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Che tipi di procedure di sostituzione possono soddisfare il bisogno

2 . Misurazione del costo dei servizi

1) Che tipi di procedure di sostituzione possono soddisfare il bisogno

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avere la stessa funzione della assistenza finanziaria; si tratta diverse procedure di sostituzione.

2) Quali sono gli effetti di un determinato modo di soddisfare un bisogno’ Un sussidio in denaro è generalmente considerato pm adatto U n ’assistenza in natura, dato che esso dovrebbe portare piu prontamente

dei normali canali di soddisfacimento de, taso*»,.

3) Quale è l’effetto dell’assistenza professionale •— casework o group- work — fornita insieme con la procedura di sostituzione? Per esempio, l’elargizione di denaro in combinazione con il casework si ritiene che abbia un effetto diverso di un semplice sussidio.

Prevenzione o eliminazione del problema. — Questo secondo obiettivo degli

interventi di lavoro sociale viene spesso considerato in combinazione con la sostituzione temporanea. Esso può essere un’azione intesa a modificare il sistema sociale o l’individuo, il gruppo o la comunità. Ed è pertanto chiaro che non è possibile fare una netta distinzione fra la sostituzione temporanea e la prevenzione o eliminazione dei problemi. Con il termine « temporaneo » si allude in effetti alla necessità di qualche altro* intervento che possa elimi­ nare quel bisogno per cui si è dovuto ricorrere ad un’azione di sostituzione. L’obiettivo della prevenzione o dell’eliminazione del problema fa sor­ gere le seguenti domande:

1) In che modo le attività del lavoro sociale influiscono sul sistema sociale ?

2) Quale è l’effetto di una determinata attività di lavoro sociale sulla percezione di un certo programma da parte della comunità?

3) Quale è l’effetto di uno specifico intervento* di lavoro sociale su un particolare individuo che riceva aiuto professionale?

Intervento palliativo. — Il terzo obiettivo del lavoro sociale può essere

descritto essenzialmente come palliativo di determinate condizioni di diffi­ coltà in vista del fatto che il problema in questione non è attualmente eliminabile. Il lavoro sociale generalmente si oppone all’uso di risorse con fini palliativi. Tuttavia si tratta di attività che devono essere svolte in determinate circostanze e presentano anch’esse una indubbia validità pro­ fessionale.

Anche in riferimento agli obiettivi di trattamento palliativo sorgono domande circa gli effetti:

1) Può l’introduzione di procedure palliative influire sulla capacità professionale di riconoscere i difetti funzionali della struttura sociale?

2) Quale è l’effetto a lunga scadenza dell’azione palliativa quando il cliente in seguito ricorre alle normali procedure di soddisfacimento dei bisogni ?

3) Quali sono gli effetti del trattamento palliativo sull’attuale fun­ zionamento sociale del cliente ?

I problemi affrontati dalla professione, i risultati desiderati e i proce- cedimenti da seguire devono tutti basarsi sui concetti di fondo e sui principi teorici del lavoro sociale. A chi devo essere utile? In che modo? A che cosa devo mirare? Queste sono domande che riguardano i con­ cetti filosofici ed i principi della pratica professionale. E’ successo? Che cosa 10 ha fatto succedere? Queste sono invece domande attinenti al metodo di ricerca.

II primo argomento affrontato nel presente capitolo consisteva in una breve descrizione dei problemi, servizi ed obiettivi di lavoro sociale. 11 secondo argomento invece riguarda le procedure da seguire per deter­ minare il « come » e il « perché » degli effetti.

Requisiti generali per la ricerca sugli effetti

I requisiti generali per gli studi sugli effetti delle attività di lavoro sociale non differiscono da quelli relativi ai lavori di ricerca in altri campi della scienza, Nella misurazione degli effetti, le domande essenziali a cui dob­ biamo trovare una risposta sono le seguenti :

Quale era lo stato del cliente (soggetto)?

Quale era la natura dell’attività (intervento professionale) e in quale circostanza ha avuto luogo?

Quale è stato il risultato dell’attività e in che modo esso ha risposto alle aspettative?

Il soggetto. — Le condizioni del soggetto possono essere o naturali o

artificiali. Può trattarsi, per esempio, di un cliente effettivo, con regolari osservazioni ed interviste che lo riguardano; oppure di una persona che e stata immessa nel ruolo a mezzo di istruzioni, incentivi o manipolazioni. Le condizioni naturali sono ovviamente da preferire, dato che i risultati devono essere poi interpretati con possibilità di ottenerne deduzioni riguardanti il comportamento, entro il sistema sociale; mentre la creazione di un am­ biente artificiale permette una maggiore liberta nella scelta dei soggetti e nella sistemazione di questi entro l’ambiente stesso.

Intervento {stimolo). — Come il soggetto e il suo ambiente così anche lo

stimolo può essere naturale o artificiale. In alcune ricerche 1 interrente fa parte della situazione in corso di sviluppo e non e controllato o influenzato dallo sperimentatore. In altre ricerche, invece, esso viene deliberatamente controllato allo scopo di studiare gli effetti di attività diverse in circostanze abbastanza uniformi.

Misurazione dei risultati. — Sono due le strade che il ricercatore può

seguire nel valutare la condizione del soggetto e dello stimolo nonché i rap­ porti che intercorrono fra i due: l’inchiesta e l’osservazione. La scelta dell’una o dell’altra, o di entrambe, dipende da quello' che vogliamo sapere, dalla disponibilità e accessibilità dei soggetti e dal grado di sviluppo dei mezzi di misurazione.

Combinazioni di soggetto, stimolo e procedura di misurazione. — Con­

siderandoli come dicotomie estremamente semplificate, due sono i pos­ sibili stati del soggetto, due le possibili condizioni dello stimolo e due i modi di rilevare informazioni a scopo di misurazione. Sono otto in totale le possibili combinazioni, ma la ricerca sugli effetti degli interventi di lavoro sociale ricade sostanzialmente in quattro di queste otto categorie:

a) L ’inchiesta. — In questo caso si studiano i clienti effettivi nel loro ambiente naturale e i dati vengono rilevati con il sistema dell’inchiesta. Questa procedura assume caratteristiche uniche quando si tratta di studiare gli effetti di eventi passati, ossia diventa uno studio di valutazione.

b) Lo studio dei casi. — Anche in questo caso non si cerca di cambiare le condizioni del cliente o della terapia : il cliente viene osservato in una situazione clinica. Spesso si tenta di migliorare l’attendibilità dell’osserva­ zione e della descrizione ricorrendo a scale di punteggio, casi di riferimento o schemi di orientamento e guide.

c) L’esperimento sul campo. — Anche qui vengono usati gli ambienti naturali, ma l’intervento è controllato dallo sperimentatore ed i dati vengono raccolti o con l’osservazione o con il metodo della inchiesta. Nel campo del lavoro sociale questo di solito viene chiamato progetto dimostrativo. Si tratta in altri termini di un esperimento avente lo scopo di collaudare determinate teorie operative o procedure che sembrino convenienti.

d) L’esperimento classico. — In questo caso l’ambiente è artificiale, lo stimolo è controllato, e la raccolta dei dati viene fatta con l’osservazione o con il metodo dell’inchiesta. Abbiamo voluto considerare questa categoria non perché possa avere uno specifico interesse per le attività sul campo, ma perché spesso riguarda questioni di interesse diretto per il lavoro sociale, aiutando a formulare ipotesi, o a confermare e chiarire dati utili per ricerche in ambienti naturali.

Nello svolgimento della ricerca, l’inchiesta, l’esperimento e lo studio dei casi non sempre si presentano nettamente separati. Spesso il ricercatore

trova utile combinare due o più di questi metodi per rispondere ad una o più domande.

Tutti questi metodi di ricerca (inchieste, esperimento e studio dei casi)1 sono stati usati in campo di lavoro sociale per la misurazione degli effetti. Ciascun metodo ha fornito informazioni che descrivono chiaramente il sog­ getto, lo stimolo e il risultato, mostrando anche i rapporti intercorrenti fra questi tre elementi. Sono questi i requisiti generali delle ricerche

sugli effetti.

Studi sperimentali degli effetti

Le inchieste e gli studi dei casi sono di esecuzione relativamente facile in campo di lavoro sociale. Ben diversi sono invece gli esperimenti sul campo. In molti casi l’inchiesta o lo studio dei casi vengono decisi dopo l’esecuzione dell’intervento. Talvolta invece essi vengono programmati prima che il ser­ vizio venga svolto, senza però che si intenda ricorrere a particolari mani­ polazioni delle condizioni del servizio stesso o del cliente. In effetti si cerca in tutti i modi di assicurarsi che la situazione si svolga secondo il suo corso normale.

Tuttavia, quando non si ricorre a manipolazioni delle condizioni di terapia o del cliente, diventa difficile stabilire le relazioni tra terapia e cambia­ mento. Ed è ancora più difficile determinare il rapporto di causalità. Eppure gli studi degli effetti, per la loro stessa natura, devono chiarire non soltanto le relazioni, ma anche e specialmente i rapporti di causalità. Le manipolazioni del soggetto e (o) dell’intervento costituiscono Tessenti del metodo sperimentale, ma costituiscono anche la fonte di gravi diffi­ coltà quando si tratta di studiare i normali ambienti della pratica pro­ fessionale. La Blenkner, per esempio, ha riconosciuto che « l’applicazione del metodo sperimentale in un ente che svolge servizi richiede una parti­ colare ingegnosità per evitare di far violenza alle norme etiche ed ai principi relativi sia alla scienza che ai servizi» (49). Ovviamente, si tratta di un problema difficile che ancora non ha trovato una soluzione capace di accontentare tutti. Le esigenze sul piano scientifico e profes­ sionale hanno portato a una serie di esperimenti, dall’esperimento di campo semplice al confronto fra situazioni sperimentali e di controllo. Si sono avuti esperimenti che prevedevano una variazione delle procedure, ed a ri basati su una costanza dei gruppi sperimentali e di controllo ; esperimenti con variazioni dei gruppi e procedure variate o costanti, e infine esperimenti in cui i soggetti fungevano da elemento di controllo o confronto per se stessi.

Ogni studio sugli effetti, che si tratti di inchiesta, studio dei casi o espe­ rimento, deve affrontare le seguenti tre questioni di fondo: definizione del problema: selezione dei soggetti; descrizione dei soggetti, degli sti­ moli cui sono esposti e dei successivi cambiamenti. Le valutazioni che non comportano una descrizione della natura del soggetto, del tipo di stimolo o del cambiamento possono facilmente condurre a conclusioni di tipo azzardato.

R equisiti specifici della ricerca sugli effetti

Definizione del problema

Negli studi basati sulla teoria, la teoria stessa genera questioni e domande tra cui il ricercatore può scegliere il suo problema. Fin dall’inizio il problema è collegato ad una serie di formulazioni teoriche ed è descritto concettual­ mente in modo da chiarire ciò che dobbiamo ricercare. Nella pratica, invece, la definizione del problema non è così diretta. Se la questione da esaminare è « l’effetto », il ricercatore dovrà avere le idee chiare circa l’effetto previsto o desiderato e circa la terapia da seguire per conseguirlo.

L’Ackoff (50), nel discutere in dettaglio la formulazione del problema, pone in rilievo alcune condizioni che devono essere soddisfatte perché esista un effettivo problema di ricerca:

1) Deve esistere un individuo o un gruppo che presenti un problema,. 2) Chi utilizza la ricerca deve desiderare qualcosa di specifico, deve

avere degli obiettivi o delle finalità precise.

3) Se lo studio riguarda l’effetto di una pratica professionale, è neces­

sario allora che essa possa essere sottoposta a modifiche, altrimenti non esiste problema.

4) L’esistenza di diverse linee di azione fra cui scegliere non è di

per se stessa sufficiente a produrre un problema che permetta una ricerca.

Questioni etiche nella scelta dei soggetti

La ricerca in campo di lavoro sociale ha come obiettivo finale il miglio­ ramento dei metodi seguiti in modo da intensificare il benessere dei clienti. Ecco perché la ricerca sugli effetti si collega a questioni etiche. Il problema

pertanto ha attinenza con il nostro interesse sia per il benessere del cliente che per i criteri scientifici che informano le nostre attività. I requisiti scientifici di scelta dei soggetti sono solitamente chiari e molto specifici. I problemi sorgono quando questi requisiti sono apparentemente incom­ patibili con i criteri di etica professionale. Passiamo ora a considerare tre questioni di particolare interesse :

1) Una delle preoccupazioni manifestate in merito a qualche indagine di valutazione è che il problema di un cliente possa essere riacutizzato al momento in cui questi viene interrogato. L’esperienza tuttavia ci dimo­ stra che il cliente non è così fragile o delicato come qualche operatore tende a credere. La Levy (51) partì dal presupposto che gli ex clienti non avrebbero gradito di essere intervistati, e fu piacevolmente sorpresa di scoprire che invece essi erano molto felici di poter aiutare l'ente. E’ vero che venne esercitata una particolare cura nell’escludere dal campione quei clienti la cui situazione attuale poteva risentire un danno dalla rive­ lazione dei loro precedenti legami con l’ente, ma anche in altri studi con­ dotti senza questo particolare accorgimento selettivo le reazioni agli studi di valutazione risultarono favorevoli nella stragrande maggioranza dei casi.

