Il precedente mediale delle serie più diretto è il Feuilleton ottocentesco, che ha caratteristiche molto simili a quelle della serialità in generale, con cui condivide la segmentazione narrativa in puntate, la durata del percorso narrativo e lo stretto rapporto tra autore e fruitore. Poi ci sono stati i radiodrammi, i fumetti fino alle saghe cinematografiche.
La novità risiedeva nel tipo di mezzo utilizzato, la televisione, in grado di raggiungere il grande pubblico.
Dalla fine degli anni '40 alla fine degli anni '50 il prime time presentava elementi espressivi e narrativi tipici della radio con quelli del teatro, non a caso è New York la culla di questa nuova forma espressiva che si presenta con un livello qualitativo molto basso. I teledramas erano collocati con appuntamenti settimanali in contenitori che oggi potremmo definire serie antologiche: i singoli episodi cioè erano legati dall'appartenenza a un genere, o semplicemente da una identica presentazione, mentre il resto (attori, personaggi, ambientazione, trame, ecc.) cambiava completamente. Verso la fine di questi stessi anni si affermerà la tipologia episodica innanzitutto per ragioni economiche ma anche grazie alla forte presa avuto sul pubblico; oggi la serie antologica è stata rivalutata e sfruttata in uno dei capolavori dell’epoca moderna: Black Mirror.
A partire dalla metà degli anni '50 si affermarono novità che avrebbero condizionato pesantemente la produzione seriale successiva. Prima tra tutte quella di carattere tecnologico: dal 1956 fu possibile registrare su nastro magnetico (ampex), il che permise di superare la diretta e di esercitare un maggior controllo sul processo creativo post-produzione.
Il primo telefilm d’autore, Alfred Hitchock Presenta, andò in onda nel 1955 sul network CBS. Ma già prima, nel 1951 era partita la messa in onda in prima serata di I Love Lucy (in Italia Lucy ed io), la prima sit-com della storia, con un successo mai visto prima (10.000 telespettatori). Visto l’incredibile successo, l’interesse di produttori televisivi crebbe vorticosamente e nacquero sceneggiati, sit-com, soap-opera e telenovelas, alcune delle quali tutt’ora in produzione. Nasce in questo stesso periodo uno dei filoni più noti al mondo seriale, specie ai primordi, quella della fantascienza.
Negli anni ‘60 compare infatti uno dei titoli più noti di sempre, anche solo per sentito dire: Star Trek. Le produzioni precedenti mettevano in scena le paure della popolazione, le sci-fi erano
considerate una sorta di strumento catartico. Solo a partire dal 1966 Star Trek diede nuovo impulso al genere, vestendolo di ottimismo e stimolando una curiosità tecnologica che ne ha probabilmente influenzato l’evoluzione.
Questa nuova produzione di generi e prodotti ha portato alla nascita dei primi eroi quotidiani, i primi medici, i primi avvocati, i primi poliziotti come il celebre Doctor Who o il tenente di origini italiane Colombo.
Non sono più solo le storie ad essere oggetto di attenzione, ma tanto nella produzione quanto nella fruizione, la concentrazione si sposta sui personaggi. Lentamente viene svelato allo spettatore la sua storia e il suo carattere, multidimensionando la trama orizzontale della serie.
Lo standard produttivo era costituito da circa 35 episodi a stagione (ottobre-maggio), ridotti a 25 in un secondo momento. Comincia ora ad affermarsi la pratica del pilot: l’episodio pilota trasmesso in primavera che aveva il compito di testare il gradimento del pubblico e che poteva decretarne la fine (dagli anni '90 in poi diventa il primo episodio della serie). Rispetto ai film vi era una maggior abbondanza di dialoghi a discapito dell’azione, i piani sono più ravvicinati. Ben presto la figura più importante sul piano creativo divenne il creator, l'inventore della serie, che sovrintendeva alla squadra di sceneggiatori che si alternavano agli episodi (come i registi), e che oggi sono noti tanto quanto le loro opere, vere e proprie “rock star” dell’ambiente.
Durante gli anni '70 si affermò la miniserie, con un basso numero di puntate (da 6 a 12), un consistente sforzo produttivo e una grande cura nella qualità. La miniserie prende piede nel Regno Unito grazie a produzioni tratte da soggetti letterari (come in Italia con gli sceneggiati), ed aveva avuto successo anche negli USA. La miniserie è un piccolo serial, non si basa cioè su episodi auto- conclusivi, ma su una storia che progredisce e con puntate che si interrompono alimentando interrogativi sulla sua evoluzione69.
Gli anni ‘70 segnano una nuova libertà per gli ideatori che finalmente sdoganano la figura femminile come eroina, non più figura di sfondo o di supporto. Questi sono infatti gli anni delle Charlie’s Angel belle, potenti e intelligenti.
