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l’immediata percezione dell’invisibile

La tesi formula una sua personale declinazione del paradigma atmosferico, tentando una su- tura tra il fare architettonico e il sapere neuroscienfico: l’atmosfera viene interpretata come condizione di risonanza e immedesimazione (sensorimotoria, emotiva e cognitiva) tra l’in- dividuo e lo spazio architettonico circostante. Si scava nella sfera esperienziale e mentale: l’atmosfera diviene, infatti, occasione generatrice di esperienza, di rafforzamento della co- noscenza del reale; la conseguente integrazione con studi di matrice (neuro)scientifica af- fiora non per enfatizzare ulteriormente la componente concettuale e cerebrale, ma per riva- lutare il processo incarnato, la centralità del corpo e il trasporto emotivo che, a prescindere dall’eventuale coinvolgimento cognitivo, si innesca nel percepire l’opera architettonica.

E

mergendo dalle due precedenti sezioni della tesi, incentrate la prima sul presentare la questione atmosferica e la seconda sull’inquadrare il contesto di lavori interdisciplinari attual- mente interessati a una contaminazione con il registro neuroscien- tifico (azione questa resasi necessaria per preparare lo scenario te- orico di fondo, in cui si inserisce la prospettiva esegetica proposta – al momento poco familiare alla comunità architettonica), si giun- ge al nucleo della trattazione, dove si affronta la messa a sistema di una teoria dell’atmosfera ispirata da principi di influenza bio-

logica. La strada è quella indicata da Juhani Pallasmaa, dopotutto

è dalla lettura dei suoi testi che il percorso di indagine ha avuto inizio 1: «invece di provare a porre in evidenza le nuove scoperte

delle neuroscienze che possono essere applicate alla pratica archi- tettonica, ho scelto di concentrarmi sulla dimensione mentale della costruzione, la quale potrebbe risultare valorizzata dalle nuove ri- cerche scientifiche. Credo che le neuroscienze possano svelare e rin- forzare l’essenza fondamentalmente mentale, incarnata e biologica di un’architettura, [autentica e] profonda». 2 Muovendo da questa

premessa, che riconosce all’esperienza vissuta il primato di confe- rire significato all’esistenza dell’architettura, la tesi formalizza la sua personale interpretazione del concetto di atmosfera. Essa è, per

1

Juhani Pallasmaa, The Eyes of the Skin: Architecture and the Senses (London: Wiley Academy, 2005); The Thinking Hand: Existential and Embodied Wisdom in Architecture (Chichester: John Wiley & Sons, 2009); Lampi di pensiero: Fenomenologia della percezione in archi- tettura, a cura di Matteo Zambelli e Mauro Fratta (Bologna: Edizioni Pendragon, 2011); The Embodied Image: Imagination and Imagery in Architecture (Chichester: John Wiley & Sons, 2011).

2

Juhani Pallasmaa, ‘Body, Mind, and Imagination: The Mental Essence of Architecture’, in Mind in Architecture: Neuroscience, Embodiment, and the Future of Design, a cura di Sarah Robinson & Juhani Pallasmaa (Cambridge, MA: The MIT Press, 2015), p. 52.

Atmosfera: l’immediata percezione dell’invisibile 301 300 Neurocosmi

chi scrive, piena e completa esperienza della sostanza architettonica:

L’atmosfera architettonica viene definita come condizione di risonanza e immedesimazione

(sensorimotoria, emotiva e cognitiva) tra il soggetto percipiente e il suo intorno,

architettonicamente organizzato.

Accade cioè che, per mezzo del suo connaturato carico spaziale, l’azione architettonica trasmetta all’ambiente fisico un potenziale preminentemente emotivo, modellando uno stato atmosferico per- cettivo, stratificato e multisensoriale, all’interno del quale l’indivi- duo immerso interiorizza e simula determinate proprietà spaziali. In altre parole, l’atmosfera si fa medium di percezione empatica del campo di stimoli ed energie inscenato dalla presenza architettoni- ca. I successivi capitoli illustreranno, nel dettaglio, i meccanismi mediante i quali, grazie al contatto atmosferico, si suppone instau- rarsi un rapporto di simbiosi empatica tra il corpo animato e gli elementi architettonici in sua prossimità. Il confronto con teorie di estrazione neuroscientifica, derivate da una transizione già me- tabolizzata dal repertorio fenomenologico ed estetico, interviene non per enfatizzare ulteriormente la componente concettuale e ce- rebrale della dinamica esperienziale, ma per valorizzare il processo incarnato e la centralità del corpo nel percepire la materia dell’ar- chitettura. Di fatto, come chiarisce Tonino Griffero, «la percezione coglie l’atmosfera sensibile-emozionale complessiva di un oggetto o ambiente prima di qualsiasi disamina analitica (concettuale e og- gettuale)» 3. Prendendo in prestito un’espressione che Silvia Benedito

