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Le ipotesi dell’ultimo grande membro dell’Accademia di Francia: Guadet

Dopo Morey, Virlouvet pensa di dover ricordare almeno un altro membro dell’École des Beaux-Arts, l’architetto J. Guadet187, che dedicò allo studio del Foro Traiano

una particolare attenzione. Guadet, rispetto ai predecessori, adottò un metodo innovativo di approccio alla ricerca, attenendosi alle fonti storiche e archeologiche e azzardando ricostruzioni personali e bizzarre, come per la facciata della Basilica Ulpia. I suoi contributi hanno interessato tanto l’interpretazione della pianta generale del Foro quanto il rinvenimento di elementi strutturali e decorativi di alcuni monumenti del complesso.

III.5.1 Lato meridionale della piazza

Anche Guadet, come già Lesueur e Morey, collocò sul lato sud-est della piazza l’ingresso, che sarebbe stato costituito da un arco trionfale188, tuttavia di larghezza

maggiore189 rispetto a quanto ipotizzato dagli studiosi precedenti, in quanto Guadet

immaginava che i portici laterali della piazza trovassero su questo lato una continuazione. L’architetto presentò un’unica descrizione della decorazione dell’arco, valida sia per la facciata interna sia per quella esterna, dal momento che le riteneva identiche (fig. 59): in entrambi i lati sarebbe comparso un ordine inferiore, caratterizzato da statue entro edicole, sormontate da clipei e un ordine superiore ad attico, suddiviso in pannelli a rilievo, che avrebbero inquadrato un pannello centrale contenente un’iscrizione dedicatoria. L’iscrizione dell’attico190

mostrava però incongruenze dal punto di vista storico, tanto da supporre che fosse frutto della fantasia di Guadet.

187 Anche per Guadet rinvio a Virlouvet, op. cit.

188 Virlouvet, op. cit., a p. 188 ricorda che tra le monete riprodotte da Guadet nel suo envoi ve n’è una (cfr.

BMC 3, p. 177, n. 842; p. 178, n. 845) che, secondo lui, pare riferirsi ad un arco trionfale ma non è convinto che appartenga al Foro. Loc. cit., dove si dice che Strack (1, pp. 115-116) crede invece che si tratti di un tempio innalzato a Giove Ottimo Massimo sulle pendici del Campidoglio, solo Donaldson (LVIII, pp. 228- 231) ritiene che la moneta si riferisca al Foro di Traiano. Sulle monete con la scritta Forum Traian si alluderebbe a ingressi secondari e per Virlouvet è Bartoli (p. 191, fig. 9) a ipotizzarne due sul lato sud- occidentale, ma si tratta di un’ipotesi debole.

189 Ibid., p. 189, dove Virlouvet rinvia a P. Zanker, “Das Trajansforum in Rom”, in AA, 1970, p. 537, dove

l’autore pensa piuttosto ad un muro curvo su cui poggiava il colonnato, escludendo la presenza di una galleria interposta tra i due elementi a causa della mancanza di spazio.

190 Ibid., p. 186, dove Virlouvet dice che essa richiama quelle trovate su basi di statue nel Foro (CIL VI, 959),

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A separazione dei singoli pannelli Guadet immaginava che dovevano essere interposte statue di prigionieri, mentre a coronamento dell’attico sarebbero stati sistemati, sulla sua sommità, gruppi statuari. Tuttavia a differenza di Morey per il

quale a ornamento dell’attico vi era una sola quadriga, Guadet ne immaginò due191,

poste l’una alle spalle dell’altra: al centro della quadriga sarebbe apparso Traiano con il globo in una mano e lo scettro nell’altra, mentre in posizione arretrata, dietro l’imperatore, doveva trovarsi una Vittoria. Guadet ipotizzava nell’arco non uno, ma tre fornici192, dove quelli laterali, che si aprivano nei due piloni, avrebbero creato un

collegamento diretto con i portici laterali della piazza. Secondo lui il soffitto del fornice centrale era caratterizzato da una volta a cassettoni, mentre le pareti interne erano lisce. Quest’arco scomparirà nelle ricostruzioni più recenti a partire da quella proposta da Zanker, il quale concepirà il lato meridionale del Foro come un muro curvilineo, con colonne addossate a tal punto da escludere l’idea di una galleria tra

191 Ibid., p. 189, dove Virlouvet dice che le quadrighe presentano i cavalli di S. Marco pertanto, prima di

essere trasferite sull’Arco di Costantino e di finire in seguito a Costantinopoli “Venezia e Parigi si trovavano a Roma nel Foro Traiano”.

