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Capitolo III: Zona di costa e Lunigiana due sistemi molto diversi

3.2 Gli indicatori Socio-Economici

3.2.2 Il settore primario

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una riduzione del peso dell’agricoltura nelle aree rurali in favore dell’avanzamento di altre caratteristiche del territorio (artigianato-turismo). L’agricoltura condotta in maniera intensiva, infatti, ha portato alla riduzione degli spazi agricoli e alla diminuzione del numero di occupati in agricoltura.

Il contributo del settore primario sull’economia toscana è in costante ridimensionamento, ma rappresenta, senz’altro, uno dei settori di punta dell’economia toscana, perché presenta elementi di complessità e di interrelazioni multifunzionali che non possono esaurirsi alla mera valutazione economica (Irpet, 2013).

La multifunzionalità è un sistema dinamico e strutturato di relazioni che genera benefici e ricadute alla collettività e alla cura del territorio e che ha visto, già da qualche anno, importanti riconoscimenti anche dal punto di vista legislativo. L’agricoltura toscana è stata sostenuta, in questo senso, da importanti tasselli normativi, come quello relativo alla L.R. 45/07, che prevede la figura dello IAP (imprenditore agricolo professionale) riconoscendo, all’interno dell’attività agricola, tutti quei beni e servizi che sono, in qualche modo, legati al territorio in

69 un concetto di multifunzionalità, rendendo esplicito, quindi, il ruolo di baluardo dell’attività agricola come veicolo di promozione e rinascita del mondo rurale, in grado di affiancare alla tipica attività agricola anche altre forme d’integrazione del reddito.

Nonostante abbia risentito della congiuntura negativa della crisi in atto (perdita degli occupati abbastanza significativa) l’agricoltura rappresenta un settore di punta dell’economia regionale, comprendendo, in questa valutazione, anche l’aspetto legato alla funzione socio-economica che riveste sul territorio.

Le caratteristiche principali, che hanno caratterizzato il mondo agricolo toscano, vedono, recentemente, una diminuzione delle superfici coltivate ma, allo stesso tempo, rilevano un aumento della dimensione media delle aziende che ne permette l’accesso alle economie di scala;

persiste, inoltre, il problema della senilizzazione degli imprenditori (più della metà sono over 60), con il conseguente problema del ricambio generazionale, a questi si aggiungono i problemi dei cambiamenti climatici, del dissesto idrogeologico, del calo di occupati complessivi del settore e delle disparità di reddito che, da sempre, si verifica tra le aree rurali più arretrate e quelle più evolute (Irpet, 2013).

Tra le note positive da segnalare, registriamo un legame sempre maggiore con il territorio, che presenta numerose produzioni di eccellenza e un legame sempre più solido con il territorio e le sue bellezze culturali e paesaggistiche, il raddoppio delle produzioni biologiche, che interessano il 5% della SAU.

Da rilevare, altresì, le innovazioni che si sono verificate a livello produttivo, con le numerose forme di associazioni tra produttori, dettate dall’esigenza di difendersi dalle sfide del mercato globale e dall’esigenza del consumatore di una maggiore sicurezza alimentare, mostrando una netta preferenza verso produzioni più vicine al territorio di produzione (filiera corta).

Nel nostro caso, secondo il censimento agricolo dell’anno 2010, le due grandi aree territoriali di Costa e della Lunigiana appaiono così caratterizzate da una concentrazione delle attività agricole ancora molto sbilanciata, dettata, principalmente, dalle caratteristiche dei territori e dalle loro vocazioni, tanto che

70 sono concentrate nella Vallata del Magra, il 70% del totale delle imprese che svolgono attività inerenti le coltivazioni agricole.

Il processo di allocazione delle attività agricole vede, però, un processo di redistribuzione territoriale in corso da vari anni, con incrementi significativi della aziende agricole sull’area di costa a discapito della Lunigiana.

Caratterizzata dalla presenza in aree montane, l’agricoltura della Lunigiana non ha saputo reggere il confronto (a livello di competitività) con le aree agricole ad agricoltura intensiva avviandosi, pian piano, verso un lento declino. Il numero complessivo delle aziende provinciali ha subito importanti processi di ridimensionamento ed ha visto le aziende agricole ridursi del 40% all’inizio del nuovo millennio, rispetto alle aziende presenti all’inizio degli anni 80’.

Figura 19: Aziende Agricole al censimento del 2010

Fonte: ISR-CCIAA-MS rapporto economia 2013

Il censimento agricolo del 2010 conferma, purtroppo, una sostanziale diminuzione di tutto il settore, a cominciare dal numero delle aziende che presenta una situazione molto ridimensionata rispetto al censimento dell’anno 2000, con le aziende che sono calate, ancora una volta, del 60%.

71 Delle oltre 8000 aziende dell’anno 2000 ne sono rimaste 3300 circa, allineandosi al dato regionale (Fig. 19) che vede un sostanziale ridimensionamento delle attività agricole in tutto il panorama toscano (-40%) e in quello nazionale (-32%)

Il mondo rurale, ormai, s’identifica sempre meno con le attività agricole rese poco redditizie, per altro, dal problema climatico; nel corso degli ultimi anni si sono registrati ingentissimi danni al territorio provocati dal fenomeno delle piogge intense che hanno provocato smottamenti, frane e allagamenti colpendo, in particolar modo, le produzioni vinicole.

