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L'importanza della difesa del suolo per la conservazione dell'ambiente

Elena Garibaldi

« Noi ci siamo arricchiti mediante l'utiliz-zazione indiscriminata delle risorse naturali e abbiamo dei validi motivi per essere fieri dei nostri progressi. Ma ormai è giunto il momento di pensare seriamente a quello che accadrà quando le foreste saranno scomparse, quando il carbone, il ferro e il petrolio saranno finiti, quando il terreno si sarà completamente impo-verito, quando le acque saranno totalmente inquinate... ». Queste parole pronunciate da Teodoro Roosvelt nel 1908 ad una conferenza sulla conservazione delle risorse naturali sono assai attuali ai giorni nostri. Infatti, pur es-sendo trascorsi più di 60 anni, quali misure sono state prese al riguardo e quali risultati ottenuti ?

L'uomo è l'agente biologico che ha mag-giormente influito sul mondo naturale che lo

ospita: egli ha instaurato una politica di rapina ed è riuscito a poco a poco a cambiare il volto della terra e, illudendosi di dominare la natura, in qualità di padrone della tecnologia, ha dimen-ticato che la natura possiede leggi inalterabili. Molti laghi sono ormai morti (basta pensare al lago d ' O r t a che è un triste esempio in questo senso); le foreste di t u t t a l'Italia si sono sempre più impoverite t a n t o che si calcola che, col ritmo attuale di rimboschimento, senza distrug-gere altri boschi nel frattempo, occorrerebbero 300 anni di lavoro per ricostituirle; i fiumi sono cosi inquinati che le loro acque in parec-chie zone non sono più utilizzabili a scopo agricolo e qualora vengano impiegate possono produrre danni ai prodotti. Le acque portano infatti nei terreni q u a n t i t à enormi di sostanze estranee: prodotti delle combustioni, rifiuti

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Serie di b r i g l i e c o s t r u i t e su di un t r a t t o di t o r r e n t e a n t i c a m e n t e in fase di scavo. A t t u a l m e n t e lo scavo si è a r r e s t a t o , i v e r s a n t i si s o n o c o n s o l i d a t i e la v e g e t a z i o n e ha r i s c a t t a t o c o m p l e t a m e n t e le s u p e r f ì c i franose. ( F o t o Pasquale Scategni).

lidi e gassosi delle industrie, prodotti nucleari, antiparassitari di ogni genere, fertilizzanti, ri-fiuti delle attività sociali (come le immondizie in quantità sempre crescenti), ecc. Indubbia-mente il bene più prezioso per l'uomo è costi-tuito dal capitale suolo che non è certo un mezzo stabile ed inerte, ma rappresenta qualche cosa di complesso in continuo cambiamento sottoposto a leggi particolari che ne regolano la formazione, l'evoluzione e la distruzione. Esso è soggetto ad una « erosione naturale » che è assai lenta ed è alla base della sua ferti-lità e ad una « erosione accelerata », fenomeno quest'ultimo dovuto alla pessima gestione del suolo operata dall'uomo, unico responsabile di questo processo a causa del quale avvengono perdite non più compensate dalla trasforma-zione del substrato geologico.

Le catastrofiche alluvioni di questi ultimi anni e in particolare l'ultima che ha colpito in modo assai grave il Biellese provocando danni ingenti all'agricoltura, all'industria e all'artigianato hanno richiamato l'attenzione sia degli studiosi sia dell'opinione pubblica sull'importanza che riveste per il nostro

Paese la difesa del suolo e la regimazione delle acque.

« Tutte le volte che si verificano questi tristi eventi si parla tanto della necessità di porre un argine a tali calamità, costruendo quelle opere necessarie per ottenere una suffi-ciente difesa idrografica. Ne parla la stampa locale, quella nazionale, se ne occupa la radio, la televisione, si raccolgono dei fondi per aiu-tare i superstiti ed i danneggiati, si fanno delle leggi speciali per incoraggiare la ricostruzione dei casolari distrutti ed il ripristino delle aziende danneggiate, ma purtroppo non si affronta il problema di base atto a ridurre notevolmente la frequenza di tali catastrofici e talvolta lut-tuosi eventi ». Questo è quanto afferma Pa-squale Scategni, amministratore delle foreste demaniali del Piemonte, nel volume già alla se-conda edizione « Esperienze di correzione dei torrenti dissestati di tipo alpino » (che non si trova in vendita, ma viene inviato in omaggio a chi ne fa richiesta presso la Direzione per l'Economia montana e le foreste - Roma, via Carducci, 5) in cui egli ha condensato il frutto della sua trentennale esperienza di tecnico.