ha sintetizzato per introdurre il tema dell’atmosferico a un labo- ratorio di progettazione ad Harvard, si potrebbe affermare che «le atmosfere sono l’immediata percezione dell’invisibile (che si rivela) e una spontanea connessione con la nostra natura». 4

3

Tonino Griffero, ‘Corpi e atmosfere: Il «punto di vista» delle cose’, in Il luogo dello spettatore: Forme dello sguardo nella cultura delle immagi- ni, a cura di Antonio Somaini (Milano: Vita & Pensiero, 2005), p. 301.

4

Silvia Benedito, On Atmospheres and Design: Syllabus, Harvard Uni- versity: Graduate School of Design – GSD, Landscape Department, se- minario accademico n. ADV 09128 (Cambridge, MA: semestre di pri- mavera 2013).

La vocazione esperienziale dell’architettura si manifesta, pertanto, attraverso le sue atmosfere. «Un’opera d’arte o d’architettura» di- chiara Pallasmaa «è un oggetto-immagine mentale reale, un micro- cosmo completo che si colloca direttamente nella nostra coscienza ed esperienza esistenziale. […] Tutti i paesaggi e tutti gli edifici sono mondi condensati, rappresentazioni microcosmiche» 5. Si direbbe,

per la precisione, che si tratta di microcosmi catalizzatori tanto di immagini poetiche, consce o inconsce, legate al vissuto fram- mentato del ricordo, quanto di risposte fisiologiche che mediano il rapporto tra l’individuo e lo spazio costruito. Si ipotizza, infatti, che l’atmosfera sia da principio un stato emotivo ricettivo, in cui si elaborano gli stimoli percepiti già a livello neurofisiologico. Per distinguere questa specifica accezione del fenomeno, si è proposto il termine ‘neurocosmi’. I neurocosmi sono intimi coaguli di tensione emotiva, ed eventuale codificazione cognitiva. Ogni incontro con la vibrante sensorialità di un luogo genera delle epifanie atmosfe- riche, più o meno intense, più o meno coinvolgenti, più o meno intelligibili, che entrano in risonanza con la sensibilità dell’indivi- duo. Si innesca un’esperienza spaziale, unitaria e di sintonia cor- porea. Come segnala Alberto Pérez-Gómez, «la sfida consiste nel comprendere appieno in che modo le atmosfere possano trasmette- re non solo sensazioni o emozioni sfuggenti, ma anche significati cognitivi nell’ambientare eventi» 6. Una condizione, in apparenza,

imprendibile, senza forma, senza definizione possibile. Lo scon- finamento nel territorio delle neuroscienze cognitive vuole essere un esperimento, un tentativo di interrogare tracce poco investigate dalle discipline del progetto, da cui trarre spunti di approfondimen- to per dipanare l’enigma atmosferico in architettura, per esplorarne il sostrato neurocosmico. Dall’intreccio con la materia neurologica si spiega il perché del prefisso ‘neuro’. La radice ‘cosmo’ allude sia al dinamico equilibrio somatico che agita l’organismo dall’interno sia all’interazione che salda il soggetto senziente, ossia il soggetto che è dotato della facoltà di sentire la realtà tramite gli organi di senso, al suo intorno architettonico, coacervo di potenti pressioni ambientali. Lo spazio architettonico vissuto «non è una scatola iner-

5

Juhani Pallasmaa, Lampi di pensiero: Fenomenologia della percezione in architettura (cit.), p. 22.

