Costanza Costantino
La legge 20 maggio 1970, n. 300, sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento, meglio nota col nome di « s t a t u t o dei Lavoratori » — che il ministro del lavoro del tempo concludendo il dibattito a Montecitorio aveva definito: « un punto di svolta nei rapporti sociali in Italia » — ha incominciato a produrre f r u t t i copiosi.
Una breve nota a margine a questo « s t a t u t o » sarà — qualora fosse necessario — una prova ulteriore della fondatezza delle « speranze susci-t a susci-t e susci-tra i lavorasusci-tori e dei susci-timori in cersusci-ti impren-ditori che risentono di una mentalità sorpas-sata », come ebbe a dire il ministro sopra citato.
Una indagine recente dell'Istituto di studi sulle relazioni industriali e del lavoro (I.S.R.I.L.), sull'evoluzione dei settori industriali dal 1967 al 1970, ha basato la sua ricerca su tre elementi di giudizio: il fenomeno dell'assenteismo, l'evo-luzione degli orari di lavoro e l'incidenza degli scioperi.
I dati raccolti dall'I.S.R.I.L. sull'assentei-smo ci hanno indotti ad alcune meditazioni abbastanza interessanti.
L'assenteismo è ritenuto da taluni la nuova piaga delle società economicamente evolute: in Germania ed in Francia esso è a u m e n t a t o negli ultimi anni; in Gran Bretagna, continua robu-sto; in Svezia, per combatterlo, pare si sia isti-tuito a d d i r i t t u r a un premio di presenza.
In Italia, esso ebbe via libera, in modo mas-siccio, con lo s t a t u t o dei lavoratori o legge 20 maggio 1970, n. 300, che al pari della legge 6 dicembre 1962, n. 1643 sulla nazionalizza-zione dell'energia elettrica e della legge 9 otto-bre 1971, n. 825, sulla riforma tributaria è uno dei provvedimenti legislativi più qualificanti la politica economica del decennio 1962-1971.
L'art. 5 dello s t a t u t o dei lavoratori recita: « Sono vietati accertamenti da p a r t e del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipen-dente.
« Il controllo delle assenze per infermità può essere effettuato a t t r a v e r s o i servizi ispettivi
degli Istituti previdenziali competenti, i quali sono tenuti a compierlo quando il datore di lavoro lo richieda.
« Il datore di lavoro ha facoltà di far con-trollare la idoneità fisica del lavoratore da parte di enti pubblici specializzati di diritto pubblico ». Con ciò sono state abolite le visite del medico controllore che agiva per incarico diretto del-l'imprenditore: è sufficiente, però, porre mente alla situazione delle mutue per comprendere come il « controllo esercitato dai servizi ispettivi dei competenti istituti previdenziali » sia poco più che una finzione giuridica.
I dati raccolti dall'I.S.R.I.L. mediante que-stionari inviati direttamente alle imprese confer-mano la frana: l'assenteismo cresce in t u t t i i settori. Conviene però distinguere t r a l'assen-teismo lordo (cioè compresi gli scioperi) e quello netto (cioè esclusi gli scioperi). L'assenteismo lordo, come risulta dalla tabella seguente è
pas-ASSENTEISMO LORDO pas-ASSENTEISMO NETTO
(per cento del personale in organico)
1 9 6 7 1 2 , 3 1 1 , 8 1 9 6 8 1 2 , 3 1 1 , 8 1 9 6 9 1 5 , 2 1 1 , 8 1 9 7 0 1 5 , 1 1 3 , 9
sato in media, nell'industria manifatturiera dal 12,3% del personale in organico nel 1967 al 15,1% nel 1970, mentre l'assenteismo n e t t o dal-l'I 1,8% al 13,9%.
Nelle imprese a partecipazione statale esso è stato ancora più elevato. Dalla relazione an-nuale di Petrilli per l ' I . R . I . si ha notizia di dimensioni imponenti: il fenomeno delle assenze è a u m e n t a t o , nel periodo 1969-1971 in misura oscillante tra il 20 e il 6 0 % del personale in organico, s o p r a t t u t t o per assenze di breve d u r a t a , con p u n t e elevatissime (oltre il 5 0 % degli organici) in alcuni comparti ed in parti-colari situazioni locali.
Le valutazioni sindacali concordano, grosso modo, con quelle dell'I.S.R.I.L. La Segreteria
provinciale della C.I.S.L. di Torino forni per il 1970 dei valori pari al 12% per la Fiat, al 9,5% per la Lancia, al 13,6% per l'Olivetti ed all'8,8% per l'Alfa Romeo.
Quali considerazioni, a nostro sommesso pa-rere, ci consentono i risultati dell'indagine del-1 Istituto di studi sulle relazioni industriali e del lavoro?
Anzitutto, l'assenteismo (netto) sembrerebbe un nemico più temibile dello sciopero per la vita delle imprese e quindi per lo sviluppo del sistema economico; in secondo luogo parrebbe esistere una connessione tra assenteismo netto e legge 20 maggio 1970, n. 300, o s t a t u t o dei Lavoratori, perché la percentuale dell'assenteismo netto, stazionaria nel triennio 1967-1969, è a u m e n t a t a nel 1970, come si presume dalla tabella ripor-tata, del 17,7%.
