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Le forme multilineari, ottenute attraverso l’additività, giocano uno speciale ruolo nel catturare il significato da giudizi in strutture gerarchiche o a feedback, convergendo sulla nostra comprensione olistica della complessità (Saaty 1980). Con la scelta di questo passaggio, si abbandona la vecchia concezione di Rischio, passando da un approccio di tipo probabilistico ad uno di tipo multicriteriale. Utilizzando come base la formula 4.3, sono stati quindi impiantati i modelli teorici per l’analisi dell’Ambiente (Evento estremo), Territorio e Comunità, ovvero i modelli basati sui rapporti Uomo- Ambiente, Uomo-Territorio e Uomo-Sistemi, come presentati nel paragrafo 3.3.

4.3.1 - Dagli Eventi Estremi al calcolo della Pericolosità.

Tra i principi alla base delle azioni di DRR troviamo il concetto di Evento Estremo, quale fattore scatenante. La comprensione del livello di Vulnerabilità di un territorio sarà legata al dimensionamento dell’Evento Estremo che si potrebbe verificare nel luogo/comunità oggetto dello studio. In questa ricerca, per la classificazione degli eventi si è scelta una suddivisione in quattro gruppi: fisici, tecnologici, biologici e socio-economici, come proposta da Dauphiné nel 2001 a cui è stato aggiunto il gruppo degli eventi dei socio-naturali (UN-ISDR 2009). Un evento estremo potrà essere descritto tramite le seguenti categorie:

 Fonte del pericolo – pericolosità primaria (intensità, velocità di diffusione, durata del fenomeno, dimensione dell’area colpita l’evento stesso…);

 Tipologia di Danni arrecabili;

 Tipologia di conseguenze arrecabili;

 Caratteristiche dell’evento legate alle forme di contrasto, soccorso e superamento.

Gli elementi racchiusi nella categoria Fonte del Pericolo-Pericolosità Primaria forniscono il valore di magnitudo d’Evento (UN-ISDR, 2009), mentre le restanti tre categorie, il valore di Continuum of Magnitude (Quarantelli, 2006; Bissell 2010). Un evento pericoloso (Evento Estremo) rappresenta un carico (carico di energia) che un Paese dovrà gestire, caratterizzato da grado di severità e frequenza (De Groeve et al. 2014). Partendo dalla valutazione di un Evento Estremo (EE), la Pericolosità è un valore che fornisce un primo dato importante e si basa su un insieme di componenti, riconducibili a due categorie:

1) la sua possibilità di accadimento (Frequenza);

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Trasferendo questi elementi all’interno di una formula, possiamo descrivere l’Hazard (Pericolosità) come:

Pericolosità (H) = Frequenza (F) + Evento Estremo (EE)

formula 4.4

Da notare come anche in questo caso, la formula proposta di discosta dalla classica definizione di Pericolosità in cui, in termini probabilistici di accadimento, sarebbe fattibile anche un potenziale valore zero. La formula 4.4, utilizza un meccanismo di somma di valori non nulli. Sull’elemento Hazard, si potrà agire con azioni di mitigazione delle cause o degli effetti primari.

4.3.2 - Vulnerabilità ed Esposizione.

I concetti di Vulnerabilità ed Esposizione sono stati ampiamente descritti nel capitolo 2 e 3. La Vulnerabilità rappresenta un elemento centrale di questa ricerca, in quanto ruotano intorno ad essa tutte le valutazioni sulla maggiore-minore propensione al danno di un Sistema. La Vulnerabilità comprende tre aspetti fortemente interconnessi: l'esposizione, la sensibilità e la resilienza (De Groeve et al. 2014). In questo studio viene pertanto mantenuto un fortissimo legame tra le tre componenti, non interpretate come un unicum, ma strettamente interconnesse. Questa scelta è quanto mai visibile nella suddivisione adottata degli Indici caratterizzanti Vulnerabilità ed Esposizione o nelle caratteristiche assunte dalla Resilienza, sia per quanto riguarda la posizione all’interno nella formula, sia per la composizione stessa degli indici come risulterà evidente nel paragrafo 4.4 e nel capitolo 5. La vulnerabilità (V), seguendo i lavori di Alexander (2009), può essere scomposta in tre sottocomponenti:

 Vulnerabilità primaria (diretta)  Vs-Vulnerabilità strutturale (danni fisici);  Vulnerabilità secondaria (indotta)  Vf -Vulnerabilità funzionale (danni

funzionali);

 Vulnerabilità terziaria (differita/complessa)  Vse = Vulnerabilità differita (danno socio-economico).

