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Studi immediatamente successivi al periodo del Governo francese: l’ipotesi ricostruttiva del Foro Traiano dell’archeologo e antiquario Angelo

Uggeri

Uggeri si dedicò allo studio del Foro Traiano di cui elaborò nel 181761 una prima

pianta, resa pubblica solo nel 1833 in una versione aggiornata alle scoperte degli ultimi vent’anni. Cercò di supplire con l’immaginazione la mancata conoscenza dei dati necessari per una restituzione fedele alla realtà del complesso forense: questa constatazione spiega la compresenza di aspetti corretti e fantasiosi62 nella sua

planimetria del Foro. Di quest’ultimo Uggeri, come riferisce Packer, aveva una rigorosa concezione lineare, di tipo geometrico, motivo per cui scelse la forma del rettangolo come modulo-base nel quale inserire le singole parti del complesso. Questa unità di misura si trovava ripetuta dall’ingresso fino al settore terminale del Foro, che era pertanto la risultante della successione contigua di spazi rettangolari63,

tutti, tranne l’ultimo64, paralleli tra loro, ma diversi per dimensioni.

A ben guardare questa sua concezione del Foro, basata su una serie di linee rette e colonnati regolari, era troppo semplicistica e finiva con il banalizzarne la pianta. Nonostante ciò anche Packer prende in esame, monumento per monumento, i ritrovamenti e le relative ipotesi ricostruttive dovute a Uggeri, partendo dalla Basilica Ulpia su cui si era maggiormente concentrata l’attenzione dell’archeologo suddetto65.

III.2.1 Basilica Ulpia: reperti e ipotesi ricostruttive

Prima delle indagini di Uggeri erano già disponibili alcuni reperti strutturali e decorativi della Basilica riconducibili agli scavi effettuati tra il 1813 e il 1832, alcuni trovati in una delle nicchie ricavate nel recinto di Pio VII, altri nell’area

61 Si veda per la trattazione che segue A. Uggeri, Della Basilica Ulpia nel Foro Traiano. Istoria e ristaurazione agli amanti delle antichità romane, Roma, 1833, dove l’archeologo riferisce quanto era venuto

alla luce durante gli scavi condotti dal 1813 al 1832. Si cfr. anche J.E. Packer, Il Foro Traiano. Breve studio

dei monumenti, 2001, p. 91 e sgg.

62 Simoncini, op. cit., a p. 224 fa riferimento per esempio alle sue riproduzioni dell’interno e degli elevati

posteriori delle absidi. Altrettanto immaginaria era la ricostruzione che propose della facciata meridionale della Basilica Ulpia, pur muovendo dall’esame delle fonti antiche.

63 J.E. Packer, Il Foro Traiano. Breve studio dei monumenti, 2001, a p. 94 sostiene che il Foro era composto

da una serie di rettangoli contigui a partire da quello iniziale, comprendente l’arco trionfale e annessi edifici ai lati, al secondo costituito dalla piazza e dai portici laterali, al terzo, grande quanto il precedente, rappresentato dalla Basilica ed edifici annessi; il successivo, più ridotto, racchiudeva poi le due Biblioteche e il cortile colonnato della Colonna mentre l’ultimo rettangolo, il quinto, era destinato ad accogliere al suo interno il Tempio.

64 Loc. cit., dove Packer sottolinea che l’unico con disposizione perpendicolare rispetto agli altri è quello

contenente il Tempio.

65 Packer, 2001, a p. 91 ricorda che, dopo aver analizzato i risultati degli scavi di Lesueur e i ritrovamenti del

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corrispondente all’interno della Basilica, altri ancora nella zona antistante la facciata di questa a fianco degli ingressi secondari.

