• Non ci sono risultati.

PAESI Imposte reali immobiliari 1929 1949

reddito, sul ca­ pitale e sulle imprese 1929 1949 Imposte sugli scambi 1929 1949 Imposte di consumo 1929 1949 Dazi doganali 1929 1949 Regno Unito 59 57 _ 8 39 33 2 2 Paesi Bassi 4 55 60 20 29* 12* 12* 8* Svizzera 55 51 22 24 19 21 8 Germania 11 46 42 13 28 24 28 6 2 Francia 3 46 34 19 45 29 20 3 i Italia 2 1 43 23 4 24 41 46* 10 6* Belgio 4 1 43 49 21 28 15* 18 17* 4 Spagna 11 9 40 48 28* 36* 21* 7* Svezia 37 49 43 46 20 5 Austria 36 53 19 23 25* 22* 20* 2* Norvegia 35 35 22 47 39 18 4 Portogallo 12 8 34 48 9 2 15 21 30 21 Danimarca 3 2 34 44 47 51 16 3 Finlandia 30 24 34 36 37 34 5 Grecia 4 2 30 20 22 29* 32* 37* 24* Irlanda 30 38 64 57 6 5 Turchia 14 3 16 40 11 22 39* 24* 20* 11*

N ote - I dati si riferiscono agli esercizi finanziari che terminano negli anni solari indicati, con le seguenti eccezioni : Belgio 1930 ; Francia 1926 ; Turchia e Spagna 1948; Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Svezia 1949-50.

La definizione dei diversi gruppi di imposte è illustrata nel testo. L’asteri­ sco indica i casi nei quali non è stato possibile distinguere i dazi doganali sui generi di consumo dall’insieme dei dazi, mentre negli a ltri casi le imposte di consumo comprendono anche i dazi doganali sui generi di consumo indicati nel testo.

Per la Germania i dati per il 1929 si riferiscono a ll’intero territorio, quelli per il 1949 alle tre zone occidentali.

La tavola mostra, nel ventennio 1929-1949, il declino delle imposte reali immobiliari, scomparse in qualche paese e ridotte a una parte trascurabile negli altri, ad eccezione della Spagna e del Portogallo.

(1) La separazione del gettito dei dazi doganali non è sempre possibile. Quando non è possibile (casi segnati con asterisco nella tabella) sotto la voce dazi doganali è compreso l’intero gettito di questi tributi.

— 112 —

Per alcuni paesi le imposte reali immobiliari conservano una mag­ giore importanza se si considera il complesso dei tributi centrali e Io­ le entrate 7 • ani“ arca (1948-1949) esse ammontarono alP8 % di tutte le entrate tributarie; nella Germania occidentale (1949-1950) al 6 V - Olanda (1947) al 5 % ; nel Regno Unito (1949-19501 a ll’S e/ n T

finanza locale,

l ’l % , m Francia al 2 % e in Svezia al qc/ r„ Ti i- / PP '

3 ? “ * "tiu” fnlrS

S i 3|S% 41 ‘ n,tó 1C »

finn-imprese falche * “

comprende i paesi nei quali già nel S t , ^ f 1™ grUppo del 50 % del a ... Y gla nel la¿9 ta li imposte fornivano più tu a le 5 ? 1 g tt t tnbu tari0: ne fanno Parte l ’Olanda dove la percen­ tuale si e ancora accresciuta tra il 1929 e il 1949, e il Regno Utoto e la Svizzera dove è leggermente diminuita

r i a v f ° J eM M °.re ? P°, “ “ ’" T ’6 1 ■** quali la perceutnal, va-misura rilevante tra i l ^ 9 2 9 7 il Rllí)’ ^ è aumentata in ad eccezione della Norvegia dove è rimasta i d e X ^ e d e n fp rT n c ia ’ Italia e Germania dove è diminuita. rancia, t u a l e ' terz° , f rUppo restano 1 Paesi cbe avevano nel 1929 una percen­ t i a P te p Un terZ° : 1161 1949 troviamo una diminuzione in Fin-

' e “ Grecia> e un aumento in Irlanda e Turchia

Può dirsi m conclusione, che, dove le imposte sul reddito e sul ca pítate erano già molto sviluppate, esse hanno mantenuto la nroDria to menT f T ° C°* ™ < ^ ta variazione in pTù o in meno, e 1 hanno accresciuta notevolmente nei paesi dove c ra n i me no sviluppate. Questi ultimi si sono così avvicinati, alle percentuali del primo gruppo, con l’eccezione della Norvegia e della Finlandia quelle fieli, Francia, fieli. Germani,, f i e l l Y r e c " f i e S i t “ , , 1 ' ' gate ovviamente queste ultime dalle conseguenze della guerra