Questa suddivisione aiuta anche a comprendere le fasi di un contesto emergenziale, come descritto nel grafico 3.2. La scomposizione di V, permette inoltre un grado maggiore di profondità nella valutazione della fragilità del Sistema, in quanto il disastro può essere inteso come vulnerabilità sociale (Gilbert, 1995) o come vuoto di competenze (Dombrowsky, 1995). Così espressa, la vulnerabilità può essere scomposta in svariate componenti, per arrivare fino ai mini termini dei suoi elementi, ovvero alla massima analisi di dettaglio possibile.

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L’Esposizione è senza dubbio un altro importante macro fattore. A livello globale, nell’analisi dei disastri, l’esposizione viene valutata come uno dei fattori maggiormente influenti e, soprattutto, in continuo rapido aumento. Questo progressivo incremento è connesso all’incremento demografico e delle attività presenti nelle are soggette a rischio (Mitchell, 2012). Ai fini di un’analisi dettagliata anch’esso può essere suddiviso. In questa ricerca vengono presentate quattro fattori sottocomponenti: temporale (t); demografico (p); economico (e) e insediativo (s).

4.3.3 - La Competenza per descrivere le Risorse di un Sistema.

Nel paragrafo 3.3 si è introdotto il concetto di Risorsa, quale elemento caratteristico di un Sistema (Territorio+Comunità). Questo elemento fornisce un valido supporto al contrasto della dimensione di un Evento Estremo, ovvero compartecipa al ridimensionamento della Vulnerabilità. Utilizzando termini differenti, Alexander (2013) parlò di società resilienti se capaci di resistere con forza (rigidità) ed adattarsi alle situazioni (duttilità), mantenendo integro il sistema in termini funzionali. Se la Vulnerabilità è stata anche descritta come una caratteristica passiva di un sistema, in termini ad esempio di fragilità sociale, l’insieme di azioni riferite al concetto di Competenza affrontano le stesse problematiche ma da un punto di vista opposto, decisamente attivo e reattivo. La Competenza viene così ad essere “La combinazione di tutti i punti di forza, peculiarità e le risorse disponibili all'interno di una comunità, una società od una organizzazione che possano essere utilizzate per raggiungere obiettivi concordati” (De Groeve et al. 2014), o anche la “Capacità delle persone, organizzazioni e sistemi, di utilizzare le competenze e le risorse disponibili, per affrontare e gestire condizioni avverse, emergenze o disastri.”(De Groeve et al. 2014). Richiamando la definizione di Resilienza Hard e Soft, proposta da Proag (2014), il concetto di Resilienza di Comunità può essere traslato sotto il termine Competenza (capacity), racchiudente sia l’ambito Resistenza (Hard resilience), sia l’ambito Resilienza (Soft resilience). Le attività di approccio Resistente, già ampiamente diffuse ed operanti principalmente nel campo del contrasto alla Vulnerabilità primaria ed indotta, vengono così affiancate dalle azioni, attività, programmi e processi di tipo Resiliente, maggiormente efficaci sul contrasto alle problematiche di medio e lungo periodo. Le due componenti, Resistenza e Resilienza, opportunamente miscelate tra loro daranno luogo a Sistemi più o meno marcatamente resilienti, resistenti o misti, a seconda dei contesti, scenari e scelte effettuate in campo tecnico, economico e politico. Nella formula concettuale proposta in questo testo, il concetto di Competenza (Capacity) sarà formato quindi dagli elementi Resistenza e Resilienza. La Resistenza

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prenderà il nome di: Resistenza della Comunità ai Disastri (CDRti – Community Disaster Resistance Index), mentre la Resilienza prenderà il nome di: Resilienza della Comunità ai Disastri (CDRsi-Community Disaster Resilience Index). Questo nuovo macro indice sarà composto da numerosi settori che avranno un forte e complesso livello d’interconnessione, tipico di un sistema sociale.

Figura 4.2- Settori di un sistema resiliente.(Proag 2014).

4.3.4 - Indice di Impatto Reale e soglie emergenziali. A questo punto la formula 4.3 assume la seguente forma:

Impatto Reale =

formula 4.5

dove avremo: H = Pericolosità (Hazard) V = Vulnerabilità (Vulnerability) E = Esposizione (Exposure) CDRti = Resistenza CDRsi = Resilienza

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In forma estesa avremo: