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Impostazione degli studi di ricerca

e formulazione del problema

III. Impostazione degli studi di ricerca

L’impostazione della ricerca è strettamente congiunta alla formulazione del problema. La scelta della strada in cui procedere è stata fatta al momento della formulazione del problema; i mezzi con i quali viaggiare su questa strada vengono decisi quando l’impostazione è stata presa in esame ed eventualmente prescelta. L’autore del saggio, i cui estratti compongono il presente capitolo, descrive quattro tipi di impostazione ed il loro rap­ porto con il contenuto del lavoro sociale, tipi che si differenziano piuttosto per gradualità che non per essenza. Essi procedono per grado di perfe­ zionamento e di approf ondimento dalla « osservazione a caso » alla « impo­ stazione sperimentale ».

Nell’impostazione della ricerca occorre tener presenti alcuni punti di fon­ damentale importanza in rapporto alla ricerca di lavoro sociale. Prima di tutto la semplice descrizione dei fatti non può essere significativa se la scelta dei dati da osservare non si fonda su un punto di partenza consa­ pevole ed informato che guidi l’osservatore. D’altro canto, quando si tratti di impostazione sperimentale, occorre molta cura nel non attribuire un rap­ porto di causa ed effetto tra due variabili associate. Gli operatori sociali hanno la tendenza a cadere in questo trabocchetto, nonostante l’uso di perfezionati tests statistici di validità. Ne è risultato che il lavoro sociale praticato ha accettato suggerimenti di intervento che non risultarono poi efficaci quando divennero oggetto di studi di valutazione. Troppo spesso sono state seguite e poi abbandonate teorie costruite su rapporti causali in relazione alla patologia sociale. Vittima ne può essere stato, piu che il singolo cliente, lo status della professione, che del resto influisce su tutti i potenziali dienti.

La funzione dello statistico nella ricerca applicata al lavoro sociale riveste a questo punto una grandissima importanza. Se ne deve utilizzare la com­ petenza nella preparazione degli indispensabili tests di validità, e se ne deve intendere l’esatta funzione da parte dell’operatore sociale, in modo che questi sia in grado di tradurre i risultati statistici nel linguaggio e nell’azione del lavoro sociale, rapportandoli con le conoscenze precedenti

relative a questo settore. f

A queste considerazioni di carattere tecnico occorre aggiungerne un altra

di natura etica: la difficoltà nello stabilire il necessario gruppo di con­ trollo nella ricerca applicata al lavoro sociale non è semplicemente dovuta al gran numero di variabili significative presenti quando si osserva il com­ portamento umano. Possiamo anche trovarci nella situazione di dovei

privare un essere umano di ciò che riteniamo sia bene per lui, per poterlo paragonare ad^ un altro essere. Sarà sempre un passo difficile, anche se ha per scopo l’acquisizione di nuove conoscenze per il bene di tutti: questa e la ragione per cui ci sentiamo portati piuttosto verso gli studi a carattere valutativo che non verso quelli a carattere sperimentale. Dobbiamo, d’altra parte, ricordare che la medicina presenta un problema etico non dissimile, e che non ha esitato a compiere esperimenti sugli esseri umani, a condi­ zione che il rischio potesse essere controllato e il paziente non corresse in pratica alcun serio pericolo.

D a: Alfred G, Kahn, The Design o f Research

L ’ impostazione intesa com e strategia logica di uno studio

L’impostazione della ricerca, nel senso usato in questo capitolo, può meglio definirsi la strategia logica dello studio. Essa riguarda il piano sviluppato per trovare la risposta ad un quesito, per descrivere una situa­ zione o per vagliare una ipotesi; riguarda, in altre parole la ragione fondamentale per la quale una serie specifica di procedure, comprendenti sia la raccolta che l’analisi dei dati, si ritiene adatta a soddisfare le paiticolari esigenze di uno studio. Un esempio : se si richiedesse di misurare la efficacia del trattamento individuale psico-pedagogico in confronto ad un trattamento in cui il bambino fosse sottoposto a terapia sia individuale che di gruppo, 1 impostazione potrebbe comportare la selezione di due gruppi paragonabili, un trattamento secondo i due tipi per un periodo di tempo sufficiente, e la misurazione dei cambiamenti avvenuti in ciascuno dei due gruppi sottoposti a trattamento.