192 J.E. Packer, The Forum of Trajan in Rome: a Study of the Monuments, Berkeley, 1997, alle pp. 58-59 fa

capire che anche secondo lui le testimonianze rinascimentali, dal momento che situavano i ritrovamenti in un’area limitrofa alla chiesa di S. Maria in Campo Carleo, sarebbero da collegarsi a uno dei due archi minori laterali, per la precisione quello orientale, mentre per simmetria il corrispettivo occidentale si sarebbe dovuto trovare in corrispondenza dell’angolo tra via Cremona e via dei Carbonari.

Fig. 59. Profilo dell’arco d’ingresso al Foro secondo Guadet dove si coglie la speculare decorazione delle due facciate, interna ed esterna, e le due quadrighe poste di spalle sulla sommità dell’attico. (Da Guadet, “Il Foro Traiano”, in

Roma Antiqua. L’area

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esse, ricostruzione attualmente sorpassata. (Per il superamento di questa posizione rinvio al cap. V, § 1, p. 197 sgg.).

Il lato esterno del muro di recinzione meridionale poi non sarebbe stato movimentato da alcuna decorazione architettonica, a differenza di quanto

proponevano Lesueur193 o Morey194.

Quest’arco avrebbe dato accesso

all’interno della piazza (fig. 60-61), per Guadet dominata esclusivamente dalla colossale statua equestre di Traiano,

avendo rifiutato l’ipotesi della

collocazione di ulteriori statue, come avevano sostenuto alcuni predecessori, tra cui Morey stesso.

193 Virlouvet, op. cit., a p. 189 dice che Lesueur poneva una cancellata lungo il muro esterno del lato sud-

orientale della piazza.

194 Loc. cit., Virlouvet dice che Morey pone una scalinata ornata da statue, di cui egli rintracciò i piedistalli,

nella facciata esterna del muro di recinzione meridionale della piazza. Fig. 60. Planimetria generale del Foro nell’ottica

di Guadet. (Da Guadet, ut supra).

Fig. 61. Raffigurazione dell’elevato di tutti gli edifici che compongono il Foro visti in successione, secondo un orientamento ovest-est, dall’arco di ingresso al tempio finale. (Da Guadet, ut supra).

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III.5.2 Portici laterali

Guadet è stato il primo dei tre pensionnaires a concepire i portici laterali della piazza ad un’unica galleria, anziché doppia195: la validità di questa acquisizione è

dimostrata dal fatto che tutt’oggi è accettata come corretta196. A questa conclusione

Guadet giunse solo dopo aver notato l’assenza di colonne nel punto in cui ce le saremmo aspettate nell’eventualità di un doppio colonnato.

Interessante anche la decorazione suggerita per il muro di fondo dei portici laterali, che sarebbe stato rivestito da pannelli dipinti; lo stesso tipo di decorazione venne proposto per l’interno della Basilica e del Tempio. Lo studioso posizionò ai due lati mediani della piazza due grandi esedre speculari, ciascuna fiancheggiata da due minori. Guadet, sulla base delle indagini compiute negli edifici della zona, arrivò alla conclusione che l’esedra occidentale, rivolta verso il Campidoglio, dovesse essere maggiore dell’altra.

III.5.3 Basilica

All’estremità della piazza, in posizione opposta all’ingresso, secondo lui sorgeva la Basilica. Per la facciata sud-orientale dell’edificio (fig. 62a-b), l’architetto era convinto che, in luogo dell’alternanza di tratti di muro pieno e protiri, si disponesse una serie di colonne corinzie, su un’altezza di due piani, tutte allineate sullo stesso asse. Egli escludeva le sporgenze sulla base della posizione in cui erano state scoperte le colonne sui gradini di accesso alla Basilica. Le motivazioni, che spinsero Guadet ad asserire questo, erano deboli: egli si faceva guidare da un gusto estetico, che lo portava a scartare l’idea di una facciata piena sulla piazza, che avrebbe conferito alla stessa un’impressione di chiusura e pesantezza. Nel suo ragionamento però non sembrava tenere conto delle testimonianze numismatiche che non lasciavano dubbi sull’articolazione della facciata in sporgenze e rientranze.

195 Come invece avevano fatto Morey, e prima di lui, Lesueur.

196 Virlouvet a questo proposito rimanda al cfr. con la ricostruzione della Amici.

Fig. 62a. Raffigurazione esterna della facciata principale della Basilica nella ricostruzione di Guadet. (Da Guadet, ut supra).