Questa rinnovata libertà permette di mettere in scena temi inesplorati fino a quel momento: il razzismo nei Jefferson, la corruzione ne Le strade di San Francisco, il degrado urbano in Starsky & Hutch. Un nuovo punto di vista sulla famiglia con il più che noto Happy Days. Gli anni ‘70 sono anche quelli di Love Boat, Dallas, Hazzard, Kojak e molte altre.
Prima che gli anni ‘90 segnassero l’affermazione definitiva nel panorama televisivo, la produzione non si è mai arrestata. Le serie degli anni ‘80 hanno fatto la storia: Magnum, McGyver, Supercar, Matlock e il celebre Cosby Show – che alla luce dei più recenti avvenimenti viene visto con uno sguardo molto diverso rispetto agli esordi. E ancora Baywatch e Fame che sperimentavano temi e generi diversi.
Negli anni '80 tramonta il monopolio della triade CBS, ABC, NBC e si fanno largo altri soggetti, come la Fox o le TV via cavo (HBO). Si sperimentano nuovi linguaggi mescolando antology e running plot, presentando quindi un tema generale che si sviluppa lungo tutta la stagione e allo stesso tempo una storia autoconclusiva per ogni episodio. Questa è tutt’ora la base della maggior parte delle serie TV prodotte, e regala allo spettatore il piacere dell’attesa e la soddisfazione di una risoluzione di trama.
Il contesto storico-economico in cui versava l’America negli ‘90 era piuttosto ambiguo, da una parte il benessere economico dall’altra inquietudini e contestazioni al modello economico e sociale. Storie e personaggi diventano sempre meno banali. Da Twin Peaks di David Linch e Mark Frost che ha fatto storia e che mixava mystery, elementi fantastici e elementi horror; a Friends e Will and Grace (iniziano a cadere le barriere anche nel campo dell’omosessualità) che hanno gettato le basi per tutte le sit-com successive, tanto che Friends è diventato vero e proprio termine di paragone. Dal 1993 al 2002 è andata in onda X-Files la prima serie che ha visto la creazione di una vera e propria fandom attiva su Internet con uno scambio di teorie e informazioni costante. Sono anche i primi anni di Law and Order che indaga sulla sottile linea tra legge e crimine e che poneva (e pone) sotto il riflettore i difetti del sistema e della burocrazia.
Gli anni ‘90 sono anche gli anni di rivendicazione femminile, anni in cui si alternano eroine di vario genere, da Xena, principessa guerriera (spin-off di Hercules) a Buffy the Vampire Slayer, alla visionaria avvocatessa Ally McBeal.
Siamo debitori a questo decennio anche dei Simpson che con le sue 20 stagioni ha spianato la strada a uno dei generi più apprezzati, e criticati. E sempre a proposito di generi nuovi è d'uopo citare Beverly Hills 90210 e più tardi Dawson’s Creek, sul quale verranno costruiti numerosi titoli sul filone teen – tra cui il remake 90210 – e E.R. da cui trarranno spunto serie divenute cult come Grey’s Anatomy e Doctor House. 70
Alla fine di questo excursus è possibile prendere visione di un’infografica71 che rappresenta in linea temporale le origini delle serie TV.
2.2.2 Oggi
La dimensione seriale garantisce il dispiegarsi delle storie lungo un arco temporale più vasto, migliorando e consolidando un legame affettivo con i personaggi, i quali crescono letteralmente sullo schermo. In serie come Shameless, Malcolm in the middle, The walking dead, che vanno avanti da sette, otto anni si ha l’impressione di veder crescere il personaggio quasi fosse reale soprattutto se presenti attori bambini.
Jonathan Franzen dichiarava “quando leggi Dickens ottieni gli stessi effetti narrativi che ti danno le serie TV” e Vince Gilligan, lo showrunner di Breaking Bad ci svela il suo metodo “mostrare più che raccontare negli anni ’90 era un concetto radicale… sono orgoglioso quando per quattro-cinque pagine di copione non ci sono dialoghi fitti eppure si racconta qualcosa”.
Non c’è mai stata una produzione televisiva tanto ricca di risonanze metaforiche e letterarie come quella attuale. E non si tratta solo di citazioni, ma la stessa struttura narrativa, le tecniche figurative, i procedimenti sono attinti a piene mani dai modelli alti.
L’educazione sentimentale degli adolescenti è affidata da tempo ai teen-drama. La probabilità che un adolescente si avvicini alla grande letteratura – che ha cresciuto generazioni di sognatori – è estremamente flebile se paragonato alla possibilità che lo stesso adolescente faccia un binge wathcing di Dawson’s Ceek, Gossipo Girl, O.C. Anche il teen-drama sperimenta nuove tematiche, costruendo le usuali relazioni e classici topic sul mistero (Pretty Little Liars) o sul paranormale (The vampire diaries). Diretta conseguenza, la genesi di una fandom spietata e completamente immedesimata tanto da rendere alcuni titoli fenomeni di culto.