L’impostazione così delineata suggerisce la struttura generale e l’am­ piezza dello studio, ma non ci dice come i gruppi saranno scelti, come il trattamento sarà amministrato, quali strumenti statistici saranno usati per saggiare la significatività delle differenze ottenute, e così via. Queste ed altre questioni dovranno essere affrontate, ma non prima che la struttura logica dello studio sia stata specificata. In realtà, se tale struttura non è specificata, non si potrà decidere in proposito adeguatamente. Un altro esempio: il problema in questione è la necessità di determinare il modo in cui i leaders di una comunità classificano i servizi assistenziali secondo criteri di priorità. L’impostazione potrebbe consistere nel fornire ai

leaders elenchi dei vari servizi e chiedere loro di classificarli. Tali classifi­ cazioni potrebbero poi essere raggruppate e analizzate in diversi modi. Restano però senza risposta domande come le seguenti : quali sono le persone che possono definirsi leaders? sarà richiesto a tutte di operare le classificazioni? verranno classificati gli enti o i servizi, i servizi indi­ viduali o i raggruppamenti più vasti? sono adeguate delle classificazioni semplici o desideriamo operazioni più complesse?

Jmpo': tanza della chiarezza iniziale di impostazione. — Possiamo a questo

punto chiederci perché, se una enunciazione generalizzata dell’impostazione lascia fuori tanti elementi, essa è tuttavia così importante. Anzitutto perché soltanto la pura impostazione, non appesantita o oscurata da dettagli di procedura, rivela chiaramente la capacità dello studio proposto a fornire l’informazione necessaria, a rispondere ai quesiti e a vagliare le ipotesi. Secondariamente, come sarà notato più oltre in modo dettagliato, la chiarezza dell’impostazione aiuta a risolvere molte delle principali questioni metodologiche, vale a dire il piano di campionamento, la raccolta dei dati e l’analisi degli stessi. I dettagli di procedura si fondano sulle decisioni circa la strategia logica fondamentale dello studio. Per esempio, il ricer­ catore che trasforma la maggior parte dei problemi che gli vengono proposti in studi sulla pubblica opinione, spesso fornisce precise risposte a quesiti che non gli sono stati rivolti. Il ricercatore che raccoglie registrazioni di casi da esaminare, prescindendo dal problema in questione, commette 10 stesso errore. La procedura e gli strumenti dovrebbero essere sele­ zionati e scelti in quanto soddisfano le esigenze dell’impostazione.

Rapporto tra formulazione del problema e decisioni di impostazione.

Poiché, come si è detto, l’impostazione riguarda la strategia logica di uno studio, essa poggia saldamente sul modo in cui un problema è stato for­ mulato. Qualora si decida che la questione in esame richiede una informa­ zione descrittiva e non la verifica di ipotesi sulla efficienza di un servizio, diviene quasi inevitabile scegliere una indagine esplorativa piuttosto che un esperimento, per parlare di due possibilità che illustreremo più avanti. Ciascuna di esse conduce a sua volta ad uno schema di requisiti per l’impostazione.

Così pure il livello di astrazione dei concetti scelti nella fase di formu­ lazione del problema comporta delle conseguenze per 1 impostazione, di cui è necessario tenere conto, se si vogliono trovare degli indici di misurazione dei concetti. Ad esempio, il ricercatore di groupwork che voglia studiare 11 rapporto tra iniziativa del leader e coesione del gruppo, ovviamente esige una impostazione che fornisca delle definizioni operative di questi concetti e dei modi per studiare i loro rapporti sotto varie circostanze.

Qui il tipo di approccio è molto diverso da quello del ricercatore che intende scoprire come l’uso degli elementi di un programma da parte del leader influenzi un gruppo.

E di somma importanza il fatto che un soddisfacente processo di formu­ lazione del problema risulti dalla scelta di una formulazione che appaghi sia le esigenze della situazione che ha provocato la ricerca, sia le speranze di i aggiungere il massimo progresso conoscitivo. Uno studio esplorativo non è auspicabile se lo stato della conoscenza richiede un esperimento, ed un esperimento è una imprudente evasione quando il problema posto richiede uno' studio descrittivo. Se la formulazione del problema è soddi­ sfacente, decisioni del genere vengono prese automaticamente e il pro­ cesso di impostazione è varato correttamente.

