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Immutabilità e stabilità della conoscenza suprema.

L’affermazione secondo la quale chi dovesse giungere a impossessarsi della co- noscenza suprema non potrebbe più perderla, presuppone l’ascrizione all’insieme del- le conoscenze integrali dei tratti di stabilità e di immutabilità.89

Una conoscenza del tutto e dell’universale deve necessariamente essere indi-

pendente da checchessia, ovvero indipendente da qualsiasi altro fattore contingente e

suscettibile di poterla condizionare. Di qui i tratti di assoluta stabilità e immutabilità e, con essi, il correlativo termine di equilibrio,90 da cui, come si vedrà, deriverà anche

un corretto modo di intendere e di comprendere il problema dei conflitti e della pace nel mondo. I tratti di stabilità e di immutabilità assoluti, tipici della sapienza tradizio- nale pura, non possono che opporsi necessariamente al sapere dell’Occidente moder- no, caratterizzato da agitazione, velocità, antagonismi, cambiamenti e movimenti continui;91 i quali anch’essi saranno oggetto di trattazione più ampia e diffusa nella

seconda parte del presente lavoro.

Ma un tipo di sapienza completa e assoluta deve essere indipendente anche dal- la dimensione storica.92 Le dottrine orientali infatti non si evolvono e non mutano di

alcunché. Ne deriva la totale inapplicabilità del “metodo storico”, nonché la negazio- ne assoluta di idea di progresso o di regresso. Queste dottrine, non potendo dipendere da nulla, non possono dipendere neanche dalla storia e dal tempo. Ne deriva l’assur- dità della applicabilità dell’idea di progresso alle dottrine orientali. Ciò che può pro- gredire è soltanto il grado di conoscenza nel percorso di accesso alle stesse, e niente altro. Ne deriva anche che l’unico modo per comprenderle davvero è quello di stu- diarle dall’interno, “dal di dentro”.93 Studiandole dall’esterno le si ricondurrebbe a

periodizzazioni storiche o ad altre forme culturali che di fatto le sono estranee. Se queste dottrine non dipendono da nulla, non posso nemmeno essere ricondotte o rap- portate a una qualche dipendenza in fase di studio o di comparazione. Dire che la me- tafisica totale non dipende da nulla significa dire anche che non può esistere niente che - in linea di princìpio - possa veramente opporsi al suo conseguimento comple- to,94 nonostante sia molto più difficile accedervi nell’Occidente moderno, come si

avrà modo di constatare nella seconda parte del presente lavoro.

Anche se le circostanze di tempo e di spazio possono influire sull’espressione esteriore di questa conoscenza, queste stesse circostanze non possono influire per nul- la sull’essenza stessa della dottrina.95 Ma nella radicale opposizione tra «metodo sto-

rico» e «metodo metafisico» “non si deve vedere soltanto una questione di metodo ma anche e soprattutto una questione di princìpio”:96 il tratto di immutabilità - di cui

la metafisica è provvista - non può che essere incompatibile con il mutamento, l’instabilità e l’idea di progresso che contraddistingue la civiltà moderna.

89 INT, pp. 23-27. 90 INT, p. 23. 91 INT, p. 23. 92 INT, p. 47. 93 INT, p. 48. 94 INT, p. 88. 95 INT, p. 81. 96 INT, p. 81.

Alla luce di questa universalità e assolutezza, la metafisica totale appare anche incompatibile con le inevitabili differenze individuali. Se la conoscenza metafisica è indipendente da tutto, dalle circostanze storiche di tempo e di luogo, a maggior ragio- ne deve esserlo anche dalle molteplici posizioni individuali. Per questa ragione si af- ferma che la conoscenza di ordine universale possiede anche un carattere sovraindivi-

duale.97

Ma dire, del pari, che la dottrina integrale è assolutamente indipendente da ogni cosa, significa ammettere l’esistenza di un suo tratto di permanenza totale che la ren- de anche assolutamente certa. Se infatti una conoscenza non dipende da nulla, essa deve anche essere stabile, immutabile, permanente. E deve costituire qualcosa nei confronti della quale niente e nessuno sarebbe in grado di modificare o di influenzare. Il suo tratto di permanenza quindi implica anche il tratto della certezza assoluta e to- tale.98 Da queste riflessioni si può anche dedurre, come si vedrà, che gli innumerevoli

mutamenti che si sono susseguiti nel percorso di conoscenza, specie nelle scienze moderne occidentali, rendono la scienza stessa a sua volta incompatibile con il tratto stabile e immutabile della metafisica integrale.

