e formulazione del problema
V. Utilizzazione di dati disponibili
L’acquisizione di nuove conoscenze può appoggiarsi suWinterpretazione di dati raccolti espressamente per un particolare studio, oppure su dati raccolti da altri, in altra occasione e forse per altri scopi. Il presente capitolo riguarda l’utilizzazione dei dati disponibili prima dell’inizio di uno studio, per indicare quando l’uso di essi sia preferibile al raccoglierne dei nuovi, e quali d’altra parte possano essere i problemi inerenti ai dati preesistenti.
L’autore del saggio, che presta la sua attività nell’ambiente del lavoro sociale negli Stati Uniti, sa bene come in passato sì sia svolto molto lavoro del tutto inutile da parte di ricercatori che non avevano consul tato il materiale già disponibile, specialmente al di fuori del ristretto campo della ricerca di lavoro sociale.
Molti dati potrebbero essere efficacemente utilizzati se fossero opportuna mente vagliati sotto l aspetto della loro validità scientifica, e se ci si garan tisse che essi sono paragonabili ai dati dello studio che si sta program mando. Quest ultimo punto richiede che il ricercatore di lavoro sociale sia in grado di interpretare i termini di riferimento del materiale che desi dera utilizzare.
Naturalmente, se si ha in programma uno studio a carattere storico, si sarà costretti, senza questione di scelta, a lavorare con dati raccolti da altri. Ma negli altri casi la nostra scelta si ispirerà al criterio della maggior praticità: esistono già dei dati che possono provare le nostre ipotesi? Si possono ottenere più rapidamente ed a minor costo che se ne racco gliessimo dei nuovi?
La manipolazione dei dati diventa notevolmente più complessa quando si tratta di dati descrittivi. Dobbiamo in questo caso formulare uno schema di analisi che ci permetta di sistematizzare i nostri risultati, cioè di quanti ficarli affinché in seguito possano essere misurati. Questo metodo, detto in linguaggio tecnico analisi del contenuto, è fondamentalmente un modo per isolare le variabili contenute nel materiale descrittivo. Dovrebbe risul tare di particolare interesse proprio per i ricercatori di lavoro sociale, i quali si affidano alle registrazioni dei casi, che a loro volta, nella maggior parte dei casi, vengono scritte senza che si tenga conto delle esigenze di future ricerche
D a : A n n W . Shyne, Use of Available Material
Molte ricerche di carattere sia fondamentale che operativo applicate al lavoro sociale si servono come fonte di dati di materiale già. disponibile. Pur ammettendo che la raccolta di dati originali possa assumere una impor tanza sempre crescente', è fuori dubbio che essa non potrà rendere superflua la necessità di cercare risposte provvisorie a molti interrogativi mediante l’analisi di dati già disponibili. Tanto meno potrà eliminare l’esigenza di controllare le proprie osservazioni confrontandole con altri dati sia storici che contemporanei. Qualche volta l’utilizzazione di materiale già disponibile viene imposta da necessità contingenti, ma può anche essere imposta dalla natura stessa del problema da affrontare.
In questo capitolo esamineremo gli usi del materiale disponibile, le fonti dei dati, alcuni dei problemi creati dal fondarsi su tali dati, come impiegare i dati disponibili nelle rilevazioni statistiche sistematiche, e come analizzare il contenuto della documentazione descrittiva.
L ’ utilizzazione dei dati preesistenti
Il materiale disponibile può essere importante nel lavoro di preparazione di un programma di ricerche, perché può fornire le basi di partenza e contribuire all’individuazione e al chiarimento dei problemi da studiare. Può anche svolgere un’importante funzione accessoria, fornendo dati per un confronto con quelli risultanti dalla ricerca originale. In alcuni casi il materiale preesistente può addirittura permettere la misurazione indiretta di una variabile altrimenti inaccessibile. Vi sono inoltre considerazioni pra tiche di tempo, denaro e conseguenze per gli enti che possono sconsigliare la raccolta di dati originali. Infine il materiale già disponibile costituisce l’unica fonte utilizzabile quando il ricercatore debba compiere uno studio storico.
Informazioni ambientali e preliminari. — L’uso del materiale preesistente
come informazione ambientale e preliminare non rientra propriamente nel tema che ci siamo proposto, che è l’uso del materiale preesistente come fonte di dati di ricerca. Tuttavia può essere opportuno sottolineare l’importanza di sapere bene quello che è già successo prima: non è infre quente il caso del ricercatore che non sappia porre il proprio lavoro in riferimento alle iniziative precedenti, il che crea una dispersione degli sforzi e impedisce l’accumularsi di esperienze per la evoluzione delle teorie e delle conoscenze. Le cause vanno ricercate non tanto in una mancanza di aspirazione da parte del ricercatore per le impostazioni scientificamente
corrette, quanto nel fatto che gli vengono spesso affidati progetti di ricerca con tale carattere di urgenza da costringerlo a cercare scorciatoie e a trascu rare così quelle ricerche preliminari che possono' sembrare meno importanti. In questi casi la fretta è sempre cattiva consigliera, perché si corre il rischio di ripercorrere inutilmente le strade già battute e di riapplicare metodi che già si sono rivelati poco pratici in altri casi. In altri termini, si finisce con il trascurare i progressi metodologici già realizzati da altri’ e che potrebbero contribuire in modo decisivo al successo del lavoro di ricerca in atto.
Individuazione dei problemi. — L’analisi dei dati preesistenti può giocare
una parte di estrema utilità nella formulazione delle ipotesi nonché nell’impostazione dello studio. Per dirla in parole povere, si tratta di individuare i problemi da studiare e di suggerire le vie di approccio. Come tutti sappiamo, la letteratura del nostro settore professionale è piena di ipotesi suffragate dalla loro apparente riuscita in rapporto a casi singoli, gruppi, enti o comunità. Relazioni di enti, verbali di riunioni ed altri documenti del genere sono ricchi di premesse, impressioni e convin zioni. Come scriveva Margaret Blenkner, « se prendessimo in considerazione quello che secondo l’operatore sociale funziona..., potremmo costruire delle ipotesi fondate sulle sue impressioni e infine vagliarle mediante una ricerca » (34).
Base di confronto. — Una funzione importante dei dati preesistenti è di
provvedere uno schema di riferimento per i risultati di studi circoscritti. Molte ricerche in campo di lavoro sociale riguardano un particolare ente; comunità o gruppo di clienti. Se i risultati dello studio non sono generali^ zabili oltre i limiti della particolare popolazione considerata, la loro utilità sul piano pratico o teorico è piuttosto scarsa. La validità di una generalizza zione può essere determinata solo ripetendo le stesse osservazioni su altre popolazioni. Ma una certa indicazione della validità delle generalizzazioni derivabili dallo studio di una particolare popolazione o ambiente può essere ottenuta confrontando i risultati dello studio con dati di tipo comparabile già rilevati per altre popolazioni o ambienti. Per esempio, quando il cam pione dei casi allo studio -— con riferimento a determinate caratteristiche selezionate — presenta una distribuzione simile alla totalità dei casi di cui si occupa l’ente, il ricercatore può sentirsi abbastanza sicuro nel- 1 allargare la validità dei suoi risultati alla totalità sopra citata. Abbiamo detto « sentirsi » abbastanza sicuro a ragion veduta, perché non si può avere sicurezza assoluta di una corrispondenza tra il campione e la totalità dei casi anche in ordine ad altre caratteristiche. Tuttavia il
ricer-catore può trarre conforto almeno dal fatto che non c’è nulla che possa dimostrare 1’esistenza di divergenze fra il gruppo da lui studiato e la più vasta popolazione di cui l’ente si occupa.
Misurazione indiretta delle variabili oggetto dello studio. — Il mate
riale statistico già disponibile viene molto spesso impiegato per la costruzione di indici intesi a misurare il bisogno relativo di servizi sanitari o di assistenza. Questo particolare uso è spesso imposto da motivi contingenti, e il bisogno, da un punto di vista operativo, viene definito in termini di variabili su cui vi sono dati disponibili. A questo proposito possiamo rilevare che, se esaminiamo gli elementi costitutivi dei vari indici costruiti per misurazioni di questo genere, possiamo avere un’idea della grande varietà di dati statistici disponibili e utilizzabili in campo di ricerca applicata al lavoro sociale. Si tratta di indici costruiti con dati di densità demografica, distribuzione etnica, composizione di nuclei familiari, medie dei fitti, incidenza dei proprietari di alloggi, incidenza degli alloggi in cattive condizioni di abitabilità, tassi di natalità e mortalità, mortalità infantile e per cause di parto, incidenze dei divorzi, ecc.
Fattori di tempo e costo. — La raccolta diretta dei dati è molto dispen
diosa non soltanto in termini puramente monetari, ma anche come tempo impiegato. Sarebbe ovviamente inopportuno impegnarsi in un’operazione così costosa quando esistono già dei dati che possono servire allo scopo. Inoltre, considerate le limitazioni di fondi e di personale che si veri ficano così spesso nella pratica, siamo molte volte costretti ad acconten tarci dei dati già esistenti, purché rispondano anche solo parzialmente ai nostri fini. Se, per esempio, dovessimo svolgere uno studio di compa razione fra gli stipendi degli operatori sociali e quelli percepiti in altri campi professionali, la cosa migliore sarebbe di raccogliere dati su stipendi, grado di istruzione, anni di esperienza, e così via, da cam pioni rappresentativi delle varie professioni considerate. Ma il costo di un’iniziativa del genere potrebbe rivelarsi proibitivo. Dovremmo perciò accontentarci di cercare una risposta approssimativa sulla base di ma teriale già esistente.
Oltre alla questione della spesa eccessiva, dobbiamo considerare il fatto che la raccolta di dati originali può protrarre la conclusione di uno studio fino al punto in cui il problema in esame ha cessato di avere 1 importanza e l’urgenza originali. Per esempio, se ci stiamo occupando delle relazioni fra determinate caratteristiche del cliente e l’effetto di un servizio, pos siamo basare le nostre valutazioni sulle registrazioni già disponibili dei casi nei cui confronti il servizio ha terminato il suo compito, oppure
intra-prendere una ricerca nella quale la raccolta diretta dei dati si prolunghi fino a che il servizio non risulti completato per tutti i casi del gruppo allo studio. Quest ultima soluzione è ovviamente la più corretta, ma potrebbe rive- larsi poco fattibile, se lo scopo dello studio sta nel fornire le basi per una decisione immediata in relazione all’ammissione all’assistenza,
E ffetti siiti amministrazione dell’ente. — Un altro elemento da prendere
in considerazione è l’effetto che l’esecuzione di un programma di ricerca può avere sulle altre attività dell’ente. La raccolta di nuovi dati spesso
richiede la collaborazione1 del personale addetto a determinati servizi. Se
questa collaborazione si limita all’annotazione di pochi elementi di fatto
normalmente conosciuti da tale1 personale, non si creano aggravii di lavoro
tali da compromettere la funzionalità dei servizi in questione. Se però sono richieste speciali registrazioni non comprese tra. quelle che già vengono normalmente effettuate, il personale è costretto a sottrarre del tempo al suo lavoro ordinario. E ciò non soltanto per l’atto pratico di registrare, ma spesso anche per l’orientamento e l’addestramento all’uso del metodo o strumento di registrazione.
Sarà bene pertanto che il ricercatore consideri attentamente la natura
dei dati che gli servono1 e la validità dello strumento che egli chiede di usare
per ottenerli, prima di presentare un programma di raccolta dei dati che richieda, una partecipazione abbastanza intensa da parte del personale operativo.
Il ricorso a dati preesistenti può non essere sempre imposto da necessità contingenti ; spesso è la natura stessa del problema a consigliarlo. La ricerca storica è per definizione dedicata a quanto è avvenuto prima e pertanto • non può essere che basata su registrazioni precedenti, salvo che per even tuali elementi integrativi basati sui ricordi e i giudizi di coloro che hanno vissuto gli avvenimenti oggetto dello studio.
Sono molte le questioni di ordine teorico o pratico (amministrativo) che possono essere impostate soltanto con lo studio di dati già disponibili, anche in considerazione del fatto che noi non siamo dei chiaroveggenti e non possiamo prevedere tutti i problemi che sorgeranno in futuro, orga nizzando in anticipo la registrazione sistematica di quei dati che potranno domani servire per la loro soluzione.
Problemi relativi all’ uso del materiale disponibile
Quando si ricorre sia a dati quantitativi relativi a casi singoli e a compila zioni di dati quantitativi, che a registrazioni descrittive, il problema presenta due aspetti : trovare il materiale che si ritiene di voler ottenere, e
determi-nare se il materiale che si trova è veramente ciò che a prima vista sembra essere. Il primo aspetto può essere indicato come « disponibilità coerente »
( consistent availability), mentre il secondo implica le note questioni della
attendibilità e validità ( reliability and validity).
Disponibilità coerente. — Un controllo preliminare delle fonti da usare
può darci un’idea della coerenza offerta dai dati a disposizione, permettendoci così di stabilire se le lacune costituite dai dati mancanti porterebbero ad un margine di errore eccessivo' nella ricerca che vogliamo intraprendere. Dobbiamo non soltanto valutare l’entità dei dati mancanti, ma anche resi stenza di vizi o pregiudizi sistematici che possano averne influenzato l’inclusione o l’omissione. Può, per esempio, verificarsi il caso che l’età dei clienti venga registrata con maggiore sistematicità per quelle persone che si trovano vicine al massimo o al minimo di età stabilito per quel determinato gruppo. Le conseguenze derivanti da dati mancanti si moltiplicano quando le omissioni sono’ imputabili a un determinato pre giudizio, perché si tende di solito a considerare le omissioni distribuite secondo andamenti simili a quelli delle osservazioni disponibili.
Quando si tratti di compilazioni di dati quantitativi dove può essere opportuno di stabilire il paragone tra differenti serie di dati relativi a un momento stabilito o entro una serie di dati lungo un periodo stabilito, il problema della disponibilità coerente acquista un’altra dimensione, cioè quella della confrontabilità di tempo e contenuto. E’ chiaro che, se si fa un paragone fra differenti serie di dati ad una data determinata, queste serie devono riferirsi a quella data, altrimenti ci si trova di fronte ad un problema di correzione in relazione alle differenze di tempo.
Attendibilità e validità. — Se i dati disponibili presentano una coe
renza tale da permetterne l’impiego nello studio intrapreso, dobbiamo risolvere un’altra questione ancora più complessa: stabilire se i dati sono effettivamente quello che sembrano essere. Consideriamo in primo luogo i dati di carattere quantitativo. Quale è il grado di precisione con cui sono state effettuate le relative misurazioni? Possiamo essere certi che il metodo di misura era pertinente alla particolare caratteristica da misu rare? Non sempre si è così fortunati da avere prove incontrovertibili della attendibilità e validità del materiale su cui si lavora. Più spesso si tratta di un giudizio' o di una sapiente congettura sulla base di quanto è noto circa il metodo seguito nello’ studio o nella raccolta dei dati, il campione usato, la capacità degli intervistatori, le eventuali tendenze del l’ente che ha raccolto i dati, e altre circostanze che possono avere influito sui risultati finali.