6

Alberto Pérez-Gómez, Attunement: Architectural Meaning After the Crisis of Modern Science (Cambridge, MA: The MIT Press, 2016), p. 23.

te» 7, per recuperare le parole del filosofo Gaston Bachelard. I neu-

rocosmi divengono un’inconsueta formula di indagine sull’essenza esperienziale del processo architettonico, grazie alla quale ci si «po- trebbe concretamente render[e] conto che il cosmo forma l’uomo, trasforma un uomo delle colline in un uomo dell’isola e del fiume». 8

Attraverso l’analisi del contenuto atmosferico dell’identità architetto- nica, viene messo in risalto con particolare vividezza l’intero spettro delle qualità espressive del paesaggio costruito, e non solo le forme svelate dalla scansione retinica. Oggi, in architettura si avverte l’ur- genza di una rinnovata attenzione per la corporeità, valutata nella sua integrità composita e multisensoriale. Come suggerisce Gernot Böhme 9, riprendendo le riflessioni di inizio Novecento di August

Endell 10, si auspica un’inversione dei termini di riferimento all’interno

del paradigma progettuale: il focus dovrebbe spostarsi dallo statico corpo di fabbrica al corpo vivo dell’individuo, da una visione oggetti- va a un’introspezione soggettiva, dal disegno di manufatti architetto- nici alla progettazione di spazi. Ne consegue un’idea di architettura, plasmata sì dal progresso tecnologico, ma anche influenzata da quan- to si sta apprendendo in merito all’evoluzione delle necessità umane 11.

L’architettura iconica e della spettacolarizzazione, che dilaga nella società odierna, è chiamata a misurarsi con un approccio progettua- le più sensibile alla storia biologica dell’individuo. Così si presenta la scena dell’architettura contemporanea, radiografata da Pallasmaa:

7

Gernot Böhme, ‘Sfeer als bewuste fysieke aanwezigheid in de ruimte / Atmosphere as Mindful Physical Presence in Space’, in OASE – Tijd- schrift voor Architectuur / Journal for Architecture, n. 91 (2013): ‘Sfeer bouwen / Building Atmosphere’, pp. 23-24.

8

Gaston Bachelard, La poétique de l’espace (Paris: Presses Universitaires de France, 1957). Tradotto da Ettore Catalano, La poetica dello spazio, edizione italiana revisionata da Mariachiara Giovannini (Bari: Edizioni Dedalo, 2006), p. 74.

9

Ibid.

10

August Endell, ‘Die Schönheit der großen Stadt’ (Stuttgart: Von Strecker & Schröder Verlag, 1908), ristampato in Vom Sehen. Texte 1896-1925: Über Architektur, Formkunst und ‘Die Schönheit der großen Stadt’, a cura di David Helge (Basel: Birkhäuser Verlag, 1995).

11

Cfr. infra cap. 6 (nello specifico: § ‘Evoluzione dei bisogni umani’).

Nella nostra epoca l’architettura viene minacciata da due pro- cessi opposti: la strumentalizzazione e l’estetizzazione. Da una parte la nostra cultura secolare, materialista e semirazionale sta trasformando gli edifici in mere strutture strumentali prive di un significato concettuale, e questo per rispondere a ragioni utilitaristiche ed economiche. Dall’altro, con l’obiettivo di atti- rare l’attenzione e favorire la fascinazione istantanea, l’archi- tettura si sta sempre di più trasformando nella fabbricazione di immagini seduttivamente estetizzate, senza radici nella nostra esperienza esistenziale e prive di un autentico desiderio vitale. 12

L’intravedere nelle potenzialità offerte dalle nozioni di atmosfera ed empatia il sostrato fertile per sperimentare una sovrapposizio- ne del dominio architettonico a quello neuroscientifico è un’ipotesi già avanzata da altri autori, seppure declinata in termini differenti. Robert J. Condia, per esempio, sostiene che l’analisi della dimen- sione atmosferica si presta a essere osservata attraverso le lenti del filtro neuroscientifico in virtù di quello che ritiene essere il suo ri- sultato fisiologico, espresso nel fare esperienza con l’aggregato ar- chitettonico; vale a dire: l’umore, lo stato d’animo, in inglese mood. Esso è il mezzo di incontro estetico tra chi progetta uno spazio e chi ne fruisce. Da Condia l’atmosfera viene definita come «insieme di eventi e fattori ambientali che producono input sensoriali, in grado di influenzare il nostro umore» 13. Gernot Böhme, Tonino Griffero

e Jean-Paul Thibaud confrontarsi con Juhani Pallasmaa in una conversazione sulla sostanza atmosferica 14 sono giunti a mettere in

luce la dinamica empatica nel momento in cui hanno chiamato in causa una possibile interpretazione neuroscientifica del fenomeno atmosferico. Tonino Griffero ribadisce il suo cauto atteggiamento

12

Juhani Pallasmaa, The Embodied Image: Imagination and Imagery in Architecture (cit.), pp. 149-150.