L espansione delle imposte sul reddito e sul capitale ;icintola significato maggiore se si tiene conto di taluni suoi asn etti c in to +• • A parte le modificazioni nella struttura delle imposte sul reddito1 di te uni paesi (sulle quali tornerò più avanti), mi riferisco qui al fatto che nel gruppo imposte sul capitale e sul reddito della nostra tabella sono comprese non solo le imposte sulle successioni e d o n ,, o S ; m , Y ” c : « r Ss 2 , , ‘ " 41 p r o p r ie t à (ìm p<” " d i

Ora le imposte sui trasferim enti di proprietà tra vivi e per causa di morte ra ppresentano nel 1949 rispetto al 1929 una parte minore e

* " °ie ■” — *

•«™. fi» » - r s s iErrs.0«" .peL,™iy ■

spesso molto minore, del gettito delle imposte sul capitale e sul red­ dito (1). Yale a dire elle il progresso, nel quadro complessivo del sistema tributario, compiuto dalle imposte annuali sulla proprietà e sul reddito, è più accentuato di quanto mostrino i dati rip ortati nella Tavola 2. Fanno eccezione la Grecia e l’Italia, paesi nei quali il peso delle impo­ ste sui trasferimenti di proprietà è aumentato, e quindi il declino delle altre imposte sulla proprietà e sul reddito è più accentuato di quanto non mostrino i dati (2).

Il progresso dell’imposizione sugli scambi si conferma come uno dei tra tti più caratteristici delTevoluzione tributaria negli ultimi de­ cenni. Con l’eccezione di poeti paesi (Spagna, Svezia, Danimarca, I r ­ landa) dove tale tipo di imposta non esiste e del Portogallo dove è scesa dal 1949 a una posizione di scarsa importanza, in tu tti gli altri paesi le imposte sugli scambi hanno una parte maggiore, e spesso molto maggiore di quella che avevano nel 1929. Nel 1949 esse fornivano il 45 % del gettito tributario in Francia ; tra un quarto ed un terzo in Germania, Belgio e Finlandia, tra un quinto ed un quarto in Olanda, Svizzera, Italia, Austria, Grecia, Turchia ; l’8 % nel Begno Unito. Le imposte sui consumi mostrano diminuzioni in alcuni paesi ad aumenti in altri. Ma poiché non per tu tti i paesi i dati sono omogenei, in quanto soltanto per taluni è possibile separare i dazi doganali che gravano su generi di consumo, la comparazione può fa rsi con maggior sicurezza per l ’insieme dei gruppi imposte di consumo e dazi doganali.

Tale insieme fornisce nel 1949 una parte del gettito tributario mi- 1 2

(1) Le imposte di bollo e gli a ltri d iritti sui trasferim enti di proprietà e sugli altri atti giuridici sono ridotti a una posizione del tutto trascurabile nella maggior parte dei paesi europei. ( C h a n g e s i n t h è S t r u c t u r e o f T a x a tio n , cit., pag. 68 e segg. tavola 4). Danno attorno a ll’l % del gettito tributario totale in Svezia (contro 7 % nel 1928-29), nel Regno Unito (contro 4 %), in Danimarca (contro 5%), in Germania (contro 4%), nei Paesi Bassi (contro 10%). Danno at­ torno a l 2-3 % in Svizzera (contro 9 % nel 1929), in Belgio (contro 8 % nel 1939), in Irlanda e Finlandia. Netta è la caduta anche in Francia : dal 18 % nel 1926 al

6 % nel 1949. Un leggero declino si trova anche in Italia : dal 12,5 % nel 1928-29 ali’l l % nel 1937-38 a l 9 % nel 1949-50. Ma la nostra percentuale è tuttora tra le più alte d’Europa, con la Grecia (10 % nel 1948-49) e il Portogallo (14 % nel 1949).

La tendenza così evidentemente in atto in quasi tutti i paesi d’Europa è una riprova degli inconvenienti, tante volte denunciati, dei pesanti sistemi di tassazione degli atti giuridici, tanto cari alla tradizione fiscale italiana. Se c’è un esempio straniero che la nostra amministrazione potrebbe imitare con piena sicurezza è certo quello dei numerosi paesi che hanno quasi annullato l ’im­ portanza fiscale delle imposte sugli atti giuridici.

