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Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes

2.2 L’incontro con L’incontro con L’incontro con L’incontro con André André André André Benoit Taurel Benoit Taurel Benoit Taurel Benoit Taurel

3.1. George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa George Sand Storia di una lunga intesa

3.1.2.2. Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes Les Maîtres Mosaïstes

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Les Maîtres MosaïstesLes Maîtres MosaïstesLes Maîtres MosaïstesLes Maîtres Mosaïstes

L’accenno al sodalizio tra Calamatta e Mercuri, entrambi artisti di talento che condivisero un’esistenza fatta di privazioni e sacrifici in nome dell’arte, è già nell’articolo un primo richiamo al secondo scritto che la Sand dedica a Calamatta, Les Maîtres Mosaïstes, questa volta sotto forma di romanzo storico pubblicato a partire dal 15 agosto del 1837 sulla “Revue des Deux Mondes”. È la storia dei fratelli Zuccati, Francesco e Valerio, maestri mosaicisti della fabbrica di San Marco a Venezia, e del processo che li opporrà nel 1563 alla scuola rivale dei Bianchini. Grazie al talento di mosaicisti, riconosciuto dal Tintoretto e dal Tiziano, ed anche alle doti di pittori capaci di disegnare “figure” e ritratti, alla solidarietà fraterna e alla generosità, essi finiscono per trionfare sui loro detestabili nemici che li avevano fatti imprigionare con l’accusa mistificante di essere solo dei semplici frescanti.

Lo spunto della trama sembra essere stato tratto dalla situazione nella quale vissero i due incisori italiani fino al raggiungimento della notorietà. E fu proprio George Sand ad esplicitare il riferimento diretto in una lettera inviata allo stesso Calamatta il 12 luglio 1837:

Lisez, dans le prochain numéro de la Revue, les Maîtres mosaïstes. C’est peu de chose; mais j’ai pensé à vous en traçant le caractère de Valério. J’ai pensé aussi à votre fraternité avec Mercuri. Enfin, je crois que cette bluette réveillera en vous quelques- unes de nos sympathies et de nos saintes illusions de jeunesse.339

Ma già in una lettera di maggio dello stesso anno gli annuncia il romanzo e gli chiede di procurarle alcune descrizioni dei “costumi” veneziani eseguiti da Mercuri per le tavole della imponente raccolta Costumes historiques des XII, XIII, XIV et XV siècles340 che le servivano per le descrizioni dettagliate nel suo romanzo:

338 G. Sand, Le Théâtre Italien et Mlle Pauline Garcia, in “Revue des deux mondes”, t. 21, a. 1840, p. 584. La

frase finale fa da controcanto a quella pronunciata da Giangiacomo nella lettera a Mercuri del 5 luglio 1838: “Roma è il paese delle arti e non degli artisti” (Ciampi, 1879, p. 147). È probabile che l’espressione

proverbiale riferita dalla Sand sia stata pronunciata proprio dai suoi amici italiani.

339 La lettera prosegue chiedendogli di ringraziare Giovanni Thévenin, l’altro figlio di Charles Thévenin

nonché allievo di Mercuri, per avergli inviato alcuni disegni di costumi veneziani dell’epoca che le servirono per l’ambientazione del romanzo: “J'ai reçu les dessins et je vous prie d'en remercier le signor Nino. Ils ne m'ont pas servi pour ce que j'étais en train de faire; mais ils vont me servir pour ce que je fais maintenant; car je ne puis m'arracher de ma chère Venise.” (cfr. Lettera della Sand a Calamatta, Nohant, 12 luglio 1837; Sand,

Correspondance, vol. IV, p. 148).

340 Costumes historiques des XII, XIII, XIV et XV siècles […] dessinées et gravées par P. Mercurj, avec un

texte historique et descriptif par C. Bonnard, première édition française, Paris, Goupil & Vibert, 1845. la

Veuillez jeter les yeux sur les belles gravures coloriées des costumes de Mercuri, et me dire quel était à Venise le costume des artistes du temps de Titien, et de Tintoret? Presque tous les portraits que j'ai vus de cette époque sont tout en noir. Vous avez un costume dei compagni della calza, et, je crois, celui d'une autre compagnie, que vous seriez bien gentil de me décrire sans vous donner d'autre peine que celle de dire: maniche rosse, bianche, etc., calze gialle, lunghe, etc. Le texte joint aux numéros de costumes de ces compagnies me serait aussi fort utile. […]