Del pari, non si deve immaginare la conoscenza metafisica come un tipo di co- noscenza in grado di fornire “consolazione”: la conoscenza che consola deve essere una conoscenza che partecipa in una qualche misura del sentimento umano, ossia che partecipa in qualche misura di ciò che è relativo e contingente. Ma, mentre la religio- ne, essendo composta dai due versanti della verità e della sentimentalità, consente questa partecipazione, e quindi permette una certa azione consolatoria, la conoscenza metafisica totale non può farlo, stante la sua totale e completa indipendenza da ogni determinazione contingente e relativa, come è quella dei sentimenti umani. A tal pro- posito si analizzi attentamente il seguente passo di René Guénon:

…il sentimento è relatività e contingenza, e una dottrina che ad esso si rivolga… non può che essere a sua volta relativa e contingente; e ciò può osservarsi in modo particola- re nel bisogno di « consolazioni» al quale risponde, in larga misura, il punto di vista re- ligioso. La verità in sé non ha da essere consolante; se tale qualcuno la trova, tanto me- glio per lui, ma la consolazione che prova non viene dalla dottrina bensì da lui stesso e dalle particolari disposizioni della sua sentimentalità. Al contrario, una dottrina che si

adatti alle esigenze dell’essere sentimentale, e che debba quindi assumere a sua volta

una forma sentimentale, non può più identificarsi con la verità assoluta e totale; la pro- fonda alterazione che in essa produce l’introduzione di un princìpio consolatore è corre- lativa a un indebolimento intellettuale della collettività umana a cui si rivolge […] men- tre l’intelligenza è una, e la verità, nella misura in cui viene compresa, può esserlo in un solo modo, la sentimentalità è composita…99

Da questo passo è possibile comprendere la corretta posizione che sempre dovrebbe assumere - secondo le modalità della teoria che vado proponendo - ogni disposizione contingente, relativa e mutevole, rispetto al carattere stabile della metafisica integrale. Se, come nella fattispecie, le disposizioni della sentimentalità e della consolazione

97 INT, p. 81. 98 INT, p. 82.

sono ascrivibili all’insieme delle disposizioni relative e contingenti, queste dovrebbe- ro essere collocate in una posizione subordinata rispetto alla posizione sommitale dell’intellettualità pura.

Ma questo passo permette di comprendere bene anche il tratto di allontana-

mento, di distacco e di discesa rispetto alla posizione suprema che contraddistingue

l’intellettualità pura: non è la dottrina che deve adattarsi alle esigenze dell’individuo ma è l’individuo che deve cercare di innalzarsi vero la verità della dottrina. Si com- prende anche che l’introduzione della componente sentimentale e consolatoria nella sfera della metafisica totale e integrale non può che condurre necessariamente ad una contaminazione, per così dire, della purezza e dell’unicità della conoscenza somma. Si presti bene attenzione inoltre al fatto che nel dir questo non si è voluto conferire un giudizio di valore negativo o diminuito ad ogni manifestazione che possa costituire fonte di consolazione per l’uomo, né ad ogni sentimentalismo. Con questa analisi ho solo voluto mettere in evidenza un preciso rapporto gerarchico tra la superiorità della potenza conoscitiva ed esplicativa dell’intellettualità pura da un lato, e qualsiasi altra connotazione relativa e contingente dall’altro. Per ora questa analisi rimane vincolata al solo piano gnoseologico.

Conoscere - in generale - significa ricondurre l’ignoto al noto, significa porre in una determinata relazione il soggetto conoscente e l’oggetto conosciuto. Ma il fatto che il soggetto sia un individuo implica che la conoscenza - in generale - deve dipen- dere dall’individualità e non dall’universalità. Ma dire che la conoscenza deve dipen- dere in una qualche misura dall’individualità significa dire che essa non può avere al- cun carattere di vera stabilità. Ecco perché le modalità conoscitive dell’uomo mutano continuamente, specie nell’epoca moderna. Perché vi è variabilità nei princìpi, e ogni volta che vi è variabilità nei princìpi vi è anche assenza di stabilità nell’edificio stesso della conoscenza.

