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L'incidente e le sue conseguenze

2. Monumento a Leopoldo II

2.4 L'incidente e le sue conseguenze

Tuttavia, questa commissione fu fatale al Santini: il giorno 4 gennaio 1842 mentre stava completando presso lo studio romano del maestro il modello in gesso del monumento, lo scultore cadde rovinosamente dall'impalcatura su cui si trovava. In seguito all'infortunio gli dovette essere amputata la gamba sinistra che si era fratturata, per il pericolo della cancrena, ponendo fine alla sua carriera d'artista78.

La triste notizia scosse non solo i familiari e i conoscenti, ma la stessa famiglia granducale. Siamo infatti a conoscenza di una lettera che la Granduchessa fece inviare allo scultore dal cav. Marco Borrini, a cui il Santini era legato fin dagli anni giovanili, con venti zecchini d'oro. La lettera porta la data del 24 gennaio; Vincenzo Santini incaricò il Tenerani della risposta, la quale fu scritta cinque giorni dopo e diretta al Borrini, con i ringraziamenti per la Granduchessa:

Gentilissimo signor Borrini,

Inserta alla sua stimatissima delli 24 cadente ho ricevuto la cambiale portante di zecchini venti, che l'augusta Granduchessa di Toscana manda per di Lei mezzo al povero Santini. Io mi sono

76 C. Zolfanelli, Lettere Apuane, Tip. Cooperativa, Firenze 1877, Lettera Duodecima, p.68. 77 ACP, fondo Partiti, registro H53, c.272.

affrettato di portargli il denaro, indicandogli da qual parte gli veniva rimesso. Non è a dire da quanto affetto fosse commosso l'animo riconoscente di lui, che pianse di tenerezza e di gratitudine verso la graziosissima sua Sovrana; sembrava che in quel punto avesse perfino dimenticato il male che lo addolora, vedendo che una mano si alta e benefica veniva tanto opportunamente in suo soccorso. Il suo stato di salute, sempre lagrimevole, è ora più soddisfacente; quello pertanto che più l'angustia è l'avvenire, ed a ragione, poiché non molta speranza vi è che possa continuare nell'esercizio della sua professione. Ed allora che cosa diverrebbe lui reso inabile, quanto al suo fisico, a procacciarsi coll'arte i mezzi di sussistenza, e, quanto allo spirito, abbattuto e avvilito? Se non che tutti sperano nella magnanima clemenza del Granduca che vorrà commiserare la disgrazia di questo suddito infelice, il quale potrebbe in qualche modo essere impiegato dal governo nella Galleria ed in altro, essendo peritissimo in archeologia; per lo che ricordomi di averlo inteso lodare molto dal celebre Nibby, che faceva gran conto di lui. In ogni modo tutto è da sperarsi da un Sovrano qual è il Granduca di Toscana: la statua che ne eseguiva il Santini era presso al suo compimento, e quel poco che vi mancava mi sono fatto grato di farlo compiere da persona di mia fiducia79 da me diretta, e sarà formata

nell'entrante settimana. In merito del lavoro posso accertare che ha superato l'aspettazione che se ne aveva, e son persuaso ancora che incontrerà il plauso comune. Povero Santini! Merita veramente tutta la nostra compassione e i nostri sforzi per aiutarlo!80

Dal canto suo, la Magistratura di Pietrasanta si impegnò nel chiedere al governo fiorentino assistenza per il Santini che, come possiamo leggere nella relazione stilata il 27 gennaio 1842, «più per amor di patria che per interesse ha intrapreso scolpire la statua suddetta contribuendo alla spesa la comune con sole £1750».81

Il 29 luglio 1842 la Camera di Soprintendenza comunitativa di Pisa prospettò una soluzione:

Il modo di soccorrere il Santini con utile del Municipio, sarebbe quello di mettere a profitto l'industria e l'abilità del medesimo destinandolo ad insegnare gli elementi di scultura in codesta città, ove per la vicinanza delle cave di Seravezza è da ritenere che molti si rivolgerebbero all'arte di lavorare il marmo con utile del Paese, nel quale sorgerebbero per tal modo in più numero e più abili gli sbozzatori di statue e scarpellini di quadro.82

Con questa comunicazione il Governo granducale interpellava la magistratura di Pietrasanta se

79 Identificata da Oreste Raggi nella biografia del Tenerani nello scultore Temistocle Guerrazzi, fratello di Francesco Domenico, letterato e patriota livornese.

80 C. Zolfanelli, Lettere Apuane, cit., Lettera duodecima p.69-70. 81 ACP, fondo Partiti, registro H53, c.301r.

fosse d'accordo nel concorrere alle spese previste per la sistemazione del Santini a maestro di Scultura83.

