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La tensione atmosferica, di cui si carica il paesaggio costruito, viene esperita mediante la sensibilità emotiva, ancora prima di essere (nell’eventualità) compresa coscientemente. Le emozioni sono funzioni somatiche, fenomeni elettrochimici, indotti da stimoli senso- riali ed elaborati da circuiti cerebrali specializzati. Esse, essendo coinvolte nel processo – istantaneo e preriflessivo – di traduzione delle informazioni diffuse dallo spazio fisico, influenzano sin dal principio le reazioni umorali e comportamentali degli individui che in- teragiscono con tale spazio, riverberando sulle loro capacità di attenzione, memoria e svi- luppo affettivo. Dato che si suppone che il contagio atmosferico preveda inderogabilmen- te un atto di immedesimazione e risonanza emotiva tra soggetto percipiente e ambiente circostante, investigare il significato performativo delle emozioni e le risposte fisiologiche da esse attivate risulta di cruciale importanza per lo studio dei neurocosmi atmosferici.

I

l terzo contributo, dopo l’esperienza incarnata e la dinamica multisensoriale, che si rivela fondamentale all’innesco dell’im- pulso atmosferico è costituito dagli echi emotivi che guidano la percezione spaziale. L’architettura, di fatto, è «un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi», sosteneva Le Corbusier. «La Costruzione È PER TENER SU: l’Architettura È PER COMMUOVERE. C’è emozione architetto- nica quando l’opera suona dentro al diapason di un universo di cui osserviamo, riconosciamo e ammiriamo le leggi». 1 Ogni aspetto

della materia architettonica, rilevabile già «nelle ossa degli edifici, e non solo nei loro rivestimenti» 2, esercita delle influenze di natura

emotiva, «sia a livello della connessione che si genera con l’ambiente costruito […] sia nel modo in cui la progettazione media o promuo- ve le nostre relazioni socioculturali con gli altri» 3. La valenza emo-

tiva dell’esperienza architettonica si esprime attraverso le atmosfere che essa produce. Alle atmosfere è affidato il compito di evocare e amplificare le emozioni accese nell’individuo dalle evidenze senso- riali del mezzo spaziale in cui è immerso. Il primo contatto che si instaura con l’intorno architettonico è innegabilmente di origine emotiva, e pertanto è immediato e inconscio, gestito da meccanismi fisiologici che precedono qualsiasi disamina di controllo raziona-

1

Le Corbusier, Vers une Architecture (Paris: Les Éditions G. Crès et Cie,

1923). Tradotto da Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin & Carlo Fioroni, Verso una Architettura, edizione italiana a cura di Pierluigi Cerri & Pierluigi Nicolin (Milano: Longanesi & C., 1973), p. 9.

2

Walter Gropius, Scope of Total Architecture (New York, NY: Harper & Brothers, 1955). Tradotto da Renato Pedio, Architettura integrata (Milano: Il Saggiatore, 2010), p. 120.

3

Harry Francis Mallgrave, ‘Enculturation, Sociality, and the Built En- vironment’, in Architecture and Empathy, a cura di Philip Tidwell (Espoo: Tapio Wirkkala-Rut Bryk Foundation, 2015), p. 31.

Percezione emotiva

Lo sciame emotivo 353 352 Neurocosmi

le; vale a dire: un’impressione atmosferica nasce per puro istinto emotivo. «L’atmosfera», infatti, come ribadisce Peter Zumthor, «parla alla nostra percezione emotiva, ovvero alla percezione che funziona più rapidamente perché è quella di cui l’essere umano ne- cessita per sopravvivere. Qualcosa dentro di noi ci dice subito se una cosa ci piace o se dobbiamo tenercene lontani, senza ogni volta dover stare a riflettere a lungo su una situazione». 4 Tale automati-

smo di interazione con l’ambiente fisico si fonda su basi biologiche ed è in gran parte determinato, ovviamente in modo inconsapevole, dal proprio assetto evolutivo, oltre che da attitudini assimilate dal contesto sociale e familiare in cui si è cresciuti. Parrebbe, constata Juhani Pallasmaa, che «siamo geneticamente e culturalmente con- dizionati a cercare o a evitare certi tipi di situazioni e atmosfere» 5.