Il volume in cui sono esposte le soluzioni per il riassetto del territorio montano corredato da prospetti, tabelle e grafici è concepito sia in modo da facilitare il lavoro dei tecnici proget-tisti, sia per instaurare una disciplina che, per il momento, sembra ancora inesistente nel nostro Paese, sia per cercare di responsabiliz-zare gli uomini e per sollecitarli a soffermarsi su un problema importante che deve essere affrontato con uno sforzo comune e senza allar-mismi, ma anche senza ritardo. Nel volume vengono chiaramente spiegate le caratteristiche dei più comuni terreni di montagna soggetti a franamenti, indicate le cause delle frane, delle erosioni superficiali, esaminati i vari tipi di torrenti esistenti e accennato alle modalità di valutazione delle portate. I dati riportati si riferiscono a situazioni del Piemonte: alcuni sono ad esempio relativi ai bacini della Val C'hiu-sella, della Valle dell'Orco, dell'alta e della bassa Valle di Susa, del Chisone e del Pellice come pure della Dora Baltea e della Dora Riparia.

Quando si verificano calamità che devastano il suolo si usano per porvi rimedio dei mezzi talvolta non proprio idonei: quando, ad

esem-pio, il letto di un fiume si innalza alimentato dal periodico deposito di ciottoli e di ghiaia provenienti dalla parte alta del suo corso si elevano argini a protezione delle campagne e delle case vicine alla sponda. Ma con ciò cosa succede? Il fiume in occasione di nuove piene continua a depositare, il letto si innalza ancora, si costruiscono nuovi argini, si innalzano quelli preesistenti ed in un periodo più o meno lungo si verifica la situazione dell'cc alveo pensile », dell'alveo cioè in cui il livello del fondo è supe-riore a quello dei terreni circostanti. In conse-guenza di questo fatto quando le precipitazioni si prolungano per qualche giorno le acque miste a ghiaia e a fango non più contenute dagli ar-gini invadono i terreni circostanti rendendo praticamente sterili le migliori superfici. Se si vuole curare questo male bisogna farne prima di t u t t o una diagnosi esatta, quindi passare alle cure. Innanzitutto, occorre effettuare una individuazione e una ricognizione dei bacini dissestati per non correre il rischio, come è già avvenuto, di impiegare dei fondi per un bacino quando invece ce ne sono degli altri in cui l'intervento riveste carattere di maggiore ur-genza, quindi fare un esame dei corsi d'acqua

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T o r r e n t e s o g g e t t o a scavo di f o n d o ed a conseguente f r a n a m e n t o dei versanti, da cui t r a e o r i g i n e i! m a t e r i a l e s o l i d o che, t r a s p o r t a t o a valle dalla c o r r e n t e d u r a n t e le piene p r o v o c a l ' i n n a l z a m e n t o del f o n d o dei corsi d'acqua di p i a n u r a e le conse-g u e n t i esondazioni. ( F o t o Pasquale Sca-t e g n i ) .

compresi nel perimetro del bacino e conoscere la ripartizione delle colture (seminativi, prati). A proposito di quest'ultimo aspetto va ricor-dato che molti terreni fino a qualche decina di anni fa erano coltivati e ben tenuti: cioè sistemati adeguatamente e con gli scoli delle acque regolati, ecc. In questi ultimi anni molti di questi terreni non sono più stati messi a coltura in seguito all'abbandono della campagna per la città, quindi vengono a mancare t u t t e le opere di manutenzione: cosi si verificano cedi-menti di muri di sostegno e, come conseguenza, frane. Tanto per citare un esempio la piccola frana di Pramollo (Torino) che ha provocato la morte di 9 persone, si è verificata per

l'ostru-zione di un tombino dovuto ad un notevole accumulo di foglie di castagno trasportate dall'acqua di scorrimento superficiale. Va effet-tuata anche una ricognizione delle condizioni altimetriche della zona considerata (ossia delle pendenze delle diverse zone del bacino), della situazione climatica, delle condizioni idrologi-che (valutando la portata di massima piena dei torrenti da sistemare). Quindi, mediante l'applicazione di formule e metodi apposita-mente studiati che non è certo il caso di elen-care in questa sede vengono stabilite le opere da costruire, le correzioni dei tratti di torrente soggetti a scavo di sponda, le opere di rinsal-damento delle superfiei franose, ecc.