2) Una seconda ed importante considerazione etica, di solito riguar­ dante gli studi sperimentali sugli effetti, si riferisce al pericolo che ai nuovi richiedenti può essere negato il servizio per il fatto di essere assegnati ad un gruppo di controllo. Se presupponiamo che il servizio sia efficace, possiamo ritenere legittimo escludere dai suoi benefici un deter­ minato gruppo — quello di controllo — solo perché vogliamo misurarne gli effetti? Sono stati trovati vari modi per risolvere la questione. Così la Community Service Society di New York, non rifiutava di concedere i suoi servizi, ma forniva servizi diversi a gruppi di richiedenti scelti a caso. Inoltre i membri della popolazione che venivano intervistati, ma non incoraggiati a presentare domanda (ossia il gruppo di controllo), non avevano richiesto il servizio, ma presentavano sotto altri aspetti notevoli similarità con quelli che invece lo avevano richiesto.

3) Una terza considerazione etica che va affrontata in relazione alla scelta dei soggetti riguarda la manipolazione dei soggetti nel gruppo speri­ mentale. Qui naturalmente il metodo deve avere una elasticità tale da proteggere il benessere del cliente, anche a spese della ricerca. L’operatore sociale, nella sua qualità di ricercatore, deve sapere anche trasferire alla ricerca i valori del lavoro sociale in genere. Questo servirà non sol­ tanto a rafforzare la ricerca, ma a dare anche al cliente un’esperienza costruttiva.

Descrizione del soggetto. — Una volta scelto il soggetto, è necessario descri­

verlo. La prima domanda è : « Quali sono gli attributi del soggetto che hanno rapporto con l’effetto da misurare? ». Molti ricercatori forniscono descrizioni dei diversi aspetti dei loro soggetti.

Qual’è l’importanza di queste descrizioni?

Nella descrizione ci si sofferma sugli aspetti dimensionali perché il ricer­ catore ritiene che la sua classificazione dei clienti e dei servizi studiati presentino tra di loro rapporti in termini di effetti. Le caratteristiche del

soggetto costituiscono una questione di teorìa che fornisce uno schema dei problemi e della loro genesi, nonché dei servizi e dei loro effetti.

Descrizione dell’intervento. — La domanda « Quale è la conseguenza? »

è invariabilmente seguita da un’altra: « Che cosa si sta facendo? ». Alcuni autori ritengono che la misurazione degli effetti andrebbe rimandata fino al momento in cui il lavoro sociale può descrivere con maggiore precisione quello che viene fatto, ossia le tecniche terapeutiche della professione.

I primi studi sugli effetti non contenevano di solito descrizioni del­ l’attività professionale.

Descrizione degli effetti. — La descrizione degli effetti deriva dalla

natura del problema. Il problema deve essere enunciato in modo da rendere chiari gli scopi dell’intervento. Man mano che si raggiunge un maggior grado di affinamento in queste descrizioni, si eliminano le asserzioni di tipo generico sugli effetti e si raggiungono obiettivi più specifici, una migliore comprensione dei legami fra terapia, problema ed effetti, e infine una migliore formulazione della ricerca. Nelle loro conclusioni, gli autori dei primi studi spesso parlavano con molta sicurezza degli effetti dei loro programmi; negli studi successivi i ricercatori hanno invece dimostrato maggiore cautela.

Nelle ricerche condotte oggi vengono usati vari tipi di descrizione degli effetti:

1) La descrizione globale, con cui si valuta la situazione del soggetto

e si arriva ad una enunciazione di cambiamento o miglioramento che di solito deriva da impressioni non standardizzate di un unico valutatore ed è raramente soggetta a convalida. Le conclusioni vengono espresse in forma molto concisa, ricorrendo a termini come « migliorato », « cam­ biato », oppure « non migliorato ». Qualche volta si ha una descrizione e valutazione relativamente estesa del caso.