(2) Per l ’Italia un parziale compenso a l declino delle imposte annue sulla proprietà e sul reddito è dato dall’esistenza nel 1949 di imposte straordinarie sul patrimonio e sui profitti per circa il 4 % del gettito tributario totale. Le imposte straordinarie non sono incluse nella Tavola, ma i dati sono forniti a parte dall’articolo « C h a n g e s i n t h è S t r u c t u r e o f T a x a t i o n », pagg. 68 e segg.. Esse avevano nel 1949 una notevole importanza anche in Belgio, Finlandia, Ger­ mania, Olanda e Norvegia.

nore che nel 1929 in tutti i paesi fuorché in Italia (51 % nel 1929 e 52 % nel 1949) e in Germania (30 % in entrambi i periodi). La diminuzione è particolarmente notevole in Olanda (dal 4 1 % al 2 0% ); in Svizzera (45 e 27 % ); in Francia (32 e 21 % ); in Belgio (32 e 2 2 % ); in A ustria 45 e 2 4% ); in Norvegia (65 e 4 3 % ); in Finlandia (70 e 4 2 % ); in Turchia (59 e 35 % .

In molti paesi la diminuzione relativa delle imposte sui consumi e sui dazi doganali è compensata in tutto o in parte dall’aumento delle imposte sugli scambi.

La risultante dei movimenti — in generale in senso contrario — delle imposte sugli scambi, da una parte, e dei dazi doganali e imposte di consumo dall’altra è un aumento della percentuale dei tre gruppi di imposte al gettito tributario totale in Francia, Germania, Grecia, Ita lia ; la stazionarietà in Olanda, Svizzera, Belgio, Norvegia, Begno Unito; la diminuzione negli a ltri paesi.

In conclusione, la parte delPimposizione indiretta (scambi, con­ sumi, dazi doganali) è aumentata nei tre paesi maggiormente provati dall’inflazione (Francia, Grecia, Italia), e in Germania; è diminuita o rimasta stazionaria negli altri.

Movimenti inversi si hanno naturalmente, per l’insieme della impo­ sizione diretta (imposte reali immobiliari; imposte sul capitale e sul reddito).

Nell’ambito delle imposte indirette si rileva uno spostamento pres­ soché generale dalle imposte sui consumi e dazi doganali alle imposte sugli scambi e nell’ambito delle imposte dirette uno spostamento dalle imposte reali immobiliari (dove ancora esistono) alle altre imposte sul capitale e sul reddito.

I dati, che ho riassunto più sopra, mostrano che in parecchi paesi è in corso una tendenza alla espansione delle imposte dirette relativa­ mente alle imposte indirette. In taluni paesi il rapporto tra i due rami di imposizione è stazionario e in altri infine, si ha un regresso dell’imposizione diretta. Se si tiene conto però che salvo poche eccezioni i paesi dove l ’ imposizione diretta ha perduto terreno sono paesi che hanno risentito in modo particolarmente grave le conseguenze della guerra e che hanno visto una inflazione assai elevata, si può ritenere che il regresso dell’imposizione diretta abbia un carattere temporaneo, e che la tendenza generale sia tu tt’ora verso l ’espansione della imposi­ zione diretta, almeno nei Paesi dove essa non rappresenta già il 50 %, o più del gettito tributario.

4. - Reddito medio e s tr u tt u r a dei sistem i tr ib u ta ri. — La tavola 3 elenca tredici paesi per i quali sono disponibili tanto per l’anteguerra che per il dopoguerra i dati sul reddito per abitante (1) e i dati sulla

ri-— 114 ri-—

(1) Economie Commission fo r Europe, E c o n o m i e S u r v e y o f E u r o p e in 1948, Geneva 1949, pag. 235.

partizione del gettito tributario dei governi centrali. Nella Tavola sono riportati i valori del reddito medio nel 1938 e nel 1948 e la percentuale delle imposte dirette (1) al totale del gettito tributario.