In genere, nel passato, si è verificata la tendenza a sottostimare il ruolo percettivo delle emozioni nel codificare le caratteristiche di uno spazio progettato, considerandole spesso «irrilevanti» 6, a

favore di una conoscenza razionale, sorretta da argomentazio- ni di ordine concettuale e verbale. «Ma in realtà il loro effetto sulle azioni degli uomini è immenso […] La portata e la forza delle emozioni sono maggiori di quanto talvolta supponiamo» 7:

esse sono, innanzitutto, in grado di fornire valutazioni istantane- amente più comprensive e sintetiche dell’intero insieme di stimoli agenti sul soggetto senziente rispetto a qualsiasi altra forma di analisi. Da un punto di vista evolutivo, le emozioni rappresenta- no risposte fisiologiche che scaturiscono, indipendentemente dalla supervisione del raziocinio, per ottimizzare i processi vitali e le

4

Peter Zumthor, Atmospheres: Architectural Environments. Surround- ing Objects (Basel: Birkhäuser Verlag, 2006). Tradotto da Emilia Sala, Atmosfere: Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano (Milano: Mondadori Electa, 2007), p. 11.

5

Juhani Pallasmaa, ‘Space, Place and Atmosphere: Emotion and Periph- eral Perception in Architectural Experience’, in Lebenswelt: Aesthetics and Philosophy of Experience, vol. 1, n. 4 (2014), p. 233.

6

Sigfried Giedion, Space, Time and Architecture: The Growth of a New Tradition (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1941). Traduzio- ne a cura di Enrica Labò e Mario Labò, Spazio, Tempo ed Architettura: Lo sviluppo di una nuova tradizione, seconda edizione italiana riveduta e aumentata a cura di idd. (Milano: Ulrico Hoepli Editore, 1984), p. 420.

7

Ibid.

azioni che ogni organismo intraprende nel suo ambiente – quindi, in ultima istanza, con l’architettura stessa.

Le ripercussioni automatiche, mentali e fisiche, sollevate dagli ac- centi emotivi che una circostanza architettonica irradia, costitui- scono la sostanza dell’evento atmosferico, confermando il supera- mento materiale del pomerio cartesiano: nell’accogliere le qualità emotive percepibili, gli individui spazialmente localizzati scoprono che emozioni e sensazioni corporee informano, vincolandolo, il proprio agire e pensare razionale. Si concretizza l’annullamento di quello che il professor António Damásio chiama ‘l’errore di Carte- sio’, ossia la convinzione che l’intelletto, il dominio del razionale, sia avulso dal palinsesto biologico-incarnato dell’individuo, così come il ragionamento sia totalmente scisso dalle emozioni e dalla loro sorgente corporea. «Eccolo, l’errore di Cartesio: ecco l’abissale separazione tra corpo e mente – tra la materia del corpo, dotata di dimensioni, mossa meccanicamente, infinitamente divisibile, da un lato, e la ‘stoffa’ della mente, non misurabile, priva di dimensioni, non attivabile con un comando meccanico, non divisibile». 8 Acqui-

sta, dunque, ulteriore risalto la necessità di allinearsi alla prospetti- va integrata del corpo incarnato (esaminata all’interno del capitolo precedente), fondamentale per riconoscere appieno l’effettivo peso emotivo dell’esperienza atmosferica, che consente un’aderenza, sta- bile e viscerale, con la realtà architettonica.

A questo punto, è obbligatoria una precisazione: il termine ‘emo- zione’ va inteso, in questo contesto di ricerca, nella sua mera acce- zione biologica, e non in quella più ampia e diffusa nel linguaggio corrente di commozione, impressionabilità sentimentale, sensibilità interiore. Le emozioni, al di là dell’essere ideali concettualizzati, pos- siedono difatti un correlato fisicamente fondato e scientificamente motivabile. Un presupposto, di certo, non ignorato dai progettisti, che sono ben consapevoli di come «le emozioni suscitate dall’archi- tettura scaturiscono da condizioni fisiche ineluttabili, irrefutabi-

8

António Rosa Damásio, Descartes’ Error: Emotion, Reason, and the Human Brain (New York, NY: Avon Books, 1994). Tradotto da Filippo Macaluso, L’errore di Cartesio: Emozione, ragione e cervello umano (Milano: Adelphi Edizioni, 1995), p. 338.

Neurobiologia delle emozioni

li» 9. Le emozioni vanno considerate per quello che congenitamente

sono, cioè segnali cellulari, che innervano l’organismo vivente, pro- dotti dell’apparato neurologico, in quanto «risultato di interazioni fra centri cerebrali superiori e regioni sottocorticali quali l’amigdala e l’i- potalamo»; tali segnali si traducono, poi, nelle «esperienze emozionali che noi percepiamo come paura, ira, piacere e contentezza» 10. Tre sono

i contributi che, pur essendo studiabili in maniera indipendente gli uni dagli altri, si influenzano mutuamente nel comporre le emozioni: un repertorio di attività fisiologiche concertate dal sistema nervoso auto- nomo 11 (tra cui, per esempio, l’alterazione delle frequenza respiratoria,

del battito cardiaco o della pressione sanguigna), un’azione comporta- mentale che si manifesta in output motori e l’esperienza cosciente dello stato emotivo provato (che prende il nome di sentimento). Lo spiegare le emozioni come «un complesso insieme di funzioni regolative e co- gnitive definite dai relativi cambiamenti nella fisiologia, nel comporta- mento e nei sentimenti, che aiutano gli esseri umani e gli altri animali a rispondere in modo flessibile a stimoli biologicamente significativi» 12

implica una serie di importanti commenti circa il loro funzionamento:

9

Le Corbusier, ‘Trois rappels à messieurs les architectes’, in Vers une Ar- chitecture (Paris: Les Éditions G. Crès et Cie, 1923), pp. 11-48, pubbli-

cato a firma di Le Corbusier-Saugnier in L’Esprit Nouveau (1920-21), con alcune variazioni. Tradotto da Sergio Arecco, ‘Tre richiami per gli architetti’, in Le Corbusier: Scritti, a cura di Rosa Tamborrino (Torino: Giulio Einaudi Editore, 2003), p. 10.

10

Eric R. Kandel et al. (a cura di), Principles of Neural Science, edizione n. 4 (New York, NY: The McGraw-Hill Companies, 2000). Edizione italiana a cura di Virgilio Perri & Giuseppe Spidalieri, Principi di neuroscienze, edizione n. 3 (Milano: Casa Editrice Ambrosiana – CEA, 2003), p. 984.

11

Il sistema nervoso autonomo, che controlla il muscolo cardiaco, la mu- scolatura liscia e le ghiandole esocrine, coordina attraverso l’ipotala- mo le risposte somatiche, emozionali e comportamentali dell’organi- smo in modo tale da assicurare il mantenimento dell’omeostasi, ossia la costanza dell’ambiente interno. Per le sue caratteristiche funzionali, il sistema nervoso autonomo è in grado di dare prontamente risposte integrate alle variazioni dell’ambiente esterno.

Rif. Eric R. Kandel et al. (a cura di), Principles of Neural Science (cit.), cap. 9: ‘Il sistema nervoso autonomo e l’ipotalamo’, pp. 950-970.

12

Dale Purves et al. (a cura di), Principles of Cognitive Neuroscience, edizione n. 1 (Sunderland, MA: Sinauer Associates, 2008). Edizione italiana a cura di Alberto Zani, Neuroscienze cognitive, edizione n. 1 (Bologna: Zanichelli Editore, 2009), p. 421.

Primo, le emozioni scaturiscono, di regola da un evento speci- fico dell’ambiente circostante, sebbene nelle persone i pensieri spontanei o i ricordi possano anch’essi far scaturire delle emo- zioni. Secondo, le emozioni includono cambiamenti compor- tamentali e fisiologici che possono non essere accessibili alla consapevolezza cosciente, ma rimangono pur tuttavia assog- gettabili all’indagine scientifica. Terzo, le emozioni facilitano specificatamente le interazioni sociali benefiche per la soprav- vivenza dell’individuo e per la propagazione della specie. Inda- gando le reazioni emotive negli individui, attraverso le culture e le specie, è possibile determinare i marcatori neurofisiologici di emozioni specifiche e, negli esseri umani, correlarli a senti- menti riportati soggettivamente. 13

Una volta che si è compresa la natura neurobiologica dei fenomeni emotivi, si rivela utile fare un po’ di chiarezza nel lessico che si adotta quando si parla di emozioni: di frequente capita, infatti, di usare parole con significati puntuali come se fossero sinonimi. La prima osservazione, che si è già anticipata – seppure molto rapi- damente – poche righe più in alto, riguarda i vocaboli ‘emozione’ e ‘sentimento’. «In uno stato emozionale si distinguono due com- ponenti, una in rapporto con una caratteristica sensazione fisica e l’altra come sentimento cosciente. Per esempio, sentiamo il cuore battere e abbiamo la consapevolezza di avere paura. Per conservare la distinzione fra queste due componenti, a volte si usa il termine

emozione per indicare solo lo stato del nostro corpo (cioè lo stato

emozionale) ed il termine sentimento per definirne la sensazione co- sciente». 14 La manifestazione esteriore dell’emozione viene, invece,

denominata affetto e si può rendere esplicita in differenti modalità, tra cui con alterazioni dell’espressione del volto, della postura e dei gesti, con inflessioni del timbro vocale o con sintomi autonomici 15

(come la lacrimazione emotiva o un incremento della salivazione). Per garantire l’adeguata plasticità adattiva, richiesta da un ambien- te in continua trasformazione, le emozioni hanno una durata assai compressa, che si dissolve – di norma – nell’arco di brevi attimi, o in scie di qualche minuto al massimo. Se la parabola di uno stato

13

Ivi, p. 403.

14

Eric R. Kandel et al. (a cura di), Principles of Neural Science (cit.), p. 971. Corsivi degli autori.

15