Tra i resti custoditi fino al 1813 nelle rientranze del muro di recinzione di Pio VII, Uggeri riferì della statua66 deteriorata che raffigurava un Traiano paludato, in

posizione seduta. L’opera scultorea occupava lo spazio al di sotto dell’iscrizione di Pio VII all’interno della nicchia posta in asse con l’ingresso principale della Basilica. Sempre nel recinto, in un’altra nicchia, si trovava un architrave in marmo, con il lato inferiore finemente lavorato, che Uggeri congiunse ad un fregio e ad una cornice a modiglioni. Partendo da questi elementi67 poté restituire l’immagine dell’ordine architettonico della trabeazione della Basilica68.

Nello spazio interno di quest’ultima aveva individuato sottobasi e numerosi spezzoni69 di fusti di colonne in granito che appartenevano alla peristasi interna.

Sempre all’interno rintracciò anche un frammento di fregio con putto tra viticci e suppose che fosse stato posto a decorare uno dei due ordini di colonne interne della Basilica.

Dalla facciata, precisamente dalla trabeazione degli avancorpi laterali, provenivano statue frammentarie di schiavi Daci.

Uggeri poi ritrovò anche dei piedistalli iscritti70 di statue onorarie di cui si ignorava la provenienza. Due erano le ipotesi: o erano stati trovati fuori dalla Basilica o dentro e in quest’ultimo caso le statue da essi sorrette potevano essere impiegate a ornamento dell’interno71.

Qui sotto si riporta la ricostruzione architettonica dell’edificio operata da Uggeri sulla base della raffigurazione che compariva su una medaglia. In un secondo tempo verrà illustrato il progetto di restauro della Basilica da lui suggerito, tenendo conto

66 Per questa e le note sgg. cfr. A. Uggeri, Della Basilica Ulpia nel Foro Traiano. Istoria e ristaurazione agli amanti delle antichità romane, Roma, 1833 e A. Uggeri, Dissertazioni della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma, 1835, vol. VI, p. 41, tav. XXVII, dove l’archeologo ricorda che l’opera emerse nel

primo sterramento e che i due massi che ne compongono la base sono emersi dai ruderi dell’ultimo scavo a Campo Carleo.

67 Id., Della Basilica Ulpia …, op. cit., a p. 22, tav. X dice che nella stessa nicchia alle membrature della

trabeazione si aggiunse la scoperta di una base e di un capitello di colonna.

68Id., op. cit., a p. 21, tav. VIII dice che un altro ritrovamento di architrave e fregio in un sol masso avvenne

nei pressi della zona di Campo Carleo. Uggeri e altri archeologi pensavano che sia questo sia l’altro fregio pertinente alla Basilica fossero opera dei Greci.

69 Ibid., a p. 43, tav. XXXI Uggeri chiarisce che la ragione consiste nel fatto che i fusti delle colonne

apparivano spezzati dal terzo in su.

70 Id., op. cit., a p. 19, tav. VII afferma che le iscrizioni su piedistalli furono scoperte durante gli sgomberi del

Foro Traiano nell’anno 1813.

71 Id., loc. cit., ribadisce infatti che il rinvenimento viene attribuito genericamente alle rovine degli edifici del

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sia degli studi di Vitruvio72 sia dei resti archeologici venuti alla luce durante gli scavi

del 1813-183273.

L’edificio si disponeva trasversalmente alla piazza con la facciata principale rivolta a sud74 (fig. 33).

Il suo orientamento est-ovest75 sarebbe stato anticipato dall’avancorpo a cinque

gradini in marmo numidico, che al tempo stesso sottolineava la funzione di accesso di questo lato76 dell’edificio.

Per l’esattezza l’ingresso principale sarebbe stato costituito dall’avancorpo di mezzo77, mentre i due laterali78 rappresentavano accessi secondari: in totale

nell’intera facciata se ne sarebbero contati tre.

Gli ingressi laterali sarebbero stati entrambi fiancheggiati da finestre per rischiarare il piano terra, poi reduplicate lungo le pareti del piano superiore in modo da garantire una luce più diffusa.

