123 M.FERRANTE, L’apporto, p. 138; è curioso vedere come, nel 1735,
venne esteso alla Chantries lo Statute of Mortmain, a testimonianza di come la frequenza di tali alienazioni non abbia mai smesso di suscitare la preoccupazione del parlamento di evitare la manomorta.
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Gli uses si diffusero in modo repentino in tutto il regno ed ebbero uno sviluppo tale che finirono per essere un elemento costante nelle vicende politiche della fine della prima metà del XVI secolo, arrivando perfino ad influenzare pesantemente la produzione legislativa di quel periodo; ciò sarà evidenziato anche nel corso della presente analisi che sarà caratterizzata da un sempre maggior intreccio del doppio binario storico e giuridico. Riprendendo l’esame, viene subito a palesarsi quella questione che sarà il punto d’origine di ogni futura evoluzione dell’istituto: l’impossibilità di innestare lo use
of lands in maniera giuridicamente coerente nel sistema di
diritto feudale di proprietà inglese. Questa problematica si fonda sulla semplice evidenza che la principale conseguenza indiretta della creazione di uno use era quella defraudare il Lord della tenure, privandolo degli
incidents più redditizi quali erano il wardship, il marriage e
il relief. Ciò, tuttavia, non risultava essere un gravame eccessivo per la nobiltà poiché questa poteva godere dei medesimi vantaggi grazie all’elusione degli incidents dovuti alla Corona; proprio la monarchia, infatti, in quanto vertice di quella che può definirsi la “piramide feudale”, risultava la unica vera parte danneggiata dalla diffusione degli use, la quale innescava una progressiva catena di elusioni degli obblighi feudali che si ripercuoteva sull’intero sistema scuotendone la sommità.
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Questi effetti divennero ancora più decisivi in un regno turbolento, come fu quello di Enrico VIII, in cui si assistette a grandi sconvolgimenti di natura politica e sociale. La produzione di legislativa di questo periodo fu forgiata da quello che verrà chiamato the great Reformation
Parliament124, il cui scopo principale fu quello di fornire il retroterra giuridico alla leadership religiosa del re e alla fondazione della Chiesa d’Inghilterra.
La politica spirituale di Enrico non fu mai vista con entusiasmo dalla popolazione e il Parlamento stesso non era ben disposto nei confronti della Corona. Il re, ben conscio di ciò, preferì saggiamente non tentare di sottoporre, se non anche di imporre, all’assemblea l’approvazione di nuove imposte, poiché memore di come spesso nella storia inglese questa pratica non avesse giovato alle fortune della monarchia; detto questo, fu costretto a ottenere ulteriori introiti per le casse reali esclusivamente dalle rendite feudali ereditarie. Risulta adesso evidente come la presenza di un elemento (quali erano gli uses) che minava a fondo la possibilità di incassare tali rendite fosse fonte di così gravi grattacapi per la Corona. Non essendo quindi possibile una
124 Detto anche semplicemente Reformation Parliament, si riunì in varie
sedute dal 1529 al 1536. Fu il parlamento che approvò i più importanti elementi della legislazione statutaria inglese del ‘600, gran parte dei quali fu redatta sotto l’influenza del Lord del Sigillo privato Thomas Cromwell (1485 – 1540).
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coercizione diretta per ottenere l’adempimento degli obblighi feudali, Enrico VIII, ritenendosi in una posizione di forza, determinata dal suo nuovo ruolo di capo della Chiesa d’Inghilterra che lo avevo sciolto da ogni limitazione politica legata al primato giuridico del clero, tentò di riformare la struttura stessa della common law per ridisegnarla in modo da delineare un sistema quanto più favorevole agli interessi della Corona.
In quest’opera di rinnovamento del diritto di proprietà fondiaria (land law) che egli vedeva come «la più sviluppata
ma anche la più irrazionale parte della common law»125, il re tentò di accattivarsi le simpatie della grande nobiltà (i
Peers, i pari del regno) ritenendo così di assicurarsi il
sostegno, attraverso un coinvolgimento della stessa nella stesura della riforma, della classe sociale che più aveva creato grattacapi ai monarchi inglesi nei loro tentativi di affermarsi come dominus assoluti della politica nazionale. Così nel 1529, con l’intento di semplificare il sistema della land law in modo da assicurare entrate sicure al tesoro reale, fu presentato al Parlamento, dal re e dai Pari, un progetto di legge (draft bill) che si componeva di otto sezioni tre delle quali erano quelle essenziali alla sua efficacia126.
125 “the most highly developed and the most irrational part of common law”;
W. HOLDSWORTH, “The Political Causes Which Shaped the Statute of
Uses”, Harvard Law Review, 26 (1912), p. 108
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In apertura del documento vi era un preambolo che descriveva le grandi ingiustizie e vessazioni (grate trobull,
vexacion and unquiteness) che erano date dall’utilizzo
legalmente indisciplinato degli uses e di come queste fossero causa della preoccupazione del re per la salute del regno, rappresentata dalla ordinata applicazione del sistema basato sulla tenure127.
La prima importante previsione del bill consisteva nella riduzione di tutti gli estate al fee simple, se ne escludevano solo i terreni dei Pari che conservavano il privilegio dell’entail128.
La seconda istanza prevedeva il riconoscimento della validità degli uses a patto che questi fossero registrati presso la Court of Common Pleas, e prevedeva tutta una serie di disposizioni per assicurare la pubblicità dell’istituto129.