TAVOLA 3

PAESI Reddito per abitante

Percentuali delle imposte dirette 1938 1948 1937-38 (a) Dopoguerra (b) Regno Unito 378 401 53 56 Svizzera 307 441 43 46 Svezia 367 413 31 47 Germania 337 160 42 41 Paesi Bassi 323 250 45 59 Danimarca 316 307 35 43 Belgio 275 278 26 46 Norvegia 255 253 28 31 Irlanda 252 287 30 36 Francia 236 228 29 28 Finlandia 178 173 26 22 Italia 127 105 24 14 Grecia 80 62 15 6

(a) 1938 per la Svizzera, i Paesi Bassi, il Belgio, la Francia, la Finlandia; (b) 1948-49 per la Svezia, la Norvegia, la Grecia ; 1949 per la Svizzera, i Paesi

Bassi, il Belgio, la Francia, la Finlandia ; 1949-50 per gli a ltri Paesi. I dati rivelano una correlazione abbastanza stretta fra la percen­ tuale del gettito tributario dovuta alle imposte dirette ed il reddito per abitante: in generale, quanto più elevato è in un paese il reddito medio tanto più elevata è la parte delle imposte dirette nel gettito tributario. Il coefficiente di correlazione è elevato ; + 0.85 nel 1938 e + 0.78 nel dopo­ guerra. La discesa nel dopoguerra è spiegata quasi completamente dal fatto che la Germania, con un reddito medio sceso a meno della metà tra il 1938 e il 1948, ha conservato il suo sistema tributario tradizio­ nalmente basato su una larga funzione dell’imposizione personale sul reddito; la discrepanza tra livello del reddito e struttura dell’impo­ sizione si può quindi considerare come provvisoria.

Mi rendo bene conto della necessità di non sopravalutare il signi­ ficato di questa elevata correlazione tra reddito medio e composizione del gettito tributario. A parte l’attendibilità dei d ati; a parte la com­ parabilità tu tt’altro che perfetta, tanto dei dati sulla composizione del

(1) Come imposte dirette si intendono qui le imposte sul reddito, sul ca­ pitale e sulle imprese definite come nella Tavola 2, con deduzione delle im­ poste sui trasferim enti tra vivi e, per pochi paesi, di alcune imposte minori di difficile classificazione (per le quali si veda la nota alla voce « Miscellaneous Taxes » a pag. 75 dell’articolo citato C h a n g e s i n t h è S t r u c l u r e o f T a x a tio n ).

— 116

sistema tributario (fra l ’altro non si tiene conto della finanza locale e dei contributi per le assicurazioni sociali), quanto dei dati sul reddito nazionale, bisogna avvertire die l ’elevata correlazione non può essere in­ terpretata soltanto come espressione dell’influenza del livello del reddito medio sulla struttura del sistema tributario. In realtà, è probabile cbe quanto più è elevata la parte delle imposte dirette, tanto più tenda ad essere elevata la valutazione statistica del reddito nazionale. E ciò almeno per due ragioni: primo, cbe un elevato gettito delle imposte dirette significa buona amministrazione tributaria, conoscenza piut­ tosto precisa della distribuzione e del volume del reddito nazionale, e quindi, possibilità di ridurre al minimo le lacune nella valutazione del reddito nazionale; secondo, cbe un elevato gettito delle imposte dirette può essere indice di una struttura economica differenziata e quindi di una scarsa importanza delle zone di economia non monetaria (servizi delle casalinghe, consumo diretto dei produttori), cbe tendono ad impli­ care (a parità di reddito reale) sia un minor rendimento delle imposte dirette, sia una sottovalutazione del reddito nazionale.

In conclusione, la stretta correlazione tra gettito delle imposte dirette e reddito medio va presa con cautela, sia perché i dati sono malsicuri, sia perchè in parte la correlazione può essere inerente a caratteristiche della rilevazione dei dati, piuttosto che discendere dalla sostanza dei fatti. Ma d’altronde la correlazione non può considerarsi del tutto priva di significato : in fatti essa è confermata dall’ evoluzione storica e dalla logica dei sistemi tributari. Quando il reddito medio è elevato, le imposte dirette possono dare un ampio gettito anche se i minimi di esenzione sono elevati (rispetto ai minimi di sussistenza), e il maggior peso della imposizione diretta può significare realmente una distribuzione delle imposte più favorevoli ai più poveri. Quando il red­ dito medio è basso, le imposte dirette, perchè abbiano un gettito elevato, devono avere minimi esenti assai bassi ed eliquote piuttosto forti già nel campo dei più bassi scaglioni di reddito, dove si addensa la maggior parte dei contribuenti. Per questi, quindi, la differenza nella distri­ buzione dell’onere tributario può non essere gran che diversa che con un sistema d’imposte indirette nel quale le imposte indirette discrimi­ nino a favore dei consumi che hanno maggior peso nei bilanci dei più poveri.