La proposta, anche se non se ne fa una menzione diretta, era di aprire presso la comunità di Pietrasanta una vera e propria scuola tecnica.

Dagli anni Venti dell'Ottocento in Versilia riprese vigore l'attività estrattiva delle cave marmifere ed una nuova esigenza fu dunque quella di creare manodopera specializzata nella lavorazione sia artistica ma soprattutto industriale del marmo. L'apertura di una Scuola di Scultura si sperava avviasse Pietrasanta verso un'attività che fornisse nuove risorse economiche per il paese.

Con delibera del 3 agosto 1842 la Magistratura di Pietrasanta «accetta la fatta proposizione sovrana dichiarando che la Comunità di Pietrasanta ben volentieri concorrerà essa pure nel suddetto diviso oggetto con quell'annua somma che piacerà determinare alla prelodata Altezza Sua»84.

Il 22 agosto venne reso noto al cancelliere di Pietrasanta che il Granduca con Sovrana Risoluzione aveva stabilito, a partire dal 12 agosto, una paga mensile di venti scudi per l'insegnamento del Santini, disponendone dalla Cassa della R. Depositeria il pagamento per metà e che l'altra metà e l'onere delle spese del locale e delle attrezzature della scuola fossero a carico della comunità pietrasantina.85

A Pietrasanta, per evitare di lasciar cadere le benefiche disposizioni granducali, si sentì urgenza di metter su quanto prima la Scuola di Scultura e si decise di accorparla con quella di Disegno che il pittore Antonio Digerini aveva aperto a proprie spese nella sua casa per giovani interessati alle belle arti86. Vennero così individuate due stanze, concesse dai Padri Scolopi, presso il Convento di S. Agostino, dove poter aprire provvisoriamente la Scuola, finché la comunità non avesse provveduto alla costruzione di un apposito locale87.

Con la delibera del 25 novembre 1842 si stabilì definitivamente l'erezione della scuola:

la Magistratura incarica primariamente il Sig.r Gonfaloniere a manifestare in di lei nome la pubblica gratitudine al Nobile Sig.r Antonio Digerini che, mosso da vero amor Patrio, vuole a benefizio della Gioventù Pietrasantina prestarsi con disinteresse filantropico all'insegnamento del Disegno di cui ne è abile Professore, consociandosi all'altro di Elementi di Scultura il Professor Vincenzo Santini; onde nello stesso pubblico locale gettare le basi di un migliore

83 Ibidem. c.97-1.

84 ACP, fondo Partiti, registro H53, p.320.

85 ACP, Ministeriali della Regia Camera di Pisa, filza C79, c.106. 86 C. Nepi, A. Tenerani, A vantaggio dell'arte e degli studi,cit., p.36.

87 Solo nel 1857 fu deciso di procurare una stabile più adatto alla Scuola di Belle Arti trasferendola in un casamento posto fuori dalle mura cittadine dov'erano collocati gli uffici delle poste e del telegrafo.

avvenire sperabile in questa Città, che tanto prossima alle cave marmoree del monte Altissimo, e di altre non meno belle dei circostanti Monti, può col tempo e con buon volere dei cittadini rendere Pietrasanta in stato di corrispondere alle benefiche Sovrane vedute prese di mira con la prelodata Veneratissima Risoluzione del 12 agosto ultimo scorso88.

Nei primi mesi del '43 il Santini, che nel frattempo si era trasferito a Firenze, dove gli era stato proposto un impiego di custode nella Galleria degli Uffizi, tornò così a Pietrasanta: «Appena qua giunto nel quarantatre, mi diedi a terminare il monumento granducale, che ornai di quattro bassorilievi», così scrisse il Santini in una lettera diretta all'amico Oreste Raggi89.

La composizione architettonica del monumento fu curata dall'architetto fiorentino Mariano Falcini. I bassorilievi con cui fu deciso di ornare il piedistallo raffiguravano l'impegno di Leopoldo II per il miglioramento del territorio versiliese, per questo vi si poteva osservare: “La fondazione della Scuola di Belle Arti”; “Il libero commercio”; “Il bonificamento dell'agro pietrasantese” e “Il discoprimento delle cave”. Quest'ultimo bassorilievo, a dimostrazione di come la statua sia legata alle vicende politiche del territorio, verrà rimosso negli anni Sessanta dell'Ottocento per sostituirvi il decreto dell'Assemblea Toscana con cui si dichiarava la decadenza dei sovrani Austro-Lorenesi.