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La teoria messa a punto da Steven Johnson – ricercatore in ambito interazione uomo-macchina e influenze sociali dello spazio digitale – in Tutto quello che ti fa male ti fa bene72, sostiene che la cattiva maestra TV in realtà si è rivelata essere un’ottima maestra la quale altro non fa che contribuire alla crescita delle nostre capacità intellettive.

Nel film di Woody Allen Il dormiglione (1973) si discute di scienza e fantascienza. Il protagonista risvegliatosi nel 2173 si rende conto che gli scienziati si prendono gioco della vecchia società rea di non aver colto i benefici nutrizionali della torta alla crema e delle merendine. La televisione è come quella merendina, secondo Johnson. Abbiamo passato decenni a demonizzare il prodotto televisivo considerandolo come un percorso verso il declino quando in realtà, con le dovute scremature, il prodotto televisivo ha stimolato la mente in modo produttivo e convincente, affrontando spesso tematiche estremamente attuali e inducendo alla riflessione. Un esempio piuttosto recente è dato da una esclusiva Netflix: Black Mirror; la serie indaga a fondo proprio il rapporto tra uomo e tecnologia prospettando un futuro non troppo lontano in cui saremo legati a doppio filo con la realtà virtuale.

La curva del dormiglione è appunto il paradosso che ci aiuta a spogliare i luoghi comuni e a non incriminare i media senza motivo.

Johnson prende in esame gli schemi narrativi dei racconti televisivi classici come Starsky & Hutch, e li confronta con Hill Street giorno e notte (1981) di Steven Bochco, la serie che ha introdotto la convenzione narrativa delle trame multiple. L’intuizione fortunata di Bochco fu di combinare una struttura narrativa articolata con un soggetto complesso. Un’intuizione di cui godiamo ancora oggi. La nuova produzione televisiva ha obbligato il telespettatore a rielaborare più volte la trama per poterla comprendere. Parte del piacere offerto dal prodotto seriale, secondo Johnson, è dato dallo sforzo di completare i dettagli, intuire quello che c’è dietro, quello che verrà: quello che viene opportunamente occultato.

“In molti classici della televisione che associamo all’intrattenimento di <<qualità>>” - scrive Johnson - “l’intelligenza arriva già sviluppata nelle forme e nelle azioni dei personaggi”. Non è più il trito cliché ad essere sfruttato, ma vengono offerti al pubblico dialoghi interessanti ricchi di spirito.

72 Johnson S., Tutto quello che ti fa male ti fa bene. Perché la televisione, i videogiochi e il cinema ci rendono più intelligenti, Mondadori, Milano 2006.

Questo sforzo cognitivo ha sviluppato un certo tipo di intelligenza televisiva. L’aspetto più sorprendente è che più il prodotto è complesso, più le trame sono intricate, più lo sforzo cognitivo è impegnativo, migliore sarà l’accoglienza del pubblico.

La complessità implica tre elementi principali: • trame multiple;

• frecce luminose; • relazioni sociali;

I primi prodotti avevano un’unica trama estremamente lineare, ogni episodio era auto-conclusivo; ogni sketch era di breve durata ed era seguito da altrettanti elementi simili. Johnson utilizza una serie di grafici per rappresentare lo sviluppo della complessità della trama nel tempo:

L’episodio di Hill Street giorno e notte non ha ricevuto un’accoglienza positiva, nel maggio del 1980 il pubblico non si dimostra pronto ad affrontare lo sforzo cognitivo a cui oggi è ampiamente abituato. Vent’anni dopo I Soprano conquistano il pubblico – allenato da due decenni di telefilm – con narrazioni complesse e distribuite su vari livelli. È su questo che fonda la sua teoria Johnson, nell’evoluzione della percezione umana di trame sempre più complesse e nel loro crescente apprezzamento, ma non solo.

Le multi-trame sono solo il più evidente sintomo del cambiamento delle rappresentazioni televisive. Le frecce luminose sono convenzioni di genere che ci suggeriscono cosa sta per succedere: un’inquadratura particolare, l’ultima battuta di un dialogo, quell’unica stanza buia in

una casa illuminata in un horror, la porta della cantina chiusa a chiave, sono insegne lampeggianti che puntano l’attenzione su quel dato elemento per permettere allo spettatore di prevedere, o capire, ciò che si sta svolgendo sullo schermo.