Da quanto detto a Packer appariva chiaro che Uggeri concepisse la facciata della Basilica come una successione alterna di sporgenze e rientranze, dove le prime

72 Cfr. A. Uggeri, Della Basilica Ulpia nel Foro Traiano ..., op. cit., p. 15 sgg. A proposito della conoscenza

e ripresa di alcuni principi dell’architetto romano Vitruvio ut infra p. 78, quando si parla delle proporzioni della Basilica e della duplice abside nei lati corti.

73 J.E. Packer, Il Foro di Traiano. Breve storia dei monumenti, Roma, 2001, a p. 91 dice che furono proprio

gli scavi napoleonici del 1811-14 a destare in lui l’interesse verso la Basilica Ulpia.

74 Id., ibid., a p. 91 sottolinea che la ricostruzione da parte di Uggeri della facciata della Basilica conobbe

diverse fasi, ma in tutte la facciata chiusa mostrava diverse entrate.

75 Vedi A. Uggeri, Della Basilica Ulpia …, op. cit., a p. 36, tav. XXIV fa riferimento alla disposizione

perpendicolare dell’edificio rispetto all’orientamento della piazza così da creare uno sbarramento.

76 Id., loc. cit., si riferisce chiaramente a quello rivolto verso la piazza del Foro.

77 Packer, 2001, a p. 91 dice che l’avancorpo centrale era il principale ed era concepito come un basso ed

elaborato arco trionfale.

78 Id., ibid., concepisce gli avancorpi laterali minoritari seppur ornati come quello di mezzo.

Fig. 33. Disegno della pianta generale del Foro secondo la ricostruzione di A. Uggeri. In primo piano si vede la Basilica Ulpia. (Da J.E. Packer, Il Foro di Traiano a Roma. Breve studio dei monumenti, Roma, 2001).

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coincidevano ovviamente con gli avancorpi, le seconde con i tratti di parete rettilinea compresa tra i medesimi.

Solo negli avancorpi laterali si sarebbe predisposta la caratteristica collocazione di statue di prigionieri daci, poggianti su piedistalli, ai due lati dell’ingresso. La scelta di una simile posizione sarebbe servita a rimarcare le parti aggettanti della struttura d’ingresso, il ruolo79 invece sarebbe stato quello di sostenere la pesante trabeazione

superiore.

Uggeri nella sua ricostruzione grafica degli ingressi laterali della Basilica immaginava la cornice terminale dell’architrave in questo modo: i blocchi sporgenti alle estremità dovevano presentare tratti di cornice decorata con un motivo a rose80,

che avrebbe racchiuso lateralmente quella centrale - rientrante - in cui sarebbe apparso il nome di una legione. Dal momento che solo gli accessi laterali avrebbero previsto nella trabeazione cornici contenenti epigrafi relative a legioni, Uggeri, nonostante la lacunosità delle iscrizioni81, ipotizzava che esse fossero due82 e nominassero l’una la legione Valeria, l’altra l’Apollinare83.

Infine il coronamento degli architravi al di sopra della cornice a rose sarebbe stato costituito da trofei metallici, che riproducevano le armi dei Daci vinti frammiste a quelle dei vincitori Romani. Queste riproduzioni metalliche sarebbero sorte solo ai lati della struttura d’ingresso, in corrispondenza delle parti sporgenti sottolineate dalle statue dei Daci. Al contrario, al di sopra della cornice rientrante dove appariva il nome della legione, si sarebbe stagliato un trofeo d’armi di tipo antropomorfo. Pertanto la scultura centrale sarebbe risultata inquadrata dai gruppi laterali rispetto ai quali svettava per le maggiori dimensioni, commisurate al maggior spazio a disposizione. Per finire, un arco avrebbe fatto da sfondo ai trofei che occupavano lo spazio centrale e rivestivano un valore sia ornamentale sia simbolico (fig. 34).

79 Ibid., a p. 37, tav. XXV ne chiarisce il ruolo portante che ricorda quello svolto dai telamoni. Cfr. anche

Packer, 2001.