Contributo della statistica all’impostazione della ricerca. — Il profano

di solito usa associare la statistica con l’analisi dei dati e con la pre­ sentazione dei risultati della ricerca. Per lui infatti il settore della statistica descrittiva di solito comprende tutta la statistica. Lo statistico, invece, allarga il suo contributo alla raccolta dei dati (osservazioni), alla verifica (controllo delle previsioni) e alla impostazione degli esperimenti. E’ opi­ nione diffusa ritenere che lo statistico, abituato a trattare problemi di induzione, debba dare un contributo essenziale alla impostazione della ricerca; essendo consapevole sia delle possibilità che delle difficoltà di sistemazione dei risultati ottenuti mediante varie forme di raccolta di dati, e particolarmente qualificato ad affrontare in modo realistico la necessità di una osservazione selettiva, lo statistico, che sia associato ad un’impresa di ricerca fin dall’inizio, offre un contributo all’imposta­ zione stessa. E quando collabora all’impostazione, lo « statistica visua­ lizza in dettaglio l’analisi che verrà condotta sulle osservazioni e l’inter­ pretazione che potrebbe risultare da queste osservazioni... [e] rafforza il grado di fiducia nelle conclusioni e le necessarie ammissioni di errore » (18). Lo statistico impiegato propriamente contribuisce alla impostazione, e partecipa a quel continuo processo entro cui la decisione relativa alla impostazione e le decisioni relative al metodo (procedura) vengono prese in maniera interdipendente.

Livelli dell’ impostazione della ricerca

Non esistono due studi che comincino esattamente dallo stesso punto, sia dal punto di vista della conoscenza che della pertinente metodologia. Il ricercatore deve a volte coprire aree non battute, simili al deserto inesplorato, dove mancano veicoli, mappe e tracce di sentieri. Altre

volte, per parlare solo dei casi estremi, è incaricato di trovare la sua via in mezzo a una città in cui regna la massima congestione di traffico e molte strade da scegliere; il suo principale compito è allora la innova­ zione metodologica (cioè un più efficiente modo di viaggiare) o la chiarifi­ cazione della strada migliore da percorrere ai fini della impresa.

Senza spingere l’analogia troppo lontano, potremo notare che la ricerca talvolta comincia con un incarico necessariamente vago in relazione a un oggetto inesplorato, o con un incarico che può apparire specifico (« cercare se il casework aiuta »), ma che significa poco al momento, per mancanza di finalità chiaramente enunciate e per carenza di strumenti di ricerca adeguata- mente sviluppati — vale a dire scale di nota attendibilità e validità, per continuare con l’esempio del casework. Altre volte il livello teorico e la storia delle ricerche precedenti sul problema sono tali da rendere superflua ogni proposta di ricerca, per mancanza di tests sperimentali basati su ipotesi a più alti livelli di astrazione e comprendenti più aspetti dei fenomeni allo studio.

Quando consideriamo questo rapporto tra la situazione delle conoscenze disponibili e dello sviluppo della ricerca intorno ad un determinato quesito, e il tipo di impostazione più funzionale e più utile, parliamo di livelli di

impostazione della ricerca. Anche se parleremo di quattro tipi specifici, si

dovrà sempre aver presente che essi comportano delimitazioni arbitrarie e fissano dei punti in un continuum di ricerca. Nel mondo del ricercatore la maggior parte degli studi si situano lungo il continuum in qualche punto intermedio tra queste astrazioni alle quali si è dato un nome. Inoltre è abbastanza comune che una data ricerca cominci con un tipo di impostazione nella sua fase iniziale (esplorativa) e proceda verso un altro tipo di impostazione (per esempio, una impostazione sperimentale post- facto).