hanno tutti i dettagli relativi ai metodi di rilevazione usati, con i dati registrati da enti diversi e riguardanti la percentuale di clienti che hanno denunciato miglioramenti in concomitanza con determinate prestazioni di cui hanno beneficiato1. La domanda che ci dobbiamo porre è: in che modo sono stati definiti i cosiddetti « miglioramenti » dai diversi enti rilevatori ? Da chi sono state applicate queste definizioni ? Chi sono i « clienti » ? tutti coloro che hanno fatto domanda all’ente, tutti coloro la cui domanda è stata accettata, oppure tutti coloro che sono stati ammessi a beneficiare delle suddette prestazioni per un certo periodo di tempo? L’Eysenck (35)
ha classificato1 questi miglioramenti secondo quattro categorie che vanno
progressivamente da « nessun miglioramento » fino a « miglioramento note vole o totale ». Egli ha elaborato queste classifiche sulla base dei casi registrati in diciannove studi diversi, e quindi ha dovuto riordinare e riformulare le diverse categorie usate dai ricercatori originari, raggrup pandone alcune e suddividendone altre. Le differenze che possono verificarsi nella definizione delle categorie sono spesso responsabili di apparenti di versità nel grado di miglioramento denunciato nelle diverse situazioni di terapia. L’Eysenck, il quale voleva arrivare ad un coefficiente generale di miglioramento, poteva forse permettersi il lusso di ignorare queste parti colari variazioni, ma non sarebbe ammissibile quando si dovesse effet tuare un confronto dettagliato fra i risultati riferiti da ricercatori diversi. Nel tentativo di ordinare i risultati di studi diversi riguardanti un determinato argomento, ci si trova spesso di fronte a tali variazioni nel tipo di campione, nella definizione e nel metodo di raccolta dei dati, che si rende impossibile ogni forma di correlazione di questi risultati, se non su base puramente di « impressioni ». Ove poi si consideri la relativa assenza di conoscenze comprovate nel campo del lavoro sociale, non ci si può permet tere di trascurare i vari elementi parziali di informazione e di riservare ogni giudizio fino al momento in cui non si hanno a disposizione dati di con fronto chiari e inequivocabili. Tra questo estremo rigore scientifico e
l’atteggiamento di colui che prende per buoni tutti i dati che vengono
pubblicati, c’è una via di mezzo. Possiamo infatti studiare attentamente i dati in questione, riflettere su quanto sappiamo circa i relativi metodi di raccolta e di analisi, e trarne deduzioni provvisorie onde avere una linea di orientamento almeno parziale per l’azione pratica da svolgere e per l’individuazione dei problemi da impostare successivamente su basi scientificamente più rigorose.
Nel caso delle informazioni di carattere descrittivo, il problema di fondo è l’attendibilità della descrizione come documento delle particolari attività descritte: interviste di casework, sedute di gruppo o riunioni di comitato. TI problema ovviamente non sorge se ci si interessa al contenuto intrin seco del documento; per esempio, quanto spazio è dedicato al cliente e
quanto invece alla descrizione dell’attività dell’operatore sociale ; la frequenza dei riferimenti a diversi partecipanti al gruppo ; la tendenza a dare maggior rilievo ad un argomento piuttosto che ad un altro nei rapporti a cura degli enti o negli articoli che appaiono sulla stampa. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il ricercatore utilizza il documento scritto come la migliore approssimazione disponibile alla situazione reale descritta. Le discordanze che possono risultare fra il contenuto del documento e quella che era la realtà effettiva della situazione descritta possono essere dovute al fatto che i concetti, i pregiudizi e le idee personali di chi è responsabile della registrazione possono influire notevolmente su ciò che egli osserva e registra. La colpa, in altri termini, può essere attribuita a quelle che lo Hunt chiama le limitazioni dell’essere umano come produttore di infor mazioni (36).
Anche se, nel contesto di un particolare studio, non è possibile stabilire l’accuratezza dei documenti usati, la consapevolezza del gran numero di fattori complessi che possono avere effetto sulla misura in cui il contenuto
dei documenti si approssima alla variabile — o alle variabili in questione,
dovrebbe almeno consigliare il ricercatore a considerare con cautela lo scopo del documento e i possibili pregiudizi di chi ha registato, e indurlo a guar darsi daH’assumere un atteggiamento di cieca fiducia nella validità delle sue conclusioni, o generalizzazioni.
Il piano di rilevazione statistica
E’ difficile generalizzare circa le tecniche da adottare nell uso del mate riale disponibile, data l’estrema varietà di tipi di documento esistenti e degli usi che se ne possono fare. Ci è sembrato opportuno pertanto dedicare parte del presente capitolo a due questioni di particolare interesse per i ricercatori del lavoro sociale : come organizzare le rilevazioni statistiche e come analizzare il contenuto del materiale documentario.
Una giusta interpretazione ed analisi dei dati raccolti da un ente centrale è quasi sempre una questione di opinione. Dobbiamo da una parte con siderare se le diverse unità di rilevazione sono sufficientemente uniformi come struttura o programma da permetterci di sommarne o correlarne