5. Parte diplomatica
5.4 La Conferenza di Potsdam
5.4.1 Iniziano gli incontri tra i leader
Il primo incontro, la sera del 22 aprile, fu improntato solo dallo scambio di saluti e dalle formalità diplomatiche. La riunione di lavoro fu fissata per il pomeriggio del giorno successivo: Truman la aprì dicendo che, fino a quel momento, i patti concordati con l'Unione Sovietica erano stati rispettati soltanto dagli anglo-americani, mentre i russi avevano violato gli impegni presi, e la cosa non poteva continuare. Inoltre lo stesso Truman consegnò a Molotov un messaggio per Stalin sulla questione polacca, in cui si ribadiva il punto di vista anglo- americano, e il divieto ai sovietici di fare della Polonia uno Stato fortemente dipendente dall'Unione Sovietica; ciò,si ribadiva, avrebbe potuto scatenare una crisi internazionale. Inoltre il vicepresidente americano usò un linguaggio particolarmente astioso con Molotov, neppure Churchill si era mai rivolto così ad un sovietico, ma i tempi erano cambiati ormai.
Su una cosa al Pentagono erano tutti d'accordo: che l'Unione Sovietica era diventata ormai un colosso politico e militare, l'unica nazione che in futuro avrebbe potuto contrastare gli Stati Uniti nel mondo. Per questo Truman mise subito fine alla legge “Affitti e prestiti” nei riguardi dei sovietici, il 9 maggio 1945, appena la guerra in Europa finì.
Come era stato stabilito a Yalta, il 25 aprile 1945 si aprì a San Francisco la Conferenza organizzativa delle Nazioni Unite. L'Assemblea era composta dagli Stati fondatori,ma era previsto che subito dopo l'apertura dei lavori gli Stati fondatori provvedessero ad allargare l'invito a quegli Stati che avevano i requisiti per entrare a far parte dell'Organizzazione. Già qui l'Unione Sovietica aveva subito un primo smacco: Ucraina e Bielorussia non figuravano infatti tra i membri fondatori, ma tra quelli invitati, benché negli accordi di Yalta, proprio nel documento dei tre ministri degli esteri, fosse esplicitamente detto che le due repubbliche dovevano essere membri fondatori.76
Churchill e Truman si incontrarono a Berlino il 15 luglio, visitando la città che era ormai un cumulo di macerie e il bunker dove Hitler si era tolto la vita; Stalin arrivò in treno il giorno seguente. La conferenza, programmata a Babelsberg, presso Potsdam, ebbe inizio il 17 luglio 1945. Truman aprì i lavori dicendo che per parte sua intendeva discutere di quattro problemi che gli stavano a cuore: il primo era la creazione di una commissione che doveva occupare in via preliminare della compilazione dei trattati di pace con le nazioni vinte. Avrebbero dovuto farvi parte Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Francia e Cina77; il secondo era la definizione del trattamento transitorio da
riservare alla Germania, prima della conclusione del trattato di pace; i tedeschi rischiavano di morire di fame, c'erano enormi problemi di carattere pratico e organizzativo per evitare che il Paese, così duramente provato, si disintegrasse completamente; il terzo problema era quello delle libere elezioni che, in base agli accordi di Yalta, si dovevano tenere in tutti i Paesi liberati, nei quali per il momento funzionavano governi provvisori, non eletti in base ad un suffragio popolare; il quarto punto su cui Truman voleva discutere era il trattamento riservato all'Italia, verso la quale gli inglesi avevano sempre dimostrato una particolare durezza.
76 op. cit. pagg 140-141 77 Op. cit. pagg. 126-127
L'Italia era stato il primo Paese a rompere con la Germania, successivamente si era unito agli Alleati come cobelligerante, e adesso aveva chiesto agli Alleati di partecipare alla guerra contro il Giappone.
Churchill ribatté che l'Italia aveva dato agli inglesi una pugnalata alle spalle, ma Truman fece notare che non si doveva discuterne subito, la sua era solo una proposta per inserire il problema dell'Italia nell'ordine del giorno della Conferenza. Per parte sua, Churchill propose che nell'ordine del giorno figurasse il problema polacco; Stalin, a nome dei russi, propose numerosi argomenti da porre in discussione: il problema delle riparazioni di guerra; i mandati fiduciari che dovevano essere assegnati in conformità alla Carta delle Nazioni Unite78; le relazioni con gli Stati satelliti dell'Asse; il regime di Franco in
Spagna, che rappresentava un pericolo per la pace in Europa; la questione di Tangeri; la presenza di truppe straniere nella Siria e nel Libano; la questione polacca, alla quale bisognava aggiungere il problema dell'uscita di scena del governo polacco di Londra, e la definizione dei confini.
Tredici furono i punti che si decise di discutere nel corso della conferenza; già durante la prima seduta ci furono accenni di discussione e Churchill avanzò le sue perplessità sull'inserimento del problema spagnolo tra quelli da discutere.
Stalin si dichiarò sorpreso che in una Commissione, che per il momento doveva occuparsi dei trattati di pace da concludere con i Paesi europei, venisse inclusa anche la Cina. Truman fece il possibile per troncare sul nascere ogni discussione: come presidente della conferenza usò fin dal principio un piglio energico ed efficiente. Di tutti quegli argomenti sene sarebbe parlato nel momento opportuno, fu un concetto che tenne a ribadire più volte.
Il giorno 18, la seconda seduta, nonostante l'efficientismo
manageriale di Truman, durò soltanto un'ora e mezza, e fu piuttosto deludente sotto ogni aspetto. I tre ministri degli esteri non avevano avuto tempo di accordarsi su alcune proposte da portare alla riunione plenaria; l'americano Byrnes stava lavorando ad una proposta di sistemazione della Germania, ma non era ancora pronta.
Dell'ordine del giorno si discussero solo due punti: il primo tra quelli proposti da Truman riguardava la commissione che avrebbe dovuto preparare i trattati di pace. Si decise che non ci fosse un'unica commissione, ma che vi prendessero parte di volta in volta quegli Stati che al momento della fine delle ostilità avevano accettato la resa del nemico. In questo modo, secondo i desideri sovietici, la Cina non sarebbe stata inclusa nella preparazione dei trattati di pace coi Paesi europei, ma non la si escludeva una volta che la guerra contro il Giappone fosse stata portata a termine.79 L'altra questione che si
discusse fu l'ultima di quelle proposte da Stalin. I beni del governo polacco di Londra, che aveva cessato di esistere, dovevano tornare al nuovo governo polacco; Churchill si oppose.
L'Inghilterra aveva sostenuto, per conto del primo governo polacco, ingenti spese, pari a circa 120 milioni di sterline; la discussione rischiava di trascinarsi per le lunghe, e quindi fu deciso di rinviarla ai tre ministri degli esteri. Quello fu l'ultimo giorno di gloria di Churchill, l'ultimo in cui a Potsdam egli ebbe l'illusione di essere alla pari con gli altri due grandi.