Si aggiunga che anche l ’efficienza amministrativa è con molta proba­ bilità legata al livello del reddito medio: primo, perchè alto reddito medio, vuol dire possibilità di reclutare nell’amministrazione finanziaria personale ben retribuito e fornirlo di tu tti i mezzi tecnici per aumen­ tarne il rendimento; secondo, perchè alto reddito medio vuol dire in generale prevalenza di quelle forme economiche (industria, agricoltura razionale) che facilitano l ’accertamento tributario, rispetto a quelle (agricoltura arretrata, attività artigianali) che lo rendono più disper­ sivo e difficile.

La correlazione osservata fr a livello del reddito medio e parte delle imposte dirette nel sistema tributario risponde dunque ad un

fonda-mento razionale. E’ appena necessario avvertire che un’osservazione di questo genere non autorizza a spiegare la struttura dei sistemi tributari come prevalente risultato dell’applicazione di criteri di razionalità.

5. - S tr u ttu ra d ell’im posizione d ire tta : A) Im poste p erso n ali e imposte

re a li. — Un dato abbastanza uniforme nella evoluzione tributaria recente è la riduzione nell’importanza delle imposte reali sul reddito — cbe d’altronde erano già scomparse prima della seconda guerra mondiale ( dai sistemi trib u tari centrali di parecchi paesi. Si è già parlato del

i

declino delle imposte reali immobiliari (Tavola 2 e pag. 11-12). Eesta da j dire delle imposte reali sui redditi mobiliari : nel dopoguerra esse danno 1 appena l ’I % del gettito tributario totale in Norvegia e il 2,5 % in Svizzera. Sono tuttora im portanti in A u stria (8 % nel 1949), dove anzi hanno progredito rispetto a ll’anteguerra; in Francia (10% nel 1949); in Italia (10% nel 1949-50); in Belgio (40% nel 1949; insieme con l ’imposta sui profitti delle società, contro 28 % nel 1930 : l’aumento è avvenuto a scapito delle imposte sulle successioni e trasferimenti) (1).

E’ noto come nel dopoguerra si siano avute in Francia e in Turchia riforme fiscali dirette ad estendere il campo di applicazione dell'impo­ sizione personale sul reddito, in luogo dei vecchi sistemi di imposte reali.

Ma proprio la recente riform a trib u taria turca offre un esempio delle difficoltà che si incontrano quando si vogliono forzare i lim iti posti alla struttura economica. Tale riform a si è proposta di fa r prevalere il cri­ terio della personalità dell’imposta, ma in effetti ha dovuto lim itare l ’imposizione personale mediante denuncia del reddito effettivo e l ’impo­ sizione dei profitti di impresa « a quelle p arti dell’economia che sono mature per esse... mentre per il piccolo commercio e l’artigianato una legge separata introduce un sistema di imposizione non personale basato su indici esteriori della capacità di reddito (cioè la natura dell’impresa, le dimensioni dei centri abitati, gli affìtti pagati) » (2). Sembra almeno dubbio che questa imposta indiziaria sia da preferire ad una bene ordi­ nata imposizione reale.

In generale può dirsi che la tendenza ad abbandonare le imposte * 1 reali è certamente giustificata nei paesi nei quali esista già, o sia pos­ sibile instaurare, una efficiente imposta personale sul reddito. In ta li paesi mi sembrano insufficienti anche i motivi che taluno adduce a

fa-) (1fa-) Percentuali calcolate sui dati delle Tavole in Appendice (pag. 68 ss.) dell’articolo C h a n g e s i n t h e S t r u c t u r e o f T a x a t io n . Si considerano come imposte reali sui redditi mobiliari le imposte comprese nella voce 5 di ta li Tavole (« Taxes on Specific Types of Income s>).

(2) C h a n g e s i n t h e S t u r c t u r e o f T a x a t io n , cit., pag. 65-67. Si aggiunga che i profitti e salari agricoli sono esenti d all’imposta sul reddito. Il numero dei contribuenti che pagano l ’imposta in base a dichiarazione è aumentato, in se­ guito alla riforma da 8 mila a 50 mila, ma, come si vede, è tuttora, in assoluto, piuttosto basso. Ofr. P. H. Su e, L a r é f o r m e d e l ’i m p ô t s u r l e r e v e n u e n T u r q u i e , in R e v u e d e s c i e n c e e t d e l é g . fin. (1952) spec. pagg. 125 e 130.

vore della conservazione delle imposte reali (immobiliari) nella finanza locale (1).

