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III. ASPETTI QUANTITATIVI E STRUTTURALI delle ATTIVITÀ

7 CONCLUSIONI

7.1 Inferenze generali

I dati dei due esperimenti illustrati nei Capitoli V e VI sono stati oggetto di valutazioni esterne da parte di peer reviewer e sono stati in parte già pubblicati, il primo nel 2008 (Cipolli et al., 2008) e il secondo è tutt’ora in fase di stampa (Mazzetti et al., in press).

I due esperimenti realizzati avevano come obiettivo di accertare, attraverso l’analisi dei dream reports (sia spontaneous che prompted) effettuata con le regole di una story grammar, l’esistenza o meno di differenze nelle caratteristiche quantitative e/o strutturali delle AMS elaborate durante un periodo di pari durata (8 minuti) di sonno REM nel primo e terzo ciclo del sonno notturno da pazienti affetti da narco-cataplessia rispetto a soggetti normodormitori. I campioni esaminati nei due studi erano bilanciati per età, genere e livello di istruzione e con comparabili capacità cognitive, come accertato tramite vari tests psicometrici di intelligenza e specifiche abilità cognitive.

Più in dettaglio, gli obiettivi dei due esperimenti erano di stabilire:

1) se le diverse caratteristiche fisiologiche del sonno REM dei pazienti narcolettici rispetto ai normodormitori influenzino da sole o in interazione con il fattore “momento della notte” (time-of-night) la produzione di AMS e la quantità e complessità dei loro contenuti;

2) se la maggiore lunghezza e complessità strutturale riscontrate nei dream reports forniti dai pazienti NC dopo risveglio nel primo ciclo di sonno REM rispetto ai normodormitori (Esperimento 1) siano indicative di una reale maggiore (e anticipata) efficienza dei processi cognitivi coinvolti nella produzione di AMS nei narcolettici rispetto ai normodormitori, oppure di una diversa accuratezza dei processi di dream recall: a tal fine sono stati stimolati e, ove forniti, raccolti e analizzati anche prompted reports dopo la conclusione degli spontaneous reports.

Queste due ricerche, condotte confrontando campioni di soggetti con alcune caratteristiche fisiologiche del sonno REM diverse (i pazienti NC) da quelle dei soggetti normodormitori (gruppi di controllo), rappresentano una tappa preliminare indispensabile per l’avvio di ricerche sperimentali a) sulle possibili relazioni fra le variazioni in specifici indicatori polisonnografici di parametri fisiologici e le modificazioni negli indicatori psicologici delle caratteristiche di contenuto (strutturali, oltre che percettive ed emozionali) delle AMS elaborate in sonno REM, e b)

sull’elaborazione delle AMS durante il sonno REM, in rapporto anche alla sua durata. E’ evidente l’interesse della prima linea di ricerche per l’esplorazione funzionale dei processi neurobiologici del sonno REM, così come della seconda per la comprensione del processo complessivo di programmazione ed elaborazione delle AMS nel sonno, in generale, e nel sonno REM, in particolare.

I principali risultati ottenuti possono essere così sintetizzati. Il primo esperimento ha mostrato che la produzione di AMS è articolata non su più eventi, ma su eventi più lunghi e articolati nei pazienti NC rispetto ai soggetti di controllo, soprattutto nella prima parte della notte. Il secondo esperimento ha mostrato che il resoconto spontaneo (ovvero, senza consegne specifiche circa la strategia di retrieval da adottare) fornito dal soggetto subito dopo il risveglio non è esaustivo di tutti i contenuti disponibili in memoria, ma ulteriori contenuti sono ancora accessibili con una più specifica consegna. Questa ulteriore accessibilità di contenuti è subordinata alla presenza di contenuti già riferiti nello spontaneous report, che funzionano da indizi (cues) per le operazioni di retrieval e si evidenzia nei soli pazienti NC al risveglio dalla REM del I ciclo di sonno, in tal modo confermando l’ipotesi che i processi cognitivi coinvolti nell’elaborazione delle AMS raggiungano la massima efficienza già nella prima parte della notte nei pazienti NC, a differenza dei normo- dormitori, nei quali viene raggiunta solo nella seconda parte della notte (Cipolli et al., 1998; Pivik e Foulkes, 1968; Snyder, 1970).

I risultati ottenuti nel primo esperimento, in quanto confermati da quelli del secondo, possono essere considerati attendibilmente indicativi di una maggiore omogeneità di funzionamento (e quindi di un anticipato climax) dei processi cognitivi coinvolti nell’elaborazione di AMS durante i vari periodi di sonno REM nel corso della notte nei pazienti NC rispetto ai normo-dormitori. Questa inferenza ha due implicazioni. Anzitutto, i pazienti NC elaborano non tanto un numero maggiore di story-like events nello stesso periodo (8 min) di sonno REM, ma piuttosto eventi con una struttura più complessa, in senso sia sequenziale che gerarchico. Quali siano i processi cognitivi responsabili di questa anticipata superiorità di funzionamento del sistema di elaborazione delle AMS (dream production system) non è inferibile in modo definitivo dai dati dei due esperimenti, pur se appare plausibile, sia per la coerenza interna dei vari risultati, sia per la similarità di andamento con quelli di esperimenti condotti sui normodormitori, che siano soprattutto quelli c.d. high-level, secondo la distinzione proposta nel modello multilivelli di produzione delle AMS da Foulkes (1982, 1985). All’interno di questo modello, gli high-level processes sono responsabili essenzialmente del dream planning, ovvero della pianificazione del canovaccio (script) nel quale verranno inseriti i singoli contenuti, in parte rispettando, in parte violando le caratteristiche semantiche dello script (nell’ultimo caso generando contenuti incongrui e/o bizzarri rispetto al resto dello script o, nei termini della metodica applicata per l’analisi dei dream reports, delle dream stories). In secondo luogo, appare plausibile che siano le caratteristiche di maggiore complessità degli story-like events