Je fais sur cette époque un petit conte, les Maîtres mosaïstes, qui vous plaira, j'espère, non pas qu'il vaille mieux que le reste, mais parce qu'il est dans nos idées et dans nos goûts, à nous artistes. Non, cher ami, personne aujourd'hui ne méprise les artistes. Tout le monde les envie au contraire, et l'artiste ne doit jamais croire qu'on ait seulement la pensée d'une pareille extravagance. Il est vrai que bien des artistes soutiennent mal la dignité de leur rang; mais il en est qui réhabilitent la profession, et, aux yeux de tous; comme aux miens, vous êtes des premiers parmi ceux dont on se glorifie d'être de la famille.341

Oltre alla richiesta tecnica delle spiegazioni dei costumi veneziani, è interessante rilevare le parole che fanno sèguito all’annuncio del racconto: in esse traspare quanto il progetto di scriverlo sia scaturito proprio dalla conoscenza e dalla assidua frequentazione di Calamatta in quel periodo,342 al quale la romanziera rimproverava di avere poca fiducia nel pubblico che, al contrario di altri artisti scorretti che avevano messo in cattiva luce tutta la categoria, ne aveva riconosciuto il suo talento e lo apprezzava.

Parole profetiche o che lasciano intendere qualcosa di cui lei poteva essere già al corrente? Poiché il mese successivo, il 9 giugno, Calamatta viene premiato dal giurì del Salon con la medaglia d’oro di prima classe da parte del Direttore dei Musei Reali,343 coronando il suo

200 tavole, vi attese dal 1830, anno del suo trasferimento a Parigi e dei viaggi compiuti tra aprile e agosto dello stesso anno nel Lombardo-Veneto per trarre ispirazione dalle opere d’arte degli antichi maestri (cfr. Ciampi, 1879, p 33). Come si evince dalla lettura epistolare tra Mercuri e Calamatta, fu quest’ultimo che s’interessò per fare entrare in contatto il suo amico con il pittore e scrittore Camille Bonnard (1793-II metà 1800). Con quest’opera imponente, Mercuri ottenne il suo primo riconoscimento del pubblico e della critica.

341 Lettera della Sand a Calamatta, Nohant, metà maggio 1837 (Sand, Correspondance, vol. IV, p. 68). 342 La Poli afferma che i due si conobbero nel 1835 in occasione del suo ritratto commissionato a Calamatta

dall’editore Bouloz (cfr. Poli, 1960, p. 171), anche se dalla corrispondenza della Sand il nome di Calamatta è citato per la prima volta in nota ad una lettera della scrittrice a Charles d’Aragon del 2 aprile 1836 nella quale Lubin afferma che Calamatta faceva parte in quel periodo dei “famigliari” della cosiddetta “mansarde bleu” della scrittrice, cioè la casa di Parigi sul Quai Malaquais lungo la Senna nei pressi del Pont des Arts, dove ospitava amici intellettuali e artisti.

successo il 9 agosto con la nomina a Cavaliere della Legione d’Onore.344 E la scrittrice se ne compiace:

C'est bien tard venir vous féliciter de votre fortuna; mais vous savez bien quelle part j'y prends, mon bon vieux, et combien elle m'est plus agréable que tout ce qui me serait personnel en ce genre. Il était bien temps que vous fussiez récompensé, par un peu d'aisance, d'une vie si laborieuse et si stoïque. C'est la première fois que ces gens-là font quelque chose à propos. […]

Le seul mauvais côté que j'y trouve, c'est que tous ces voyages et tous ces travaux vous empêcheront de venir me voir. Pourvu que vous soyez content, et que justice vous soit rendue, je sacrifierai cette joie à la vôtre.345

I successi di Calamatta (e poi di Mercuri) diedero sostanza alle teorie espresse nei Maîtres mosaïstes, dove per la prima volta la Sand pose una questione fondamentale per le arti del XIX secolo: il valore della riproduzione nei confronti dell’originale.

Secondo la Savy, la scrittrice sostiene che il mosaico fissa sulla pietra per l’eternità i cartoni precari del pittore: ben lontano dall’essere un semplice interprete, l’artigiano mosaicista diviene un artista a tutti gli effetti, “poiché – a detta della romanziera – l’arte è dapprima e soprattutto il frutto di un lavoro, e la sua riuscita si ammette in misura intrinseca e non relativa ad un’altra arte considerata come superiore”.346 Per affermare ciò nel racconto, è a Tiziano che la Sand fa pronunciare alcune parole che aveva sicuramente intese da Calamatta:

pour savoir copier fidèlement, il faut être soi-même un bon dessinateur : sans cela, on pourrait confier les cartons de Raphaël aux premiers écoliers venus, et il suffirait d’avoir un grand modèle sous les yeux pour être aussitôt un grand artiste.347