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CRITICA DELL’OCCIDENTE MODERNO: LA PERDITA DELLA «QUALITÀ»

3.2. Rapporto tra metafisica e religione.

Al fine di agevolare una costruzione il più possibile organica del presente stu- dio, e prima di passare ad esaminare il rapporto tra metafisica e religione, sarà oppor- tuno richiamare brevemente l’analisi compiuta fino a questo momento.

Sono stati illustrati nel modo più chiaro e completo possibile i tratti fondamen- tali della metafisica orientale. E’ stato teorizzato il significato di «innalzamento» e di «abbassamento» rispetto ai princìpi di ordine superiore. Si è provato a conoscere - seppur soltanto a livello teorico - l’insieme dei tratti principali che contaddistinguono la realizzazione suprema.

Ma una volta individuate le caratteristiche correlate alle posizioni più elevate della scala della conoscenza, non resta che iniziare una sorta di discesa immaginaria, al fine di scoprire che cosa si incontra in corrispondenza delle diverse altezze del per- corso. Sarà facile arrivare a comprendere che questo abbassamento e allontanamento dalla metafisica pura può essere definito “perdita di essenza e aumento di sostanza”, in tutto equivalente all’altra formulazione qui denominata “perdita della qualità”. Di- scendendo e allontanandosi progressivamente dalle posizioni più elevate si avrà ugualmente cura di mantenere “lo sguardo dall’alto”, senza il quale ogni interpreta- zione ne risulterebbe compromessa e distorta. Nella misura in cui ci si allontana dalla metafisica pura si viene a perdere proporzionalmente e progressivamente la declina- zione e il riflesso dei princìpi metafisici superiori, il che equivale ad affermare la pro- gressiva perdita dell’elemento qualitativo insito, in una certa misura, in tutte le cose, guadagnando invece in «quantità» e in «materialità», e quindi in antagonismo e mol- teplicità. Ed è proprio l’insieme delle scoperte prodotte da questa discesa, unitamente al mantenimento del giusto sguardo sulle cose - lo sguardo dall’alto - che costituisce l’oggetto e lo scopo principale della presente ricerca. Sarà facile intuire quindi che ad un livello appena inferiore alla metafisica non potranno che essere collocate le reli- gioni; più in basso le filosofie antiche; e più in basso ancora le filosofie moderne con la scienza e la tecnica, assieme ad un ampio repertorio, tanto vasto quanto eteroge- neo, di fenomeni umani e sociali tipicamente moderni, e che saranno illustrati nei ca- pitoli successivi. E’ bene tener presente fin da ora che tutti questi fenomeni, benché apparentemente divisi, debbono in realtà essere considerati collegati e interrelati l’uno con l’altro; e ciò in virtù della dipendenza dalla stessa e unica causa: la perdita progressiva dei princìpi supremi. Non si può che iniziare questo percorso partendo dunque dalla determinazione dei tratti e delle posizioni delle religioni occidentali ri- spetto alla metafisica pura.

Se l’innalzamento verso la conoscenza spirituale e metafisica può avvenire sol- tanto mediante pratiche dottrinali e riti precisi, vien spontaneo credere che anche ogni religione, storicamente significativa, comparsa sul nostro pianeta abbia svolto questa precisa funzione di innalzamento dell’uomo, almeno fino a un certo punto. Non tutte le posizioni religiose però hanno rappresentato davvero un innalzamento: si deve escludere da questo insieme, come già accennato all’inizio di questo studio, innanzi-

tutto ogni Panteismo,185 ogni Agnosticismo,186 e ogni religione antropomorfa,187 ogni

religione più o meno riconducibile al Mormonismo.188 Il Panteismo deve essere riget-

tato da ogni assimilazione, anche minima, con la metafisica, in quanto, come è già stato evidenziato, rifacendosi esso alla dimensione spirituale intesa immanentemente alla materia stessa e alle sue forme, non può che risultare antitetico rispetto a quel su- peramento delle forme che invece contraddistingue ogni vera conoscenza metafisica. L’Agnosticismo, a sua volta, va anch’esso rifiutato, in quanto ogni rinuncia alla pos- sibilità stessa della conoscenza risulta incompatibile con la fattiva permanenza di questa stessa possibilità conoscitiva. E’ Matgioi a ricordare a Guénon che