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Guadet adduceva anche altre due importanti motivazioni alla sua interpretazione: 1) il colonnato aperto sulla facciata della Basilica avrebbe agevolato e reso più rapido in caso di intemperie il trasferimento197 al chiuso delle varie

attività che normalmente si svolgevano all’aperto.

2) la rappresentazione nella Forma Urbis198 (fig. 63), in corrispondenza della

posizione occupata dalla facciata della Basilica, di un colonnato in luogo di un muro continuo. Secondo Lugli si sarebbe trattato però di un fraintendimento199 nella resa grafica della pianta marmorea.

197 Virlouvet, op. cit., a p. 190 ricorda a tal proposito che Vitruvio esortava di orientare le basiliche a sud per

agevolare la comunicazione tra lo spazio interno dell’edificio e quello esterno e a riprova di edifici aperti verso l’esterno Guadet ricorda l’esempio di due basiliche, la Basilica di Pompei e quella Giulia a Roma.

198 Vedi R. Meneghini, Tra Damasco e Roma …, 2001, p. 48 per la conoscenza della disposizione trasversale

della Basilica sulla base di alcuni frammenti superstiti della Forma Urbis; a tal proposito a p. 61, nota 8 rimanda al cfr. con G. Carettoni, A.M. Colini, L. Cozza, G. Gatti, La pianta marmorea di Roma antica. Forma

Urbis Romae, Roma, 1960, vol. 2, tav. XXIX.

199 Virlouvet, 1985, a p. 190 spiega la ricostruzione colonnata della facciata della Basilica da parte di Guadet

sulla base della fonte a sua disposizione, un copista cinquecentesco che aveva travisato la riproduzione della

Forma Urbis, e a tal riguardo suggerisce il cfr. con la Pianta marmorea, tav. XXVIII, envoi di Morey, tav. 1, envoi di Guadet, tavv. XIV-XXIX.

Fig. 62b. Dettaglio di una porzione della facciata con a sinistra vista esterna dell’edificio e a destra quella interna. (Da Guadet, ut supra).

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Sempre seguendo la versione di Guadet, tra il colonnato inferiore e superiore della facciata della Basilica si posizionava una fascia a rilievi relativi a momenti di vita dell’imperatore. Ogni protiro d’ingresso era sottolineato da un attico200, che

sovrastava le colonne; i singoli riquadri figurati, di cui si componeva l’attico, erano distinti gli uni dagli altri da statue di prigionieri daci, mentre il piano superiore dell’attico doveva essere sormontato da trofei.

A coronamento del secondo ordine poneva in corrispondenza delle sottostanti colonne delle statue e tra esse elementi ornamentali a palmette laddove invece Morey201 collocava solamente aquile.

Il terzo piano secondo lui era percorso da una successione di finestre e un fregio di marmi colorati chiudeva la facciata. Anche la parte sommitale della parete esterna delle absidi terminava con un simile fregio, che avrebbe trovato una prosecuzione nei loro avancorpi, ornati da quadrighe di profilo.

Resta da ricordare brevemente l’iscrizione dedicatoria dell’edificio, immaginata al di sopra del protiro centrale, considerato l’accesso principale alla Basilica. Nella ricostruzione dell’epigrafe vi sono elementi di fragilità, quali la mancata allusione alla divinizzazione di Nerva o l’omissione della data in cui Traiano rivestì la

tribunicia potestas.

200 Virlouvet, op. cit., a p. 187 suggerisce di consultare M.E. Bertoldi, “Ricerche sulla decorazione del Foro

Traiano”, in StMisc, 3, Roma, 1962, pp. 1-33 e rispettive tavv. per gli elementi di decorazione architettonica del Foro Traiano.

201 Ibid., p. 191, dove Virlouvet rimanda al cfr. con tav. 13 dell’envoi di Morey.

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Prima di passare ad analizzare l’articolazione interna della Basilica (fig. 64a-b-c), così come ce la propone Guadet, Virlouvet ricorda gli scavi da lui seguiti nell’area del Palazzo del Gallo, che hanno rivelato porzioni di pavimento attribuibili, in base alla loro ubicazione, all’abside orientale della Basilica202. Altra importante scoperta,

che sposta l’attenzione all’interno della costruzione, è stata la continuazione delle due navate laterali dei lati lunghi anche sui lati minori, davanti all’abside. La scoperta venne avvalorata dagli scavi al di sotto dell’area limitrofa a via Magnanapoli.