13

Robert J. Condia & Michael Luczak, ‘On Mood and Aesthetic Expe- rience in Architecture’, in Academy of Neuroscience for Architecture (ANFA) 2014 Conference: Book of Abstracts (La Jolla, CA: Salk Insti- tute, 18-20 settembre 2014), p. 25, rif. fig. 1.

14

Gernot Böhme, Tonino Griffero, Jean-Paul Thibaud & Juhani Pallasmaa, ‘A Conversation on Atmosphere’, in Architecture and Atmosphere, a cura di Philip Tidwell (Espoo: Tapio Wirkkala-Rut Bryk Foundation, 2014), pp. 67-76.

Strategie sinergiche

Atmosfera: l’immediata percezione dell’invisibile 305 304 Neurocosmi

di circospezione: «progettare atmosfere è un esercizio sull’empatia poiché richiede di immaginare che cosa proverebbe un utente in quel luogo [...] Questa è una questione di empatia, ma è più com- plessa di quella discussa dai neuroscienziati e spesso citata nello studio dei neuroni specchio. Per me è difficile ridurre la percezione atmosferica a questa forma di empatia che può essere riscontrata nel cervello. Quando viene localizzata una sensazione all’interno del cervello, non si è spiegato nulla. [Individuare] la posizione non è una spiegazione». 15

Tradizionalmente, gli architetti si sono accostati alla risorsa atmo- sferica con una certa inconsapevolezza, o meglio come conseguen- za di una inclinazione figlia del proprio intuito. «Nel loro insieme, le principali qualità architettoniche sembrano sorgere istintivamen- te dalla percezione che il progettista ha del suo corpo piuttosto che da intenzioni razionali e intellettualmente determinate». 16 Questo

principio giustificherebbe, secondo Pallasmaa, l’indole atmosferica di alcuni architetti che non solo lui reputa particolarmente predi- sposti alla sensibilità atmosferica, come Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto e Sigurd Lewerentz, ma che essi stessi confermano di essere nei loro scritti. 17 La produzione atmosferica, in tal senso, diviene

spontanea conclusione di un processo progettuale, che nasce come esplorazione esistenziale e nel quale si fondono le competenze pro- fessionali dell’architetto, le sue esperienze di vita, le proiezioni del suo immaginario mentale, la conoscenza del proprio corpo – ovve- ro, ogni sfumatura della sua intera personalità.

Nel leggere ed esaminare lo spartito dei contribuiti che strutturano il contatto atmosferico, si è scelto di indagare il fenomeno da un’ot- tica, come si è anticipato, sperimentale di matrice neuroscientifica, per soppesare la supposta importanza che i vincoli fenotipici rivesto- no nell’atto creativo e percettivo delle atmosfere. L’intento primario

15

Tonino Griffero, ivi, p. 73.

16

Juhani Pallasmaa, ‘Het orkestreren van architectuur: Sfeer in de ge- bouwen van Frank Lloyd Wright / Orchestrating Architecture: Atmos- phere in Frank Lloyd Wright’s Buildings’, in OASE – Tijdschrift voor Architectuur / Journal for Architecture, n. 91 (2013): ‘Sfeer bouwen / Building Atmosphere’, pp. 53-54.

17

Juhani Pallasmaa, ‘A Conversation on Atmosphere’ (cit.), p. 68.

è valutare l’esistenza di un – eventuale – fondamento neurobiologi- co del senso atmosferico, deputato a valorizzare l’origine fisiologica delle interazioni spaziali. Ci si interroga, cioè, se l’atmosfera archi- tettonica, costrutto socioculturale per eccellenza, sia dotata pure di un suo correlato neurofisiologico, scientificamente determinabile e misurabile, capace di integrare la dimensione poetico-persona- le. L’elemento di congiunzione, che si fa intermediario tra il verbo scientifico e la speculazione teorica, è il corpo. Strategia, di per sé, assolutamente non inedita. «In passato, molti teorici dell’architet- tura hanno già ragionato sul rapporto che lega corpo e architet- tura, di solito [con] teorie formali prive di basi empiriche». 18 Tra i

diversi esempi, si possono citare i seguenti indirizzi di studio, molti dei quali stanno vivendo un’intensa stagione di ripresa e rilancio, anche grazie a ricerche suffragate da criteri di evidenza scientifica:

▪ principi di armonia proporzionale, istituiti su ana- logie geometriche, rispondenze di simmetria e cor- relazioni matematiche – come testimonia il fascino esercitato nei secoli dal modulo della sezione aurea 19;

▪ l’ipotesi della biofilia;

▪ l’approccio fenomenologico, mutuato dall’eredità

di Maurice Merleau-Ponty;

18

Paolo Papale et al., ‘When Neuroscience «Touches» Architecture: From Hapticity to a Supramodal Functioning of the Human Brain’, in Fron- tiers in Psychology, vol. 7 (2016), articolo n. 866, p. 2.

19

Per quanto concerne l’approfondimento sul tema delle risposte del cer- vello umano a proprietà spaziali quali la simmetria, l’armonia e la pro- porzione, in relazione al rapporto aureo, si rimanda ai seguenti testi: Adrian Bejan, ‘The Golden Ratio Predicted: Vision, Cognition and Locomotion as a Single Design In Nature’, in International Journal of Design & Nature and Ecodynamics, vol. 4, n. 2 (2009), pp. 97-104; Cinzia Di Dio, Emiliano Macaluso & Giacomo Rizzolatti, ‘The Golden Beauty: Brain Response to Classical and Renaissance Sculptures’, in Plos One, vol. 2, n. 11 (2007), articolo n. e1201; John Paul Eberhard, Brain Landscape: The Coexistence of Neuroscience and Architecture (New York, NY: Oxford University Press, 2009), cap. 3 ‘Vision and Light in Ar- chitectural Settings’, pp. 70-74; Bijal K. Mehta, Han Lee & Mohammad Shafie, ‘Neuroscience of the Golden Ratio’, in Academy of Neuroscience for Architecture (ANFA) 2012 Conference: Poster (La Jolla, CA: Salk Institute, 20-22 settembre 2012); Dharam Persaud-Sharma & James P. O’Leary, ‘Fibonacci Series, Golden Proportions, and the Human Biolo- gy’, in Austin Journal of Surgery, vol. 2, n. 5 (2015), articolo n. 1066.

▪ lo studio dell’impatto emotivo degli stimoli visivi, sulla scorta dell’innegabile presupposto che la frui- zione e la progettazione dell’architettura si basano principalmente su input visivi; 20

▪ la rivisitazione multisensoriale, aptica e sinestetica del processo architettonico – in aperta opposizio- ne alla concezione dell’architettura oculocentrica, criticata per l’eccessiva enfasi riservata alla visio- ne, quale primaria fonte di apprezzamento estetico.

La tesi procede, dunque, con l’elaborazione di una sintassi neuro- scientifica per la strutturazione del pensiero atmosferico in archi- tettura. Tale operazione conduce alla composizione di un’antolo- gia di teorie e modelli, appositamente selezionati e formalizzati in un’organica ipotesi di ricerca. In estrema sintesi, gli elementi chiave che sostengono questa lettura sono cinque:

▪ la natura multisensoriale e sinestetica dei processi percettivi;

la dinamica dell’embodiment, che mette in risalto il ruolo, imprescindibile, della presenza corporea e dell’unità corpo-cervello-mente;

▪ il peso emotivo dell’esperienza;

▪ il fenomeno di empatizzazione fisiologica;

▪ i meccanismi neurali di rispecchiamento nelle azio- ni, emozioni e sensazioni corporee.

All’approfondimento di questi temi sono dedicati i prossimi capitoli.

20

Molto interessante, per esempio, è la ricerca coordinata dall’architetto Upali Nanda sulla rilevanza, nell’atto percettivo, della forma degli og- getti che occupano la scena architettonica. In particolare, viene osserva- ta la risposta emotiva stimolata dalle proprietà di specifici contorni. In questo caso, test neuroscientifici sono messi a disposizione per provare a convalidare quanto già postulato dalla psicologia ambientale. Rif. Upali Nanda et al., ‘Lessons from Neuroscience: Form Follows Function, Emotions Follow Form’, in Intelligent Buildings International, vol. 5, supplemento n. 1 (2013), pp. 61-78.

Sintassi neuroscientifica

308 Neurocosmi risonanza percettiva complessità sfocatura multisensorialità multimodalità sinestesie generatori di atmosfera tatto e aptico istinto Paragrafi

Capitolo 12