Non esistono cose inintelligibili, ci sono solo cose attualmente incomprensibili. E dal momento che sappiamo di non essere affatto perfetti, che siamo a un grado indetermina- to ma non superiore dell’evoluzione, sappiamo che non possiamo comprendere in modo universale. Il nostro intelletto è allo stesso livello ciclico delle altre parti del composto umano; e di conseguenza, lungi dal rigettare l’incomprensibile, dobbiamo dichiarare che nello stato presente della nostra stasi ciò che apparentemente è incomprensibile è filoso- ficamente necessario, e che la presenza di questo incomprensibile relativo è un criterio - e il migliore - tramite cui possiamo riconoscere che procediamo verso la verità.189

Il che equivale ad affermare che le difficoltà stesse legate al processo di conoscenza, tutte riconducibili al particolare grado di manifestazione dello stato umano, non devo- no indurre ad escludere la supposizione di una dimensione conoscitiva metafisica, per quanto difficilmente accessibile essa sia. Ed è questa stessa consapevolezza a raffor- zare l’idea che ci si sta muovendo verso la Verità. Tutte le forme antropomorfe delle religioni, poi, vanno parimenti rifiutate in quanto non possono contenere alcuna meta- fisica. L’idea di un Dio dalle sembianze più o meno umane, che agisce secondo logi- che umane e individuali, non può aver nulla in comune con ogni posizione veramente sovra-individuale, sovra-razionale e metafisica. In particolare non può avere nulla in comune con l’Infinito metafisico.190 Analogo discorso può essere formulato per il

Mormonismo, il quale, oltre ad essere una religione del tutto antropomorfa,191 appare

costituita da formule assai vaghe e da dottrine indicative di un vero e proprio “squili- brio mentale”.192 Così pure il naturalismo - ossia la negazione di qualsiasi esistenza al

di fuori della natura - considerato da Guénon come “deviazione” o “mostruosità intel- lettuale”, deve essere escluso dall’insieme delle posizioni più o meno riconducibili alla metafisica.193 Analogo ragionamento deve essere applicato a tutte quelle pseudo-

religioni, molto individuali, personali e soggettivistiche, che nulla possono avere in comune con ogni vera posizione sovra-individuale e sovra-razionale. Del resto, cre-

185 VED, p. 163, nota 4 a pié di pagina.

186 Matgioi: La via metafisica, Luni Editrice, Milano, 2005, p. 76. 187 DEM, p. 271.

188 DEM, pp. 220-238.

189 Matgioi: La via metafisica, Luni Editrice, Milano, 2005, pp. 76-77 (corsivi di Matgioi).

190 Guénon ricorda che la stessa parola “Dio” possiede un carattere antropomorfico, e pertanto il suo utilizzo diventa

sconveniente in contesti relativi a trattazioni sulla metafisica (DEM, p. 271, nota 1 a pié di pagina).

191 DEM, p. 233. 192 DEM, p. 238. 193 INT, p. 31.

dere in un «Dio personale», nell’epoca moderna, non rappresenta altro che uno dei tanti segni tipici e distintivi della decadenza moderna, tendente a ridurre ogni cosa a questioni personali e individuali. Va anche rifiutata ogni posizione infra-razionale, es- sendo questa di natura psichica anziché sovra-razionale e sovra-individuale.194 A que-

sto insieme deve essere necessariamente ricondotta ogni posizione intuitiva (nel sen- so psichico e intrapsichico), ogni posizione relativa ad attività spiritistiche195 e ogni

teosofia.196

Tutte le altre posizioni religiose, invece - comprese le varie forme di mistici- smo - consentono sempre un certo grado di innalzamento, sebbene solo in una certa misura. La teologia stessa è considerata da Guénon come una posizione superiore alla filosofia, proprio in quanto tendente a “superare l’opposizione tra necessità e contin- genza”.197 Del resto, non può che essere così, vista l’ineliminabile componente di spi-

ritualità presente in ogni forma religiosa. Anche se va confermata la dipendenza del grado di innalzamento dalle indefinite variazioni, inclusi tutti i risvolti formali, corre- late con le svariate epoche e i diversi culti. Così come va confermato il fatto che l’innalzamento prodotto dalle religioni occidentali non può mai definirsi completo (come invece è avvenuto per le Tradizioni dell’Oriente).

Una nota deve qui essere inserita a proposito del passaggio, conosciuto dall’Occidente, tra il politeismo e il monoteismo. Essendo le religioni politeistiche e pagane più antiche rispetto al monoteismo, ed essendo l’era attuale di tipo discenden- te, si sarebbe tentati di collocare il politeismo in una posizione più elevata rispetto alle religioni monoteistiche. Ma in forza del carattere unitario della conoscenza meta- fisica, si è costretti invece ribadire la “superiorità” della religione monoteistica rispet- to ad ogni forma di politeismo. All’origine deve trovarsi necessariamente il «mono- teismo»,198 essendo questo, nel suo aspetto formale, l’affermazione del Princìpio uno.