2) La descrizione episodica, in cui vengono riferiti vari episodi positivi o negativi nel comportamento del soggetto prima e dopo l’ intervento. Si tratta di resoconti che possono essere standardizzati. Il metodo tuttavia presuppone che tutti gli episodi compresi nel racconto siano di uguale importanza, e tutti quelli esclusi siano invece di nessuna conseguenza ai fini della misurazione degli effetti.

3) La descrizione a variabile unica, che è simile a quella episodica, salvo per il fatto che la definizione dei cambiamenti si basa su un unico sviluppo di tipo prontamente accertabile. La standardizzazione è relativa­ mente semplice e se il fenomeno di sviluppo scelto è significativo, si può giungere ad una valutazione degli effetti abbastanza soddisfacente.

4) La descrizione parziale e inquadrata nella teoria, che deriva da una percezione delle forze in atto nel mondo del soggetto e dei loro- rapporti dinamici. Questo metodo di misurazione parte dalla premessa che l’effetto va visto come risultato di un processo dinamico globale, ove la standar­ dizzazione delle descrizioni parziali non può essere separata da una visione del soggetto nel suo complesso e nel suo contesto. Sono state così elaborate delle impostazioni concettuali, come per esempio le componenti del movi­ mento- del caso; le dimensioni di un fanciullo nel suo mondo; le misure di motivazione, capacità e opportunità del cliente di un ente di assistenza alle famiglie.

Collegamento tra soggetto, intervento ed effetti

Ciascuna delle sopra elencate descrizioni degli effetti richiede che si conosca qualcosa del cliente, sia prima che dopo l’intervento; che sia avvenuto un cambiamento ; che esso abbia influito soltanto sul gruppo sperimentale (ossia il gruppo oggetto della terapia) ; e che il cambiamento stesso sia il risultato dell’intervento. Tutto ciò impone misurazioni del soggetto prima e dopo rinterve-nto-, confronto del soggetto con un gruppo non trattato terapeuticamente e la determinazione di un rapporto di causalità tra tera­ pia e risultato.

Misurazioni prima e dopo (è successo qualcosa“!). — In ogni studio

di questo genere è sempre implicita la misurazione del soggetto prima e dopo l’intervento; ma non sempre questa misurazione viene effettuata in pratica. Nella descrizione globale degli effetti, per esempio, si presup­ pone che il valutatore si sia già formata una impressione comparata delle condizioni del soggetto in due o più diversi momenti ed abbia già deter­ minato l’esistenza o meno di differenze. Per contro, nelle descrizioni

episodiche, a variabile unica e in quelle inquadrate nella teoria, viene di solito data una descrizione della situazione precedente e di quella posteriore alla terapia, basata su un giudizio, su un resoconto degli eventi o su tests.

1) Il giudizio può essere espresso dal soggetto stesso, oppure da persone collegate al soggetto o dall’assistente sociale (lo stesso che for­ nisce il servizio oppure un altro, a seconda della necessità). Per quanto riguarda i giudizio complessivo, dobbiamo porci varie domande:

In che misura può essere il giudizio influenzato da un senso di parte­ cipazione al fenomeno?

Sono i giudizi attendibili? L’elaborazione della Scala di Movimento (52) ha dimostrato che è possibile con l’addestramento ottenere degli atten­ dibili giudizi nel cambiamento anche da assistenti sociali che non abbiano una esperienza professionale molto avanzata. In un recente studio viene dimostrato che è possibile ottenere un alto grado di attendibilità di giu­ dizio, anche se questa varia considerevolmente a seconda del contenuto e della quantità di materiale e delle istruzioni impartite ai valutatori.

Che cosa dobbiamo fare quando le opinioni del cliente e dell’esperto valutatore non corrispondono ? Sono molti gli autori che si sono imbattuti in queste divergenze e la questione non è stata ancora risolta.

Per quanto alcuni dei problemi che abbiamo rilevato finora creino notevoli difficoltà nell’uso dei giudizi (principalmente sul piano della va­ lidità), il giudizio è ancora il sistema di misura cui si ricorre più di frequente negli studi sugli effetti.

2) Spesso l’unico dato disponibile è rappresentato dal resoconto degli avvenimenti. Questa forma è anche preferita in qualche caso ai giudizi,