Questa particolare forma di supporto riduce drasticamente la quantità di lavoro analitico necessario per comprendere la storia. Non si deve far altro che seguire le frecce. Se teniamo in considerazione questo fattore, possiamo giustamente affermare che la televisione attuale sia una delle più difficili di sempre da seguire. Infatti, mentre i fili narrativi hanno subito un significativo incremento, le frecce luminose sono diminuite in modo drastico. Anzi, se oggi Netflix o HBO riportassero in auge questo tipo di suggerimenti, la critica del pubblico sarebbe a dir poco spietata, come in realtà lo è stata con prodotti che hanno fatto ricorso a banali cliché privando lo spettatore del piacere del pathos e della sorpresa. Il che non significa che siano spariti del tutto, ma che richiedono uno sforzo intuitivo maggiore. In tal senso emblematica una scena della serie TV The walking dead: Glenn cade da sopra un bidone dei rifiuti circondato da un’orda di vaganti e con la strada alle spalle bloccata da una rete. L’episodio termina con questa scena che non lascia presagire nulla di positivo, per una settimana – fino alla messa in onda dell’episodio successivo – non si è parlato di altro. Sono state fatte teorie improbabili e molti hanno dato per certo la morte del personaggio. Una settimana dopo il pubblico si è reso conto di aver avuto la soluzione sotto gli occhi per tutta la scena finale, Glenn infatti si nasconde sotto il bidone e crea un muro di zombie per proteggersi dall’orda. Probabilmente la stessa scena vent’anni fa avrebbe messo in evidenza con maggior enfasi quell’unica e improbabile via di scampo. L’obiettivo, oggi, è quello di lasciare lo spettatore disorientato.

Questa intenzionale mancanza di supporto si estende al dialogo. In presenza di questioni di carattere tecnico o scientifico, il dialogo si muove su due piani: lo sfondo e la sostanza. Lo sfondo è caratterizzato da una serie di riferimenti tecnici e specifici che convincano il lettore che chi sta parlando è realmente un medico, un avvocato o uno scienziato. La sostanza è il materiale opportunamente posizionato all’interno dello sfondo per far comprendere la trama. Il ruolo dello sfondo è quello di essere del tutto irrilevante ai fini della narrazione principale, anzi più è irrilevante più il prodotto è godibile.

Questa evoluzione delle serie TV ha colpito anche l’espediente comico. Il metro per giudicare quanto le sit-com siano diventate complesse, è tenere in considerazione il numero di informazioni esterne lo spettatore debba inserire per poter ridere delle battute. Quando le sit-com erano agli

albori le battute in se non facevano riferimento a nulla al di fuori della conversazione. L'umorismo di serie come Friends, richiedono di conoscere alcune informazioni biografiche dei personaggi come è necessaria una cultura cinematografica e storica non indifferente per godere dei Simpson. La commedia televisiva un tempo funzionava su una scala temporale stretta, alla battuta di avvio seguiva puntuale il punzecchiamento che suscitava l’ilarità; con il tempo il divario tra la battuta e il punzecchiamento si dilata di episodi o addirittura stagioni.

Oggi ci troviamo in una fase della curva del dormiglione, in cui non fatichiamo ad accettare e capire la complessità delle trame, nonostante la produzione si spinga sempre di più perché abituati e allenati da anni di produzioni sempre più complesse; uno sforzo che le generazioni precedenti hanno invece dovuto affrontare.

3 motivi per rivalutare con maggiore critica il prodotto seriale:  Cerca di mettere ordine nel disordine del flusso televisivo.

 Mette in scena un sistema di valori cui fare riferimento, suscitando nostalgia per un mondo nel quale generalmente i cattivi finiscono in prigione, l’amore trionfa e così via. Anche se le regole si sono sovvertite basti pensare a Once Upon a time in cui i confini tra bene e male, giusto e sbagliato si sono fatti molto più labili.

 Strategie comunicative che coinvolgono non solo i personaggi ma anche gli spettatori che vengono trasportati nella stessa dimensione emotiva.

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