Ed è anzi Guénon stesso ad affermare esplicitamente che in realtà dovunque deve sempre essere esistito il «monoteismo», essendo il politeismo soltanto una forma de- gradata della conoscenza tradizionale, la cui genesi e sviluppo deve essere limitata e circoscritta a determinate contingenze storico-sociali.

Quale posizione attribuire invece al misticismo? E quale posto assegnare alla teologia? Anche se le riflessioni che seguiranno potranno essere utilizzate indifferen- temente per la mistica, per la teologia e per le religioni, è tuttavia doveroso mettere subito a fuoco una specifica differenza qualitativa che sta alla base del rapporto tra mistica e teologia:

tale conoscenza semplicemente teorica non si ha che mediante il mentale, mentre la co- noscenza effettiva è «mediante lo spirito e l’anima», vale a dire mediante l’essere intero. D’altronde, è per tale motivo, anche al di fuori del punto di vista iniziatico, che i sempli- ci mistici, pur senza oltrepassare il dominio individuale, sono pertanto nel loro ordine, vale a dire in quello della tradizione exoterica, incontestabilmente superiori non soltanto

194 Si veda: RQ, Cap. 33: “L’intuizionismo contemporaneo”, Cap. 34: “I misfatti della psicanalisi”, Cap. 35: “La confu -

sione tra psichico e spirituale”, pp. 217-235. Si veda anche: PSY.

195 Si veda: ES. Si veda anche: RQ, Cap. 32: “Il neospiritualismo”, pp. 211-215. 196 Si veda: TE1 e TE2.

197 SME, pp. 131-132 (nota 1 a pié di pagina). 198 GT, p. 165, nota 3 a pié di pagina.

ai filosofi, ma anche ai teologi, poiché la minima particella di conoscenza effettiva vale incomparabilmente di più di tutti i ragionamenti non procedenti che dal mentale.199

[...] Precisiamo che questa superiorità dei mistici deve intendersi esclusivamente in ri- guardo al loro stato interiore, poiché, d’altro canto, può capitare, come abbiamo già in- dicato in precedenza, che, per colpa di preparazione teorica, siano incapaci di esprimere checchessia in modo intelligibile; altresì, malgrado ciò che essi abbiano veramente «rea- lizzato», rischiano sempre di smarrirsi, per il fatto stesso che non possono oltrepassare le possibilità dell’ordine individuale.200

Rispetto al carattere teorico della riflessione inerente la teologia, la dimensione «par- tecipata» della mistica consente a Guénon di collocare senza indugio quest’ultima in una posizione sicuramente più elevata nella scala della conoscenza. E questo a ripro- va del fatto che ciò che permette un vero innalzamento non è mai soltanto una specu- lazione, bensì un conseguimento effettivo di un certo grado di conoscenza metafisica, implicante sempre una certa realizzazione interiore e diretta dell’individuo. Così come dall’ultima citazione di Guénon è possibile desumere che “la superiorità dei mi- stici deve intendersi esclusivamente in riguardo al loro stato interiore”, analogamente è qui possibile chiarire che l’inferiorità della teologia rispetto alla mistica deve essere intesa limitatamente al lato riflessivo e speculativo presente nella teologia. In effetti, nella realtà, molto spesso, la componente teorica e quella partecipativa si uniscono si- gnificativamente nella dimensione religiosa, a meno che non si tratti di religioni ec- cessivamente depauperate dell’elemento interiore e quindi degenerate nel loro solo versante esteriore.

Queste riflessioni aiutano a comprendere, una volta di più, che ciò che determi- na un vero innalzamento è sempre il conseguimento effettivo della conoscenza meta- fisica, più che non le svariate forme esteriori o le conoscenze teoriche isolate dal re- sto. In quanto a partecipazione interiore, quindi, la posizione del mistico deve sempre essere considerata «qualitativamente superiore» a quella del teologo. Ma va detto an- che che essa, tuttavia, essendo priva di metodo, conserva quel suo connotato precario che la rende suscettibile di andar perduta in qualunque momento (a differenza del conseguimento della conoscenza metafisica, la quale, in virtù del suo carattere di per- manenza e di stabilità, una volta conseguita non può più andar persa).