202 Ibid., p. 185, dove Virlouvet riporta che Guadet, nella sua Memoria, sottolinea che gli scavi condotti in

una dipendenza del palazzo, lungo via Magnanapoli, non avevano rivelato tracce del muro esterno dell’abside. Fig. 64b. Sezione

trasversale del lato minore della Basilica con vista sull’interno in cui appare l’articolazione del soffitto, delle navate laterali e dell’abside. (Da Guadet, ut supra).

Fig. 64a. Sezione longitudinale della facciata principale della Basilica in cui si scorge l’interno dell’edificio così come lo concepisce Guadet. (Da Guadet, ut supra).

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Nella ricostruzione di Guadet i muri di fondo dei primi due livelli avrebbero mostrato internamente decorazioni dipinte, creando un piacevole effetto di policromia; il terzo ed ultimo livello sarebbe stato caratterizzato da finestre con la funzione di rischiarare adeguatamente l’interno. Il soffitto del corpo centrale della Basilica doveva essere rivestito di bronzo, mentre la copertura a capriate era visibile sui due livelli. In seguito al ritrovamento di un tratto completo di trabeazione delle navate laterali, lo studioso ipotizzò delle volte a botte per la copertura delle medesime al pianterreno. Queste avrebbero garantito un efficiente sostegno al piano superiore che Guadet ricostruiva a galleria unica. Il colonnato del piano superiore si doveva interrompere lungo i lati minori, che segnavano lo stacco tra l’aula centrale e la zona absidata, per non ostacolare la visione dall’alto dell’intera abside. L’affermazione che il piano superiore presentasse un’unica galleria e che il colonnato su questo piano non girasse tutt’intorno alla navata centrale, ma fosse eliminato in corrispondenza dei lati corti erano conclusioni con cui Guadet voleva prendere le distanze dalle posizioni degli studiosi precedenti.

Il soffitto delle absidi, diversamente dalla copertura riscontrata nel resto della Basilica, era forse ricoperto da cupole a lacunari. Guadet immaginava poi che tra le

Fig. 64c. Dettaglio della decorazione del soffitto e delle pareti interne dell’abside. (Da Guadet, ut supra).

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colonne del primo tratto inferiore delle pareti delle medesime ci fossero nicchie per contenere statue. La nicchia maggiore centrale avrebbe accolto, in posizione di spicco, la statua di Traiano, probabilmente raffigurato in piedi con il globo in una mano e lo scettro nell’altra, che era una delle immagini più frequentemente usate per l’imperatore. Inoltre lo studioso avanzò l’ipotesi di ulteriori statue, alternate a colonne tortili, che si sarebbero disposte più al centro dell’ambiente in modo da riempire gran parte dello spazio a disposizione, seguendo l’andamento semicircolare dell’abside. Infine al di sopra delle colonne doveva impostarsi una trabeazione su cui dispiegare una fascia policroma, ripetuta anche più in alto sotto le finestre dell’ultimo livello.

Della Colonna Traiana (fig. 65) Guadet si limitò a fornire, come Morey, una visione completa della scala interna.

Fig. 65. Riproduzione grafica della scala interna della Colonna Traiana. (Da Guadet, ut supra).

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III.5.4 Biblioteche

Le Biblioteche (fig. 66) racchiudevano la Colonna ai due lati.

Guadet venne a conoscenza del ritrovamento di un angolo di una delle due, la parete di fondo di quella orientale, che sembrava allinearsi con il colonnato di fondo dell’aula centrale della Basilica. Delle Biblioteche sembravano essere noti elementi della trabeazione interna.

Qualcosa di più si poteva dire sull’esterno: lo studioso lo ricostruì come un edificio a due piani concluso da una volta, che sosteneva una terrazza con quattro trofei agli angoli. La facciata, nella sua ricostruzione, era dotata di ampie aperture, di cui quella al piano superiore centinata; le due finestre erano inquadrate ai lati da tratti di parete con paraste applicate e con la funzione di reggere in alto un fregio203.

203 Ibid., p. 189, dove Virlouvet sottolinea che Guadet immaginò l’ordine esterno del pianterreno articolato

in modo analogo al recinto del Tempio.

Fig. 66. Vista della facciata esterna di una delle Biblioteche rivolta verso il monumento della Colonna. (Da Guadet, ut supra).

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III.5.5 Tempio del divo Traiano

Virlouvet riporta infine le ipotesi ricostruttive dell’architetto riguardo al Tempio

del divo Traiano e relativo recinto (figg. 67, 68a-b-c-d-e).