Figura 20: Aziende Agricole e SAU al censimento del 2010

Fonte: ISR-CCIAA-MS rapporto economia 2013

Non si ferma la tendenza alla polverizzazione fondiaria, con + del 40% di aziende di dimensione inferiore all’ettaro, per quanto riguarda la superficie agricola utilizzata, mentre in rapporto alla superficie totale il 50% delle aziende è ricompresa nella fascia tra 0 e 5 ettari.

Aziende di piccole dimensioni, quindi, che non sono in grado, al contrario dell’andamento regionale (dove le aziende stanno aumentando in dimensione media), di reclamare un ruolo importante nell’accesso ai mercati.

72 Rispetto al censimento dell’anno 2000 le aziende hanno diminuito sensibilmente la SAU utilizzata (-50%) e ricorrono prevalentemente alla conduzione diretta (Fig. 21).

Figura 21: Conduzione Aziende Agricole al censimento del 2010

Fonte: ISR-CCIAA-MS rapporto economia 2013

Significativo, inoltre, il dato relativo alle destinazioni d’uso che mettono in evidenza di come siano destinati al pascolo oltre il 50% degli ettari utilizzati, mentre solamente il 9% risulta “seminativo”, contro il 63% della Toscana.

Emerge, in sostanza, un peso agricolo poco determinante nella ruralità di questo territorio vocato, più che altro, verso altre utilizzazioni del territorio, e che vede, tra le altre specificità, una buona propensione alle coltivazioni legnose agrarie.

Da rilevare, inoltre, importanti lacune di carattere strutturale, come il mancato adeguamento alle norme igienico-sanitarie che il mercato moderno richiede e la mancanza d’impianti di trasformazione, tutte caratteristiche che ne hanno decretato un ruolo marginale nel panorama regionale e che determinano, probabilmente, anche quei processi di redistribuzione delle aziende sulla costa, incoraggiati, anche, dall’opportunità di aver a disposizione una platea più ampia di consumatori e di essere più vicine ai centri di distribuzione.

73 Il costo del trasporto per arrivare agli impianti di distribuzione ne ha condizionato, altresì, la competitività sul mercato, rendendola anche incapace di accedere, a causa delle dimensioni medie ridotte delle aziende, alle politiche di investimento comunitarie rivolte a premiare i produttori in relazione al volume prodotto.

Come accennato in precedenza, comunque, circa il 70% delle aziende agricole complessive si trovano in Lunigiana, con il Comune di Fivizzano che rappresenta il 18% del totale provinciale seguito da Aulla con circa l’8,5% e da Pontremoli con l’8%.

Sulla costa, invece, Massa rappresenta il 15% delle imprese agricoli provinciali, con produzioni di nicchia riservate alle coltivazioni di ortaggi (70% del totale) e le attività dei servizi connessi all’agricoltura (85% del totale) e alla silvicoltura (67% del totale), mentre assumono importanza sempre più consistente le aziende vinicole delle zone del Candia DOC.

Come anticipato, una delle eccellenze produttive del sistema Toscano è rappresenta dalle produzioni biologiche che rileva, sempre secondo il censimento 2010, nel 5% del totale le aziende interessate da produzioni di questo tipo raddoppiando la quota rispetto al censimento del 2000.

Il mercato della filiera corta offre prospettive interessanti per questo tipo di aziende, soprattutto se supportate da organizzazioni di promozione e distribuzione in grado di competere sul mercato.

Il 90% delle aziende Bio della Provincia di Massa-Carrara è situato in Lunigiana, con più del 50% della superficie biologica totale costituita da prati e pascoli permanenti.

L’agricoltura biologica ha incontrato una buona adesione in Lunigiana, con le aziende che, dalla fine del secolo scorso, hanno cominciato una rapida espansione che ne sancisce, però, un ruolo molto marginale nel panorama toscano dove si colloca in penultima posizione con 305 aziende (censimento 2010).

Dopo una fase in costante ascesa, culminata nel periodo d’inizio della crisi economica, le aziende stanno consolidando i risultati nelle zone della Lunigiana ancora da colonizzare, mentre si registrano ridimensionamenti nelle zone che hanno vissuto la maggior espansione nel decennio precedente (Fivizzano e Fosdinovo).

74 La novità più interessante è costituita dall’aumento delle produzioni biologiche vinicole, coadiuvate dalla recente normativa in vigore dal 2012, che consente la dicitura ”vino biologico” in etichetta; da non trascurare come il fenomeno delle produzioni bio, stia contagiando anche la costa interessando proprio le produzioni vinicole.

In sintesi, più che dall’importanza delle produzioni, della loro quantità e dal numero di eccellenze produttive, il peso dell’agricoltura, nel comprendere il mondo rurale del Sistema Lunigiana, è misurabile, tuttavia, in un’ottica complementare al patrimonio culturale, alle tradizioni enogastronomiche e al modo in cui hanno modellato il paesaggio.