presenti nelle AMS dei pazienti NC a determinare, magari in interazione con altre caratteristiche qualitative delle AMS, la stima soggettiva di una DRF superiore alla media, che questi pazienti riferiscono nelle interviste cliniche e nei questionari di valutazione retrospettiva di frequenza di dream recall. È il caso di rammentare che è stato sperimentalmente dimostrato che i resoconti immediati (night reports) più lunghi e articolati di AMS portano più frequentemente al richiamo differito delle stesse AMS (morning reports) (Cipolli et al., 1992b).

Non sembra corretto formulare ipotesi esplicative in base ai dati raccolti circa le caratteristiche fisiologiche del sonno REM dei pazienti NC responsabili della maggior efficienza dei processi cognitivi coinvolti nell’elaborazione di AMS nel sonno REM della prima parte della notte, anche se vari parametri fisiologici sarebbero plausibilmente associabili a questo superiore e più omogeneo funzionamento dei processi cognitivi: la maggior durata (in condizioni di sonno indisturbato) e la maggior densità di movimenti oculari della prima REM nei pazienti NC rispetto ai controlli, la maggior frequenza di attivazioni muscolari di tipo sia tonico che fasico (Vanková et al., 2001), la presenza di periodi prolungati di abolizione dell’atonia muscolare (durante i quali potrebbero avere luogo processi di trasferimento di contenuti di AMS dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine) (Dauvilliers et al., 2007b). I due esperimenti realizzati, infatti, sono stati condotti su una sola notte sperimentale, per cui non si dispone di dati sulla variabilità intra-individuale, in rapporto ai periodi di sonno REM negli stessi cicli di sonno, dei suddetti parametri fisiologici, così come di quelli psicologici relativi agli story-like events. Non essendo disponibili dati sulle co-variazioni dei parametri fisiologici e di quelli psicologici, qualsiasi ipotesi esplicativa avrebbe un valore solo congetturale. Pertanto, anche le indicazioni degli studi su modelli non-umani della narcolessia [per es., quello canino, che ipotizza una iper-attività del sistema di neuro-modulazione aminergica in fase REM, che potrebbe essere responsabile di un livello più elevato di attenzione, di coscienza auto-riflessiva (reflective consciousness) e quindi di efficienza dei processi di codifica e immagazzinamento in memoria delle informazioni durante l’elaborazione delle AMS nell’uomo: Nishino et al., 2009] non possono essere considerate nemmeno a livello di ipotesi euristiche.

I risultati del secondo esperimento hanno sia corroborato l’ipotesi che la maggiore lunghezza e complessità degli spontaneous reports dei pazienti NC dopo risveglio nella prima REM dipenda da una maggior efficienza dei processi cognitivi coinvolti nell’elaborazione delle AMS, sia confermato che lo spontaneous report non è esaustivo di tutti i contenuti di AMS immagazzinati in memoria durante il sonno. I soggetti di controllo (normodormitori), infatti, non sono stati in grado di riferire ulteriori story-like events al prompted recall dopo il risveglio nella I fase REM, mentre lo sono stati dopo il risveglio nella III fase REM.

I dati relativi alla non esaustività dello spontaneous report rispetto ai contenuti dell’AMS precedente il risveglio, i risultati del secondo esperimento, nel quale è stato adottata una tecnica di

prompted recall oltre a (e dopo) quella standard di spontaneous recall, sono importanti soprattutto perché hanno confermato che i contenuti non riferiti spontaneamente non solo rimangono ancora nella memoria a lungo termine (come già avevano dimostrato gli esperimenti nei quali night e morning reports delle stesse AMS erano stati confrontati: Cipolli et al., 1984, 1992b), ma sono anche accessibili attraverso una consegna più specifica, che utilizza come possibili cues i contenuti già inseriti nello spontaneous report. I dati del secondo esperimento non consentono ovviamente di trarre inferenze circa la proporzione di contenuti (e di story-like events) recuperati nei prompted reports rispetto a quelli elaborati dall’inizio della fase del sonno REM (8 minuti, nella fattispecie), detratti quelli riferiti nello spontaneous report: per ottenere qualche indicazione almeno orientativa occorrerebbe, infatti, disporre di dati relativi a periodi di sonno REM di durata diversa (per es., 5 e 10 minuti), e ottenuti abbinando le tecniche di spontaneous e prompted recall (come finora mai avvenuto, nemmeno negli esperimenti nei quali è stata variata la durata del periodo di sonno REM: Rosenlicht et al., 1994). Tuttavia, indicano per la prima volta una strategia di ricerca praticabile per “misurare” la quantità e le caratteristiche strutturali degli story-like events non ricordati con la tecnica del free recall e recuperabili con quella del prompted recall. Infatti, dato il carattere “retrogressivo” del prompted report (sempre accompagnato dalla valutazione del soggetto che gli story-like events ulteriormente recuperati erano stati elaborati prima di quelli già riferiti nello spontaneous report), vari aspetti dell’elaborazione delle AMS finora non studiati sembrano finalmente definibili in termini operazionali e, quindi, verificabili sperimentalmente.