Chiarita maggiormente la posizione della mistica (sebbene non ancora in modo completo), si provi a ritornare per un momento soltanto sulla questione inerente la teologia, e sulla collocazione che ad essa deve essere attribuita. Guénon riconosce che la questione non si pone nemmeno in Oriente, ossia laddove manca il punto di vi- sta propriamente religioso.201 Ed in effetti è in Occidente che il termine prende piede,

e proprio a partire da San Tommaso: esso deve essere inteso essenzialmente come la riflessione speculativa intorno alla divinità cristiana. Ma se essa è una riflessione spe- culativa intorno alla divinità cristiana, deve anche necessariamente contenere alcuni elementi intellettuali, ossia deve partecipare in una qualche misura della conoscenza metafisica. Ed è per questa ragione infatti che, nel contesto del presente studio, la teo-

199 CVI, p. 201 (corsivo mio).

200 CVI, pp. 201-202, nota 213 a pié di pagina. 201 INT, p. 87.

logia deve essere collocata in una posizione assai più vicina alla metafisica di quanto non lo possano le scienze e le filosofie occidentali.202 La teologia ha avuto ragione di

sussistere prevalentemente con la dottrina scolastica, che si costituì propriamente con l’unione sincretica di teologia e metafisica. Nel Medioevo cristiano, nonostante sia stato l’unico periodo a produrre in Occidente un significativo sviluppo intellettuale, si generò l’errore di intendere la metafisica come dipendente dalla teologia (quando in realtà il corretto rapporto tra le due è esattamente l’opposto). Ma per meglio com- prendere le ragioni di questo errore, e per meglio contestualizzare in un quadro unita- rio le posizioni del misticismo, della teologia, e delle religioni, è necessario tornare ancora per un momento sulla mistica, per passare poi ad analizzare la natura e la struttura delle religioni, in rapporto alla metafisica. Si tenga presente infine che quan- to si dirà a proposito delle religioni sarà del tutto riconducibile anche alla posizione della teologia.

Se è vero, dunque, come si è detto, che la mistica prevede la partecipazione di- retta del soggetto ad un certo grado di conoscenza della metafisica, bisogna anche tut- tavia ribadire che per inserire ogni forma mistica nella corretta posizione nella scala verticale della conoscenza non deve essere ignorato il carattere passivo del mistici- smo, ossia la sua assenza di metodo. Ed è proprio questa sua assenza di metodo che lo mantiene distinto dalla vera metafisica. Il misticismo resta quindi sempre altro ri- spetto alla metafisica, sia per il minor grado di partecipazione dei princìpi superiori (in forza del quale viene lasciata sempre sussistere la distinzione soggetto-oggetto), sia per la sua fondamentale “assenza di qualsiasi metodo definito”.203 Il misticismo,

non richiedendo un metodo specifico (a differenza dei riti iniziatici previsti per l’accesso alla metafisica), deve necessariamente costituire uno stato transitorio e pre- cario, e in ogni caso non prevede la connessione completa con la vera dimensione so- vra-individuale e sovra-razionale della metafisica (la quale, in tal caso, annullerebbe qualsiasi distinzione, anche minima, tra soggetto e oggetto). In forza delle ragioni che consentono il mantenimento della distinzione soggetto-oggetto, il misticismo, anche nei momenti di maggiore trasporto, consentirà sempre il mantenimento e la coesisten- za di entrambi i versanti: quello intellettual-spirituale della metafisica e quello psico- logico-sentimentale previsto dalla partecipazione emotiva del soggetto.

Dopo aver disquisito sia sui limiti del linguaggio sia sul valore contingente del- la preparazione teorica per la metafisica, così Guénon giunge ad inquadrare ancor meglio la posizione del misticismo, laddove in questo passo, pur riprendendo frasi identiche già riportate, estende la riflessione nel modo che può essere evidenziato qui di seguito:

tale conoscenza puramente teorica tocca unicamente l’elemento «mentale», mentre la conoscenza effettiva si compie mediante lo «spirito» e l’«anima». Ecco perché perfino i semplici «mistici», nel senso che questa parola ha assunto nel mondo occidentale, per quanto non sorpassino i limiti del dominio individuale, sono tuttavia incomparabilmen-

te superiori ai filosofi e agli stessi teologi, poiché la minima particella di conoscenza ef-

fettiva vale infinitamente di più di tutti i ragionamenti procedenti dalle sole facoltà men-

202 INT, p. 87; A. Terenzoni (a cura di): Lessico di René Guénon, Alkaest, Genova, 1983, p. 265. 203 IR, p. 163.

tali. Precisando, diremo però che questa superiorità dei mistici si riferisce solo al loro stato interiore; può accadere che essi, mancando di preparazione teorica, siano incapaci di esprimere una qualunque conoscenza in forma intelligibile. D’altra parte la realizza- zione di questi mistici non può essere che frammentaria e incompleta: ma, tutto conside- rato, è tutto quel che ancora resta in fatto di realizzazione nel caso in cui una civiltà non abbia più una tradizione regolare, contenente la dottrina allo stato vivente.204