127 Il passaggio completo: “grate trobull, vexacion and unquiteness
amonges the kynges suggets…for tytyll of londes, tenaments, and other heriditamentes…as well as by intayle as by uses…”; The National
Archives, Chancery, Common Law Pleadings, C. 43/2/32; la consultazione è stata possibile attraverso il sito della Anglo- American’s Law Tradition dell’Università di Houston, www.aalt.law.uh.edu
128 T.F.T.P
LUCKNETT, A Concise History, p. 583
129 La Court of Common Pleas, creata da Enrico II nel 1178, nacque come
corte itinerante che seguiva degli spostamenti del sovrano per tutto il paese. Dal 1215 ebbe sede fissa a Westminster con competenza su tutta controversie minori tra privati (come giudizi riguardanti crediti non soddisfatti spesso introdotti da praecipe, un ordine di comparizione). Per circa 600 anni fu «the lock and the key of the common law» come fu definita da Coke. Nel 1873 fu accorpata, assieme alla Court of Chancery e alla King’s Bench, nella High Court of Justice, continuando ad esistere
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La terza disposizione determinava un ulteriore privilegio per la grande nobiltà (letteralmente per chiunque avesse un titolo «within the degree of baron»); infatti, pur sancendo che le tenure appartenenti ai Pari sarebbero rimaste soggette interamente agli obblighi feudali, veniva a questi concessa la possibilità di disporne liberamente a livello ereditario («they could also be entailed, devised and settled») purchè non si venisse ad intaccare alcun privilegio reale130. Questo compromesso riusciva a soddisfare pienamente sia il re sia i nobili, che pur sottoposti ad un forte gravame feudale acquistavano la piena disponibilità delle proprie terre.
Tuttavia la Corona aveva totalmente sottovalutato il fatto che la società inglese non rispondesse più alle stratificazioni del feudalesimo, pur sottostando alle normative feudali. Esisteva, infatti, un numerosa classe di grandi possidenti terrieri che, pur mancando del titolo nobiliare, erano benestanti e influenti come, se non più, dei Pari, e non tardarono a schierarsi contro l’approvazione del draft bill.
Altro ceto che sarebbe stato colpito, seppur indirettamente, dalle disposizioni della normativa era quello dei common
lawyers. Se il bill fosse stato approvato, ciò avrebbe
come una sezione della stessa (the Common Pleas Division). Nel 1880 fu abolita del tutto e le sue competenze passarono alla King's Bench
Division.
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significato l’estinzione della loro professione, in quanto, semplificando radicalmente (con l’omologazione di tutte le tenure a fee simple) il sistema della proprietà fondiaria, si sarebbe praticamente azzerato il numero delle controversie legali, salvo i rari casi che riguardavano i Pari, esentati dall’applicazione del bill, che tuttavia, nel 1529, erano solamente cinquanta in tutto il regno. Con l’obbligatorietà della registrazione degli use, i lawyers avrebbero potuto occuparsi dei procedimenti burocratici attinenti, ciò nonostante l’acquisto era ben poca cosa rispetto alla perdita, in quanto le rigide clausole di pubblicità degli use li avrebbero privati di tutta la loro attrattiva, poiché questi era utilizzati soprattutto perché grazie alla loro grande flessibilità si adattavano alle più disparate necessità.
Con queste premesse, è facile immaginare come il progetto di legge, una volta che fu presentato alla House of Commons, dovette scontrarsi con una forte opposizione. L’alleanza tra grandi proprietari terrieri e lawyers respinse così il
draft bill e rese evidente alla Corona come l’alleanza con la
grande nobiltà non avrebbe portato ad alcun successo. Apparve subito chiaramente che il requisito fondamentale per sbloccare l’impasse legislativo sarebbe stato quello di ingraziarsi i common lawyers; infatti, era evidente come l’efficacia di qualsiasi statuizione sarebbe dipesa dalla sua integrazione con l’impianto normativo.
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Per indurre i lawyers a più miti consigli e quindi a collaborare al processo legislativo, Enrico VIII esercitò una strategia aggressiva, accogliendo sempre più benevolmente le istanze che denunciavano le carenze del sistema giudiziario della common law, la sua dispendiosità in termini economici (ogni atto giuridico ufficiale richiedeva il pagamento di un prezzo) e la sua inadeguatezza nel fare giustizia131. Questa politica del monarca rese chiaro che a breve si sarebbero intraprese altre numerose iniziative di riforma, che avrebbero messo di nuovo a rischio l’esistenza stessa della professione. Negli anni seguenti, vennero effettuate diverse proposte di legge e gradualmente il tema su cui si concentrò sempre più l’azione riformatrice furono gli use, ritenuti sacrificabili dai lawyers per la conservazione della common
law. L’azione regia aveva avuto successo132.
131 È emblematico quanto riporta Holdsworth a proposito di uno dei
memorandum che vennero stilati in quel periodo: «The list of grievances
suffered by the realm from uses is long and detailed. It is written in two hands and there is a certain amount of repetition. In some cases it gives particular instances of inconveniences suffered, and at the end there is a summary statement of the various fraudolent purposes which uses had been made to serve. The writers insist much on the disadvantages of uses from the point of view of the cestui que use, of the public at large, of the King and lords, and of the law.»; W.HOLDSWORTH, A History of English Law, Londra 1932, pp. 455 - 456
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