• Non ci sono risultati.

Le ricerche condotte sul Foro Traiano dai principali esponenti dell’Accademia di Francia a Roma analizzate nel resoconto di Virlouvet

Alcuni anni più tardi vennero presentate all’Accademia le ricerche di architetti francesi, ospiti dell’École des Beaux Arts, che si concentrarono sia sull’area già indagata sia sulle cantine delle abitazioni circostanti.

Uno dei primi pensionnaires dell’Accademia a occuparsi del Foro Traiano fu H. Labrouste120 nel 1826. Tuttavia gli studi più significativi sul Foro, dopo quelli di inizio secolo, erano riconducibili a Lesueur e Morey, anche se non possiamo tralasciare il lavoro di Guadet, per quanto risulti secondario rispetto ai precedenti. Di minore importanza sono i contributi sull’argomento di Canina, Nibby, Richter e Grifi che risalgono agli anni tra il 1839 e il 1848.

III.3.1 Il lavoro di Lesueur

Il lavoro di Lesueur121, anche se non incontrò sempre il favore dei contemporanei, costituì un motivo di interesse per il carattere innovativo delle soluzioni proposte.

Le sue ricerche presupponevano le scoperte avvenute nel corso degli scavi francesi del 1812-1814, quando furono portati alla luce gli ingressi delle due Biblioteche122,

un tratto di parete interna di quella orientale, scandita da paraste che racchiudevano nicchie, ma soprattutto il settore centrale della Basilica Ulpia. Da questa

120 Simoncini, op. cit., a p. 215, nota 11 fa riferimento agli studi sulla Colonna Traiana dei pensionnaires

dell’Accademia di Francia a Roma: “Dopo il rilievo compiuto nel 1788-1790 da Charles Percier, nuovi studi sulla Colonna furono effettuati da Châtillion nel 1807-1808, da Morey nel 1835, da Ballu nel 1840 e da Guadet nel 1867, citati da F. Bernard (Roma Antiqua, 1985, p. 140). A questi studi si deve aggiungere quello elaborato da Henry Labrouste, pensionnaire dell’Accademia di Francia, per il suo secondo envoi (1826), come risulta dalla relazione riguardante l’attività degli allievi di quell’anno. Nel suddetto documento, purtroppo inedito, viene riferito il giudizio espresso sul suo lavoro: si ricorda l’accuratezza che connota i suoi studi e che affiora anche nei disegni da lui prodotti, così come i dettagli ingranditi del capitello, della base e del basamento della Colonna. Nella scultura non sembra essere espresso quel sentimento che ci si aspettava da un artista come Labrouste. Pare non esservi dubbio sul fatto che questa mancanza di carattere dipenda dalla tecnica usata che consisteva nel lavare i suoi disegni per cercare di imprimere agli oggetti perfettamente restaurati un tocco di antichità. Questa tecnica rappresenta tuttavia un suo limite. Non fu per istituire un parallelismo che ha riprodotto sullo stesso foglio della Colonna Traiana quella innalzata, secondo Piranesi, nel Campo Marzio in onore di Antonino e Faustina. Avrà preferito scegliere la Colonna Antonina in Piazza Colonna. Questo confronto suscitò un grande interesse. L’Accademia lodò Labrouste per l’interessante confronto dell’Arco di Traiano a Benevento e di Tito a Roma, posti sullo stesso piano”.

121 Per questa trattazione vedi C. Virlouvet, “Il Foro di Traiano”, in AA.VV. Roma Antiqua. L’area archeologica centrale, Roma, 1985, pp. 152-184.

122 Vedi M. Milella [scheda], “Jean-Baptiste-Lesueur …”, in G. Simoncini, op. cit., p. 221, dove l’archeologa

rinvia a A. Nibby, F. Nardini, Roma antica, II, Roma, 1818-1820, p. 189 e dà un’accurata descrizione della loro disposizione dopo aver assistito agli scavi del 1812-14; vedi R. Lanciani, Rovine e Scavi di Roma antica, 1897; si veda anche, per i ritrovamenti relativi alla Biblioteca orientale, A. Uggeri, Edifices de Rome antique

87

provenivano i plinti che sostenevano le basi, e in alcuni casi anche le basi stesse, e alcune colonne di granito grigio123.

Da ciò che emerse durante quel saggio di scavo fu possibile congetturare una suddivisione interna della Basilica mediante quattro file di colonne. Il risultato fu una distribuzione dello spazio interno in un’aula maggiore centrale e in due navate minori per lato, per un totale di cinque navate.

L’attenzione di Lesueur si rivolse, in particolar modo, alla Basilica, il monumento del Foro ritenuto più importante. Dapprima lo studioso pubblicò una pianta dei due scavi fatti eseguire da lui e dall’Accademia di Francia nel 1824; in un secondo tempo riportò in pianta i resti messi in risalto nel contesto dei due saggi di scavo. Era evidente lo sforzo di riprodurre fedelmente su carta la posizione esatta dei ritrovamenti.

In occasione del primo sondaggio si rinvenne l’angolo interno settentrionale della Basilica, più precisamente dell’aula centrale: la scoperta124 permise di calcolarne la

lunghezza. Il secondo rivelò, nella parte antistante, il pavimento di uno dei portici laterali della piazza, sopraelevato rispetto ad essa per mezzo di tre gradini125.

Nel disegno126 che riproduceva la parte centrale della Basilica Lesueur inserì due

frammenti tratti dalla Forma Urbis127, posizionandoli in modo da consentire il

completamento della pianta e favorirne la comprensione (fig. 39).

123 M. Milella [scheda], “Jean-Baptiste-Lesueur …”, in G. Simoncini, op. cit., p. 221, dove Milella rinvia a

A. Uggeri, Edifices de Rome antique déblayés …, op. cit., p. 31, nota 2, tav. XIII e ibid., p. 32; cfr. anche Virlouvet, 1985, p. 155.

124 Vedi Simoncini, op. cit., a p. 222 rimanda a J.B.C. Lesueur, La Basilique Ulpienne, Paris, 1877, p. 4 per

la scoperta effettuata da Lesueur sotto via Alessandrina davanti a Palazzo Roccagiovine. I materiali rinvenuti nello scavo sopracitato sono indicati in una pianta di Uggeri relativa alle zone scavate, cfr. A. Uggeri, Della

Basilica Ulpia nel Foro Traiano. Istoria e Ristaurazione agli amanti delle antichità romane, 1833, tav. VII. 125 Vedi J.B.C. Lesueur, in Virlouvet, Roma Antiqua …, p. 155.

126 Simoncini, op. cit., a p. 221 fa riferimento al disegno relativo agli scavi effettuati nella Basilica tra 1812-

1814 pubblicato nel Recueil des envois de 4° année, Paris. École Nat. Sup. des Beaux-Arts, 1824, vol. 2.

88

III.3.2 Ricostruzione della Basilica

Per quanto riguarda l’esterno, Lesueur riteneva di non essere in grado di restituire la facciata della Basilica128. Pertanto l’unico aspetto che ipotizzò, forte dei resti e delle

monete (fig. 40a-b), fu la successione di tre avancorpi a forma di protiri129, corrispondenti ad altrettanti ingressi; tra un protiro e l’altro si alternavano tratti di parete rettilinea, movimentata da paraste ed aperture. Dell’interno Lesueur fornì una ricostruzione più esaustiva (fig. 41).

128 M. Milella [scheda], “Jean-Baptiste-Lesueur …”, in Simoncini, op. cit., p. 221, dove, nel riportare il rilievo

degli scavi della Basilica Ulpia dovuto a Lesueur, dice: “le fondazioni della facciata erano state asportate, lasciando solo l’impronta dei blocchi che le formavano” e a questo riguardo rimanda a A. Nibby, Roma

nell’anno MDCCCXXXVIII, Roma, 1839, voll. 1-2, p. 191.

129 Loc. cit., Milella rimanda a A. Uggeri, Edifices de Rome antique déblayés et reparés par SS. Le Pape Pie VII dépuis l’an 1804 jusqu’au 1816, Roma, 1817, p. 39; cfr. anche Virlouvet, 1985, p. 155.

Fig. 39. Disegno a china e ad acquerello che evidenzia le esplorazioni condotte nella zona della Basilica Ulpia tra il 1812 e il 1824, Paris, École Nat. Sup. des Beaux-Arts, recueil des envois de 4° année, 1824, vol. 2. (Da G. Simoncini, op. cit.).

89

L’osservazione della riproduzione grafica della sezione longitudinale dell’edificio (fig. 42) ha mostrato nel muro di fondo la presenza di nicchie contenenti statue.

(Da M. Pensa, “L’architettura traianea …”, art. cit.).

Fig. 41. Visione integrale dell’elevato della facciata sud della Basilica dove si intravede l’articolazione dello spazio interno. (Da Lesueur, “Il Foro di Traiano”, in Roma Antiqua. L’area archeologica centrale).

Fig. 40a. Aureo: facciata della Basilica Ulpia. Roma, Museo Nazionale Romano.

Fig. 40b. Sesterzio: facciata della Basilica Ulpia. Londra, British Museum.

90

Al centro di tale muro poi si sarebbero aperte tre finestre e due piccole porte, che avrebbero messo in comunicazione la Basilica con la zona della Colonna e delle

Fig. 42. Sezione longitudinale della Basilica Ulpia con vista interna dell’abside e dei due piani di una delle navate laterali. (Da Lesueur, ut supra).

Fig. 43. Veduta prospettica di uno dei lati minori della Basilica dove si riconosce il colonnato a due ordini sovrapposti posto a separazione della navata centrale dall’abside che si sviluppava alle spalle e che si intravede sullo sfondo. (Da Lesueur, ut supra).

91

Biblioteche. In asse con queste porte potevano sorgere i muri di testata dei portici antistanti le Biblioteche ma, non essendoci prove, l’ipotesi sembra frutto della fantasia di Lesueur.

L’architetto non sembrava aver dubbi invece sull’esistenza di una doppia peristasi, a delimitazione della navata centrale. Una volta constatato questo punto, si presentava la difficoltà di descrivere l’aspetto del piano superiore (figg. 42-43), che avrebbe dovuto vantare una maggiore luminosità rispetto a quello inferiore. Lesueur supponeva che la copertura delle navate laterali del secondo livello avesse la funzione di contrafforte; tuttavia ipotizzare al piano superiore la continuazione della doppia galleria anche sul lato corto sollevava il problema di un sostegno strutturale adeguato. Lo studioso considerò come possibile soluzione addossare le tre file di colonne dei lati brevi ad alti muri. Questa sistemazione avrebbe consentito un’articolazione doppia della galleria superiore, ma comportato lo svantaggio di ridurre notevolmente la vista dell’abside. Lesueur concepì il soffitto di quest’ultima come una cupola a cassettoni, quello del corpo della Basilica invece caratterizzato da una copertura a capriate di legno130, rivestita di bronzo131 (fig. 43).

Un elemento di originalità della pianta della Basilica proposta da Lesueur era costituito dalle absidi.

Il pensionnaire, che non aveva compiuto indagini nei sotterranei degli edifici moderni, ne suggerì una sola132, all’estremità occidentale (fig. 44). Se la sua

ricostruzione fosse stata esatta, la dissimmetria della Basilica avrebbe richiamato, in modo speculare, quella della piazza del Foro priva133 dell’esedra sud-occidentale.

Tuttavia, anche ammessa la teoria di un’unica abside, non sarebbe risultata accertata la collocazione sul versante capitolino, dal momento che non erano stati effettuati sondaggi neppure su questo lato. Solo le ispezioni geologiche avrebbero potuto riportare allo scoperto tracce134 di sostruzioni, confermando così la ricostruzione

dell’architetto.

130 C. Virlouvet, “Il Foro Traiano”, in Roma Antiqua …, a p. 154 specifica che erano in legno di cedro del

Libano. Aggiunge che Lesueur nel corso dei suoi studi si interessò anche della Basilica di S. Paolo fuori le mura che presentava, prima dell’incendio, una copertura a capriate. Egli riscontrò inoltre un’analogia tra queste ultime e quelle impiegate nella Basilica Ulpia: esse rivelavano infatti una corrispondenza sia per le misure sia per l’utilizzo di catene in un unico pezzo. Questo particolare era per lui sufficiente per sostenere che quelle della Basilica più recente derivavano da quelle della più antica Basilica Ulpia. Lesueur, sulla base del confronto tra le due basiliche, dedusse che le colonne avevano le stesse proporzioni nell’uno e nell’altro edificio e ciò lo autorizzò a pensare ad un reimpiego delle colonne dell’Ulpia nella costruzione di S. Paolo.

131 A questo proposito Virlouvet, 1985, rimanda a Pausania, V, 12; X, 5.

132 Id., Roma antiqua, 1985, a p. 154 dice che Lesueur in questo si rifà a Palladio, Basilica degli antichi e in

special modo alla Basilica Emilia che era conclusa da un’esedra arricchita di colonne, aspetto che si evince da un frammento dell’antica pianta marmorea di Roma.

133Id., loc. cit., sottolinea che si tratta sempre della ricostruzione personale di Lesueur che vedremo essere, su

questo punto, errata.

134 Id., loc. cit., dice che dei resti sarebbero potuti affiorare nei sotterranei di abitazioni moderne, che

92

L’ipotesi di una Basilica monoabsidata era chiaramente un equivoco, forse influenzato dalla configurazione di alcune basiliche paleocristiane. Diversa la posizione al riguardo sostenuta dagli archeologi che lo avevano preceduto: lo stesso Uggeri135 ammetteva l’esistenza di due absidi, una ad ogni estremità dell’edificio.

Pertanto Lesueur, pur partendo dagli scavi di inizio secolo, per certi aspetti si discostava dai risultati di quelle indagini.

La scelta di ammettere una sola abside136 nella Basilica e di posizionarla

all’estremità sud-occidentale costrinse l’architetto a sostituire quella del lato opposto con una struttura differente: qui avrebbe trovato posto un accesso monumentale all’edificio, costituito da tre piccole esedre impostate su una sorta di sagrato.

Altro errore137 commesso da Lesueur nella ricostruzione della pianta della Basilica

è stato l’aver sistemato le due scale138, per salire ai piani superiori, ai due lati

dell’unica abside, quando era più plausibile che le scale si situassero, ognuna, in corrispondenza di ciascuna estremità del lato nord-occidentale della Basilica, perpendicolarmente ad esso. Solo adottando questa seconda soluzione sarebbe stato

135 La cui ricostruzione del Foro, come abbiamo visto, non è esente da elementi di fantasia.

136 Virlouvet, Roma antiqua, 1985, a p. 156 ricorda che invece Uggeri già nel 1817 restituiva un’abside su

ciascun lato minore della Basilica basandosi sui canoni proposti da Vitruvio (V, 1, 11).

137 Id., loc. cit., dice che il frammento della Forma Urbis che ha sotto mano si riferisce piuttosto all’altra

estremità della Basilica: l’equivoco consiste nella disposizione delle scale.

138 Id., loc. cit., sottolinea che quanto detto si basa sull’osservazione del frammento della Forma Urbis che

lui posiziona nella sua tavola I.

93

possibile accedere alle gallerie superiori della Basilica come alle terrazze delle Biblioteche da cui si potessero osservare i rilievi della Colonna posti a metà altezza. III.3.3 Piazza forense

Virlouvet esamina la pianta generale del Foro secondo Lesueur (fig. 45). L’architetto collocò l’accesso alla piazza sul lato sud-orientale e dall’osservazione delle riproduzioni monetali139 si fece l’idea che avesse una configurazione ad arco trionfale ad un solo fornice. Una volta oltrepassato il presunto arco si sarebbe entrati nella piazza140, dominata al centro dalla statua equestre di Traiano141. Lesueur venne

fuorviato dal ritrovamento di una considerevole porzione di pavimento in marmo davanti alla Basilica142 al punto da supporre doppi i porticati che delimitavano lateralmente la piazza. La ricostruzione di una doppia fila di colonne ai lati di essa rappresentava un altro punto controverso, che studi successivi143 avrebbero smentito

dimostrando che i portici erano invece semplici.

III.3.4 Biblioteche e Tempio

Lesueur disponeva le Biblioteche alle spalle della Basilica, facendo sì che i rispettivi muri di fondo combaciassero.

Nella riproduzione grafica del Foro di Lesueur si intravede solo una parte144 del

Tempio di Traiano, sufficiente però per dedurne le caratteristiche: pianta octastila, recinzione di forma rettangolare con doppio colonnato che ne segue l’intero perimetro e il passaggio di una strada a separazione dell’edificio sacro dal Foro. Tuttavia sia l’isolamento del Tempio dal resto del Foro sia la comparsa di due file di colonne a ridosso della recinzione sacra costituivano argomenti deboli, in seguito contraddetti dagli studiosi.

139 Id., ibid., a p. 155 rimanda a tal proposito all’envoi di Morey, tav. 11.

140 Id., ibid., rinvia per le dimensioni al cfr. con R. Lanciani, Forma Urbis Romae, Milano, 1893.

141 Id., ibid., alle pp. 155-156 afferma che quel che ne rende sicura la presenza è la sua menzione già nei testi

letterari antichi e rinvia ad Aurelio Vittore, De Caesaribus, XVI, 10, 15.

142 Id., loc. cit.

143 Id., loc. cit., sull’argomento richiama l’envoi di Guadet, tavv. 3 e 15.

144 Vedi M. Milella [scheda], “Jean-Baptiste-Ciceron Lesueur. Rilievo degli scavi della Basilica Ulpia. Pianta,

alzato e sezione, 1824”, in AA.VV., La Colonna Traiana e gli artisti francesi da Luigi XIV a Napoleone I, p. 222, dove Milella dice che il Tempio giaceva sotto Palazzo Imperiali, oggi sede della Provincia, a nord della Colonna, ma di esso si conoscevano solo pochi resti architettonici e a tal proposito rinvia a A. Uggeri, Edifices

de Rome antique déblayés et reparés par SS. Le Pape Pie VII dépuis l’an 1804 jusqu’au 1816, Roma, 1817,

94

III.4 La ricostruzione del Foro di Morey: punti di contatto e divergenze rispetto