Ma come è possibile dunque giungere alla stabilità nel campo della conoscen- za? La stabilità della conoscenza è direttamente proporzionale all’altezza del punto attraverso il quale ella produce se stessa: più ci si innalza e più si ha stabilità. La co- noscenza può avere carattere totalmente e assolutamente stabile soltanto se viene con- dotta a partire dal punto più elevato possibile, ossia laddove soggetto conoscente e oggetto conosciuto coincidono e si identificano completamente:100 nella fattispecie al

vertice sommitale della scala della conoscenza. Questa posizione è proprio quella del- la metafisica pura, laddove soltanto si può parlare di unità.101 Soltanto la conoscenza

universale possiede il tratto della stabilità totale e completa. Soltanto una conoscenza che dipenda da questa posizione sovra-individuale - e quindi sovra-razionale - può possedere e mantenere il carattere della stabilità assoluta e permanente, in quanto essa sola non può dipendere da nulla al di fuori dell’intuizione intellettuale pura (di natura totalmente extra-individuale). E si noti che solamente in questa posizione estrema il soggetto conoscente e l’oggetto conosciuto si identificano totalmente e completamen-

100 PDV1, p. 145. 101 INT, p. 83.

te,102 e proprio per questo ogni comunicazione in questo punto estremo diventa asso-

lutamente e totalmente impossibile. Perché solo in questa posizione

l’individuo assimila (completamente) la verità, (o, il che è lo stesso), […] l’individuo assimila se stesso a questa verità.103

Si comprende come, a questo livello, ci si trovi di fronte ad una condizione di totale e completa trascendenza rispetto all’individualità, sia corporea che psichica. E solo questa dimensione appare essere assolutamente indipendente da tutto.

Ma se la metafisica non può dipendere da nulla, allora non può dipendere nem- meno dalla psicologia, dalla fisica, o dalla fisiologia.104 E nemmeno dalla logica.105 In

altre parole, la metafisica non può dipendere da alcuna scienza, stante le scienze nel dominio dell’individuale e non in quello del sovra-individuale, sovra-razionale e dell’universale. Ma se la metafisica pura non può dipendere da niente, tutto invece - a livello di fondamenti - dovrebbe dipendere dalla metafisica pura, essendo essa la co- noscenza somma, ciò da cui ogni cosa deve procedere. Se questo non accade si cade nell’errore. La mancanza della riconducibilità di ogni cosa alla metafisica ha prodotto seri problemi in ogni campo, come si vedrà più oltre nel presente lavoro.

Ma il tratto della stabilità-immutabilità, essendo un tratto coestensivo alla me- tafisica pura, investirebbe ogni settore dell’esistenza se soltanto l’uomo moderno vi- vesse in un tipo di organizzazione sovrastrutturale tendenzialmente orientato in senso metafisico. Ma, come diverrà chiaro più oltre, la decadenza moderna ha invece pro- dotto una discesa e un allontanamento dalle condizioni iniziali dell’intellettualità pura e, conseguentemente, ha generato una condizione-situazione per definizione instabile e dove l’uomo moderno vive e si orienta secondo un tipo di pensiero mutevole e in- stabile, caratterizzato da

mancanza di precisione, così caratteristica del pensiero occidentale e visibile tanto nelle concezioni come nella loro espressione, mentre consente di discutere all’infinito e a

vanvera senza risolvere mai niente.106

Quindi: agli antipodi rispetto all’immutabilità e alla stabilità della condizione metafi- sica deve essere collocata l’instabilità del mondo moderno, manifestantesi anche at- traverso l’uso improprio del linguaggio, un cattivo uso della ragione, e una continua e paradossale mutevolezza in ogni campo. Ma tant’è: gli aspetti specifici di questo orientamento diverranno chiari più oltre nel corso del presente studio.

102 CVI, pp. 270-271.

103 CVI, p. 270, nota a pié di pagina (aggiunte in parentesi mie). 104 INT, p.99.

105 INT, 101.