2.2 L’incontro con L’incontro con L’incontro con L’incontro con André André André André Benoit Taurel Benoit Taurel Benoit Taurel Benoit Taurel
3.1. George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa
3.1.2.1. M Ingres et M Calamatta M Ingres et M Calamatta M Ingres et M Calamatta M Ingres et M Calamatta
3.1.2.1. 3.1.2.1.
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M. Ingres et M. CalamattaM. Ingres et M. CalamattaM. Ingres et M. CalamattaM. Ingres et M. Calamatta
Questo intento, portato avanti soprattutto nei suoi primi scritti che riguardarono direttamente o indirettamente Calamatta, cominciò a rendersi manifesto già nella lettera con la quale la romanziera chiese a Gustave Planche di scrivere l’articolo sul Voto di Luigi XIII per il suo amico:
[…] vous placez Mr. Ingres à la tête de tous les peintres de cette époque, et vous avez bien raison. Calamatta mérite peut-être d’être placé à la tête de tous les graveurs. […] Enfin il me semble en mon âme et conscience que c’est demander un acte de stricte justice que de vous prier d’aider par votre talent à mettre le sien en lumière. On ne s’occupe pas assez des services que l’art consciencieux du graveur rend à l’art sublime du peintre. […] et puis, n’est-il pas doux d’avoir à remplir une tache où l’équité dicte l’éloge et l’encouragement ? […] Rendez service aux grands artistes. Ce sera faire plus pour l’art que de faire la guerre aux impuissants. Service, en ce cas-là c’est justice.331
In effetti, il primo articolo della scrittrice sul Voto esplicita il proposito già nel titolo, ponendo sullo stesso piano i due artisti col semplice affiancamento dei nomi: “M. Ingres et M. Calamatta”. Con un artifizio degno della sua genialità, nella parte introduttiva evoca strategicamente il nome di Tiziano per accostarlo ad Ingres sul piano iconografico e compositivo attraverso il paragone delle due pale d’altare, l’Assunta dei Frari (Fig. 58) e il Voto, giungendo addirittura ad un apprezzamento naïve per il colore di Ingres che, sebbene “meno ricco di quello di Tiziano, è tuttavia distribuito con più scienza nel Voto che nell’Assunta”.332 Al di là dello spunto critico del tutto fuorviante – suggerito più dal ricordo ancora vivo delle opere del maestro veneto viste nel recente viaggio a Venezia del 1834, che da un’analisi storica dell’arte alla quale si era sempre sottratta333 – il nome del maestro veneto le serve da pretesto poiché il confronto tra Tiziano ed Ingres risulta funzionale per quello tra i loro traduttori, Natale Schiavoni334 (fig. 59) e Calamatta nella seconda parte
331 Lettera della Sand a Planche, Nohant, 17 febbraio 1837 (Sand, Correspondance, vol. 3, p. 695). 332
Sand, 1878, pp. 66, 68 (t. d. A.).
333 Le ragioni della scelta di non volersi occupare d’arte sono da lei stessa motivate a più riprese nei suoi scritti
(cfr. Tillier, 2004) e. in alcuni casi, come ad es. nell’articolo sul’incisione della Madonna della seggiola di Calamatta, riporta i pareri degli ‘esperti del settore’ quando entra nel merito del giudizio dell’opera (cfr. Sand, 1863, p. 496). La Poli usa per la Sand l’espressione calzante di “interpretazione critica di sentimento” (cfr. A. Poli, 1980, p. 68).
334 Il bulino tratto dall’Assunta fu eseguito negli anni Venti. Natale Schiavoni (1777-1858) pittore e incisore
italiano, dotato di notevole talento naturale, dopo gli esordi da autodidatta a Chioggia sia nel disegno che nell’incisione, si perfezionò in quest’ultima a Firenze con Raffaello Morghen. Nel 1797 si trasferì a Venezia dove si iscrisse all'Accademia divenendo allievo del pittore Francesco Maggiotto. Con la restaurazione austriaca, Schiavoni fu chiamato a Vienna dall'imperatore Francesco I, come ritrattista di corte. Dal 1824 si trasferì in palazzo Giustiniani a Venezia, dove costituì una celebre galleria d'arte e continuò una intensissima
dell’articolo. Qui, portando il discorso sul piano a lei più confacente di ‘problematica sociale’, giunge all’obbiettivo che si era preposta:
S’il nous est permis de poursuivre le parallèle entre l’Assomption du Titien et le tableau de M. Ingres, nous dirons que Schiavoni a fait sa fortune en gravant l’Assunta et quelques autres tableaux classiques. Schiavoni fus dans la haute faveur de l’empereur d’Autriche, e tous les étrangers vont voir sa galerie de tableaux. Nous ne blesserons pas la modestie de Calamatta en disant quelle stoïque existence il a embrassée pour se consacrer sans relâche à un travail consciencieux […] Mais nous sommes forcés de dire que son talent et son œuvre sont, par rapport à ceux de Schiavoni, ce qu’est Raphael à Bassano. M. Calamatta conserve les traditions inflexibles du dessin correct de M. Ingres […] L’enthousiasme touchant qui le porte à s’effacer sans cesse derrière ce grand maitre, ne peut empêcher les amis de l’art d’apprécier le mérite personnel de son travail et de lui vouer une haute reconnaissance pour la reproduction du Vœux de Louis XIII. 335
Indicando anche l’inseparabile Mercuri, che condivideva in quegli anni l’atelier con Calamatta,336 la scrittrice chiude l’articolo spostando la propria attenzione anche sul piano politico con l’esortazione della Francia ad essere “patria ai due bei talenti”, dal momento che il papa proibiva l’ingresso delle loro opere nel suo Stato.337 Concetto ripreso anche tre anni dopo in un altro articolo dedicato al teatro italiano, dove la scrittrice sottolineava che la Francia non poteva tradire coloro che, venuti da lontano, la consideravano la “vera patria degli artisti”:
Où est l’école romaine aujourd’hui ? dans l’atelier de M. Ingres. […] Où est la gravure anglaise ? A Paris, dans la mansarde de Calamatta et Mercurj, dont le génie s’est naturalisé français ; car les plus grands artistes étrangers l’ont dit, et ce mot est devenu
produzione pittorica (cfr. A. Nave, Natale Schiavoni incisore, miniatore, pittore, in “Chioggia. Rivista di studi e ricerche”, 33, ottobre 2008, pp. 125-177).
335 Sand, 1837, p. 71.
336 Dal 1830 al 1848 Mercuri soggiornò a Parigi chiamato da Calamatta che si preoccupò di procurargli lavoro
e visibilità negli ambienti artistici e culturali da lui frequentati. Condivisero insieme lo stesso appartamento- atelier situato nella mansarda di un palazzo in 27, rue de Londres, passage de Tivoli. Nelle lettera a Mercuri del 5 giugno 1830 Calamatta fornisce una descrizione sommaria e gli chiede di andare ad abitare con lui per dividere l’affitto: “… mi è convenuto cercar casa, ed ho preso quella che avevo in mira, mezzo gotica, che sta incontro dove stavo. Questa ha un inconveniente, ed è la pigione cara. Per ripararlo non trovo altro modo, se non che tu venga ad abitar con me e paghi la porzione tua; tanto più che, non essendomi mai trovato solo, non mi ci posso vedere.” (Ciampi, 1879, p. 116).
proverbial : la France est la vraie patrie des artistes. Et maintenant nous voudrions répudier nos maitres !338