Ma ci sono i mezzi ed il personale specializ-zato per fare tutto ciò? In questi ultimi anni sono stati emanati numerosi provvedimenti legislativi che prevedono degli stanziamenti di una certa entità jDer ]a difesa del suolo, ma resta Pinconveniente che le necessità sistema-tone delle superfìci dissestate di montagna sono conosciute solo dalla ristretta cerchia dei tecnici che operano in tale settore. Anzi le stesse popolazioni montane piuttosto che essere propense all'allargamento della superficie rim-boschita o alla sistemazione e rinverdimento di una superfìcie franosa o alla costruzione di opere trasversali per la correzione della pen-denza degli alvei in fase di scavo, molto spesso cercano di fare devolvere i fondi ottenuti verso la costruzione di un j^onte o di una nuova strada o tutt'al più verso la costruzione di qualche argine destinato alla protezione parti-colarmente interessante dal punto di vista dell'insediamento turistico-residenziale. Inoltre nelle zone alpine i terreni che vengono aspor-tati dall'erosione superficiale, dalle frane o dal-1 azione di scavo dei torrenti per lo più sono molto poveri, a volte abbandonati e per questo

motivo gli agricoltori non sono interessati alla loro conservazione. Quindi occorre fare opera di persuasione per fare comprendere l'impor-tanza del problema e considerare che le vere e proprie opere di sistemazione idraulico-fore-stale soprattutto in montagna sono assoluta-mente necessarie tenendo presente che una volta avuti i fondi è necessario utilizzarli bene, evitando di costruire delle opere trasversali lungo torrenti in cui non vi sono tracce di erosione e dove perciò la loro azione sarebbe nulla o delle gabbionate (ossia i ripari usati per contenere l'irruenza delle acque) nella parte alta dei torrenti alpini dove la corrente tra-sporta massi di notevoli dimensioni i quali in breve tempo finiscono con il rompere le màglie del gabbione, provocando il disfacimento dello stesso ! E necessario sapere che « non si può riuscire a regimare le acque di un torrente puntando esclusivamente sulle opere idrau-liche », ma occorre accanto a queste aumentare la superficie a bosco ceduo e ad alto fusto o a cespugli. Per le zone di alta montagna e per le specie più usate nei rimboschimenti si pre-ferisce il trapianto in quanto la semina viene

N e i bacini m o n t a n i i n p e r f e t t e c o n d i z i o n i di e q u i l i b r i o , i b o s c h i , i p r a t i , i pascoli v e g e t a n o i n p e r f e t t a a r m o n i a d i f e n d e n d o il t e r r e n o d a l l ' a z i o n e d e v a -s t a t r i c e d e l l e acque. ( F o t o Pa-squale Scategni).

mal tollerata a causa di alcuni fattori negativi che possono danneggiare le giovani piantine specialmente nel caso delle conifere in genere e degli abeti e dei pini montani in particolare che hanno un accrescimento molto lento. A proposito dei cespugli essi esercitano una par-ticolare azione protettiva assai efficace per effetto della loro elasticità, mediante la quale riescono ad averla vinta sul periodico pas-saggio di valanghe o slavine. Quindi i ce-spugli vanno protetti, vietando il pascolo

delle capre, proibendone il taglio in genere e aumentandone la superficie nelle zone fra-nose, scegliendo naturalmente le specie più adatte.

In conclusiBfie l'invito che dobbiamo acco-gliere dal volume di Pasquale Seategni è quello di non preoccuparci della sistemazione dei corsi d'acqua montani solo a seguito di catastrofi, ma di cercare di prevenire queste ultime con adeguati, periodici e attenti interventi di siste-mazione.