Dagli anni 2000 si parla indifferentemente di tv series sia a indicare le serie a episodi (che vengono rinforzati con un robusto running plot) che quelle a puntate. Le nuove serie prendono spunto da quello che era stato prodotto fino ad allora, adattandosi al contesto politico-sociale, sperimentandone nuovi aspetti e nuovi linguaggi ed esplorando un ventaglio di temi, argomenti e polemiche estremamente ampio.
L’aspetto più affascinante di questo fortunato periodo è la commistione di generi che si è venuta a creare nel corso del tempo, scardinando pian piano tutti gli schemi narrativi e creativi.
71 L’infografica è stata pubblicata sul sito NinjaMarketing, ed è disponibile al seguente link: http://www.ninjamarketing.it/2011/05/13/storia-ed-evoluzione-delle-serie-tv-history/
Uno dei generi che è andato sempre più affermandosi è il genere comedy. Non solo sulla scia dei grandi classici come Friends, ma in molte altre sfaccettature; forse più di tutti gli altri generi, le commedie hanno accolto influssi dai più vari argomenti o categorie.
Come detto sopra, Friends è diventato termine di paragone per molte serie con la medesima impostazione. Degno successore della comicità newyorkese un’altra serie della zona How I met your mother, la serie che ripercorre la vita dell’architetto Ted Mosby e dei suoi amici attraverso le sue stesse parole fino all’incontro con la madre degli interlocutori, i suoi figli a cui è rivolto il racconto. Tuttavia l’impostazione più nettamente ispirata al suo antenato è The big bang theory in cui ritroviamo gli stessi ruoli, gli stessi ambienti e più o meno le stesse dinamiche sociali. Il tema però viene rivisitato e ribaltato ponendo l’accento su un altro fenomeno di massa, la rivincita dei nerd.
Il genere non resta ancorato al modello fino a quel momento perpetuato ma sperimenta sempre nuovi argomenti. Dal 2000 ad oggi hanno visto la luce serie come Malcolm in the middle che mostra un aspetto singolare della famiglia, o come una più realistica La vita secondo Jim; My name is Earl che mette in luce l’importanza del karma o Mom che illustra il complicato rapporto con la dipendenza. Possiamo ad oggi trovare anche sit-com prettamente d’ufficio come Parks and Recreation ambientata in un delirante ufficio comunale e Brooklyn Nine-Nine che invece ritrae un bizzarro distretto di polizia. Unica nel suo genere Jane the vergin che sfrutta modelli e linguaggi di telenovelas per creare una sit-com sui generis. La commedia quindi mixa linguaggi e attinge da più fronti sfruttando vari livelli di comicità e ironia, affrontando il più delle volte temi più profondi come l'alcolismo, l’emarginazione sociale e i rapporti famigliari.
Un genere del tutto nuovo è il dramedy; è il caso di serie come Shameless e Orange is the new black, che partono con il chiaro intento di divertire ma che nel corso del tempo prendono una piega del tutto diversa acuendo l’introspezione dei personaggi, creando nello spettatore una forte empatia e chiudendo con cliffhanger degni dei migliori drama.
Se le prime eroine erano semidee o ammazza-vampiri, le nuove eroine sono più concrete. Le donne della serialità odierna sono lavoratrici instancabili come Annalise Keating l’avvocatessa sempre pronta piegare la legge pur di avere successo o Fiona Gallagher che lotta contro le avversità della vita per mantenere in piedi i suoi cinque fratelli minori nella periferia di Chicago. Il ruolo della donna non è più mero sfondo come in principio, ma non ha bisogno neanche di super
poteri e discendenze divine. E anche le donne che incarnano lo stereotipo di mogli e casalinghe è del tutto soverchiato, basti pensare a alle inquietanti vicende di Wisteria Lane.
Così tante strade sono stata battute che anche i grandi classici si vestono di nuova vita; dopo lo strabiliante successo di The walking dead, gli zombie diventano detective per poi sfociare nella commedia. In iZombie la protagonista, divenuta infetta in seguito al contagio, risolve casi di omicidio nutrendosi del cervello della vittima e rivivendone i momenti prima della morte; Santa Clarita Diet invece ironizza sulla figura dello zombie rendendo tale una assistente immobiliare incapace a contenere la propria fame di carne umana.