Tenendo conto di queste avvertenze, possiamo utilmente distinguere quattro tipi di impostazione. Il primo può essere considerato solo una fase di pre-ricerca. E’ quella osservazione a caso che determina tensioni, suggerisce direzioni di indagine, produce uno stato di disagio ( soltanto però in persone preparate). Poi viene l’impostazione abbastanza flessi­ bile di tipo form/ulativo-esplorativo, il cui scopo è selezionare le priorità, o specificare i quesiti, e formulare le ipotesi preliminari. Viceversa il tipo di studio detto descrittivo-diagnostico ha come scopo la valutazione del e caratteristiche di una popolazione o di una situazione; non si occupa

dello sviluppo teorico se non indirettamente. Infine c è impos azione

sperimentale, nei suoi numerosi tipi e forme, il solo tipo di impostazione

che può fornire rigorosi controlli delle ipotesi, e in questo senso costituisce

il vertice nella gerarchia dell’impostazione di ricerca. . . .

In realtà si potrebbero concepire i «livelli» come una sene di punti

arbitrari lungo una spirale. Come diremo meglio in seguito, anche se la meta può essere un incremento negli studi sperimentali, ai fini dello sviluppo teorico una professione come il lavoro sociale ha bisogno anche di molti studi descrittivo-diagnostici per soddisfare le necessità delia pratica quotidiana. Inoltre ogni professione dinamica tende ad assicurarsi un continuo rinnovamento di teorie attraverso sempre nuovi tentativi esplorativi.

Osservazione a caso. — Si dice che Alexander Fleming iniziò lo studio

che portò alla scoperta della penicillina, perché la spora di una muffa entròi attraverso la finestra aperta del suo laboratorio provocando nella cultura sulla quale si era posata certi mutamenti che lo interessarono. Si son scritte pagine e pagine su come l’osservazione delle conseguenze prodotte su una lastra fotografica da un pezzo di roccia radioattiva per caso dimenticata su di essa per tutta la notte, costituì il primo passo nella scoperta del radium da parte di Madame Curie. E Freud, a quanto pare, fu spinto da una osservazione casuale a capire il possibile signi­ ficato dei « ricordi » rimossi di traumi passati. Un osservatore non qualifi­ cato, non preparato, non interessato, non allenato, non avrebbe fatto queste scoperte: avrebbe scartato la cultura «deteriorata», gettato il frammento di roccia nel giardino, o deciso che la tecnica per scoprire l’inconscio dava luogo a troppi prodotti dell’immaginazione e perciò non era attendibile. Invece, per adottare la terminologia di Joseph Eaton, una osservazione a caso condotta da una mente preparata può tramutarsi in un « incidente creativo » : è il fenomeno che il Merton (ispirandosi a Horace Walpole) chiama serendipity. Secondo il Wallis e il Roberts si tratta della « abilità di riconoscere e sfruttare fatti favorevoli incontrati accidental­ mente mentre si sta cercando un’altra cosa » (19, 20).

Proprio perché una mente non preparata non riconosce i « fatti favo­ revoli », è bene che il ricercatore di lavoro sociale mantenga stretti legami con gli sviluppi del lavoro sociale operativo e della teoria operativa. L’operatore sociale che abbia interessi teorici e di ricerca, è in una posizione anche più favorevole per impostare quesiti e formulazioni preliminari che conducono ad uno studio sistematico, dal momento che compie le sue osservazioni come parte di un processo continuo di ricerca e di studio.

Studi formulativi ed esplorativi. — Successivamente passiamo al tipo di

studio che costituisce un primo passo essenziale nello sviluppo della cono­ scenza : l’indagine sistematica o studio formulativo. Qui lo scopo sta nell’indi- viduare questioni fondate, concetti che sembrano utili e ipotesi preli­ minari in un campo che sinora ha avuto un limitato sviluppo e perciò

non è preparato ad elaborare piani sperimentali per vagliare ipotesi complesse e astratte. A differenza dello studio diagnostico-descrittivo, nel quale il quadro di fatto ottenuto coincide con il fine ricercato, lo studio formulativo è orientato verso lo sviluppo teorico; è considerato fin dall’inizio come preliminare ad un altro studio, nel quale i risultati ottenuti saranno portati avanti ulteriormente.

Studi diagnostici o descrittivi. — Spesso, specie in ricerche su problemi

amministrativi o professionali, la finalità non risiede nello sviluppo teorico. Si desidera, per esempio, conoscere il rapporto tra età e partecipazione ai programmi in un centro comunitario ; oppure è necessario avere notizie circa il ruolo esercitato dal padre di famiglia in un certo programma di assistenza pubblica; o ancora è richiesto un quadro accurato, obiettivo, dinamico di un processo, di uno schema di interazione, di un evento. Lo scopo è ottenere una visione descrittiva (qualitativa o quantitativa, oppure l’una e l’altra) di una situazione, di un ente, di un programma o di un gruppo di clienti. Ciò spesso vale per la pianificazione, le decisioni amministrative, l’attuazione di un programma.