In terzo luogo ci pare doverosa un'ammis-sione: la legge 20 maggio 1970, n. 300, consente, in merito agli accertamenti sanitari, una lar-ghezza infinitamente maggiore di quella già notevole consentita dal Testo Unico 10 gennaio 1957, n. 3, delle disposizioni concernenti lo sta-tuto degli impiegati civili dello Stato. Detto Testo Unico, per il combinato disposto degli a r t t . 36, 37 e 68 stabilisce che nel caso di do-manda di congedo ordinario, straordinario e di aspettativa per motivi di salute occorre una particolare documentazione (certificato medico) per la giustificazione della domanda e la do-manda è accolta quando « sia accertata, in base
al giudizio di un medico scelto dall' am ministra-zione, l'esistenza di una malattia che impedisca la regolare prestazione del servizio ». Si badi che
la cosiddetta « visita fiscale » è sempre effettuata e può essere ordinata anche per assenze brevis-sime dal servizio (uno o due giorni) quando il superiore gerarchico abbia dubbi sulla veridicità dei motivi di salute addotti a giustificazione del-l'astensione dal servizio.
Cosi stanno le cose nell'amministrazione dello Stato, sulla scarsa efficienza del quale non esi-stono dubbi. Né la prassi di maggiore larghezza, instauratasi in taluni settori dell'amministra-zione medesima, godenti di una certa autonomia, ha indotto fino ad oggi alla modificazione del Testo Unico del 1957.
A questo p u n t o ci si chiede, perché lo Stato non abbia d e m a n d a t o il controllo delle assenze per infermità dei suoi dipendenti ai servizi ispet-tivi degli Istituti previdenziali competenti (lo
E N P A S , nel caso in questione), analogamente a q u a n t o venne stabilito dalla legge 20 maggio 1970, n. 300, per i dipendenti privati. La risposta è ovvia: esso si riteneva maggiormente t u t e l a t o nei suoi diritti di datore di lavoro dal referto di un medico che agisse per incarico diretto
dell'amministrazione statale, piuttosto che dai servizi ispettivi degli Istituti previdenziali italiani.
Dal che è ^ggionevole chiederci: perché si volle, nel 1970 (quando già il nostro sistema eco-nomico dava segni di grave malessere), emanare una legge che avrebbe — contenendo numerose proposizioni in contraddizione con la logica di un sistema basato sull'impresa — decisamente contribuito ad aumentare lo squilibrio tra i costi e i ricavi delle imprese medesime?
Gli effetti del provvedimento sono ora palesi:
a) Scardinamento del sistema
previden-ziale.
Le mutue infatti presentavano al 31 dicembre 1972 un deficit complessivo di oltre duemila miliardi, come risulta dai dati forniti dal Mini-stero del Lavoro. È chiaro che la retribuzione piena dei lavoratori malati è possibile quando il numero di questi rientra in ammontari sta-tisticamente calcolati all'atto della creazione del sistema di previdenza; questo sistema, infatti, si basa su principi di mutuo aiuto a carico delle componenti sociali per cui i lavoratori sani ed i datori di lavoro pagano per i lavoratori malati, che sono ovviamente una percentuale minima rispetto agli altri. L'onere conseguente è quindi sopportabile per tutti, con vantaggio generale. L ' a u m e n t o vertiginoso di finti malati riduce il numero di chi paga e a u m e n t a enormemente l'ammontare delle prestazioni, donde il deficit denunziato.
b) Erosione della capacità produttiva delle
imprese.
Le imprese erogano una massa imponente di salari a favore di lavoratori in pseudomalattia senza averne la controprestazione.
I costi a u m e n t a n o eoli rapida progressione e la competitività scompare. Il grado d'impiego degli impianti industriali, che nel primo trime-stre del 1968 era ancora dell'85,5% è sceso nel primo trimestre del 1972 al 75%, come risulta dalla nota inchiesta congiunturale Iseo Mondo Economico.
L'assenteismo, con gli scioperi e le decurta-zioni di ore straordinarie è una delle cause più importanti dell'insufficiente impiego della nostra attrezzatura p r o d u t t i v a .
c) Impossibilità di autofinanziamento delle imprese.
L ' a u m e n t o rilevante del costo del lavoro a cui l'assenteismo dà cospicuo alimento, corrode e spesso annulla il profitto, impedisce l'autofi-nanziamento delle imprese e le costringe ad a m m o r t a m e n t i insufficienti. E t u t t o ciò in un sistema p r o d u t t i v o come il nostro,
relativa-mente povero di capitali e, specialrelativa-mente povero, se si confronta la nostra disponibilità di mac-chine ed attrezzature con quella degli altri si-stemi economici con i quali siamo più attiva-mente in concorrenza.
La sintesi di questo processo è la ricomparsa massiccia nel nostro sistema economico del feno-meno della disoccupazione, che si credeva defi-nitivamente relegato agli anni oscuri della grande crisi quando le applicazioni concrete dei nuovi
modelli di politiche anticongiunturali erano an-cora ai primi passi e limitati ai paesi economi-camente più progrediti.
Per noi però — ancorché in quarant'anni i modelli anticongiunturali abbiano raggiunto una perfezione notevole — non si tratta della mera scelta di uno di essi, perché la crisi nella quale il paese si dibatte è essenzialmente una crisi politica e sociale e il fenomeno dell'assenteismo una delle sue tante manifestazioni.