparto H dell’Oto Melara, i rapporti tra il regime e gli operai erano ottimi e predisposti alle politiche socializzatrici.

Da queste dichiarazioni e da questi resoconti, possiamo evidenziare più costanti.

La prima è che nelle loro comunicazioni le alte cariche cercavano di “coprire” e di nascondere gli episodi di violenza, elevandosi a mantenitori dell’ordine pubblico e a portatori della pace120

. La seconda è quella che le relazioni della prefettura

sono spesso idealizzate e troppo ottimistiche, sopratutto quando si parla dei successi delle politiche socializzatrici che non furono mai accettate dagli operai. L’ultima, come si può evincere dallo smantellamento del Reparto H dell’Oto Melara, era che le decisioni venivano prese direttamente dai tedeschi.

Con l’avanzata alleata, che avrebbe portato alla rottura della linea Gustav a fine primavera, il 18 aprile fu emanato dal governo della RSI un documento di amnistia a favore degli sbandati che prevedeva che se si fossero consegnati entro le ore 24 del 25 di maggio, non sarebbero stati sottoposti a processo e sarebbero stati reintegrati nei reparti, viceversa chi non si presentava era considerato fuorilegge e passato per le armi mediante fucilazione alla schiena121

.

117Riccardo Borrini, op.cit. 118Ibidem.

119Archivio di Stato di La Spezia, Gabinetto Prefettura, lettera di Bertozzi al Capo provincia del 22 gennaio 1944,

Busta 441, fasc. 12.

120Arrigo Petacco, op.cit. 121Riccardo Borrini, op.cit.

Oltre alla “Franchigia agli sbandati”, nel mese di maggio, si inasprirono i bombardamenti sulla città.

Nei giorni dal 30 aprile al 2 maggio, la città è vittima di massicci bombardamenti.

Vengono sganciate tonnellate di bombe sulla città.

Lo stato di allerta durò circa 5 ore, dalle 22.30 alle 04.00 di notte, con l’eccezione di un incursione diurna alle 12 del 2 di maggio.

Le vittime furono complessivamente 49 ed i feriti 21122 .

I bombardamenti continuarono anche il 12 di maggio e il bilancio fu di 13 morti e 17 feriti ma trovarono il culmine il 19 di maggio nel più violento e massiccio attacco mai verificatosi in città. Il 19 di maggio furono gettate bombe da 50 aerei, i morti sono 50, 70 i feriti123

. Obiettivo o meno le bombe caddero, sull’Ospedale Civile,

sulla Dogana, sul porto mercantile, la Nalta, l’Arsenale Marittimo e i binari della ferrovia, la città era distrutta124.

A livello di vittime, invece, il bombardamento più importante in provincia della Spezia fu del 13 dicembre 1944 che interessò Punta Bianca, Montemarcello e Ameglia e colpì 188 persone tra cui 118 morti e 70 feriti.

La situazione politica in provincia era diventata incontrollabile125 ,,il

movimento partigiano si irrobustiva sempre di più mentre le difese delle RSI vacillavano, tra il 9 e il 10 di giugno, il reparto della Guardia Nazionale Repubblicana di Sesta Godano smobilitò, portando con se armi ed equipaggiamento, due giorni dopo furono attaccate i presidi di Bardi in provincia di Parma e Sesta Godano alla Spezia.

Il 16 di giugno rimasero uccisi 2 militanti, feriti altri 6 presso Varese Ligure, e venne assaltata la caserma di Deiva Marina, portando alla fuga 4 militanti126

.

Le macchina difensiva del fascismo non funzionava.

La GNR era mal armata, mal gestita e sopratutto poco motivata, non riusciva a difendere neanche le cariche provinciali più importanti. Infatti il giorno 29

122Arrigo Petacco, op.cit. 123Ibidem

124Ibidem.

125Riccardo Borrini, op.cit. 126Ibidem

giugno, un gruppo di partigiani si spinse fino a Sesta Godano e prelevo dalla sua abitazione e giustiziò, in tutta calma, il commissario prefettizio Tullio Bertoni.

Le cose, dal punto di vista dell’ordine pubblico, peggiorarono ulteriormente dopo la costituzione della Brigata Nera, per decreto di Pavolini del 29 di giugno che volle la militarizzazione del partito fascista repubblicano.