Il mondo sessuale è ormai del tutto sdoganato, il sesso non è più un tabù il che si riflette anche sulla serialità, si pensi ad esempio a The girlfriends experience che racconta la storia di una giovanissima escort e dei risvolti di un lavoro del genere. Ma anche il mondo omosessuale non è più un taboo, lo dimostrano The L world, Normal family e Modern family e molti altri titoli che affrontano liberamente le coppie di fatto e l’adozione da parte di genitori dello stesso sesso.
Netflix riporta in auge la serialità antologica, Black Mirror e Love sono due esempi in cui ogni episodio è auto-conclusivo. Il primo analizza le conseguenze della tecnologia sull’uomo in ottica futuristica, la seconda tratta delle diversità dei rapporti di coppia.
I Simpson hanno aperto alla strada a un filone di serie animate, che si discostano dai cartoni animati in senso stretto, molto apprezzate dal grande pubblico. I primi esempi seguono il modello precedente con episodi auto-conclusivi e totalmente privi di un running plot: The Griffin, American dad e Cleveland Show, Bob’s burgher. Oggi, grazie soprattutto a Netflix questo tipo di serie vengono dotate di una trama lineare, a tratti strabiliante, è il caso di Bojack Horsmen che si configura come un vero e proprio capolavoro per creatività, narrazione e contenuti. Sulla stessa scia ma arricchiti di elementi nuovi Rick E Morty e F is for Family, dotata di un nuovo realismo famigliare.
Si è diffusa a macchia d’olio, non solo nelle serie ma anche in altri prodotti televisivi, la tecnica del falso documentario. Prima nelle sit-com, basti pensare a Modern Family e The Office accolte positivamente dal grande pubblico; successivamente adottato anche nell’horror con la sesta stagione di American Horror Story-Roanoke. E a proposito di horror, pullulano i titoli anche in questo ambito: Hannibal, The Exorcist, Penny Dreadful, Americna Horro Story appunto.
Filoni estremamente proficui restano il crime, la fantascienza, i supereroi e le serie a sfondo medico. Quest’ultimo oltre alle già citate Grey’s Anatomy e Doctor House, va segnalato per la
presenza di Scrubs, una sit-com caratterizzata da una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, e Nip and Tuk che affronta un ramo della medicina diverso, quello della chirurgia estetica.
Il crime si colora di nuove sfumature che non si limitano a mettere in scena il fatto. Lie to me, Monk, Dexter pur appartenendo alla stessa categoria si distinguono l’uno dall’altro a seconda del punto di vista, dell’approfondimento dei ruoli. How to get away with murder ad esempio mette in scena il punto di vista della difesa, quella che fino al secolo scorso era il consuetudinario ruolo dei “cattivi”. Dalla stessa mano di American Horror Story, il creatore Ryan Murphy, porta sullo schermo una nuova espressione di questo genere in American Crime Story in cui le stagioni portano sullo schermo alcuni dei casi americani più discussi.
I supereroi dominano il panorama attuale accanto alla grande produzione di sit-com, grazie ancora una volta al grande impegno di Netflix in tal senso. Luke Cage, Smallville, Jessica Jones, Supernatural, una quantità di titoli esorbitate e che a volte stupisce con esempi fuori dal comune come Mistfits.
Sarebbe molto complesso riuscire a fare un quadro più esaustivo proprio per l’altissima quantità di opere prodotte. Ai titoli originali va aggiunto il filone dei remake: 90210 (Beverly Hills), Degrassi: next class (Degrassi), Le amiche di mamma (Gli amici di papà), Una mamma per amica-Di nuovo insieme (Gilmore Girls).
Anche l’Italia ha dato vita a opere di tutto rispetto, sfruttando sopratutto il filone della criminalità organizzata: Romanzo Criminale, Gomorra e il Capo dei capi. Inizia ad essere evidente un tentativo di conformazione al livello estero, pensiamo ai Medici che ha tra il cast uno degli attori più amati provenienti da Game of Thrones, Richard Madden, e che mette in scena la storia della famiglia fiorentina. Inoltre Sky e la Rai stanno reclutando nuovi creatori di contenuti direttamente dal pubblico, aprendo le porte alla novità. La produzione italiana fa molta fatica ad adattarsi al livello internazionale, ancorata a un tipo di televisione stantia e orientata alle fasce più “conservatrici”. Non a caso la maggior parte degli utenti italiani appassionati ha definitivamente abbandonato il mezzo televisivo per un più preparato e democratico web.
Sono nati veri e propri capolavori osannati dal pubblico come Braking Bad, I soprano, Game of Thrones, House of card e Lost. La fantasia non ha più nessun limite se Man seeking woman mette in scena veri e propri modi di dire e Once upon a time dona nuova vita alle favole e alle storie di sempre; il mondo seriale ha messo in luce una creatività tale da poter essere strettamente correlata alla grande letteratura.