80 A. Uggeri, loc. cit., dove l’autore restituì la cornice con l’iscrizione Valeria, avvicinandola in lunghezza a

quella contenente l’iscrizione Apollinare. Inoltre collocò entrambe sulle parti rientranti degli avancorpi che invece mostravano cornici decorate.

81 Id., loc. cit., spiega ciò con il fatto che le cornici che le contenevano erano a loro volta giunte rovinate. 82 Poiché due erano gli ingressi laterali, gli unici che riportavano nella cornice della trabeazione il nome del

reparto militare.

83 A. Uggeri, Della Basilica Ulpia …, op. cit., p. 37, tav. XXV, dove è chiaro che pareva sensato ad Uggeri

che esse decorassero alcuni edifici del Foro con i loro nomi e trofei dal momento che entrambe queste legioni, con il loro intervento nelle guerre daciche, avrebbero collaborato alla vittoria finale di Traiano e all’onore che ne conseguì.

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Nettamente diverso dagli altri due sarebbe apparso l’aspetto dell’arco centrale con funzione di ingresso principale (fig. 35).

Fig. 34. Ricostruzione grafica della sezione e della campata di uno dei due avancorpi laterali della facciata principale della Basilica Ulpia. È evidente il carattere fantasioso della struttura architettonico-decorativa dell’ingresso. (Da J.E. Packer, ut supra).

Fig. 35. Riproduzione grafica dei tre ingressi della facciata meridionale della Basilica Ulpia nella visione di Uggeri. (Da J.E. Packer, ut supra).

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Sulla base delle rappresentazioni grafiche, questo arco di accesso venne immaginato da Uggeri, nella struttura architettonica e nei dettagli decorativi, come una copia degli archi trionfali84.

Sempre per quanto concerneva l’esterno dell’edificio, l’altro lato lungo, opposto alla facciata, avrebbe costituito il muro di fondo-nord della Basilica e sarebbe stato animato da una serie di pilastri corinzi con funzione ornamentale. Anche su questo lato posteriore si sarebbero aperti tre passaggi: uno centrale85, che fungeva da

chiusura dell’atrio triporticato che circondava la Colonna, e due laterali, che avrebbero permesso di transitare dall’interno della Basilica alla zona dei portici antistanti le Biblioteche.

Alle estremità86 dei lati brevi l’edificio sarebbe stato concluso da un tribunale

absidato per parte: l’abside-tribunale a cupola sarebbe stata rischiarata da finestre collocate nei piani superiori della Basilica. Inoltre Uggeri immaginava le absidi, a chiusura dell’edificio, più ridotte di quanto fossero in realtà e completate dall’affiancamento di piccole sale.

Uggeri suddivise poi lo spazio interno dell’edificio in cinque navate, una centrale più ampia e due laterali minori per parte. Lo studioso riuscì a calcolare correttamente la lunghezza87 della navata centrale e di quelle laterali osservando l’andamento delle

colonne stesse.

Secondo lui, le misure del monumento si sarebbero discostate da quelle proposte a modello delle basiliche nel canone vitruviano88; tuttavia il canone veniva rispettato

nella disposizione dei due tribunali: ognuno ad una estremità “qualora il luogo fosse

più lungo del disegno”. Per lo studioso i tribunali potevano essere ampi e arricchiti

di statue, inoltre le colonne, poste a delimitare questi ambienti con la funzione di portici d’accesso, avrebbero mostrato un notevole diametro.

84 Id., loc. cit., descrive l’accesso all’edificio: si configurava come un grande arco a tre fornici, uno centrale

maggiore e due laterali minori, scandito da una serie di colonne, per un totale di otto, disposte a coppia su ogni lato di ciascun ingresso in modo da inquadrarne il punto di passaggio. Nello spazio al di sopra dei fornici minori si sarebbero trovati clipei decorati mentre quello centrale avrebbe presentato decorazioni nei pennacchi ai lati della chiave di volta. La sontuosa struttura sarebbe stata completata da un attico suddiviso in cinque scomparti dove il campo centrale era occupato da un’iscrizione dedicatoria, quelli posti a lato a due a due avrebbero racchiuso scene figurate. Il tutto sarebbe stato poi ultimato da una serie di statue probabilmente con la tipica quadriga imperiale al centro.

85 Id., loc. cit., sottolinea che tale passaggio si poneva esattamente in asse con l’ingresso principale della

facciata sud.

86 Ibid., op. cit., p. 18, tav. V, dove Uggeri ricorda che dalle ultime scoperte del 1829 si vide dal lato del

Quirinale, nel corso delle escavazioni per il Palazzo Ceva, un resto di muro antico in opera laterizia che faceva parte della curva del tribunale della Basilica. Ai piedi di quel muro pare vi fosse traccia di uno scalino.

87 Ibid., p. 45, tav. XXXVI, dove l’autore, valutando il rapporto lunghezza/ grandezza, si sentì di affermare

che le proporzioni interne della Basilica fossero state prese a modello e replicate nelle tre maggiori basiliche costantiniane di S. Pietro, S. Giovanni in Laterano e di S. Paolo. A partire dai primi dell’800, in seguito agli sgomberi del 1813, del 1824 dovuti all’Accademia francese e infine dopo quelli condotti nel 1831 a Campo Carleo, nacque la convinzione che la Basilica Ostiense derivasse forma e proporzioni dalla Basilica Ulpia, di conseguenza anche il suo rifacimento avrebbe seguito quello del suo modello di riferimento.

88 Ibid., p. 15 e pp. 44-45, tavv. XXXV-XXXVI, dove Uggeri sostiene che le proporzioni della Basilica si

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Da un’attenta analisi del pavimento interno della Basilica Uggeri dedusse la composizione geologica al di sotto del piano di calpestio che sarebbe stata la risultante della sovrapposizione di più strati.

Ipotizzava un primo livello89, costituito da un battuto in opera a sacco comprendente

un lastricato di tufo e cemento, poi un secondo, formato da uno strato compatto in opera signina, che a sua volta avrebbe sostenuto alcune piccole lastre di lavagna e di fine calce bianca (terzo strato). Per finire, su quest’ultimo si sarebbe impostato in superficie uno strato di lastre di marmo.

Su questa pavimentazione fu ricostruita in pianta una peristasi doppia90 di cui è possibile farsi un’idea e, partendo dalle tracce di sottobasi trovate in situ, Uggeri tentò il completamento del colonnato interno attraverso l’anastilosi dei fusti di granito emersi nella zona. Sempre rimanendo all’interno dell’edificio ipotizzò la navata centrale illuminata da un cleristorio e ai lati delimitata da due navate minori che avrebbero presentato ordini sovrapposti di colonne separati da un pluteo91 (figg. 36-37).

89 E quindi il più antico secondo il criterio di datazione stratigrafico che procede dal livello più basso che

equivale al più antico mentre quelli posti più in alto rappresentano fasi più recenti fino a giungere a quello in superficie che sarà in assoluto il livello più recente.

90 V. M. Milella [scheda], in Simoncini, op. cit., p. 96, dove l’archeologa sottolinea che lo studioso omise

nella sua ricostruzione una doppia fila di colonne sui lati brevi presente invece nel frammento della pianta marmorea severiana, ma erroneamente attribuito alla Basilica Emilia.

91 Cfr. A. Uggeri, Della Basilica Ulpia …, op. cit., p. 31, tav. XV e J.E. Packer, Il Foro Traiano. Breve studio dei monumenti, 2001, p. 91.

Fig. 36. Uggeri. Riproduzione grafica che mostra l’interno della Basilica Ulpia e in particolare la navata centrale. (Da J.E. Packer, ut supra).