L’inchiesta sociale che si propone di valutare il bisogno di un dato tipo di servizio, misurato sia sulla base della domanda del cliente che degli indici di disorganizzazione e di patologia, è uno studio diagnostico- descrittivo. L’esame di un gruppo di clienti, basato sulle analisi dei casi, sui questionari e sulla tabulazione, è un altro studio che rientra in questa categoria, come lo è un semplice sondaggio di opinioni. A volte lo studio può comportare l’esame di una voce o di un gruppo osservato ad un determinato punto nel tempo, cioè lo studio di una modalità. In altri casi i problemi posti possono richiedere sia lo studio di un gruppo in momenti diversi (i cambiamenti di atteggiamento dei giovani riguardo alla partecipazione in un centro sociale, via via che essi passano attra­ verso le fasi della adolescenza), sia il confronto tra vari gruppi (impor­ tanza relativa delle associazioni volontarie nella vita di diversi tipi di abitanti di città).

Queste ultime esemplificazioni dimostrano che, in un certo senso, lo studio diagnostico-descrittivo può in realtà essere uno studio formulativo- esplorativo senza ulteriori finalità. Può iniziare precisamente allo stesso iivello di conoscenza e di metodo in cui iniziano alcuni studi esplorativi tra i più avanzati, ma si limita alla descrizione e valutazione. Le decisioni principali durante questo tipo di ricerca vengono prese alla luce di tali finalità, non per la necessità di un progresso teorico; si limita all’empi­ rismo e si occupa di concetti altamente astratti in misura minore di quanto avvenga nello studio esplorativo. Eppure i suoi risultati, descrittivi per un lettore, per un altro possono valere da stimolo per la formulazione

di ipotesi e per nuove ricerche. Tutto ciò ribadisce l’osservazione fatta precedentemente, secondo la quale i « livelli » di ricerca sono astrazioni utili per alcuni fini, mentre l’elemento di maggiore differenziazione è dato dallo scopo del ricercatore. Inoltre gli studi esplorativi e quelli

descrittivi rappresentano spesso due categorie logicamente situate allo stesso livello. Affermazione in particolar modo appropriata, se si para­

gonano studi descrittivi accurati con studi esplorativi più avanzati, che siano chiari circa le variabili pertinenti, attenti circa il campionamento e rigorosi nei procedimenti statistici. Si tratta di studi il cui passo successivo conduce ai piani sperimentali.

Alcuni tipi di studi descrittivi senza dubbio presumono una conoscenza pertinente di variabili e un significativo grado di concettualizzazione in rapporto alle questioni in esame. Tali studi interessano, nella stessa misura delle impostazioni sperimentali, campionamenti, validità, atten­ dibilità e procedimenti statistici adeguati. Una delle principali decisioni procedurali riguarda la specificazione della popolazione appropriata da cui estrarre un campione. Il professionista o il ricercatore che acquistino interesse per i risultati di uno studio di questo genere, possono procedere a formulare ipotesi da vagliare attraverso nuove impostazioni. In questo modo uno studio descrittivo può trasformarsi per altri in impostazione formulativa.

Poiché regna spesso una certa confusione sull’argomento, può essere utile notare che uno studio descrittivo elaborato di solito include complesse tabulazioni a doppia entrata e classificazioni dettagliate di dati, per maggior precisione e concretezza. Si può anche riferire sui procedimenti adottati allo scopo di arricchire la descrizione. Come ha rilevato Herbert Hyman, siamo in errore se consideriamo una descrizione corredata da tabulazioni a doppia entrata o da riferimenti normativi come una « spiegazione » o un « esperimento ». L’impostazione sperimentale ha inizio con le ipotesi che regolano la raccolta dei dati e specificano i controlli essenziali alla induzione causale.

Impostazione sperimentale. — Per il ricercatore sociale interessato allo

sviluppo di teorie circa una frazione di esperienza umana, tutti i livelli di ricerca fin qui citati sono giustificati solo in quanto preliminari necessari