Per la conservazione di talune forme di imposizione reale dei redditi (o della proprietà) si hanno invece maggiori argomenti nei paesi meno adatti, per qualunque ragione, a ll’applicazione dfell’imposizione perso­ nale. Certamente si potrebbe fare un passo più in là ed asserire che per gli ambienti e per i livelli di reddito per i quali non sia conveniente l ’im­ posta personale sul reddito, un sistema ben congegnato di imposte indi­ rette potrebbe essere preferibile alle imposte dirette reali. Le imposte indirette possono avere vantaggi di comodità e di semplicità di ammi­ nistrazione, non controbilanciati abbastanza da una netta superio­ rità delle imposte reali dal punto di vista distributivo: infatti non è facile che la distribuzione mediante imposte reali possa essere deci­ samente migliore della distribuzione mediante imposte indirette, che discriminino a favore dei consumi di massa e contro i consumi di lusso. Ma nei paesi come l ’Italia nei quali le imposte reali hanno una vecchia tradizione ed una certa efficienza amministrativa, esse possono costi­ tuire una base utile e non facilmente sostituibile, per il passaggio ad un sistema efficiente di imposizione personale, e pertanto ne è consi­ gliabile la conservazione, e la graduale eliminazione soltanto in occasione dei progressi dell’imposizione personale sul reddito.

6. - B) Im posta personale e im posta su lle società. — Nei paesi nei quali la quota delle imposte dirette sul totale delle entrate tributarie è aumentata, questo aumento va attribuito in parte all’allargamento della base (e cioè alla diminuzione dei minimi imponibili) che soprattutto in certi paesi (Inghilterra) ha assunto una portata enorme. Per la parte per la quale è dovuto a ll’estensione della base, l’aumento nella parte dell’imposizione diretta ovviamente non significa uno spostamento del­ l ’onere tributario a carico degli scaglioni più elevati dei redditieri (2). L’espansione delle imposte dirette mediante la riduzione dei minimi imponibili, oltre a rappresentare un progresso ben scarso dal punto di vista distributivo, presenta l ’inconveniente di appesantire gravemente l ’amministrazione tributaria. E difatti, subito dopo la guerra, si è potuto notare una tendenza a reagire contro l ’allargamento della base imponi­ bile, realizzato dalla finanza di guerra: e cioè a ridare una maggiore snellezza alla amministrazione tributaria, restringendo il campo di ap- 1 2

— 118 —

(1) Si veda, per il Regno Unito, a favore del sistema delle l o c a i r a l e s (con accertamenti migliorati) U. K. Hi c k s, P u b l i c F i n u n c e , cit., pag. 273 e segg.

(2) Cfr. Economie Oommission fo r Europe, E c o n o m i e S u r v e y o f E u r o p e i n 1948, pag. 42. Nel Regno Unito i contribuenti a\V i n c o m e ta x sono passati da 3.700.000 nel 1937-38 a 13.500.000 nel 1945-46: cfr. C. Co sciani, L ' i m p o s t a s u l r e d d i t o i n I n g h i l t e r r a , Roma 1949, pag. 157. Correlativamente la parte dei salari sul totale dei redditi netti accertati è passata dal 24 % nel 1937-38 al 41 % nel 1942-43 ; e la parte dei salari e stipendi in complesso dal 52 % nel 1937-1938 al 66 % nel 1945-46 (si vedano i dati riportati da Co sciani, op. u lt. c it ., pag. 47).

plicazione delle imposte dirette personali ai soli redditi ai quali si può applicare con efficacia la distribuzione progressiva del carico t r i­ butario (1).

Nel Regno Unito l’espansione dell’iniposta personale sul reddito nel quadro dell’imposizione diretta e del sistema tributario in complesso è stata frenata, ancor più che dal ritorno ad una base imponibile alquanto più ristretta, dall’espansione dell’imposizione dei profitti delle società: l ’insieme dei prelievi sui profitti delle società (esclusa natural­ mente l ’Ineome Tax trattenuta alla fonte sui dividendi), secondo la valutazione della Commissione Economica per l’Europa (2), è salito da 60 milioni di sterline nel 1937-38 a 564 milioni nel 1947-48 e a 767 milioni nel 1949-50. Rispetto al gettito dell’ Income Tax (e della S u rta x ) sul reddito delle persone fisiche, le imposte sui profitti delle società sono