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L’impatto delle politiche europee per la qualità della vita nelle aree rurali secondo gli attori local

NUTS II Sviluppo economico

5. UNA STORIA DI DECLINO E DI INSUCCESSI?

5.4. Le politiche di sviluppo rurale e la qualità della vita

5.4.2. L’impatto delle politiche europee per la qualità della vita nelle aree rurali secondo gli attori local

Secondo gli attori locali, da tutti i colloqui effettuati e dai focus group, molteplici sono le critiche mosse a tutto l’impianto delle azioni di policy messe in atto allo stato attuale.

In particolare, la sensibilità che gli organi di governo locali dimostrerebbero di fronte alle criticità che attanagliano il territorio e la condivisione, al di là dei differenti orientamenti politici, degli obiettivi da perseguire, non sempre si accompagnerebbero a pratiche di sviluppo realmente mirate, avvedute ed accurate: talune infatti si rivelano insostenibili sulla base delle modeste risorse locali; altre, esaurendosi in interventi episodici e frammentari, non determinano ricadute a medio-lungo termine particolarmente consistenti e significative sul territorio e altre ancora, seppur avviate, non ricevono in itinere il sostegno e il controllo adeguato per essere portate avanti in modo efficiente ed efficace.

Nonostante la complessità della problematica, che coinvolge realtà molto diverse fra loro, secondo gli attori locali, è possibile individuare alcune linee di intervento in grado di sopperire alle criticità individuate nell’Asse III, mediante:

1) l’inversione della tendenza dei “tagli” lineari che sta esponendo le aree marginali a sempre nuove ferite derivanti dal dissesto idrogeologico nonché a nuove spese determinate dalla pratica dell’”emergenza”, attribuendo a tali presidi valore aggiunto (manutenzione), minacciati continuamente da esigenze di bilancio (presidi sanitari, presidi scolastici del territorio) rispetto alla funzione primaria (il servizio prestato); 2) il rafforzamento della governance di primo livello (livello comunale) quale elemento

cruciale di governo e di presidio territoriale per le realtà più piccole o isolate;

3) il rafforzamento della governance di secondo livello (livello regionale) come luogo della programmazione capace di integrare la politica regionale con i livelli sovrastanti e ottenere gli aiuti finanziari per uno sviluppo territoriale integrato, coerente e sostenibile, essendo le Regioni gli interlocutori privilegiati rispetto ai quali tutti i soggetti dello sviluppo locale devono ricondursi. Spetta ad esse una funzione di sostegno, guida e indirizzo verso processi di crescente associazionismo e cooperazione fra Comuni, sperimentando anche nuovi modelli organizzativi e funzionali e fornendo gli strumenti (formazione, reti informative e di comunicazione) più adeguati per dare capacità amministrativa e progettuale (managerialità) anche alle realtà più difficili; 4) la revisione dei parametri legati a soli indicatori socio-demografici ed economici che,

per gli attori locali, non sono in grado di fornire un quadro obiettivo ed oggettivo delle realtà prese in esame;

5) l’incentivazione di start-up per piccole e medie imprese (agevolazioni fiscali, facilitazioni per l’accesso al credito) al fine di rilanciare l’economia rurale dell’area

orientata non solo al settore agricolo ma a tutti i settori socioeconomici della campagna; sperimentando forme meno sensibili di lavoro, facilitando ancora di più la pluriattività, la sperimentazione di nuove colture (agricoltura biologica, ecc.) nonché la valorizzazione delle colture autoctone;

6) l’incentivazione di azioni dirette alla diffusione della cultura imprenditoriale, attraverso interventi volti a meglio qualificare la domanda, prima della costituzione di imprese, e interventi a sostegno delle nuove imprese, dopo la loro costituzione;

7) il recupero della “cultura della qualità” in grado di valorizzare maggiormente una realtà territoriale rimasta sino ad ora marginale recuperando valori collegati al mondo rurale (paesaggio, cultura, natura, ecc.) che contribuiscano a trovare le motivazioni (al di là della logica del profitto) a restare o ritornare in tali zone.

Nuova imprenditoria, trasformazione dell’economia rurale, rilancio dell’agricoltura, nuovi ruoli degli enti locali, maggiore integrazione degli immigrati: queste le questioni chiave.

Partendo dalla constatazione che la capacità di generare sviluppo nell’area derivi dalla capacità di mobilizzare i soggetti (nelle attività di: progettazione, organizzazione e scambio di flussi informativi), al fine di attivare le cooperazioni utili per detenere un costante potere di controllo sulle risorse ed assumere un ruolo attivo nell’indirizzo del cambiamento, secondo gli attori locali, il sostegno alla capacità strategica degli stessi deve essere un impegno prioritario, svolgendo le azioni di policy un ruolo centrale nel ridefinire le infrastrutture materiali ed immateriali di supporto al cambiamento.

In particolare, secondo gli intervistati, la politica per lo sviluppo rurale e per il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali, qualora meglio ideata e più opportunamente applicata al territorio in questione, potrebbe consentire la definizione di sentieri di sviluppo in grado di assicurare le condizioni di accesso a risorse più coerenti con la specificità locale. In tal senso, la definizione di nuovi modelli di organizzazione, dei processi di decisione e della gestione delle azioni di policy, dovrebbe essere una priorità ed una pre- condizione del cambiamento.

Se in ambito comunitario il ruolo di progettazione delle politiche è attribuito ai governi locali (regionale) che si trovano così ad acquisire una responsabilità diretta nell’attivazione delle funzioni di programmazione e di mediazione-animazione di nuove relazioni sul territorio, oltre alle responsabilità di rendicontazione e valutazione, durante la conduzione dei

focus group, emerge come prioritaria, la necessità di dover instaurare, una sorta di nucleo di valutazione locale, composto da tutti i soggetti portatori di interessi, che possegga al suo

che partecipi a tutte le operazioni di assistenza e controllo delle attività del valutatore indipendente, fornendovi supporto.

L’istituzione di tale nucleo permetterebbe un notevole miglioramento della governance del processo valutativo, accrescendone la rilevanza e incrementando la diffusione della conoscenza dei risultati tra gli stakeholders.

5.4.3. Le politiche di sviluppo rurale, il ruolo degli indicatori e dell’informazione