La 33° Brigata Nera, fu intitolata a Tullio Bertoni, il già citato commissario prefettizio di Sesta Godano, che davanti al plotone d’esecuzione, all’intimazione di rinnegare la fede fascista, rispose: “Uccidetemi, sono e resto

fascista, e i muri di casa sono più fascisti di me”. Fu comandata da Luigi Bertozzi

prima, e poi da Giovan Battista Barone, era divisa in due battaglioni che incorporavano 5 brigate che operavano nel territorio della provincia dalla Spezia a Levanto127

Si trattava di una brigata mobile, con compiti tendenzialmente militari, era adibita alla protezione della strada statale Aurelia e della strada statale della Cisa, da La Spezia a Parma, protezione antiparacadutisti, antisbarco, antisabotaggio, operazioni antibanda e funzioni di polizia. Alcune azioni della brigata verranno curate nel capitolo 2 di questo lavoro128

.

Anche i tedeschi, tentarono di risolvere il problema delle bande partigiane, con l'operazione Wallenstein, nel quale furono impegnati 5-6000 militari per rastrellare la zona montuosa tra Parma e La Spezia129, ma le incursioni e gli attacchi continuarono

anche durante l’ estate e la già citata Guardia Nazionale Repubblicana non aveva ormai più le forze per continuare a combattere.

Dalla relazione del tenente colonnello Vicelli al prefetto, si evince che il reparto non riusciva a svolgere i compiti per cui era stato adibito: le numerose perdite, le assenze volontarie e gli sbandamenti avevano contribuito a un’importante diminuzione di personale .

La città a fine estate era bloccata, le attività industriali erano paralizzate (a parte il cantiere di Muggiano),la distribuzione dei generi razionati non era regolata, e 127Giorgio Pisanò, Gli ultimi in Grigioverde - Storia delle Forze armate della Repubblica Sociale Italiana, 1943- 1945, Edizione FPE, Milano,1967.

128Giorgio Pisanò, op cit

continuava l’onda di violenza tra le due fazioni (cosi chiamate da Turchi nel documento)130

. Dal 20 al 26 furono eseguiti ben 4 rastrellamenti nelle zone di

S.Venerio, Chiappa, Stadomelli, Pegazzano; dopo questi rastrellamenti, ben ottanta agricoltori furono avviati in Germania.

La popolazione davanti agli sforzi repressivi del regime si accorse di non poter rimanere immobile, molti scapparono con le famiglie,disertarono il lavoro, o andarono in montagna ad arricchire le file partigiane, spinti anche dalla consapevolezza che gli americani sarebbero risaliti velocemente.

A settembre cambiarono anche i vertici fascisti in città: Turchi fu sostituito da Appiani, Bertozzi da Cecchi in qualità di federale, venne nominato commissario federale Barone e D’Alessandro commissario prefettizio.

La prima azione di Appiani fu quella, da ordine del comandante di piazza tedesco, di minare il porto per paura dell’avanzata alleata, ma il Proclama Alexander, diede il tempo per organizzare un offensiva per il limitare il movimento partigiano e poter cosi muoversi in ritirata.

All’inizio del '45, le bande partigiane controllavano tutta la provincia, ad eccezione di alcuni centri (Borghetto, Coregna, Levanto, Sarzana) dove si era costituito qualche presidio della GNR o della BN, continuavano i bombardamenti sul territorio con un bilancio di 17 vittime e 30 feriti.

L’11 aprile, le truppe americane giunsero a Carrara, lungo il torrente Parmignola trovarono la resistenza dei tedeschi, e proseguirono nella zona di Aulla, attraversando Soliera.

Il 12 aprile, i partigiani liberano Borghetto, attaccandone il presidio della Guardia Nazionale Repubblicane che fu costretto alla resa.

Dalla relazione della Brigata U. Muccini si evince come la resistenza contribuì efficacemente e attivamente alla liberazione del territorio spezzino, le proprie azioni fiancheggiarono sia le forze della RSI che dell’esercito tedesco, causando rispettivamente 18 vittime nella BN e 87 tra i reparti tedeschi.

130Archivio di Stato della Spezia, Gabinetto Prefettura, Relazione della prefettura per il mese di marzo, Busta

Il 18 di aprile, i componenti della GNR e della BN lasciarono la città e si diressero verso Parma dove era stanziata la divisione Italia che procedeva verso nord;

il 23 gli americani liberarono Sarzana e Santo Stefano di Magra ed entrarono alla Spezia la mattina del 24. La città era semi deserta e parzialmente distrutta. La mattina del 25, il CLN si insediò in provincia e procedette alla nomina del nuovo prefetto nella figura di Pietro Beghi.

La guerra in città era finita.