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III.2.2 Area della piazza

Per prima cosa lo studioso prolungò gli avancorpi laterali della facciata della Basilica fino a congiungerli con i portici che delimitavano lateralmente la piazza, in modo da passare da un monumento all’altro senza stacchi, creando anche un

continuum visivo. Inoltre ritenne che l’eccessiva ampiezza di questi ultimi

presupponesse l’inserimento di una seconda fila di colonne, anche per mascherare le file di tabernae92, che egli posizionò alle loro spalle.

Risultò complicato stabilire i limiti della piazza93, il cui pavimento era ritenuto inclinato verso i gradini laterali su cui si impostavano i portici. Questa forma spiovente del pavimento non sarebbe stata casuale, ma creata allo scopo di canalizzare le acque piovane verso un condotto che passava alla base dei gradini94.

Dopo l’ostruzione di questa conduttura si sarebbe resa necessaria l’apertura di un’altra che attraversasse interamente la Basilica in senso sud-nord, convogliando le acque verso un ulteriore condotto passante sotto Palazzo Imperiali.

92 Packer, 2001, a p. 91 sostiene che tuttavia in altre tavole più tarde dello stesso Uggeri le botteghe furono

fatte avanzare per lasciare spazio sufficiente alle sale dei Mercati Traianei. Pertanto dal momento che le botteghe presero il posto del colonnato più esterno, Uggerì passò a presentare singolo il colonnato laterale. Ma dato che noi disponiamo nel disegno di Uggeri solo della rappresentazione della Basilica, non possiamo sapere quali ripercussioni ebbe questa modifica di Uggeri sul resto del Foro.

93 A. Uggeri, Della Basilica Ulpia …, op. cit., a p. 10 sostiene che le proporzioni della piazza si possono

ricavare da quelle della Basilica.

94 Loc. cit., Uggeri precisa che questo condotto andava a innestarsi in uno maggiore diretto verso la zona di

Campo Carleo.

Fig. 37. Altra prospettiva dell’interno della Basilica Ulpia vista dalla navata centrale in direzione delle laterali. (Da J.E. Packer, ut supra).

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Al centro della piazza poi immaginava collocata la statua equestre95 di Traiano,

secondo l’ipotesi tradizionale96.

III.2.3 Lato meridionale della piazza

L’articolazione del lato meridionale di chiusura della piazza appare dubbia.

Nella ricostruzione grafica di Uggeri su questo lato vennero riprodotti ambienti e portici con la conseguente riduzione di dimensioni della piazza. Per quanto riguarda l’ingresso al Foro congetturò, sulla base dei coni monetali, un accesso in posizione centrale. L’archeologo, conformando la sua restituzione sulle immagini osservate nelle monete97 (fig. 38a-b), assegnò a questo accesso l’aspetto di un arco trionfale98. Ai due lati di esso sarebbero sorti in seguito due imponenti edifici con colonne su entrambe le facciate, utilizzati per le attività commerciali e come spazi di intrattenimento.

95 C. Virlouvet, “Il Foro di Traiano”, in AA.VV. Roma Antiqua. L’area archeologica centrale, Roma, 1985,

ap. 224 dice che la statua era documentata da fonti letterarie e numismatiche; cfr. Amm. Marc., XVI, 10, 15; W.H. Gross, “Bildnisse Trajans”, in Das romische Herrscherbild, 2, 2, 1940, p. 13 sgg., tav. 44: cfr. P. Zanker, “Das Trajansforum in Rom”, in JdI, 85, 1970, p. 505 sgg., in particolare p. 508 sulle due possibili versioni della statua equestre ricavabili dalle monete e sulla contrapposizione tra l’Equus Traiani, con l’imperatore recante nella mano una statuetta di Vittoria, e l’Equus Domitiani, in cui la statuetta retta nella mano sinistra dell’imperatore rappresentava la dea Minerva come probabile allusione al presentarsi di Domiziano come vincitore e non come nuovo Giove.