Il misticismo, quindi, nonostante comporti i limiti appena richiamati - e che costrin- gono a piazzarlo ad un’altezza inferiore rispetto alla vera metafisica - deve comunque essere collocato in una posizione “incomparabilmente superiore” sia rispetto alle ri- flessioni teologiche, sia rispetto alla conoscenza discorsiva e razionale tipica dei filo- sofi e della filosofia.205 Non solo: ma il duplice aspetto secondo cui da un lato la posi-

zione del mistico non è rinchiudibile all’interno degli angusti limiti di un linguaggio ordinario, e dall’altro tuttavia rimane pur sempre accessibile “attraverso il sentimen- to”206 (ma non attraverso la ragione) rende questa posizione affatto elevata e partico-

lare.

Dal punto di vista del possesso della metafisica, quindi, in Occidente, devono essere collocate nelle posizioni più elevate della scala della conoscenza tutte le reli- gioni (anche se in diverso grado) e ogni misticismo. Mentre assai più in basso devono essere collocate le varie filosofie (e più in basso ancora tutte le scienze moderne). Così si esprime Guénon a tal proposito:

Il punto in cui comincia la conoscenza superiore, in ogni modo, si trova dunque ben ol- tre quello in cui finisce quanto può esservi di relativamente valido nelle teorie dei filo- sofi. Fra l’uno e l’altro vi è un vero abisso, che, come si è detto, si può sorpassare solo liberandosi dall’elemento mentale e rinunciando, per così dire, ad esso, salvo poi riassu- merlo come strumento di una espressione contingente. Chi si attacca al ragionamento resta prigioniero delle forme, [...] costui non andrà mai oltre [...] ciò che, nel senso più generale, è «esteriore», è fenomeno.207

Sebbene il livello e le altezze riservate alle filosofie del mondo occidentale diverran- no chiare solamente nell’apposito capitolo (e al quale qui si rimanda), è per ora inte- ressante notare che quell’«abisso» - a cui fa cenno Guénon - che separa il mondo del- la filosofia da quello della metafisica, è propriamente il luogo intermedio dove vanno collocate tutte le religioni e i tutti misticismi: al di sotto della metafisica e al di sopra della filosofia. Si può dunque iniziare a comprendere che ogni posizione riconducibi- le esclusivamente all’individuo, essendo necessariamente delimitata dalle restrizioni

204 PN, p. 129 (corsivi miei). Analoghe considerazioni vengono formulate da Guénon, quasi con medesime parole, anche

in: CVI, p. 201.

205 PN, p. 129.

206 Si veda: L.V. Tarca: Raimon Panikkar e la razionalità occidentale, in: M.C. Pivan (a cura di): I mistici nelle grandi

tradizioni - omaggio a Raimon Panikkar, Jaca Book, Milano, 2009, pp. 203-229. In particolare dove Tarca ricorda che

Wittgenstein ammette di non poter parlare dell’esperienza del mistico (p. 207), confermando in tal modo la strada del «sentimento» come unica via d’accesso ad esso. E anche dove ricorda che Panikkar si è sempre dichiarato “al cento per cento occidentale e al cento per cento orientale, al cento per cento cristiano e al cento per cento hindū” (p. 205), confer- mando in tal modo la medesima tesi sostenuta da Guénon a proposito della comune radice metafisica di tutte le religioni dell’uomo.

stesse della ragione umana, deve conseguentemente essere collocata su posizioni marcatamente basse della scala di conoscenza. Mentre tutto ciò che oltrepassa - anche solo parzialmente - i limiti della ragione umana, essendo di natura extra-individuale, deve necessariamente essere considerato come qualcosa di molto più elevato.

Ma prima di esplorare più dettagliatamente la sfera delle religioni, al fine di analizzarle appropriatamente e di compararle con la metafisica, è necessario chiarire subito due ordini di questioni. Innanzitutto è bene chiarire la differenza che intercorre tra la «Liberazione» della metafisica e la «Salvezza» delle religioni occidentali. Que- sta differenza infatti aiuta a mettere a fuoco in maniera più appropriata la distinzione che deve sempre essere mantenuta tra metafisica e religioni. A tal proposito si esami- ni attentamente il seguente passo di Guénon:

quest’ultima (la salvezza, ndr), secondo le religioni occidentali, non può essere effetti- vamente ottenuta e neanche essere sicura (vale a dire ottenuta virtualmente) prima della morte; l’azione può sempre far perdere ciò che ha fatto raggiungere; e fra certe modalità